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Autore: Mari Lace    20/09/2018    7 recensioni
Now she's up there, sings like an angel...
Solo allora hai compreso che lei lo sapeva già, e le hai rivolto quella stessa domanda che ti tormenta ora: perché?
Imbocchi un vicolo, furioso con te stesso. La prima lacrima è stata seguita da altre, che cancelli sfregandoti bruscamente con il dorso della mano.
Cos’è lo strano suono che d’un tratto avverti? Ti blocchi all’istante, alzi lentamente lo sguardo.
Resti paralizzato.

[Fanfic partecipante al contest "Introspezione e canzoni" indetto da Ile_W sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akemi Miyano, Shuichi Akai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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And now she's up there, sings like an angel, unforgivable sinner





La tazzina cade, il caffè si riversa a terra e, insieme al pavimento, sporca le tue scarpe.

Non te ne accorgi nemmeno, lo sguardo ancora puntato sullo schermo del televisore che sta trasmettendo il tg. La notizia è cambiata, ma non hai notato neanche questo.

«Signore, si sente bene? Qualcosa non va?»

Lentamente torni in te, riprendi coscienza del bar in cui ti trovi. Vedi un cameriere preoccupato accanto a te, la tazza in pezzi sul pavimento, il liquido nero ovunque ai tuoi piedi. Realizzi quel che è successo in pochi secondi e mormori una scusa al cameriere, che si affretta a rassicurarti.

Paghi e lasci il locale, imboccando una strada qualsiasi. L’immagine vista al telegiornale continua a occupare i tuoi pensieri, ti ha totalmente invaso la mente.

«Sulla pistola sono state trovate le sue impronte.»

L’immagine di una giovane donna a terra, i vestiti zuppi di sangue all’altezza del ventre.

Un unico fatale colpo di pistola.

«Si è suicidata, oppressa dai sensi di colpa per il furto e gli omicidi da lei commessi. Il suo nome era Masami Hirota.»

Ma non è così, quel che ha detto la giornalista è tutto sbagliato. L’hai riconosciuta all’istante, hai sofferto nel vedere il suo bel volto sfigurato dal dolore. La donna morta non si chiamava Masami, ma Akemi. La tua Akemi.

Automaticamente, estrai il cellulare, senza smettere di camminare. Hai ricevuto un suo messaggio solo pochi giorni prima, dopo più di un anno di silenzio. Lo apri, di nuovo.

Se riuscirò a uscire dall’organizzazione, uscirai con me come mio vero ragazzo?

È allora che scende la prima lacrima, traditrice. Non puoi trattenerla, non ti interessa neanche farlo.

Richiudi il cellulare con uno scatto secco e sfoghi il tuo dolore colpendo un muro con il pugno destro. Avverti subito delle fitte, senti il sangue tra le nocche.

Perché, Akemi?

Sei stato tu a metterla in pericolo, lo sai benissimo. In un certo senso, sei responsabile della sua morte.

È un peso con cui avevi già fatto i conti. La tua missione richiedeva di sfruttarla per avvicinarti a loro, e l’hai fatto, nonostante te ne fossi innamorato realmente.

Quel che non avevi previsto era che lei lo capisse.

Potrebbe essere divertente se non fosse tanto tragico. Tu, Akai Shuichi, abile nelle deduzioni come pochi altri, non sei riuscito a leggere Akemi Miyano finché non le hai rivelato apertamente il tuo segreto. Solo allora hai compreso che lei lo sapeva già, e le hai rivolto quella stessa domanda che ti tormenta ora: perché?

Imbocchi un vicolo, furioso con te stesso. La prima lacrima è stata seguita da altre, che cancelli sfregandoti bruscamente con il dorso della mano.

Cos’è lo strano suono che d’un tratto avverti? Ti blocchi all’istante, alzi lentamente lo sguardo.

Resti paralizzato.

Lei è di fronte a te… in alto, sospesa. Ti impedisce il passo.

«Akemi» mormori, incredulo. Accenni un passo indietro, poi scuoti la testa.

Che ti prende? Hai le allucinazioni, adesso?

Ciò che vedi non può essere altro che questo. Lei è morta, non può essere lì.

Lo sai bene, eppure ti bei della sua immagine ancora per qualche secondo.

Incroci lo sguardo di quella falsa Akemi, lo sostieni. Ti avvicini, ignorando l’impossibilità di quella situazione, desiderando solo cogliere l’insperata chance che il destino sembra averti concesso.

«Perché?» ripeti, ancora una volta. Non è da te ripeterti, ma non è neanche la prima volta che lei ti provoca azioni non da te.

L’illusione sorride. «Lo sai, perché» la vedi mormorare; senti la sua voce, sai che è lei. È Akemi .

Poi lei si volta, ti dà le spalle. La raggiungi: ha gli occhi chiusi, muove le labbra e dondola la testa a un ritmo sconosciuto. È come se stesse cantando, ma non riesci a sentire le sue parole.

È bellissima.

Abbassi lo sguardo e lo punti a terra, restando immobile per un tempo che non saresti in grado di definire.

Finché non la senti.

La voce di Akemi, nella tua testa.

Non cogli subito le parole, ma quando lo fai, avverti una stretta al petto.

Rialzi lo sguardo verso di lei, ma non la trovi più.

Se n’è andata, stavolta per sempre.

Ti ritrovi a fissare il cielo. Se c’è un Paradiso, lei ora è sicuramente lì.

Riprendi a camminare, le mani in tasca. Non sei certo di poterla raggiungere, ma sai che la sua ombra ti accompagnerà sempre.

Con un ultimo sguardo verso l’alto, te l’immagini là, fra le nuvole – sorridi.

«Ora sei lì, canti come un angelo… imperdonabile peccatrice».

Lo è, non è vero?

È riuscita a compiere l’impresa più imperdonabile di tutte, impadronendosi del tuo cuore.

Ma forse, è solo giusto.

Tornando verso il tuo appartamento, pensi – sai – che non la dimenticherai mai, mentre la sua voce continua a cantarti nella testa. Quelle parole ti tormenteranno a lungo, ne sei certo – ma sono realmente un tormento?

«I love you.»

  
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