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Autore: Demigod97    21/09/2018    2 recensioni
Una breve avventura di Percy nell' oceano, ambientata durante la guerra contro Crono, alla ricerca del fratellastro.
Dal testo (prologo):
Si fece serio. “Papà, che sta succedendo?”
Sapeva bene che un dio non si scomodava per chiedere come stesse andando il week-end, nemmeno al figlio.
“Tyson… è scomparso.”
“Scomparso?” proruppe Percy. “Come scomparso?!”
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Tyson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dell’inseguimento si stava occupando tutto lo squalo. I due ragazzi non erano certamente in grado di rintracciare dei fuggitivi, ma la creatura marina si, o così sembrava. Percy non sapeva se tramite l’odore o altri metodi, ma sapeva dove andare. Il problema era che un po’ la cosa lo spaventava. La rivelazione di Annabeth aveva avuto un certo effetto su di lui, e sperava con tutto sé stesso di non dover affrontare il Titano. Le sue figlie poteva gestirle, ma lui no. Se tutto fosse andato secondo i piani avrebbero raggiunto le Oceanine, recuperato Tyson e poi sarebbero filati al palazzo di suo padre. Ma era proprio questo che lo preoccupava: nulla andava mai secondo i piani.
“Tu lo sapevi?” chiese alla figlia di Atena.
“Che cosa?”
“Di Oceano. Che ci fosse lui dietro.”
Annabeth sospirò prima di rispondere. “Non ne ero certa, ma lo sospettavo. Come ti avevo detto tuo padre ha ben pochi nemici pronti ad affrontarlo in mare.”
Percy sorrise. Aveva avuto ragione ad essere spaventato dal silenzio di Annabeth, anche se in realtà dubitava che Oceano si sarebbe mosso in prima persona per una faccenda del genere.
“Quindi quale sarebbe il piano di Oceano? Mandare queste Oceanine a evitare a Tyson di trovare la miniera per rallentare la produzione di armi?” immaginò Percy.
“Direi di sì, da quello che hanno detto. Dopo che avremo salvato Tyson avviseremo tuo padre, altre miniere potrebbero essere in pericolo.”
Dopo questo accenno di conversazione entrambi si zittirono, concentrati a trovare tracce del ciclope.
“Laggiù c’è qualcosa” indicò Annabeth, dopo un po’.
Percy segui con lo sguardo la traiettoria del dito, arrivando ad un puntino nel mare, effettivamente diverso dagli altri pesci.
“Potrebbero essere loro, oppure una creatura parecchio strana” concordò Percy.
Lo squalo, mantenendo costante la velocità si era avvicinato ancora di più ed ora era chiaro che avevano trovato Tyson. Era svenuto e veniva trasportato da due ragazze, che il semidio immaginava fossero altre due Oceanine. Era davvero sollevato per ciò che vedevano i suoi occhi. Il ciclope non era ancora salvo, ma averlo rintracciato era sicuramente un buon inizio.
“Bella vista!”
“Grazie” fece Annabeth, per dimostrare di aver gradito il complimento, “fortunatamente non ne vedo altre in giro, dovrebbero essere solo loro due.”
“Altre? Ma quante sono queste Oceanine?” si esasperò Percy.
“Non ne ho idea sinceramente, ma sono qualcosa come un centinaio.”
“Ah” si stupì il figlio di Poseidone, “allora speriamo che qui ci siano solo queste.”
“Già speriamo” confermò lei. Poi però sul suo volto si disegnò una strana espressione, come se avesse notato qualcosa di strano.
Percy si rabbuiò all’istante. “Che hai?”
“Lo squalo. Stiamo rallentando, spero non si sia stancato troppo.”
“Non credo si stanchi così alla svelta, gli squali sono molto resistenti” rispose Percy.
“Sono d’accordo” replicò Annabeth, “ma di norma non se ne vanno in giro trasportando due ragazzi.”
“Anche questo è vero” asserì il ragazzo. “Aspetta, provo a parlarci” continuò. Dopodiché si chino vicino allo squalo, ma ancora prima che potesse porgli la domanda, quello gli rispose.
Non sono stanco, ma preferisco riprendere un po’ di fiato. La nostra velocità è comunque tale da continuare ad avvicinarci e fra poco ci noteranno e aumenteranno la velocità anche loro. A quel punto inizierà il vero inseguimento a tutta birra.
“Quando saremo più vicini aumenterà la velocità” spiegò poi alla figlia di Atena.
