Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Segui la storia  |       
Autore: Naco    21/09/2018    5 recensioni
Sono passate due settimane dal matrimonio di Miki e Umibozu e la situazione tra Ryo e Kaori pare addirittura peggiorata. Perché? Cosa è successo? A complicare il tutto, ai nostri amici viene proposto un incarico che non possono assolutamente rifiutare… anche se questo li porterà a fingere di essere marito e moglie!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VIII
Epilogo

«Accidenti, Ryo! Quante volte devo ripeterlo? Se metti troppa acqua, il caffè sarà una schifezza!»
«Fa’ silenzio! È il tuo caffè a essere disgustoso! È per questo che questo bar ha pochi clienti! Come se non bastasse già la tua faccia!»
«Cos’hai detto? »
Kaori sospirò. Quando Miki era rimasta incinta, undici mesi prima, aveva chiesto a lei e a Ryo se avessero potuto dare una mano a Umibozu nella gestione del Cat’s Eye quando Kasumi non c’era, visto che il futuro-papà era così preoccupato per la salute della propria sposa e del nascituro che le aveva impedito di fare qualsiasi sforzo, fosse stato anche prendere in mano una tazzina di caffè. Ryo aveva decretato che non avrebbe mai lavorato a fianco di quell’energumeno dalla testa pelata, ma Kaori era riuscita a convincerlo: visto che non avevano molti clienti in quell’ultimo periodo, dovevano pur guadagnare in qualche modo se volevano mangiare.
Tuttavia, quella collaborazione si era rivelata impossibile, poiché i due non facevano altro che litigare per qualsiasi sciocchezza e Kaori aveva tirato un sospiro di sollievo quando Miki aveva dato alla luce il piccolo Kaito ed era tornata al lavoro.
In genere, delle commissioni continuava ad occuparsi Umibozu, ma visto che quel giorno c’era l’incontro con i fornitori, e Falcon li terrorizzava con la sua sola presenza, Miki era stata costretta a lasciare il neonato e il bar a Falcon e ai due sweeper e a occuparsene di persona.
«Volete fare silenzio? Kaito sta dormendo, se lo svegliate sarà peggio per voi!» tuonò Kaori. Il piccolo aveva iniziato a piangere appena Miki era uscita dal locale, ben due ore prima, e si era addormentato solo da cinque minuti.
A quelle parole, i due contendenti smisero di darsi addosso, anche se continuarono a lanciarsi occhiatacce. Kaori si afflosciò su una sedia, sollevata, ma la pace non era destinata a durare a lungo perché, appena cadde il silenzio, Kaito ricominciò a piangere disperato.
Falcon corse a prendere in braccio il piccolo per calmarlo, ma lui continuava a strepitare anche più di prima.
«È tutta colpa tua, Kaori!» la rimproverò Ryo coprendosi le orecchie «Se non avessi strillato, Kaito adesso starebbe ancora dormendo!»
«Strillare io? Voi stavate facendo un baccano infernale! »
«Allora forse è la tua voce che lo disturba! »
«Cosa hai detto?!» Kaori lo sollevò e stava per scaraventarlo dall’altro lato del locale, quando: «Vedo che siete sempre vispi e pieni di energia! » commentò ridendo una voce di donna alle loro spalle.
Entrambi si voltarono verso l’uscio: «Keiko-san! »
«Buongiorno a tutti, spero di non essere arrivata in un momento poco opportuno» si scusò lanciando un’occhiata perplessa al povero Umibozu che continuava a cullare il piccolo Kaito senza ottenere alcun risultato. «L’agente Nogami mi ha detto che avrei potuto trovarvi qui e sono passata a salutarvi».
«Che bello vederla! Prego, si sieda!» Kaori lasciò andare la sua povera vittima lanciandola via e indicò a Keiko il posto accanto a sé. «Come sta? »
«Bene».
E non era una semplice frase fatta: l’ultima volta che l’avevano vista, un anno prima, Keiko aveva appena scoperto di aver sposato un uomo completamente diverso da quello che credeva che fosse e aveva iniziato a rimettere insieme i cocci di quella che era stata la sua vecchia vita. Davanti ai loro occhi, in quel momento si trovava una persona del tutto nuova: i suoi occhi scuri splendevano e il suo sorriso, sempre dolce e gentile, era ancora più caldo e autentico. Qualunque cosa avesse fatto in quei mesi, qualunque traversia avesse passato, adesso era una donna felice e appagata.
