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Autore: ChiaFreebatch    20/09/2018    5 recensioni
Fanfiction scritta per l’evento “Happy Birthday Martin” Indetto dal gruppo Facebook “Johnlock is the way…” ( Tre capitoli conclusa)
Trama : C’è un cottage nascosto nei boschi di Frensham,la spiaggia di Pond a pochi passi, il rumore ed il profumo del mare giungono sino lì. Martin vi si è recato in preda alla nostalgia di quello che un tempo era stato il rifugio segreto in cui trascorreva giorni felici con Ben. Giorni d’amore al riparo da occhi indiscreti. C’è rabbia in Martin, tristezza e dolore, per una storia mai decollata, per un rapporto naufragato. E c’è Ben. Ben alle prese con un matrimonio tutt’altro che felice. Ben che ha bisogno di tornare a Frensham… Perché le voci del fidanzamento di Martin lo hanno colpito come una coltellata ed ha necessità di ritrovare la pace in quel luogo testimone del loro amore passato…Passato?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Martin Freeman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“It’s always you…Martin Freeman”

 

Eccoci al capitolo finale, buona lettura a tutti e grazie mille per avermi dedicato la vostra attenzione

Baci Chia

 

 

CAPITOLO TRE

 

Ben rabbrividì sulla soglia.

Eccola.

La loro ex camera da letto.

Inspirò a fondo.

Martin se ne stava già steso dalla propria parte.

La schiena poggiata contro il cuscino, la luce sul comodino accesa.

Cumberbatch scorse quello che aveva tutta l’aria di essere un copione malamente piegato.

Ne fece motivo di conversazione. Ci si aggrappò, per scrollarsi di dosso quell’imbarazzo che lo stava attanagliando.

Raggiunse il letto e titubante prese posto.

“Nuovi lavori in corso?” Additò il comodino.

Freeman si volse gettando uno sguardo al copione ripiegato a metà.

“Già… Ma niente di particolarmente interessante, una commedia sentimentale come se ne sono viste a dozzine” Sbuffò “Lo sto leggendo più per noia che per altro”

Ben si sdraiò su un fianco accoccolandosi sotto le coperte.

Aggiustò sotto il capo due soffici cuscini.

“Niente film leggeri per il signor Freeman?” Si azzardò a scherzare levando un poco con il viso all’insù.

La guancia affondata contro la stoffa blu.

Martin chinò lo sguardo e sorrise.

Non rispose nell’immediato.

Si perse qualche istante ad osservarlo, incredulo nel vederlo ancora nel letto accanto a sé.

I suoi occhi indugiarono sulla testa rasata che mai prima gli aveva visto.

Ben strinse il lenzuolo tra le dita e si morse la lingua.

Gli occhi analitici di Martin avevano sempre il potere di confonderlo.

“Senti chi parla” Si decise a replicare “L’uomo dei film impegnati” Gli additò il capo.” Non pensavo che un film sulla Brexit ti avrebbe portato a questo”

Cumberbach storse le labbra “ Ce l’hai con la mia testa?”

“Ho visto le foto di scena” Rise “Quella mezza pelata!”

“Ehi!!” Si finse offeso sorridendo.

“Erano tremendi cazzo… Ma così… Così non sono male…”

Benedict colse distintamente la mano dell’altro avvicinarsi.

Ne seguì i movimenti e gli parvero rallentati, quasi fosse la scena di un film sapientemente gestita.

Vide le dita tremare appena.

Indugiare.

Prima di posarsi delicate sul proprio capo.

Lo sfiorarono titubanti.

Non mosse un muscolo.

Non si sarebbe mosso per nulla al mondo.

Si beò di quel contatto delicato ed inaspettato.

Sbirciò oltre il braccio di Martin.

Scovò gli occhi blu tremendamente seri.

Non incrociarono i suoi.

Erano fissi sulla sua mano che seguitava lenta.

Il tremore scomparso.

La ritrasse dopo un tempo che entrambi non seppero definire.

Freeman inspirò a fondo e scosse il capo com’era solito fare, quando voleva cavarsi d’impiccio da una situazione imbarazzante.

“Comunque preferivo i tuoi ricci” Si schiarì la voce incrociando le braccia al petto e guardando dritto dinnanzi a sé.

D’improvviso l’armadio divenne particolarmente interessante.

Ben sorrise soddisfatto portandosi il lenzuolo sino agli zigomi.

“Ricresceranno” Sussurrò.

Martin annuì.

Il silenzio avvolse la stanza.

Ben chiuse gli occhi inspirando a fondo.