“Buona strategia” approvò, “quando saremo vicini dobbiamo agire il più velocemente possibile. Noi abbiamo già combattuto, loro no e potremmo pagare la stanchezza. Meglio agire rapidamente”
Percy sorrise nel vedere Annabeth tirar fuori la sua abilità strategia. “Io non sono così stanco, ma gradirei comunque evitare uno scontro diretto” rispose Percy, che in mare aveva una salute migliore rispetto alla terraferma.
 
Appena l’equilibrio si rivelò sufficiente, Percy balzò dallo squalo per atterrare su una delle due Oceanine che colta di sorpresa lasciò la presa su Tyson. Anche il mako partecipò all’attacco, aggredendo l’altra dea, in modo che Annabeth poté recuperare il prigioniero senza problemi.
“Ce l’ho!” gridò, per far sapere a Percy che quella parte del piano era conclusa. Percy colpì l’Oceanina intenta a rialzarsi, per poi manovrare la corrente per allontanarla il più possibile e risalire sullo squalo.
“Parti, parti!” ordinò allo squalo che prontamente diede il via alla fuga.
Il suo cuore impiegò qualche minuto prima di tornare a ritmo normale e smaltire tutta l’adrenalina.
“Bel piano Annabeth” si congratulò Percy per l’ennesima volta.
“Nulla di che” rispose lei, umile come sempre, “un semplice attacco lampo.”
Lo squalo rallentò. Percy, tranquillo, si voltò convinto di non vedere nulla ma si ritrovò le due Oceanine più vicine che mai.
“Hey Squalo, come mai rallentiamo? Ci stanno recuperando.”
Mi dispiace Signore, ma sono ferito. Non credo di poter continuare.
“Cosa?”
Percy rafforzò la presa sulle gambe e si abbassò per osservare la parte inferiore della creatura. La ferita si rivelò essere un enorme squarcio.
“Percy, ma che succede?” chiese Annabeth, che non potendo comunicare con lo squalo non stava capendo nulla.
Il ragazzo però la ignorò, continuando a parlare con la loro cavalcatura. “Ma sei pazzo? Devi fermarti o rischi sul serio!” rispose Percy, allarmato.
“Mi fermerò a breve. Poco più avanti c’è un enorme ammasso di scogli, perfetti per nascondersi. Da lì potrete fuggire. Vedrete che starò bene” 
Solo che crollò a terra esamine prima di arrivarci, anche se vi si era avvicinato considerevolmente.
“Percy?” disse la figlia di Atena, ora quasi spaventata, guardando dietro di sé.
Percy la spinse verso gli scogli, incoraggiandola a correre, poi si caricò Tyson sulle spalle. Cavolo se pesava. Annabeth si mosse per aiutarlo, ma pur apprezzando la fermò subito.
“No, no, ce la faccio! Tu vai!”
Lei ovviamente lo ignorò completamente e lo affiancò.
“Non mi sembra il momento adatto per dimostrare quanto tu sia virile” scherzò Annabeth.
“Ma ti sembrava quello giusto per dimostrare quanto tu sia testarda?” ribatté Percy, sullo stesso tono.
Appoggiarono Tyson dietro alla prima roccia grande che trovarono. Più avanti ve n’era una ancora più grande e più adatta a nascondersi, ma con il tempo che avrebbero impiegato per raggiungerla sarebbero stati notati.
“Svegliamolo” propose Annabeth.
“Tyson!” provò a chiamarlo Percy, scuotendolo e schiaffeggiandolo. Un po’ gli dispiaceva, così inizialmente tentò senza troppa forza, ma dovette aumentarla per ottenere il risultato voluto.
Il ciclope si agitò, ma quando riconobbe le facce amiche si calmò all’istante.
“Percy, Annabeth, voi avete salvato Tyson!” esultò, tutto felice.
“Mi sembra il minimo, campione” rispose Percy. “Ma dimmi, come stai?”
“Bene” replicò, “l’acqua salata vuole bene a Tyson!”
Il semidio si tranquillizzò. Se l’acqua del mare faceva bene a lui, perché non doveva fare lo stesso anche con il suo fratellastro?
“Ragazzi non fraintendetemi” si intromise Annabeth, quasi timida, “sono felicissima di aver ritrovato Tyson e del fatto che stia bene. Ma dobbiamo trovare un modo per andarcene, o quelle due ci troveranno.”
“Cosa? Due delle ragazze cattive sono qui?” chiese il ciclope, con il panico negli occhi.
Quasi faceva ridere, un ciclope grande e grosso -seppur ancora piccolo per essere un ciclope- spaventato da due ragazze. Certo, il primo era la persona più buona del mondo e le altre erano due dee, ma a primo impatto era una cosa quasi simpatica.
“Tranquillo, ci siamo noi. Non faranno più nulla di male ora” lo incoraggiò Annabeth.