«Cosa la porta qui da noi?» domandò Ryo raggiungendole, dopo essersi ripreso dalla botta.
Lei gli lanciò un’occhiata curiosa, che Ryo non riuscì a interpretare.
«Volevo salutarvi prima di partire».
«Si trasferisce?» chiese Kaori.
«Più o meno. Sapete, dopo quello che è successo l’anno scorso, ho venduto tutto quello che potevo, tenendo solo una piccola rendita per me, e ho creato un’organizzazione benefica che aiuta i bambini in difficoltà nelle zone più povere del pianeta».
«Ma è una cosa bellissima! »
«Grazie. In realtà io sono solo la titolare, sono Kumiko e Ken a gestirla: adesso sono in Niger, ma tra qualche giorno li raggiungerò per presenziare all’apertura di un ospedale pediatrico».
«Davvero? E Sagara-san come sta?» s’informò Ryo.
«Molto bene. Quando le spiegai cos’era successo a Otome-san, non si perse d’animo e accettò subito la mia proposta di farmi da segretaria. Mi disse che non lo faceva solo per sé, ma anche perché voleva che Miyuki-san fosse fiera di lei. Sia lei che Ken hanno messo anima e corpo in questo progetto e alla fine hanno scoperto di avere davvero molto in comune».
«Vuol dire che…»
Gli occhi della donna brillarono mentre tirava fuori dalla sua borsa una foto che mise sul bancone. I tre si avvicinarono per guardare meglio: l’immagine raffigurava Moriyama e Kumiko che sorridevano felici alla macchina fotografica, mentre tenevano in braccio un bambino di un paio d’anni.
«Lui è Marouk, un bambino rimasto orfano qualche mese fa di cui si stanno occupando. Appena si sposeranno, avvieranno le pratiche per l’adozione».
Kaori continuò a guardare la foto: la loro felicità era così grande che traspariva persino dalla pellicola. Dopo tutto quello che aveva passato, Kumiko meritava quella gioia e Moriyama aveva finalmente trovato la persona che avrebbe potuto amarlo e apprezzarlo come meritava. Era così contenta per loro che gli occhi le si riempirono di lacrime.
«Ha deciso di trasferirsi lì, quindi?» domandò Ryo.
«Oh no. Per quanto ammiri tantissimo il loro lavoro, non sarei mai in grado di poter vivere come loro. No, io… ho deciso di viaggiare e girare per il mondo. Vedete,» Keiko abbassò lo sguardo e un leggero rossore le imporporò le guance «da piccola avevo una grande passione. Solo che poi, quando ho sposato Satoshi, ho dovuto rinunciarvi per interpretare il ruolo della moglie di un avvocato di successo. Ma adesso… adesso vorrei ritornare a fare quello che più amo e mi rende felice. E questo lo devo a voi».
«Non deve dire così: lei ha fatto tutto da sola, noi abbiamo solo svolto il nostro lavoro» minimizzò Kaori, ma lei scosse la testa, decisa.
«Si sbaglia. Ecco,» Keiko rimise la fotografia nella borsa e tirò fuori un pacchetto che diede alla giovane «questo è per voi. Un pensiero per ringraziarvi di quello che avete fatto per me. Spero che vi piaccia… e che perdoniate la mia indiscrezione».
Ryo e Kaori si guardarono senza capire. Che diavolo significava?
Tuttavia, non ebbero modo di porre ulteriori domande, perché in quel momento la porta del locale si aprì di nuovo e Miki rientrò carica di buste e sacchetti.
«Aspetta, ti aiuto!» Umibozu si precipitò da sua moglie per darle una mano e mollò il piccolo Kaito a Kaori; il bambino, vedendosi all’improvviso passato da una persona all’altra, scoppiò di nuovo a piangere e la donna dovette dar fondo a tutto il suo repertorio di ninna nanne e canzoncine per cercare di tenerlo buono.
«Kaori-san, un attimo, metto via queste cose e torno subito!» si affrettò a rassicurarla Miki.
«Povero Kai-chan, così lo spaventerai ancora di più!» la prese in giro Ryo.
«Invece di dire sciocchezze, perché non mi dai una mano?» strillò.
«Stai scherzando? Io con i bambini non ci so proprio fare! »
«Tu vuoi solo divertirti alle mie spalle!» lo fulminò lei, ma comunque tornò a prestare attenzione al piccolo Kaito.
Keiko scoppiò a ridere.
