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Autore: Ayumi Yoshida    21/09/2018    1 recensioni
Naruto vuole regalare dei fiori alla persona che ama, ma non crede che Ino lo stia consigliando poi così bene.
“Un cactus?”
“Un cactus.”
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Cactus

 

 

Le notizie, lo sapeva, giravano velocemente per il villaggio, brutte o belle che fossero, ma quelle belle un po' di più.

Durante la guerra non aveva pensato mai a dover mantenere riserbo su ciò che stava accadendo tra lui e Hinata, sconvolto com'era da tutto quello che era accaduto, ma in quel momento continuava ad arrossire al solo pensiero di ciò che avevano fatto, se ripensava che l'aveva fatto davanti a tutti. L'amore che provava per lei era nato così, alla luce del sole e davanti a tutti, i primi gesti di amore se li erano scambiati fingendo di essere soli al mondo mentre tutti li guardavano. Adesso, invece, non voleva che nessuno potesse osservarli: si vergognava un po' a pensare che gli altri potessero giudicarlo per quello che aveva intenzione di fare con lei ed era geloso di sapere che qualcuno potesse conoscere i loro momenti privati, che dovevano essere soltanto loro. Da quando aveva capito di amare Hinata ogni volta che incrociava il suo sguardo sentiva che avrebbe potuto combattere nuovamente contro Obito e Madara a mani nude e che avrebbe vinto. Sentiva che avrebbe potuto impedire a Sasuke di fuggire per portare a termine la sua vendetta, impedire a coloro che li avevano lasciati in guerra di morire. Mai avrebbe pensato che la pace dopo la battaglia sarebbe stata così dolce e che lo avrebbe reso così euforico, mentre ricordava le loro mani strette davanti a tutti, loro che combattevano insieme come la coppia perfetta, come i suoi genitori, il primo bacio che si erano scambiati senza premeditarlo quando l'aveva accompagnata a casa soltanto per il gusto di poterla scortare, volenteroso di urlarlo a chiunque avesse incontrato sulla via del ritorno a casa sua, ma anche imbarazzato come un bambino per quei nuovi sentimenti che stava provando. Le labbra di Hinata erano così buone, sapevano di ramen, e baciarla era come mangiare ramen, anche meglio, un ramen pieno di amore e di lei. Qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare e che lo travolgeva.

Amava Hinata alla follia, e avrebbe voluto urlarlo al mondo in preda all'entusiasmo, avrebbe voluto ricoprirla di doni per ripagarla di tutto ciò che aveva fatto per lui senza mai arrendersi, avrebbe voluto ricoprirla di fiori.

L'idea gli era venuta in mente dal nulla mentre se ne stava disteso sul letto a pensare a quanto fosse fortunato ad averla. Ne avrebbe comprati così tanti che Ino avrebbe dovuto lavorare per un mese per accontentarlo.

Ma Ino è l'unica ad avere un negozio di fiori nel villaggio?” gridò all'allarme la sua testa.

Se avesse saputo, se avesse saputo di come si era evoluta la loro relazione nel giro di un'ora l'avrebbe saputo tutto il villaggio. Corrucciato, Naruto si voltò su un fianco, rannicchiandosi mentre pensava a come fare per non farle capire la destinataria di quei fiori. Il villaggio aveva parlato per una vita di lui, non avrebbe parlato anche di questo.

 

 

“Benvenuto! Come posso aiutarla?”

Naruto entrò con passo pesante nel negozio pieno di fiori, facendosi strada guardingo tra le piante depositate ovunque e continuando a ripetersi: “Non devo parlare più del dovuto.”

“Ciao Ino!” replicò con fin troppo entusiasmo nonostante si fosse imposto di mantenere un basso profilo “Come va? Come stanno Choji e Shikamaru? Ho bisogno di fiori.” snocciolò come per caso, sperando che lei non facesse la domanda che temeva, ma che arrivò puntuale come un pugno sulla testa.

“Immaginavo, altrimenti non saresti qui.” disse lei con un sorrisetto “Noi stiano bene, grazie! Per chi sono i fiori?

La sua voce era fin troppo curiosa per sembrare dettata dalla necessità di offrire un buon servizio. Naruto captò immediatamente la sua ostilità e si lasciò scappare sottovoce: “Ma perché vuoi proprio saperlo.” che fu udito perfettamente da Ino.

“È per capire come orientarmi.” spiegò lei con efficienza, mente il suo sorriso si allargava “Un fiore sbagliato può essere peggio di una dichiarazione di guerra, devo saperlo.”