“Si, ma stanno arrivando” si intromise Percy, con urgenza. “Dobbiamo andarcene da qui.”
“Si, hai ragione. Continueremo a muoverci sfruttando queste rocce per non farci vedere. Dobbiamo fare meno rumore possibile.”
Così iniziarono a muoversi, correndo da un masso all’altro, attenti a non farsi vedere. Non era facile perché avevano perso di vista le Oceanine. Ogni volta che avanzavano si guardavano intorno, ma non vedevano mai nulla e Percy stava iniziando a pensare che fossero davvero riusciti a scappare, ma non fece in tempo ad aprir bocca per condividere il suo ottimismo che Tyson, terrorizzato, si mise ad indicare alla sua sinistra.
Ecco che ne appariva una, proprio ora che erano così vicini. Percy non si capacitava di quanto fossero sfortunati, anche se ormai avrebbe dovuto essersi abituato.
Gesticolò con urgenza, facendo capire agli altri di aggirare la roccia, e nascondersi dietro, in silenzio.
“E adesso che facciamo?” sussurrò Annabeth, con la voce a malapena udibile, sbirciando oltre lo scoglio. “Siamo bloccati qui! Quella ci blocca la via!”
“Non lo so, sei tu quella intelligente” le rispose Percy.
“Si, ma potresti darmi una mano qualche volta!”
“Ma se ho fatto tutto il lavoro alla miniera…”
“Non litigate!” si intromise Tyson, “o quelle ci uccidono.”
“Si hai ragione. Scusa Percy, è che mi stanno facendo innervosire.”
“Già, anche a me. Ma abbiamo un altro problema.” Percy indicò, come aveva fatto il fratellastro poco prima, ma nella direzione opposta. L’altra oceanina.
“Dannazione!” imprecò Annabeth. “Siamo fregati.”
Nessuna delle due li aveva ancora notati, ma loro stavano esattamente nel mezzo, e presto una o l’altra si sarebbe avvicinata a sufficienza per vederli. Ad un tratto a Percy venne un’idea, ma dubitava di avere abbastanza tempo per attuarla. Dubitava pure della riuscita del piano, quindi forse non era proprio un colpo di genio, ma era il meglio che avevano.
Toc.
Toc.
Toc.
Inizialmente il figlio di Poseidone non vi fece caso, ma il rumore divenne sempre più insistente. Percy guardò Annabeth, incerto, ma lei ricambiò lo sguardo aggrottando le sopracciglia, confusa quanto lui.
Un’Oceanina udì anch’essa il rumore, ed inizio a muoversi in quella direzione.
“Acaste, ho sentito qualcosa dietro quella pietra. Forse gli abbiamo trovati.”
“Ben fatto. Tu vai a destra, io a sinistra. Li circonderemo!”
Annabeth aspettò qualche istante, necessario a farle allontanare ancora di qualche metro prima di sussurrare: ”Perfetto, filiamocela!”
“Non ancora!” rispose Percy. Ora che le due dee si erano riavvicinate, poteva attuare il suo piano. Uscì allo scoperto e si concentrò al massimo per manovrare le correnti. Le direzionò tutte contro le rocce.
“Eccolo, è lì!” lo individuò Acaste.
Alcune rocce iniziarono a muoversi, ma erano poche. Percy aveva immaginato che quelle più grosse non si sarebbero spostate perché troppo pesanti e che alcune erano inamovibili in quanto avevano una parte nascosta sotto la superficie, ma aveva sperato di spostarne molte di più, creando dei proiettili di rocce giganti.
“Ti prego padre, aiutami!” pregò.
Altre rocce iniziarono a muoversi, sempre più veloci verso le due Oceanine, che dovettero nascondersi dietro ad una delle rocce che non si era mossa. Percy gridò, cercando di raccogliere tutte le sue energie.
Una roccia vicina a lui prese il volo, e si stupì. Era enorme, non credeva che sarebbe riuscito a spostarla, ma lo stesso accadde con altre rocce. Ora il suo attacco era davvero minaccioso e riuscì a spaccare in due il riparo di Acaste e compagna. La successiva pioggia di massi che seguì fu immediata e tale da seppellire gli obiettivi.
“Ora è il momento di filarsela!” suggerì Percy, ripetendo la proposta precedente di Annabeth.
E cosi fecero. Mentre si allontanarono Percy vide un pesce sfrecciare accanto a loro che fece l’occhiolino. Penso di esserselo immaginato, ma poi la sua voce risuonò nella sua testa.
Mi ringrazierete la prossima volta, Figlio di Poseidone.