Il profumo naturale dell’altro gli giunse forte come un pugno.

Affondò ulteriormente il naso nel cuscino e si godette quella sensazione di pace.

Di casa.

Freeman non si perse quel gesto.

Sorrise osservandolo.

Amava guardarlo mentre dormiva.

Le palpebre abbassate, delicate.

Gli era sempre sembrato la creatura più bella e dolce che il mondo avesse mai vantato.

Si stese a sua volta voltandosi sul fianco.

Non distolse lo sguardo.

Cumberbatch arrossì un poco conscio di quelle iridi  blu fisse su di sé .

Mantenne gli occhi chiusi.

Sapeva che a Martin piaceva osservarlo nel sonno e spesso gli aveva lasciato credere d’esser tra le braccia di Morfeo nonostante fosse sveglio.

Amava avere l’attenzione di Martin tutta per sé.

Era sempre stato così tra di loro.

Martin aveva il controllo.

Martin decideva, lui lo seguiva.

Martin lo possedeva, con la mente e con il corpo.

Con lui poteva essere sé stesso.

Senza fingere di essere ciò che in realtà non sarebbe mai stato.

Un capo famiglia, uno stereotipo maschile, il cliché del maschio perfetto.

No.

Con Martin poteva permettersi di essere fragile, di piangere, di arrossire.

Non che fosse stato tutto rose e fiori con lui.

Litigavano.

Oh se litigavano!

Ma poi si riappacificavano in un soffio e facevano l’amore.

Quello forte, rabbioso, in cui entrambi sfogavano i residui di quella lite.

Alla fine Martin si faceva dolce, lo stringeva a sé e non parlava.

Non parlava a volte anche per ore ma sorrideva e lo baciava spesso.

Più di quanto non facesse nei momenti di gioia.

“Ben stai fingendo di dormire o dormi sul serio?”

La voce di Freeman lo fece sussultare interrompendo le proprie riflessioni.

Sollevò le palpebre.

Il buio aveva avvolto la stanza.

La piccola luce spenta.

I raggi della luna filtravano pigri.

“Cercavo di addormentarmi” Replicò.

“Non penserai che mi sia bevuto quella cazzata sulla ricerca della pace” Attaccò inaspettato.

Ben sospirò stropicciandosi gli occhi stanchi.

“Martin…”

“Perché sei venuto qui” Seguitò caparbio in un sussurro.

Cumberbatch si morse il labbro inferiore.

Nella semi oscurità distinse il viso dell’altro così vicino.

Inspirò a fondo.

“Oggi mi ha chiamato Sophie” Attaccò.

Freeman serrò con forza i denti.

Si irrigidì.

Le sopracciglia corrugate.

“Ah” Rispose gelido.

“Mi ha detto che…” Tergiversò.

“Che?” Lo incitò.

Benedict sbuffò con forza, non avrebbe voluto affrontare quell’argomento ma l’ennesima bugia era l’ultima cosa che avrebbe detto a Martin.

Decise d’esser sincero.

“Che ti sei fidanzato con quella tizia cinese o… Coreana….Vabbè poco importa” Ne uscì una risposta flebile.

Sofferta, vergognosa.

“Oh Cristo” Ringhiò “Ancora con questa cazzo di storia”

Ben non rispose.

Trattenne il fiato e attese.

“Maledetto il momento che le ho dato il permesso di pubblicare quelle cazzo di foto!” Scattò a sedere.

Cumberbatch spalancò gli occhi fissando la sagoma del suo profilo nell’oscurità.

“Odio i social, li ho sempre odiati! Amanda lo sapeva e non mi coinvolgeva nelle sue cazzo di foto pubblicate su twitter!” Borbottò passandosi una mano tra i capelli.

“Lo so che odi i social, per questo sono rimasto perplesso nel vederti in quelle fotografie” Si azzardò a rispondere.

Martin si volse con uno scatto.

Non potè coglierne l’espressione ma avrebbe saputo descriverla ugualmente.

“Jeannie è un’amica, abbiamo fatto una vacanza assieme, con altri ragazzi conosciuti sul set di Black Panther… Mi sembrava da stronzi non darle il permesso di mettere due cazzo di foto innocenti!”

Benedict avrebbe voluto ribattere che le foto non fossero due ma tre, anzi, quattro tuttavia si trattenne.

“Beh, dovresti saperlo come funziona Martin la gente aspetta ogni piccola occasione per farsi film mentali su di noi…” Si mise a sedere a sua volta.

Freeman si passò nervosamente la lingua sulle labbra.