Ed il tono in cui l’aveva detto non sottintendeva nulla di buono: avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

“Ma non devo per forza dirglielo.” ripeté ancora a se stesso Naruto, facendosi forza: stava cominciando a pentirsi di essere andato fino lì con i suoi piedi a farsi torturare da Ino Yamanaka.

“Voglio soltanto regalare dei fiori ad una persona,” azzardò lo shinobi cercando di mantenere un tono che non dava troppa importanza alla questione “un tipo vale l’altro. Tipo,” allungò il braccio a caso alla sua destra, voltandosi per non guardarla, ed indicò una pianta gigante “questa va benissimo.” Non era proprio l’idea di fiore che si era fatto quando aveva immaginato Hinata immersa nei petali colorati, ma, data la situazione, andava bene lo stesso.

La ragazza sogghignò lievemente, tentando di coprire le labbra con le mani. “Non credo tu possa permetterti quella pianta!” spiegò a mo’ di scusa quando lo vide aggrottare le sopracciglia “Sono quelle che utilizziamo per decorare il palazzo dell’Hokage, sono parecchio costose!”

Maledizione. “Allora quella!” In preda al panico, Naruto indicò una pianta mezza appassita dietro il bancone di Ino, ma lei ribatté: “Quella sta morendo!”

“Quell’altra accanto!”

“Ma non volevi dei fiori?”

Ino lo stava facendo apposta! Naruto lo realizzò improvvisamente, quando la vide non riuscire più a trattenere i sogghigni e ridere di gusto mentre lui cercava frenetico un altro bersaglio da indicare per scappare il più presto possibile da lì.

“Se solo mi dicessi per chi sono, potrei aiutarti!” si giustificò cercando di riprendere un’espressione efficiente, ma Naruto ripeté, sconsolato: “Vorrei dei fiori, soltanto dei fiori!” e lei con un sospiro superò il bancone, poi lo shinobi che continuava a stropicciarsi il viso con le mani quasi in preda ad una crisi di nervi, e frugò tra le piante vicine all’entrata, riavvicinandoglisi con un piccolo vaso tra le mani, contenente una piantina tutta diritta con due bracci.

“Questo andrà bene.”

Un cactus?”

“Un cactus.”

“Non era quello a cui pensavo, ha le spine, volevo…”

“Se mi avessi detto per chi sono” lo canzonò lei alzando le spalle “ti avrei dato qualcosa di meglio, ma se non me lo dici…” Naruto la guardò in cerca di aiuto, sul punto di cedere, e lei non se la sentì più di punzecchiarlo. Gli rivolse un sorriso vero e gli chiese: “Sai cosa significa questo cactus? Amore appassionato. Se Hinata ha spinto te fino al punto di volerle regalare dei fiori, il vostro è per forza un amore appassionato.”

Naruto diventò paonazzo quando lei pronuncio quel nome.

“Come hai fatto a-”

“Cosa avevi intenzione di fare con i fiori?”

La domanda di Ino arrivò, inaspettata, e lui abbassò la testa, sempre più rosso. “Avrei voluto riempirci una stanza,” bofonchiò certo che lei non potesse sentire le sue parole “riempirla fino a scoppiare per lei…”

“Ma dovresti essere Hokage per potertelo permettere!” Contro ogni previsione, la kunoichi non lo aveva preso in giro, ma era scoppiata a ridere tenendosi la pancia. Naruto sollevò di scatto il viso, spalancando occhi e bocca.

“Perché?”

“Perché per riempire una stanza di fiori servono un sacco di soldi!”

“In qualche modo avrei fatto!” la rimbeccò lui, incrociando le braccia piccato. “Sono venuto qui a posta e tu mi dai una schifosa pianta piena di spine, cosa dovrebbe pensare Hinata se gliela do?”

“Ci penserei io a dirle cosa significa!” si propose Ino divertita, ma Naruto la guardò come se avesse visto un fantasma. “Non ci provare! Fingi che io non sia mai stato qui!” la implorò, tra lo stizzito e la preghiera, facendo per andarsene, ma Ino lo richiamò con una proposta che non poteva rifiutare: “Tulipano rosso, dichiarazione d’amore?”

“Così va meglio!” acconsentì lui respirando rumorosamente e voltandosi per tornare davanti al bancone “Tulipani rossi ed il tuo silenzio, va bene?”

“Quello soltanto se mi prometti che mi farai arricchire con la tua stanza piena di fiori” ribatté lei incrociando le braccia e squadrandolo dall’alto in basso.

“Ci puoi giurare.” replicò lui lievemente imbarazzato, gonfiando le guance.