 
Percy, stremato, si lasciò cadere sulla spiaggia del Campo. Avendo abbandonato il mare la stanchezza era arrivata tutta d’un colpo, e ciò era davvero pesante fisicamente. Annabeth si sedette accanto, esausta quanto lui.
“Alla fine è andata bene, no?” gli chiese.
“Oh, sì” confermò Percy, “finalmente posso rilassarmi. Ero davvero preoccupato.”
“Posso immaginare. Ma Tyson è davvero fortunato ad averti come fratello.”
“Già, e anche tu sei fortunata ad avermi come amico!”
Si preparò all’impatto, che puntuale arrivò sul suo coppino.
“Sei un idiota, Testa d’Alghe!” fece Annabeth, seria per un attimo prima di scoppiare a ridere, insieme a Percy.
Il ragazzo fu il primo a tornare serio. “Grazie per avermi aiutato, comunque. Non so se sarei mai riuscito a riportare Tyson al palazzo di papà senza di te.”
“Figurati, con tutte le cose che tu hai fatto per me.”
Percy si avvicinò lentamente al viso della ragazza con il suo, ma prima che poté avvicinarsi di più lei si alzò di scatto.
“Devo andare ad avvisare Chirone. Sarà preoccupato, merita di sapere che siamo tornati sani e salvi e che pure Tyson sta bene.”
“Si giusto. Io vado alla capanna a dormire, ne ho proprio bisogno. Ci vediamo domani.”
Non sapeva dire chi dei due fosse più imbarazzato, ma di certo Annabeth sembrava intenzionata a ignorare completamente quanto successo al Monte Sant’Elena. A Percy ciò non piaceva, ma capiva che forse era meglio lasciare la cosa alla fine della guerra, poi ne avrebbero parlato.
Aprì la porta della capanna, pronto a buttarsi sul letto, ma proprio in quel momento ricevette un messaggio iride. Mai una volta che si può dormire in pace, fra messaggi e incubi.
“Fratello!” esordì Tyson, raggiante come il solito, urlando per coprire il forte rumore che proveniva dalle sue spalle.
“Tyson? Che succede?” chiese Percy, quasi preoccupato, prima di rendersi conto che il tono del ciclope escludeva qualsiasi notizia negativa.
“Nulla di che. Volevo ringraziarti ancora per avermi salvato e dirti che mi è dispiaciuto che oggi non hai potuto parlare con papà, ma era un po' preso.”
“Ma figurati, non è che abbia fatto qualcosa di eclatante. Ed era evidente che il palazzo era in subbuglio, e continua ad esserlo a quanto pare. Così è questo rumore?”
“Oh, non badarci” rispose Tyson guardandosi alle spalle, “sono solo i soldati.”
Stavolta il semidio si preoccupò per davvero. “Soldati? Il palazzo è sotto attacco?!”
“No, no” lo tranquillizzò subito Tyson, “tornano dalle miniere. Per fortuna che ho detto subito a Poseidone quello che abbiamo scoperto. Cioè, quello che avete scoperto tu ed Annabeth. Io non ho fatto nulla. Comunque, appena saputo tutto, ha subito inviato i soldati. Per noi quelle risorse sono importanti, per questo Oceano ha mandato il suo esercito in molte miniere. Siamo riusciti a respingerli ovunque, ma gli scontri sono stati molto duri, e la situazione peggiora man mano che ci si allontana dal palazzo. La miniera dove sono stato rapito invece era stata occupata, visto che era vuota, ma era abbastanza vicina al palazzo di papà e lì Oceano non era ancora potentissimo, perciò hanno trovato poca resistenza e adesso è nostra.
Secondo papà il titano diventa sempre più forte, quindi non so quanto questa situazione possa durare. Crede che fra al massimo uno o due mesi sarà pronto ad attaccare il palazzo.”
“Cavolo” borbottò il semidio, che non si aspettava che Oceano fosse già così potente, “in quel caso avvisami, che ti raggiungo.”
“Certo, Tyson sarà il tuo informatore!” accettò quello.
“Perfetto. Buonanotte fratello.”
“Buonanotte Percy” lo salutò il ciclope, scomparendo dopo aver chiuso la chiamata.
E finalmente si buttò sul letto, esausto.
 



Angolo Autore: E così siamo giunti alla conclusione, anche se in ritardio. Il capitolo è più lungo del precedente, ma non abbastanza dal doverlo spezzare in due, come avevo invece anticipato nelle risposte alle recensioni. 
Volevo ringraziare tutti coloro hanno letto questa storia, dandomi fiducia, spero davvero che la conclusione non vi deluda, né i lettori silenziosi né Fenris e Lady White Witch. Grazie delle recensioni, sono sempre preziose per uno scrittore.
Buone letture a tutti.
-Matteo
  
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