“Che cazzo di occasione Ben?! Sono foto innocue! Siamo amici!”

Cumberbatch incrociò le gambe e scostò un poco le coperte.

Si massaggiò il collo meditando se dire o meno ciò che pensava.

Sbuffò lentamente ed optò per la prima opzione.

“Innocenti quelle in cui ci sei tu fisicamente”

“Non ho capito” Corrugò le sopracciglia sinceramente perplesso.

Ben arricciò il naso passandosi con forza il palmo destro contro il mento.

“Ho dato un’occhiata con il mio profilo fake…” Attaccò.

“E quindi?”

“Ci sono foto di lei, con i tuoi cazzo di vestiti addosso” Non riuscì a trattenere una nota piccata.

Non ci riuscì proprio.

“Ma smettila” Rise senza divertimento.

“Le ho viste con i miei occhi”

“Era uno scherzo, solo uno scherzo!” Scostò malamente le propria porzione di coperte.

Ben cercò di imporsi contegno e di non sbraitare come una donnetta gelosa.

Non gli avrebbe dato quella soddisfazione e si sarebbe tenuta stretta un po’ di dignità.

Non amava però le prese in giro.

Quelle no.

“Martin, dille al resto del mondo le stronzate non a me” La voce scura vibrò nella stanza.

“Che stronzate?” Gesticolò vistosamente nonostante la scarsa luce.

“Sei sempre stato più geloso dei tuoi vestiti che di tua moglie!”

“Amanda non era mia moglie” Puntualizzò.

“Non fare il pignolo! Hai capito cosa intendo!!”

“E questo cosa c’entra?” Borbottò.

“C’entra!! Perché quella mi gioco un rene che te la scopi ed i fan non sono scemi, hanno fatto due più due e tac!!”

“Spiegami quale fottuto pensiero logico hai seguito per collegare i miei vestiti al fatto che me la scopo??”

“Ah!!!Lo avevo dedotto, grazie per avermelo confermato” Lo additò scattando in ginocchio.

“Cristo Ben falla finita! Levati i panni di Sherlock per cortesia” Mettendosi in ginocchio a sua volta.

“E tu levati quelli di quel puttaniere di John Watson” Sbraitò in una maniera che si era ripromesso di evitare.

Il silenzio calò per pochi istanti poi Martin rise.

In maniera sommessa e poi sempre più forte.

Ben scosse il capo, le mani sui fianchi ancora in ginocchio sul letto.

La sua risata scura seguì quella più cristallina.

Martin lo spinse su una spalla senza smettere di ridere.

“Fanculo Sherlock, sei geloso?”

“No John, ma fai sparire dalla rete le foto di Janette potrebbero essere compromettenti” Seguitò divertito.

“Jeannie” Lo corresse in perfetto stile Watson.

“E’ uguale” Storse le labbra tornando a sdraiarsi.

Le risate scemarono e Martin si sdraiò a sua volta.

Entrambi supini fissavano il soffitto.

I raggi lunari sparirono.

L’ennesima nuvola dispettosa aveva oscurato la luna.

Ripresero fiato sincronizzando involontariamente i due respiri.

Trascorsero alcuni minuti silenziosi, poi Ben parlò.

“Lunedì mattina ho appuntamento con l’avvocato”

Martin si volse preoccupato.

“Avvocato?” Si turbò “Che succede?”

Benedict inspirò a fondo senza distogliere lo sguardo dal soffitto.

“Firmo per il divorzio.”

Freeman spalancò gli occhi.

La lingua scivolò lesta sulle labbra.

Le mani serrate a pugno lungo i fianchi.

“Divorzi?” Chiese conferma in un sussurro.

Cumberbatch si voltò.

La guancia affondata nel soffice cuscino blu.

Annuì.

“Sì, questa mattina la stronza mi ha chiamato per ricordarmi l’appuntamento…Oltre che per darmi la bella notizia del tuo presunto fidanzamento” Arricciò le labbra.

“Divorzi” Ripetè.

“Già” Sbuffò passandosi una mano sul capo “Era l’unica cosa sensata da fare”

“L’unica cosa sensata da fare sarebbe stata quella di non sposarti proprio” Si fece acido.

“Martin…”

“Sì, sì, lasciamo stare” Borbottò.

Nessuno dei due aggiunse altro per alcuni minuti, entrambi persi nelle proprie riflessioni.

Entrambi indecisi su come agire.

Rabbrividirono un poco, questa volta di freddo.

La temperatura si era abbassata, la necessità di coprirsi meglio sfiorò entrambi.