 

 

"Benvenuto, come posso esserle utile? Naruto! " Lo shinobi alzò un braccio in segno di saluto avanzando lentamente verso il bancone. "Ciao Ino! Come va?"
"Tutto bene, grazie! Hai visto che belle decorazioni vegetali ti ho fatto recapitare in ufficio?"
"Sono stupende" concesse lui non troppo convinto, dato che Shikamaru aveva dovuto perdere quasi un giorno intero a sistemare nella sua stanza tutte le piante che lei aveva inviato in segno di buon augurio per la sua nuova nomina a Hokage. "Piuttosto, puoi prepararmi tutti i fiori che hai per domani sera?"
"Non ci credo!" sussurrò la kunoichi tutta emozionata. Non credeva che quel giorno sarebbe mai arrivato, anzi era certa che lui avesse dimenticato la loro conversazione di qualche anno prima.

"Adesso sono Hokage." tagliò corto Naruto guardando altrove, mentre i suoi occhi tradivano un certo imbarazzo. Ino notò che era andato da lei senza neppure togliersi il mantello ed era strano, perché nei primi giorni appena trascorsi come Hokage aveva camminato molto tra la gente del villaggio chiacchierando con tutti come se non avesse davvero ricevuto quella nomina. Probabilmente era corso da lei, impaziente, per onorare la promessa che aveva fatto tempo prima senza pensare che era nel bel mezzo della mattinata e che forse, in quel momento, avrebbe dovuto essere altrove. Naruto sapeva essere davvero molto sensibile, a volte. "Allora, puoi farlo?"
"Certo che posso!" replicò Ino con fare efficiente, guardandolo dritto negli occhi "Rose, nontiscordardime, tulipani... Ho tutto quello che mi serve!"
"Benissimo! Grazie mille!" Naruto fece dietro front velocemente, con un largo sorriso, facendo ondeggiare il mantello. "Non lo dire a nessuno, però!" aggiunse, poi, all'improvviso prima di correre fuori dal negozio.

 

 

“Papà! Papaaaaà!”

Boruto entrò come un fulmine nel suo studio senza preoccuparsi di poter disturbare, ma l’ennesimo urlo gli morì in gola quando vide la situazione che albergava nella stanza: entrando le sue scarpe avevano calpestato decine e decine di fiori e Naruto era saltato fuori all’improvviso da sotto la sua scrivania, furioso.

“Fermati immediatamente!” gli urlò agitando le braccia nell’aria “Così calpesterai tutto!”

“Ma che cosa sta succedendo?” esclamò il ragazzo guardandosi intorno, incredulo “Sei impazzito?!”

“Dov’è tua madre?” fu la risposta che ricevette, allora tutti i tasselli di quella follia tornarono al loro posto e Boruto sospirò rumorosamente, un po’ schifato.

“Ma oggi è il giorno del cactus?” chiese storcendo le labbra.

Del tulipano!” lo corresse Naruto imbarazzato. “Ma tu come…?”

“La zia Ino me l’aveva raccontata diversamente.” sogghignò il ragazzo senza riuscire a trattenere un po’ di tenerezza nello sguardo che rivolse a suo padre: nonostante qualunque cosa egli facesse diventava di dominio pubblico – lui era l’Hokage del villaggio della Foglia! – non si arrendeva e continuava per la sua strada. Anche se gli zii continuavano a ridacchiare di lui mentre mangiavano il ramen tutti insieme rivangando vecchi aneddoti, come quello che la zia Ino gli aveva raccontato qualche tempo prima, spiegandogli che un giorno suo padre si era precipitato nel suo negozio alla ricerca di fiori da regalare alla sua mamma senza, però, rivelarle il nome della destinataria. La kunoichi ancora rideva ripensando a quanto l’aveva fatto patire quel giorno per poi farlo andare via soltanto con un misero tulipano rosso in luogo delle tonnellate di fiori che lui voleva regalare a sua mamma, e dopo avergli proposto un cactus, per giunta. Da quando era diventato Hokage, suo padre aveva preso, una volta all’anno, a ricordare l’anniversario di quello sfortunato acquisto che, tuttavia, si diceva nel villaggio avesse portato a felici conseguenze. Ogni anno riempiva una stanza di fiori, così tanti, che si non poteva neppure camminare e aspettava sua mamma nascosto da qualche parte per poi spuntare fuori all’improvviso. Solo in quel momento Boruto aveva cominciato a capire perché in un determinato periodo dell’anno la loro casa si riempiva di fiori dappertutto – li mettevano persino nella sua camera! – e perché i suoi genitori diventassero più mielosi del solito.