«È bello sentirla ridere» commentò Ryo guardandola. «In questo anno è cambiata davvero molto».
Keiko sorrise enigmatica. «Non solo io, però».
«Eh?»
«Un anno fa avrebbe cercato di saltarmi addosso appena avessi messo piede nel locale; mentre adesso, anche se Kaori-san è impegnata e non può impugnare il suo martello, non ci ha provato neanche una volta né con me né con la donna che è appena entrata. Anche lei, in fondo, è cambiato molto. Non mi meraviglierei se il prossimo matrimonio di cui sentirò parlare fosse il vostro».
Ryo non replicò, ma distolse lo sguardo e si concentrò su quello che stava facendo la propria socia: finalmente Kaito si era calmato e dormiva sereno tra le sue braccia.


Appena rientrarono, Kaori si accasciò sul divano, esausta.
«Sono sfinita! Non avrei pensato che avere a che fare con un neonato fosse così stancante! »
«La solita esagerata! Kai-chan è un bravissimo bambino!»
Kaori non ebbe neanche la forza di mandarlo al diavolo, ma si limitò a chiudere gli occhi e a ignorarlo. Parlava bene lui, che passava il tempo a litigare con Umibozu e a far finta di aiutarlo!
«Se hai fame, prendi qualcosa dal frigorifero, io non ho la forza neanche di cucinare!»
«Non sei curiosa di sapere cosa ci ha portato Keiko-san?» chiese invece Ryo, sedendosi accanto a lei con il pacchetto stretto tra le mani.
Kaori si risollevò e si sistemò meglio. Era talmente stanca che se ne era dimenticata, ma ora che Ryo gliel’aveva ricordato, la curiosità si riaccese in lei.
Lo sweeper, intanto, aveva tolto lo spago che lo chiudeva e stava liberando il contenuto dalla carta che lo avvolgeva. All’improvviso, si fermò a metà del movimento e rimase a fissare l’oggetto senza parlare.
Kaori lo guardò preoccupata: «Ryo, che c’è? Che cos’è?»
Senza dire niente, l’uomo le passò il pacchetto.
Quando vide cosa conteneva, le mani le tremarono e per poco non lo fece cadere per terra.
L’oggetto non era più grande di un foglio A4 e rappresentava un paesaggio notturno: la luna piena illuminava a giorno un giardino ricco e ben tenuto e nella parte centrale del dipinto, sotto una grande magnolia, c’erano due persone.
Kaori ci mise pochi secondi a riconoscere lei e Ryo in quelle due figure che si baciavano sotto la luna. Sebbene fossero più piccole rispetto all’ambiente circostante, non c’erano dubbi che fossero loro: ricordava bene la giacca di Ryo che svolazzava al vento e il vestito leggero che indossava quella sera. Se chiudeva gli occhi, poteva sentire ancora l’aria fresca della notte, le guance bollenti per l’imbarazzo di aver scoperto che Ryo l’aveva davvero riconosciuta nei panni di Cenerentola, le mille domande che avrebbe voluto fargli, ma che, persa in quel bacio che aveva sognato da tanto, troppo tempo, erano evaporate come neve al sole e il desiderio che quel momento non finisse mai.
Non sapeva come avesse fatto, ma Keiko era riuscita a cogliere tutte le emozioni e le paure che aveva provato in quel momento e a trasformarle in qualcosa di tanto straordinario e delicato. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
«Questo è per voi. Un pensiero per ringraziarvi di quello che avete fatto per me. Spero che vi piaccia… e che perdoniate la mia indiscrezione».
Adesso capiva che cosa aveva voluto dire con quelle parole.
«Quindi, la grande passione di cui parlava Keiko-san era…»
«...era la pittura» finì Ryo per lei. «Immagino che Fukuoka non apprezzasse questo interesse di sua moglie e le avesse proibito di dipingere. Ma, a quanto pare, ha trovato un soggetto che l’ha di nuovo ispirata dopo tanto tempo e si è resa conto che adesso è libera di poter essere finalmente se stessa».
«Già». Kaori gli si accoccolò accanto, gli occhi ancora fissi su quel piccolo dipinto così pieno di amore, e lui le passò un braccio intorno alla spalle.
Il calore che emanava il corpo del partner era così avvolgente che in pochi minuti la sonnolenza si impossessò di nuovo di lei. Era ormai pronta a farsi trascinare dalle braccia di Morfeo, quando «Stavo pensando… al Cat’s Eye non hanno bisogno di noi nei prossimi giorni, giusto?» le domandò Ryo.