Nessuno dei due tuttavia si mosse.

Ben rimuginò a lungo e prese il coraggio di tornare su quell’argomento che sostanzialmente era la ragione della sua presenza al cottage.

“M…”

“Umm?” Replicò senza voltarsi.

“Mi rendo conto che non siano affari miei ma…”Si morse il labbro inferiore.

Freeman si girò su un fianco , trovò l’altro nella stessa posizione.

Ben tentennò distogliendo lo sguardo.

“Cosa vuoi sapere Ben? Se io e Jeannie stiamo insieme? Se le tue deduzioni alla Holmes sono corrette?” Arricciò il naso.

“Sì” Rispose in un pigolio “La verità insomma”

Martin annuì e si sollevò un poco.

Qual tanto che bastò per avvicinare il proprio cuscino a quello dell’altro.

Si mosse con disinvoltura prendendo posto a pochi centimetri da Benedict.

Cumberbatch spalancò gli occhi.

Il cuore veloce, troppo.

Martin ad un soffio di distanza.

“La verità…” Sussurrò Freeman aggiustando il lenzuolo con gesti delicati “Vuoi la verità perché la preferisci alla menzogna o al dubbio immagino”

“Sì” Chinò un poco il capo.

“Beh io sarò sincero con te perché so cosa significhi vivere in quella condizione di disagio, di dolore nel non sapere le cose che riguardano le persone che ami” Sospirò senza rabbia.

La mano raggiunse la porzione di lenzuolo che sfiorava la spalla di Ben.

Accomodò meglio la stoffa sino al lungo collo dell’altro in un gesto premuroso.

“Non stiamo insieme, ci divertiamo parecchio, questo non lo nego, ma nessuno dei due è in alcun modo interessato ad una relazione di tipo romantico”

“Ok” Si morse la lingua, soddisfatto ma non troppo.

Sospettava che quei due avessero una relazione sessuale ma il sentirselo confermare lo irritò enormemente.

Non che potesse avanzare alcuna pretesa, ma il tarlo della gelosia era sveglio e più attivo che mai.

Le nubi dispettose scivolarono nel cielo, la luna piena tornò a splendere.

I suoi raggi si insinuarono nuovamente nella piccola stanza, illuminando il piccolo spazio che ancora li separava.

Benedict spostò il palmo della mano sul cuscino, accanto al proprio viso.

Freeman seguì quel gesto osservando rapito la perfezione di quelle mani che conosceva così bene.

Sollevò la propria posandola titubante su quella dell’altro.

Ben tremò appena e mosse pollice ed indice catturando le dita sottili di Martin tra le proprie.

Deglutì con forza cercando il coraggio di parlare.

L’altro restò in attesa senza proferir verbo, godendosi quel piccolo contatto che gli mancava da anni.

La rabbia svanita, il rancore scemato.

La sola cosa che percepiva in quell’istante era la confortante presenza di Ben accanto a sé, quasi come se il tempo non fosse mai passato.

“Mi spiace M… Dico davvero, non sai quanto” La voce profonda vibrò bassa e incerta.

“Lo so invece” Rispose con decisione.

“No, non lo sai, non puoi sapere quanto io mi sia pentito del male che ti ho fatto, di non avere avuto il coraggio delle mie azioni, di aver scelto la strada più semplice che tutti si aspettavano percorressi” Seguitò lesto.

Freeman rafforzò la stretta.

Lo tirò a sé in un gesto deciso.

Fronte contro fronte.

Ben chiuse gli occhi.

“Lo so, e ti giuro che ti ho odiato per questo, non te lo nascondo, sarebbe sciocco e già lo sai, sai come detesto le falsità, sai quanto ho odiato lei e quello che mi ha tolto, che ci ha tolto”

Cumberbatch annuì muovendo piano la fronte contro quella dell’altro.

Il ciuffo biondo gli solleticò un occhio.

“Ma so anche che hai sofferto, ti ho visto, in ogni dannatissima foto, in ogni cazzo di ripresa televisiva…Ti ho visto, ed ho percepito quanto tu stessi male, quanto fingessi che tutto andasse per il meglio”

“Mi conosci” Sussurrò muovendosi appena, nascondendo il viso contro il suo collo.

“Cazzo se ti conosco” Replicò.

La mano sciolse la stretta.

Corse alla nuca e la serrò con forza.

Avvertì il sorriso di Ben contro il proprio orecchio.

Rabbrividì e gli posò un bacio sulla tempia.

Il primo, dopo anni.