“Comunque la mamma è a casa.” aggiunse, sconsolato per quanto suo padre potesse essere ottuso, a volte “Mi ha mandato a chiamarti perché non tornavi. Perché quest’anno hai organizzato tutto qui anziché a casa?”

“Perché la stanza è più grande.” fu la semplice risposta di Naruto mentre spingeva con i piedi i fiori sugli spazi vuoti che il ragazzo aveva creato camminando, saltellando da un punto all’altro della stanza con aria pensosa “Non ci avevo pensato… Non voglio che quest’anno non accada e che… Aiutami a raccogliere i fiori!” smise finalmente di borbottare tra sé e sé e lo guardò con occhi da cane bastonato, gli stessi che faceva il cane dello zio Kiba quando gli lanciava un rametto per pregarlo di non correre a prenderlo. “Ti prego!”

Va bene, ma non mettermi in mezzo a questa storia!” replicò Boruto a voce alta, scontroso, tuffandosi sui fiori e prendendo a raccoglierli furiosamente tra le mani, imbarazzato.

 

 

“Boruto!” Hinata guardò suo figlio incredula, senza riuscire a far andare lo sguardo oltre la sua testa, troppo presa dall’immenso cesto di fiori colorati che portava tra le mani. Il suo sguardo bruciava di imbarazzo, mentre cercava di sfuggire ai suoi occhi sopresi.

“È stato lui.” Biascicò il ragazzo, imbronciato, girando lo sguardo dietro di sé, dove un Naruto visibilmente ancora più imbarazzato di suo figlio la fissava come un bambino che è stato scoperto dai propri genitori nel mezzo di una marachella, portando sotto le ascelle altri due grandi cesti di fiori. “Gli avevo detto che non volevo saperne nulla, ma ha insistito e…”

“Oh, Boruto!” Sua mamma gli saltò al collo all’improvviso, facendo rotolare per terra il cesto di fiori che aveva faticosamente raccolto, stringendolo forte. “Grazie di cuore per aver aiutato tuo padre a portare questi fiori qui per me!”

“Ah, di nulla!” Visibilmente sorpreso, il ragazzo si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. “Scusami se li ho fatti cadere. Ci sono quelli di papà. Lui ci teneva tanto a darteli.”

Naruto si sciolse finalmente in un mezzo sorriso colpevole e imbarazzato.

“Pare che ormai lo sappiano tutti.” sospirò avvicinandosi e porgendole un cesto.

Hinata lo prese tra le mani, sorridendo dolcemente.

“Non è un problema, davvero. Grazie perché mi regali fiori ogni anno.”

“Sono l’Hokage della Foglia, se non facessi nemmeno questo!” lo shinobi snocciolò quelle parole guardandosi intorno con aria di superiorità. “Non sarei degno di starti accanto.”

I suoi genitori erano così terribilmente strani, non aveva importanza chi ci fosse con loro, erano così limpidi con i sentimenti che provavano l’uno per l’altra da causargli quasi la nausea. Una nausea piuttosto felice e fiera di essere anch’egli parte di quell’amore, ma pur sempre nausea.

“Vi ricordo che io sono ancora qui!” esclamò Boruto arrossendo: c’era troppo miele nell’aria. La zia Ino avrebbe dovuto davvero dare un cactus a suo padre, almeno se si fosse punto tutto quello zucchero gli avrebbe addolcito il dolore.

 

 

 

 

Note dell’autrice

Sì, sono viva.

Dopo qualche anno di assenza dovuto alla mancanza di stimoli e all’essermi concentrata su altro, rieccomi a scrivere qualcosa. Non avevo più toccato penna o tastiera dall’ultima storia pubblicata su EFP e credevo non avrei mai più scritto, ma un giorno ho provato leggere per caso Boruto e mi è tornata la voglia di scrivere di questi personaggi.

Non so se durerà – non credo – ma intanto approfitto del momento :D E’ nato tutto dalla scena in cui Ino punzecchia Naruto, che mi è balenata in testa all’improvviso. Avrei voluto scrivere soltanto di loro due, ma poi si sono aggiunti anche Hinata e Boruto. Anche il finale doveva essere diverso, ma sono comunque abbastanza soddisfatta di come è venuta fuori questa shot dopo così tanto tempo di inattività.

Ho visto che il la sezione non è più frequentata come una volta, che di contest non se ne indicono più, che le autori che amavo leggere sono scomparsi a loro volta, ma ritornare sul sito da comunque belle sensazioni.

Mi farebbe piacere sapere se la storia sia riuscita a strappare un sorriso anche a voi che l’avete aperta e forse letta.

Grazie

 

Ayumi

   
 
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