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Autore: Tide    21/09/2018    2 recensioni
Dopo la quarta stagione Mycroft non deve essere proprio al suo meglio. Dovendo decidere il da farsi, con chi può discuterne?
Attenzione: NON è mystrade; serena contemplazione dell'ipotesi di suicidio; forse lieve OOC dovuto al brandy.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Lestrade era un uomo buono e cercava sempre di non dimenticare nessuno. Dopo Sherrinford tutto era stato piuttosto concitato e ovviamente le attenzioni si erano concentrate su Sherlock e Jhon, anche per il benessere della piccola Rosie. Fu solo dopo un paio di settimane che Greg cominciò ad avere l’impressione che qualcosa fosse stato scordato, che ci fosse qualcuno che non era stato preso in considerazione.
Una volta considerato chi era stato coinvolto nella faccenda e chi, tra questi, potesse risultare tanto sfuggente ed essere considerato tanto incrollabile da poter  essere dimenticato in un simile frangente, l’ispettore non impiegò molto a trovare la persona che stava cercando. S’era scordato di Mycroft Holmes! Tra tutte le persone del mondo era riuscito a scordarsi dell’uomo che era in sostanza il governo inglese e che, da che lo conosceva,  non aveva fatto altro che dargli gli ordini più assurdi, nelle più assurde circostanze  per il benessere di Sherlock. Non che fosse mai stato intimo con Mycroft Holmes, ma addirittura dimenticarselo!  Scordare un Holmes in una faccenda che aveva scritto sopra Holmes a caratteri cubitali !
John e Sherlock non l’avevano  nominato nemmeno una volta in quelle settimane. Era comprensibile: il ruolo di Mycroft nella questione  doveva essere un argomento delicato.
Mycroft stesso non s’era fatto vivo in nessun modo. Nemmeno per raccomandarsi di tenere d’occhio Sherlock.
Per qualche giorno Greg si chiese se fosse il caso di preoccuparsi, ma a che titolo avrebbe potuto permettersi di ficcare il naso negli affari privati di Mycroft Holmes? No, decisamente non era prudente avvicinare l’uomo di ghiaccio, se non si era convocati.
S’era quasi messo il cuore in pace quando, di punto in bianco, la convocazione arrivò. Si stava facendo sera e l’ispettore era già sulla via di casa, quando il telefono vibrò, sorprendendolo con un messaggio da Mycroft Holmes:
La aspetto al Diogene, grazie.
Lestrade levò gli occhi al cielo, chiedendosi se il grazie finale fosse  più vicino a un per favore o a un non che lei abbia scelta.
Il cellulare vibrò di nuovo:
Non si tratta di lavoro, se può rassicurarla.
L’ispettore corrugò la fronte sorpreso. Questo faceva pendere la bilancia verso il per favore e, conoscendo gli Holmes, il fatto era parecchio sospetto.

Lestrade aveva sempre  ritenuto che il Diogene fosse stato disegnato per essere intimidatorio, coi suoi soffitti alti , le pareti rivestite di legno e i dettagli neogotici. L’aveva sempre messo a disagio dover passare tra tutti quei distinti, silenziosi signori che non mancavano mai di squadrare il suo abbigliamento comodo e disapprovare il suo passo, evidentemente troppo pesante per i loro gusti..Dovette sforzarsi per trattenere un sospiro di sollievo, quando ebbe raggiunto il salottino privato di Mycroft Holmes.
L’ospite fu accolto con uno di quei sorrisi sottili che non significavano nulla:
“Tempestivo, ispettore.” Salutò Holmes, seduto su una poltroncina con in mano un bicchiere di liquore. Sul tavolino poco distante era appoggiata la bottiglia e un secondo bicchiere.
Lestrade si limitò ad allargare un poco le braccia: un gesto che riusciva a coniugare  perplessità, una punta di irritazione, un velo di preoccupazione e tutto ciò che l’ispettore potesse mai voler esprimere.
Mycroft, in risposta, levò gli occhi al cielo, poi accennò alla poltroncina vuota di fronte a lui
“Si accomodi,  ispettore. Gradisce del brandy?”
“Certo, grazie.” Fece Greg, prendendo posto. Mycroft versò il brandy, allungò il bicchiere all’ospite, rabboccò il proprio e tornò a poggiare la schiena contro l’imbottitura della poltrona, con un lento sospiro.