“Avrei voluto darti un pugno in faccia questo pomeriggio, quando  te ne stavi li, in salotto, a cercare di rifilarmi quella cazzata della ricerca della pace dopo quattro anni di silenzi e frecciate mediatiche” Lo strinse a sé.

“Non era propriamente una cazzata e anche tu non ti sei risparmiato le frecciate mediatiche” Puntualizzò.

“Ma smettila” Rafforzò la presa sulla nuca.

Ben si mosse un poco e Martin avvertì le sue labbra sfiorargli la clavicola.

Freeman ispirò a fondo e con un gesto deciso lo scostò un poco, quel tanto che bastò per afferrargli il volto tra le mani e fissarlo dritto in quelle iridi impossibili.

“Stai sul serio divorziando?” Corrugò le sopracciglia.

“Lunedì firmo” Annuì posando una mano su quella dell’altro “Martin….”

“Ben….” Le iridi blu analizzarono quel viso che aveva sempre amato.

Scure.

Serie.

“Vorrei…” Le iridi limpide vibrarono “ Voglio…” Sbuffò sonoramente “ Insomma, riproviamoci…” Sussurrò con il fiato corto.

“Cristo, me lo stai chiedendo davvero?” Rafforzò la presa , i pollici scivolarono sugli zigomi ripetutamente.

“Sì” Sospirò.

“Riprovarci…E in che modo? Vivendo una vita clandestina, nascosti in questo cazzo di cottage?”

“No!” Scosse il capo con forza, le mani dell’altro seguirono quei movimenti bruschi “Non voglio una relazione clandestina, discreta, ma alla luce del sole”

“Ti conosco Ben, non reggeresti, non ce la faresti a gestire la pressione della stampa”

“Si che ce la farei, sono cambiato Martin, non sai quanto, non ho più nulla da temere, nulla da nascondere…Se ci sei tu con me, io posso fare tutto”

Si divincolò da quella presa e lo abbracciò.

Freeman chiuse gli occhi ricambiando quell’abbraccio.

Nascose il volto contro quel lungo collo elegante, le braccia strette all’ampia schiena di Ben.

“Cristo cosa mi stai chiedendo…”Sussurrò “ Mi hai già fatto a pezzi una volta Ben, non reggerei una seconda, sono più fragile di quanto creda la gente la fuori ”

“Non succederà di nuovo, te lo giuro, non succederà…Adesso siamo veramente solo io e te e non me ne frega più niente di cosa dicano o facciano gli altri, conti solo tu M…”

Freeman si scostò, portò i propri occhi in quelli dell’altro, studiò il suo viso con precisione maniacale.

Si passò lesto la lingua sulle labbra.

“Sarà un cazzo di casino lo sai?”

“Lo so” Annuì.

“La stampa ci starà addosso”

“Lo so” Sorrise “ Ma non è una novità”

“E’ diverso” Insistette Freeman.

“Non mi interessa” Cumberbtach sbuffò sonoramente.

 Sollevò una mano accarezzando la barba bionda dell’altro.

Martin lo lasciò fare.

“E’ morbida” Inarcò un sopracciglio.

Freeman rise “ Sì lo è, ma stai cambiando argomento”

“Perché per me, l’altro, è un argomento chiuso” Si fece serio senza interrompere quelle delicate carezze.” Dimmi che lo è anche per te” Sussurrò fissandolo negli occhi speranzoso.

Le iridi limpide legate a quelle più scure per diversi istanti.

Il silenzio della notte tra di loro.

“Ok “ Inarcò entrambe le sopracciglia “ Ok Ben, facciamo come dici tu, proviamoci” Rise.

Il volto di Benedict si illuminò con un sorriso così ampio che a Martin fece battere il cuore.

Non ebbe tempo di replica.

La bella bocca dalle labbra piene impattò con la propria.

Martin sussultò sorridendo.

Lasciò che l’altro lo stringesse a sé con irruenza, poco consona a Ben ma chiaro segno di quanto gli fosse mancato.

Lasciò che la bocca lo baciasse ripetutamente.

Che la lingua scivolasse timorosa sulle proprie labbra.

Restò inerme per svariati istanti concedendo all’altro il dominio del proprio volto.

Inspirò a fondo e fu quando avvertì la lingua di Ben scivolare nella propria bocca e decise di prendere il comando di quel bacio.

La mano sinistra scivolò lesta lungo il collo candido.

Raggiunse la nuca e la strinse, rammaricandosi della mancanza dei ricci che amava.

Lo attirò a sè con forza.

Benedict gemette spingendosi contro il corpo dell’altro.