«Mh-mh» mugugnò Kaori che non riusciva più neanche a tenere gli occhi aperti.
«...e al momento non abbiamo clienti…»
Stavolta, non si prese neanche la briga di confermare: erano tre mesi che non ricevevano incarichi, e Ryo lo sapeva bene.
«...perciò non abbiamo impegni…»
«E quando mai ne abbiamo? » riuscì a commentare. Ma perché Ryo non la smetteva di blaterare cose senza senso? Lei voleva solo chiudere gli occhi e dormire.
«Insomma non ci sarebbero problemi se, non so, domenica prossima volessimo sposarci, no?»
«No, non cre…»
Kaori saltò su, ormai completamente sveglia e guardò il proprio socio. Aveva sentito bene o era nel mondo dei sogni più di quanto avesse pensato?
«Che… che hai detto?! »
Ma Ryo non batté ciglio alla sua reazione. «Non ti va?»
«Non ho detto questo! » Kaori era dello stesso colore del pomodoro maturo. «È che… te ne sei uscito così, all’improvviso… e… sono solo sorpresa, ecco».
«Beh, ho pensato che potremmo organizzarci prima che Keiko-san parta, così potremo invitare anche lei… per ringraziarla per il suo regalo. Abbiamo anche gli anelli!»
Kaori gli sorrise raggiante. Non ebbe bisogno di dire altro: dopo tutti quegli anni, a loro non servivano parole per comunicare, bastava solo un’occhiata per intendersi.
Per questo motivo, quando Ryo, con un veloce movimento, le tolse di mano il dipinto per appoggiarlo sul tavolo e si mise sopra di lei, non le ci volle molto per comprendere cosa gli passasse per la testa.
«Ma tu non avevi detto che avevi fame?» gli chiese divertita.
«Certo che ce l’ho. Ma penso di avere qui davanti a me qualcosa di molto più appetitoso del cibo! »
Kaori scoppiò a ridere e, almeno per quella volta, l’idea che un mokkori avesse la precedenza su qualsiasi altra attività non le dispiacque per niente.


Fine


Note (folli) dell’autrice
Prima che che qualcuno si faccia delle strane idee in proposito: la domenica successiva il matrimonio si celebrerà. Non pensate neanche lontanamente che questa storia possa collegarsi a Angel Heart. Ho amato molto quel manga, davvero; ho pianto tanto, per la morte di Kaori e anche dopo ma, anche se all’inizio è stato veramente difficile convincersene, per me AH è e resterà sempre un’AU che non ha alcun legame con City Hunter.
Bene, fatte queste dovute premesse, torniamo a noi. U_U
Sorpresa! So che di solito posto la domenica, ma per l'epilogo ho voluto fare un'eccezione e postarlo qualche giorno prima.
Io…. non riesco a crescere di aver davvero messo la parola fine a questa storia: Ryo me ne ha fatte passare così tante che ho temuto che non sarei mai riuscita a terminarla. T__T Perciò, scusatemi se mi commuovo da sola! T_T
Ah, nel caso qualcuno si stia chiedendo perché ho chiamato il figlio di Miki e Falcon in questo modo la risposta è semplice: cercando un nome che potesse avere qualche significato interessante, mi sono ricordata che Umibozu - soprannome che Ryo ha dato all’amico - contiene la parola “umi” che vuol dire, appunto, “mare” e… proprio così, anche Kaito contiene il kanji di “mare” (almeno da quanto ho potuto appurare). So che Umi non ama molto quel soprannome, ma secondo me ormai ci è affezionato. XD inoltre, ai due genitori il nome è piaciuto, perciò l’ho adottato.
Non credo di avere altro da aggiungere se non un enorme grazie a tutti coloro che hanno letto fin qui, a chi mi ha lasciato un commento (perdonate se non vi nomino tutti, ma temo di dimenticare qualcuno), a chi, invece, non si è mai espresso e persino a chi, anche solo per un secondo, ha posato gli occhi su questa fanfiction. Spero che questa storia vi sia piaciuta almeno la metà di quanto mi sia divertita io a scriverla. Come sempre, vi ricordo che critiche, consigli e pomodori sono sempre ben accetti! Martelli e konpeito no, però; quelli sono solo appannaggio di Kaori, ma credo proprio che non sentirà alcun bisogno di usarli oggi: le è andata piuttosto bene, no? XD
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: Naco