Doveva aver bevuto più del solito, osservò Lestrade portando il liquore alle labbra: quel che  bastava a sciogliersi un po’senza sragionare.
Mycroft ora guardava assorto il pavimento, seguendo distrattamente il bordo del proprio bicchiere con la punta del medio. L’ispettore per un po’attese che fosse l’altro a iniziare il discorso, ma quando il silenzio si fu protratto per più di un minuto senza che Holmes accennasse minimamente a dire qualcosa, Lestrade si schiarì la voce.
“Dunque …” cominciò “ A cosa devo l’onore?”
Mycroft si scosse “Oh, già …” disse con noncuranza “ Come le ho scritto non si tratta di lavoro. Né di mio fratello.”
Greg annuì con sollievo, in ascolto
“La gente è solita consultare gli amici riguardo ciò che non è lavoro. Me lo conferma, ispettore?”
Lestrade quasi sorrise: il sarcasmo di Mycroft, ora che non era così strettamente controllato, era più leggero e insolente, molto più simile a quello di Sherlock.
“Sì, confermo.” Rispose l’ispettore
“Ho voluto provare.”
“Oh … capisco …” fece Lestrade, senza troppa attenzione. Poi d’un tratto sgranò gli occhi e aggrottò la fronte incredulo:
“Ma … Scusi, dunque noi saremmo … amici, signor Holmes?”
“Non sia ridicolo!” esclamò Mycroft esasperato
“Ma lei ha detto …”
“E lei dimentica un dettaglio piuttosto rilevante, ispettore: io non ho amici.”
Seguì un istante di silenzio
“Giusto.” Ammise infine Lestrade, prima di mandar giù un sorso di brandy. La discussione prometteva di essere complicata.
“Dovendo provare questa novità e non potendo reperire un amico propriamente detto, ho ritenuto che lei fosse un surrogato soddisfacente.” Spiegò Mycroft
“Oh …” Greg impiegò qualche secondo decidere se si trattasse di un complimento o di un insulto “Grazie ?” aggiunse incerto
“Ora “ proseguì l’altro senza averlo ascoltato “Si starà senz’altro chiedendo perché l’uomo di ghiaccio ...” Mycroft si interruppe per una frazione di secondo con una smorfia intrisa di sarcasmo e amarezza “Dovrebbe mai voler provare una simile banalità.”
“Mh-mh …”
“Le risponderò più tardi. Ora mi lasci introdurre con calma la questione.”
“Certo …” convenne Lestrade, un poco confuso
“Le cose non vanno bene.” Cominciò  Mycroft “Neanche sul lavoro. Oh, certo, sanno che non possono fare a meno di me, ma mi aspetto di avere molto più tempo libero d’ora in poi. … E può immaginare come vadano le cose in famiglia. Insomma, mi sono fatto alcune domande di recente. Infine ho selezionato due opzioni riguardo il mio futuro. La prima riguarda il fatto che il più è ormai chiarito, anche se nel peggiore dei modi possibili. La seconda, invece, riguarda il fatto che nessuno sentirebbe la mia mancanza.”
Lestrade sussultò, quasi rovesciando il brandy, e subito scosse la testa con veemenza
“ Non lo pensi neanche, signor Holmes!” esclamò
Mycroft aggrottò la fronte con aria offesa
“Perché?” replicò “Dovendo prendere una decisione è buona norma considerare ogni possibilità. Mi creda, ho valutato bene la cosa. Ho pure corretto alcuni punti del testamento.”
Per un istante Lestrade riuscì solo a sbarrare ulteriormente gli occhi:
“Scherza?! C’è un sacco di persone che sentirebbero la sua mancanza.”
Holmes diede all’ispettore un’occhiata così scettica da essere quasi condiscendente
“A tutti gli inglesi, per iniziare.” Lo sfidò Greg
“Nemmeno sanno che esisto.”
“L’ha detto lei di essere indispensabile!”
“Quel che intendevo è che nessuno sarebbe così sciocco da smettere di consultarmi per via di un affare gestito male. Ma se ne farebbero una ragione se non fossi più in vita e le cose andrebbero esattamente come sono sempre andate: per ogni vita salvata prima o poi ce ne sarà una persa, in fondo io mi limito a decidere chi muore oggi e chi domani.”
Era una definizione riduttiva, Lestrade ne era certo, ma lo sguardo fermo e amaro di  Mycroft  Holmes rendeva difficile replicare.