Freeman ringhiò al contatto deciso della propria eccitazione già sveglia, contro la coscia di Ben che maliziosa scivolava tra le proprie.

Gli morse un labbro, con poca grazia.

Ben sussultò scostandosi un poco.

Fronte contro fronte in cerca di ossigeno.

Martin non gli concessa quella tregua.

La sua lingua sbucò di nuovo dispettosa oltre le labbra sorridenti stuzzicando quelle più piene.

Una mano scese possessiva artigliando il fianco sottile.

Si fece strada oltra la t-shirt scivolando in una carezza lasciva sino al bacino.

L’indice indugiò sull’ombelico.

Pochi tocchi smaliziati.

Riprese la propria esplorazione raggiungendo l’elastico del pantaloni.

Lo oltrepassò.

Ben serrò i denti nascondendo il viso nel collo di Martin.

Un pigolio nell’avvertire quella mano esperta sulla propria erezione.

Freeman sorrise consapevole.

Gli morse un lobo, lo baciò poi casto.

Benedict strinse con forza la maglietta dell’altro.

La strattonò infastidito senza tuttavia scostare il proprio viso dal collo del compagno.

“Tesoro se ti sposti un po’ me la tolgo” Ridacchiò sussurrando all’orecchio.

Ben mugugnò allontanandosi un poco.

Pochissimo.

Lo spazio necessario per permettere il medesimo gesto ad entrambi.

Le magliette volarono in un punto indistinto della stanza.

Benedict tentò lesto di riappropriarsi della propria posizione tra le braccia di Martin.

Non fu così semplice.

Freeman gli posò le mani sulle spalle e lo tenne a debita distanza.

I suoi occhi corsero lungo il torace pallido.

Parve analizzarlo con sguardo serio.

Lo spinse a sdraiarsi supino.

Non lo sfiorò per svariati istanti, si limitò ad osservarlo silente.

Ben si grattò nervosamente la mascella.

Arrossì nella stanza buia.

“Martin che c’è?”

L’altro inspirò a fondo , prese a sfiorarlo con delicatezza.

Parve saggiare la consistenza di quella pelle perfetta attraversò il tatto.

Le dita sottili scivolarono consapevoli di quali punti fossero più o meno sensibili.

Ben tremò.

La mano giunse al collo per poi accarezzargli una guancia con una dolcezza che nessuno gli aveva mai riservato.

Freeman si avvicinò col viso.

Il naso sfiorò quello dell’altro.

La mano non abbandonò il volto.

“Martin che succede?” Si incupì.

“Sei dimagrito così tanto” Sussurrò , il pollice prese ad accarezzargli lo zigomo.

Gli occhi limpidi sfuggirono a quelli scuri.

“Me lo hai già detto” Si morse il labbro inferiore.

Martin non rispose, seguitò in quella carezza lenta sul volto.

“Non…Non sono al meglio lo so…Io…” Seguitò mordendosi nuovamente il labbro imbarazzato.

Freeman scosse il capo e posò una mano sulla sua bocca mettendolo a tacere.

“Ben tu sei e sarai sempre la persona più bella che io abbia mai visto” Sorrise “Cristo non farmi diventare sdolcinato”

Cumberbatch sorrise e gli baciò la punta delle dita.

“Sei bellissimo e lo sarai sempre, ma stare lontano da me non ti ha fatto bene”

Si chinò a baciarlo.

L’altro annuì abbracciandolo.

Chiuse gli occhi perdendosi in quel bacio.

Le gambe scivolarono leste ai fianchi dell’altro.

Lo accolse contro il proprio corpo.

Il torace di Martin cedette contro quello così caldo di Ben.

I sottili peli biondi lo solleticarono facendolo sorridere.

Quel momento lento, di dolcezza, presto lasciò il posto alla frenesia.

L’eccitazione palpabile in entrambi.

Freeman spinse deciso i propri fianchi contro quelli sottili, ricevette in risposta un movimento scomposto ed un gemito prolungato.

Abbandonò quelle labbra tentatrici mordendogli lentamente la mandibola ed il collo.

La lingua lambì la pelle morsa.

Vi soffiò facendo rabbrividire l’altro.

“Leva sta roba”  Sussurrò all’orecchio , le dita serrate ai pantaloni.

Benedict annuì, le mani un poco tremanti.

“Anzi no, faccio io”

Fermò quei gesti scomposti inginocchiandosi tra le sue gambe.

Cumberbatch sbuffò tentando di agevolare quel gesto che gli stava facendo perdere sin troppo tempo.

“Ho detto che faccio io” Lo rimproverò l’altro.

Le mani scesero lungo le cosce serrando la stoffa tra le dita.

Il semplice gesto di sfilargli i pantaloni si rivelò una lunga ed estenuante carezza.

Li gettò alle proprie spalle, chinandosi poi con il viso, a sfiorare l’eccitazione ancora serrata negli slip.

Ben sussultò con forza.

Mosse convulso il bacino alla ricerca di un maggior contatto.

Piccoli baci scivolarono sulla lunghezza.

I denti stuzzicarono la pelle del bacino per poi serrare la stoffa scura.

Un gemito insoddisfatto abbandonò le labbra piene.

Freeman ghignò e con un movimento lesto li abbassò.

Ben inspirò a fondo mentre l’altro improvvisamente si scostò scendendo dal letto.

“Cosa fai?!” Spalancò gli occhi.

“Buono…” Gli fece l’occhiolino spogliandosi completamente.

Cumberbtach gemette alla vista dell’eccitazione del compagno, una mano corse tra le proprie gambe sfiorandosi lentamente.

“Ehi fermo, li ci penso io”

Tentò di scherzare, ma il brivido che lo attraversò alla vista di Ben con le mani sulla propria erezione lo portò ad inspirare con forza.

“E allora muoviti Martin cazzo!” Sbuffò tendendo una mano verso l’altro.

“Come siamo impazienti” Rise.

“Non ce la faccio più M…” Si mise a sedere.

Gli occhi blu si fecero cupi.

Trattenne un ringhio.

Una mano scivolò lesta tra i propri capelli in un gesto consumato che fece gemere l’altro.

Benedict si inginocchiò sul bordo del materasso e posò le mani sulle spalle di Freeman.

Lo baciò.

Martin gemette afferrando con forza le natiche perfette.

Lo tirò a sé.

Pelle contro pelle.

Eccitazione contro eccitazione.

Spinse la lingua in quella bocca che tanto amava e si beò dei gemiti dell’altro.

La voce scura si trasformava.

Quel basso pigolio aveva il potere di annebbiargli mente e sensi.

Lo spinse con poca grazia sul materasso.

Nell’impatto Ben spalancò le labbra, annaspò un poco.

“Dio…”Sussurrò sfiorando con il naso la barba bionda.

Le lunghe gambe pallide  si aggrapparono  con un gesto fluido i fianchi.

Le dita serrate con forza alla schiena di Martin.

“Mi sei mancato” Cercò i suoi occhi.

Li trovò.

“Anche tu” Ansimò spingendo il bacino.

Ben non resse quello sguardo profondo.

Non con la propria eccitazione serrata contro quella di Martin.

Chiuse gli occhi e gemette.

Freeman imprecò affondando il viso contro quel collo perfetto.

Spinse e morse.

Movimenti convulsi.

“Non ce la faccio cazzo…” Ringhiò.

“Nemmeno io” La voce profonda vibrò nell’orecchio e nel corpo di Martin.

Le mani di Ben abbandonarono la presa sulla schiena per raggiungere il sedere dell’altro, lo strinse con forza incentivando un movimento già frenetico.

 “Cristo Ben” Gli afferrò il viso con la mancina “Guardami” Sibilò.

Le palpebre si sollevarono a fatica.

Le iridi limpide si persero in quelle blu.

Ansimarono.

Gemettero.

Poche spinte ed il corpo di entrambi non resse oltre.

Martin ringhiò crollando con il volto nascosto contro il collo del compagno.

Ben lo abbracciò.

Stretto.

Mosse il viso alla ricerca della guancia dell’altro.

I propri zigomi accaldati scivolarono contro la barba bionda.

Sorrise.

Il silenzio riempì le stanza per diversi istanti spezzato unicamente dal respiro di entrambi che lentamente riacquistò regolarità.

Martin si mise supino, gli occhi chiusi e le labbra piegate all’insù.

Ben gli si strinse accanto, un poco raggomitolato sul fianco, con il braccio destro ben serrato alla vita dell’uomo.

Il volto posato alla pelle accaldata del torace.

Soffiò lentamente.

I peli biondi si mossero appena, Martin rabbrividì e rafforzò la presa sulle sue spalle magre.

Le dita sottili presero poi a tamburellare lente sul bicipite.

Cumberbtach gli posò un bacio casto sul pettorale.

“Se me lo avessero detto ventiquattro ore fa, non ci avrei scommesso un penny…” La voce di Martin riempì la stanza.

Bassa e delicata.