“Mancherebbe a suo fratello.” Continuò l’ispettore
“Mio fratello probabilmente sarebbe stato una persona migliore senza di me.”
“Sherlock sarebbe morto senza di lei.”
“Non è detto. E comunque ora ci sono altri ad occuparsene. Non ha più bisogno di me.”
“E mancherebbe ai suoi genitori.”
“I miei genitori mi considerano il loro peggior fallimento. Sono stati piuttosto chiari al riguardo.”
“Erano arrabbiati, signor Holmes. Non ha sempre detto che le emozioni portano solo errori? Se dovesse capitarle qualcosa si pentirebbero all’istante di aver mai detto qualcosa del genere.”
Mycroft, che aveva preso ad agitare il proprio bicchiere, guardando con un’espressione cupa il liquore, sollevò il capo con falsa allegria
“Oh, che gioia: lei ha appena scoperto che tutti parlano bene di chiunque al suo funerale. I miei complimenti.”
“Signor Holmes …”
“Persino a mia sorella importa solo di Sherlock.”
Lestrade scosse la testa con un sospiro, in segno di resa:
“Dica quel che vuole, ma non può lasciarmi a gestire suo fratello e i suoi genitori. Siete già tutti quanti a pezzi: mi ritroverei a raccogliere polvere, in pratica. E sarebbe mio preciso dovere ora che sono stato promosso ad amico …”
“Surrogato.” Corresse Mycroft
“ … a surrogato di amico.”
E a quel punto Greg realizzò quanto surreale suonasse tutto il discorso e sentì la necessità di vuotare il bicchiere e servirsene un secondo, per precauzione.
Mycroft diede un cenno infastidito
“Ad ogni modo, questa discussione è futile: ho scartato questa opzione un paio di giorni fa.”
Lestrade si lasciò cadere contro lo schienale con un gemito esasperato
“Non poteva dirlo subito?!”
“Esattamente quel che avrei fatto se lei non mi avesse interrotto.” Replicò Mycroft con l’ombra di un sorriso beffardo
Greg si limitò a scuotere la testa con aria rassegnata.
“Non mi chiede perché?” domandò Holmes
“Ah, beh … Non volevo intrudere.”
“Intruda: non avrà altra occasione di farlo.”
“Va bene … Perché ha scartato l’opzione?”
“è venuto a mancare il presupposto su cui poggiava.” Rispose molto tranquillamente Mycroft.
Lestrade tentò di cavarsela da solo, ma dopo un istante si arrese a domandare:
“Il presupp …?”
Mycroft diede un sospiro, levando gli occhi al cielo
“Le ho detto che tale alternativa si basava sul fatto che a nessuno importerebbe della mia assenza più o meno definitiva. Un paio di giorni fa mi è stato provato che mi sbagliavo su questo punto.”
Lestrade aggrottò la fronte incuriosito
“Perché? Cos’è successo?” chiese, mentre alzava il bicchiere per bere un sorso di brandy
“La mia assistente mi ha regalato un pesce rosso.”   
Greg quasi sputò il liquore per la sorpresa
“Un … che cosa?!”
“Si immagini quando l’ho trovato sulla scrivania.” Lamentò Mycroft
“Ma … Perché?!”
“La mia assistente – credo che lei la conosca come Anthea – dice che non è salutare distrarsi dai problemi di famiglia con i problemi della nazione e dai problemi della nazione con i problemi di famiglia. Ritiene  che mi servano più cose banali nella vita. E ha detto che non poteva pensare a nulla di più banale di un pesce rosso.”
“Ah … E lei … ha gradito il regalo?”
“Il pesce? Dio, no! Non finisce nel water solo per riguardo ad Anthea. Il punto è che non si può ricondurre un gesto simile a nessuno dei suoi doveri di assistente, nemmeno volendolo. Ergo, l’ha fatto perché in qualche modo le sto a cuore.”
“Sul serio?” esclamò Greg con più stupore di quel che avrebbe voluto
“Per l’amor del cielo, Lestrade, non sia così sorpreso!” replicò Mycroft, evidentemente irritato “ E comunque, come dice mio fratello, una volta escluso l’impossibile quel che resta deve essere la verità, per quanto incredibile.”