“Io nemmeno mezzo” Ridacchiò Ben sfiorando con il naso la barba bionda.

Il silenzio scese nuovamente, ora leggero, privo di imbarazzo.

Fu nuovamente Freeman a spezzarlo.

“Ben…”

“Umm?” Mugugnò ad occhi chiusi.

“Sei sicuro?”

La domanda bastò all’altro per far si che sollevasse lesto le palpebre. Si incupì e posando poi un gomito sul materasso si sollevò un poco cercando gli occhi blu nella semioscurità.

“Che vuoi dire?” La voce grave vibrò in quella poca distanza che li separava.

“Sei… Sei sicuro di voler affrontare…Questo” Si morse il labbro inferiore.

“Questo sarebbe noi?”

“Già” Annuì.

“Te l’ho già detto e non voglio ripetermi, ho già fatto troppi errori in passato, scelte sbagliate che mi hanno rovinato la vita, ho imparato la lezione, non sono più la stessa persona di tre anni fa Martin… Ora…Sto bene. Sono tranquillo ed in pace con me stesso ed i miei sentimenti… Non ho intenzione di soffrire più di quanto abbia già fatto…E di far soffrire te.”

Freeman inspirò a fondo ed espirò gonfiando le guance.

Ben tese la mano verso il suo viso accarezzandolo con timore.

Si chinò, posando la fronte contro quella dell’altro.

“Te lo giuro M… Quello che voglio sei tu. Si fotta tutto il resto, si fottano tutti quanti”

Martin rise posando i palmi sulle mani di Ben.

“Cristo non sono ancora del tutto convinto che questo non sia un sogno”

Cumberbatch sorrise e scostandosi dal suo viso gli morse un lobo.

“Ahia!” Sussultò l’altro divertito.

“Sono piuttosto reale, come hai potuto constatare”

Freeman lo spinse con un movimento deciso.

Lo mise spalle al materasso scivolando lesto a cavalcioni del bacino sottile.

Ben gemette afferrandogli il volto.

“Ti sembro un sogno?”

“Lo sei, cazzo se lo sei” Gli morse un labbro.

Cumberbtach sbuffò divertito lasciandosi baciare.

“Era un complimento?” Ghignò e lambì con la lingua le labbra sottili.

Martin scosse il capo “Taci”

 Si intrufolò nuovamente in quella bocca tentatrice.

Le lunghe gambe pallide si mossero in un movimento consumato artigliandosi alla schiena del compagno.

Il bacino scattò deciso.

“Mi stai provocando” Freeman abbandonò le labbra piene dedicandosi al collo niveo.

“Senti chi parla “Gemette stringendolo a sé “Stavamo facendo un discorso serio…” Ansimò “Prima che mi saltassi addosso…”

Il compagno si scostò un istante.

Lo sguardo blu incredibilmente serio cercò quello così limpido.

“Pensavo avessimo concluso il discorso”

Ben sorrise, un sorriso ampio “Chiuso? Davvero?”

“Io e te” Annuì “ Tutto il resto si fotta”

Cumberbtach gli sfiorò la nuca, le lunghe dita presero a giocherellare con i capelli argentei.

“Allora…Lunedì Martin… Lunedì inizierà la nostra nuova vita” Sospirò incredulo.

“E’ già iniziata bellezza… Ma lunedì sera andiamo a festeggiare” Lo baciò.

Ben rise su quelle labbra che non aveva mai smesso di desiderare e lo strinse a sé.

“It’s always you…Martin Freeman…” Gli sussurrò all’orecchio.

L’uomo sorrise di quella citazione.

Il suo cuore si strinse.

Lo baciò.

Le nuvole dispettose oscurarono nuovamente la luna.

Un forte vento prese a soffiare nel bosco.

In lontananza un gufo indispettito bubolò sul ramo di un larice.

Le onde agitate si infransero sulla spiaggia di Pond.

Un temporale minacciava di abbattersi nuovamente su Frensham.

Martin e Ben non si accorsero di nulla.

Il respiro ed il corpo di entrambi uniti.

La prospettiva di una nuova vita alle porte.

Una vita all’insegna dell’amore.

L’amore più puro e più vero.

 

Fine.

 

Maaaaaamma cos’ho scritto *si nasconde*…Me imbarazzatissima, come vi ho già detto è la mia prima Freebatch e lo scrivere di persone reali e non semplici personaggi di un libro/film mi imbarazza tantissimo!

Spero vi possa essere piaciuta ^//^, mi auguro di avervi fatto sognare almeno un po’!

Un abbraccio Chia <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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