“Sì, mi scusi …”
“Tornando all’argomento principale” riprese Holmes “Capisce bene, ispettore, che quest’ultimo fatto fa cadere l’assunto che non mancherei a nessuno. Oh, Anthea non impiegherebbe molto a trovare un nuovo impiego, ma dubito che regalerebbe un pesce rosso a qualcun altro. Non senza una richiesta di licenziamento allegata, almeno. Ed ecco spiegato perché lei è qui.”
Greg sembrò pensarci un attimo, poi assunse un’espressione interrogativa. Mycroft levò per l’ennesima volta gli occhi al cielo
“E dire che sono io quello che ha bevuto, ispettore. “ sospirò “Le spiego: una volta appurato che c’è una persona a cui importa della mia esistenza , ho ritenuto, se non saggio, almeno ragionevole seguire il suo consiglio.”
“Cioè?”
Banalità, Lestrade” sospirò Holmes, come fosse la millesima volta che ripeteva il concetto “Ecco spiegato perché mi ritrovo, contro ogni aspettativa, ad avere un pesce rosso sulla scrivania del mio ufficio e a parlare con lei.”
“Ah …” fece Lestrade, abbassando lo sguardo con aria offesa
“Oh, non faccia così: ha sentito di ben peggio da mio fratello.”
Greg sollevò appena il bicchiere
 “Già.” Ammise , prima di bere un sorso. Poi diede un occhio all’orologio e si schiarì la voce:
“Ehm … Dunque … Per oggi sono stato abbastanza … banale?”chiese, facendo per alzarsi
“Banalissimo.” Convenne Mycroft “Ma non ho finito”
“Ah …” fece l’ispettore, tornando a sedere
 “Lei mi serve a un secondo scopo, oltre che alla conversazione.”
“Di che si tratta?”
“Credo di aver trovato qualcosa di più banale di un pesce rosso. O di lei, ispettore.”
Lestrade fece del suo meglio per non dare una smorfia
“Addirittura?” gli sfuggì detto con più sarcasmo di quel avrebbe voluto “E cosa sarebbe?”
“Voglio chiedere di uscire ad Anthea.”
“Cosa?!” esclamò Lestrade, ancora una volta in maniera più espressiva di quanto avrebbe voluto. Mycroft gli rivolse un sorriso tirato e carico di sarcasmo
“Cos’è che la sconvolge, ispettore? Che io trovi banale un appuntamento o che io sia interessato a un appuntamento?”
“Non sono sconvolto.” Protestò Lestrade “Sono solo confuso … Tutta questa storia …”
“Credevo mio fratello l’avesse abituata.”
“Sì, ma … Insomma, non si invita una donna a cena solo perché lo si trova banale, signor Holmes!”
Holmes per un attimo si limitò a scrutare Greg con un’espressione mortalmente seria
“Lei mi fraintende, ispettore.” Disse infine “Quel che trovo banale è uscire con la propria assistente, non uscire con Anthea. Lei è una donna tutt’altro che banale.”
Lestrade impiegò un momento per rielaborare il concetto, poi passò a chiedere chiarimenti
“Dunque … Lei ci tiene ad Anthea, giusto?”
“Me la sono ritrovata nel mio palazzo mentale, faccia un po’lei .”
Grag corrugò la fronte in un’espressione perplessa
Mycroft diede un sospiro, premendo per un attimo la punta delle dita sulla tempia
“Sherlock le avrà senz’altro spiegato il concetto di palazzo mentale: non si lascia mai sfuggire l’occasione di fare il saputello.”
“Sì, più o meno …”
“Allora saprà che nel palazzo mentale vengono archiviate solo informazioni  importanti. Beh, mi sono accorto che anche lì è Anthea a passarmi i documenti.”
Lestrade scosse la testa ancora un po’confuso
“Ma allora perché non le ha mai chiesto prima d’uscire?”
“Perché” prese a spiegare Mycroft come stesse parlando a un bambino delle elementari “fin ora, non sono mai stato interessato ad alcun coinvolgimento emotivo. Mi è sempre sembrata la linea di condotta più adeguata. Ciò non di meno, tale linea di condotta mi ha portato, beh, a questo punto. Perciò ho deciso, per quanto possa sembrarmi difficile, di aprirmi a nuove prospettive. Un po’.”
“Oh … così è già meglio.” Osservò Lestrade.
“Che ne pensa?” domandò d’un tratto Holmes
“Io?”
“In questo campo è più esperto di me, ispettore.”
“Beh … Non sembra una cattiva idea. Voglio dire : a lei importa di Anthea, ad Anthea importa di lei … Vi conoscete bene … Si può provare. Solo, non le dica che le invita a cena per fare qualcosa di banale, per l’amor del cielo.”
Mycroft sbuffò irritato “Andiamo, Lestrade: non sono mio fratello!”
“Meno male.” Si lasciò sfuggire Greg con un sospiro. Holmes nascose un mezzo sorriso divertito dietro il bicchiere, prendendo un sorso di brandy.
L’ispettore lo imitò, poi diede uno sguardo al proprio orologio.
“Beh, lieto di esserle stato uti …”
Mycroft lo interruppe prima che potesse anche solo posare il bicchiere
“Non ho finito.”
“No?”
“Ho una condizione.”
“Che mi riguarda?” fece perplesso Lestrade
“Altrimenti non la tratterrei, non crede?” replicò Mycroft, di nuovo col suo sottile, cinico sorriso.
“Sì, ma io cosa c’entro?”
“La condizione è questa, ispettore: io chiederò alla mia assistente di uscire se e solo se lei lo chiederà alla dottoressa Hooper.”
Lestrade spalancò gli occhi e rimase qualche secondo a boccheggiare
“Esattamente quel che dice sempre il mio pesce.” Commentò Mycroft
“Ma …” riuscì infine a dire Greg “Lei come … Cosa …?”
“Oh, andiamo, ispettore: è lampante.”
“Lampante?”
“Per giustificare la quantità di tempo che lei passa all’obitorio dovremmo essere a Caracas invece che a Londra.” Replicò Mycroft
“Ma … Oh!” gemette Lestrade, passandosi la mano sul volto e sprofondando nella poltrona
“Almeno ha il buon gusto di non negarlo, vedo.” Osservò Holmes.
“Senta, signor Holmes: con Molly sono in ottimi rapporti e non vorrei …”
“Certo che vorrebbe.” Interruppe Mycroft con aria un poco spazientita “ E dal momento che entrambi sembriamo aver bisogno di una spinta per uscire dalla nostra confortevole posizione di auto-compatimento …”
“Ehi!” protestò l’ispettore
“Io ho appena scartato l’ipotesi del suicidio e lei si sta lasciando sfuggire l’occasione di dichiararsi ad una deliziosa creatura perché ritiene di non poterla rendere felice, dato che ha già fallito un matrimonio, che è più vecchio di lei e che non è né bello, né intelligente quanto mio fratello.” Fece notare Holmes
Greg sollevò una mano in segno di resa.
“Dicevo” riprese Mycroft “Che potremmo entrambi beneficiare di un simile accordo. Dovendo abbandonare la strada battuta, voglio accertarmi di non essere il solo a fare follie e assicurarmi di avere un qualche sostegno in caso il tentativo fallisse. Immagino che lo stesso possa valere per lei.”
“Dunque … insomma, tutti e due tentiamo la sorte, sapendo che non siamo i soli a fare una scemenza e che abbiamo qualcuno a farci da spalla.”
“Il concetto è quello.”
 Seguì qualche istante di silenzio. Poi Greg si scosse
“Io … Non so cosa dire, signor Holmes …”
“Pensa di ricevere una proposta migliore?”
Lestrade posò il bicchiere e si sfregò la nuca con imbarazzo. Poi scosse la testa
“Pensa che si deciderà prima da sé che sotto mia pressione?”
Greg per un istante parve atterrito dalla prospettiva, ma subito dovette ammettere:
“No. Decisamente.”
“Dunque?”
L’ispettore sospirò, passandosi entrambe le mani sul volto
“Lei ne è sicuro? Insomma …” domandò incerto
“Non ho bevuto così tanto: sa bene che detesto perdere il controllo.” Protestò Mycroft “Ho maturato questa idea prima e questo” sollevò il bicchiere “Mi serviva soltanto ad avere l’incoscienza di mettermi all’opera.”
“Dunque mi può assicurare che non si ritirerà?”
“Il difficile è iniziare, ispettore.”sentenziò Holmes
Lestrade sbuffò trascinando il fiato, come per darsi più tempo per pensare. Aggiunse ancora qualche secondo, poi allargò le braccia
“Va bene.” Disse infine
“Ottimo.” Replicò Mycroft, poi posò il bicchiere ed accennò alla scrivania
“Ho preparato un contratto informale da sottoscrivere, se non le dispiace. Ho già apposto la mia firma.”       

   
 
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