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Autore: dreamlikeview    21/09/2018    4 recensioni
Dean Winchester è al matrimonio di suo fratello, quando tra gli invitati nota un meraviglioso uomo dagli occhi blu. Il suo nome è Castiel Novak, e tra i due scatta la scintilla; dopo una forte reticenza, Castiel cede e tra i due nasce una travagliata storia d'amore, che li porta ad affrontare le loro famiglie. Tuttavia, il loro è un amore proibito e un matrimonio si frappone tra di loro.
[Destiel, forbidden love, homophobia, song-fic, long-fic]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!


__________


 

You know I want you
It's not a secret I try to hide
I know you want me
So don't keep saying our hands are tied

 
La leggera e classica musica del pianoforte si espandeva per tutta la sala, un uomo era lì seduto, e con gli occhi chiusi, lasciava che, sotto le sue dita, le note prendessero vita e si librassero nell’aria, addolcendo anche l’animo degli uomini più scettici; quella doveva essere una serata importante, a detta di tutti, doveva essere una serata volta all’allegria e alla celebrazione, poiché in quel luogo, due persone stavano per unirsi in matrimonio. Tuttavia, la musica e l’allegria non erano sufficienti per l’animo di un solo uomo che si trovava lì, in quella sala, solo perché costretto dai legami di parentela.
Le feste di gala non erano affatto per lui, pensava Dean Winchester, mentre, seduto in disparte nell’enorme sala della sua tenuta, guardava gli invitati al matrimonio di suo fratello minore, Sam. Si annoiava a morte, ma non poteva affatto mancare, in quanto fratello maggiore dello sposo. A lui non piacevano le feste, non piaceva l’aria che si respirava lì, tra quelle persone ricche, ma immensamente false, e nemmeno quella soave musica poteva fargli cambiare idea. Odiava soprattutto i matrimoni e quella stupida usanza di farli durare una settimana, insomma, era assurdo: durante i primi due giorni, gli sposi, durante banchetti e ricevimenti vari, si presentavano alla nobiltà giunta alla tenuta dove si celebrava il matrimonio, il terzo giorno c’era un grande ricevimento anticipatorio, il quarto giorno si celebrava il rito, seguito da un altro noioso ricevimento, e infine nei giorni rimanenti si festeggiava con balli e altre feste. Tutte cose futili per Dean, che era un aristocratico con l’animo ribelle, contrario a quello di tutti gli altri, lui era lì solo perché era suo fratello a sposarsi, altre volte non si era nemmeno degnato di presentarsi a quel tipo di feste, infatti molto spesso suo padre, John Winchester, aveva dovuto trascinarlo a quel tipo di evento, perché, come gli ripeteva sempre, era ora che trovasse anche lui un buon partito con cui unirsi in matrimonio. Non era per niente nei suoi piani, lui non era lì per trovare nessuno, perché mai avrebbe voluto legarsi a qualcuno di cui non era innamorato? Perché sposarsi per convenienza? D’altra parte, lui non avrebbe mai potuto sposare la persona di cui si sarebbe innamorato, perché lui era diverso, e nessuno doveva saperlo, doveva restare un segreto, altrimenti avrebbe rischiato la galera, perché quelli come lui erano trattati come feccia, considerati abomini, incarcerati e condannati, perché era fuori legge che un uomo potesse amare un altro uomo, perché sì, lui, Dean Winchester, ereditario di bell’aspetto, occhi verdi come gli smeraldi più preziosi, capelli di un colore indecifrabile a metà tra il dorato del grano e il castano, dalle fattezze di un vero principe, ambito dalla maggior parte delle cortigiane, preferiva la compagnia degli uomini piuttosto che quella delle donne. Dean era omosessuale, ed era inconcepibile per tutte le persone della sua società accettare una persona così. Si nascondeva nell’ombra, era un animo solitario e non desiderava unirsi in matrimonio, non senza amore; suo padre, però, il ricco e importante John Winchester non era dello stesso parere, voleva che anche Dean si sposasse con un buon partito, che trovasse una moglie che gli favorisse una buona alleanza; e nemmeno in vista del matrimonio del figlio prediletto, Sam, che si era imparentato con i Moore, una delle famiglie più ricche della Nazione, aveva allentato la presa, no, quell’uomo aveva avuto il barbaro coraggio di proporgli la figlia dei Novak come moglie, e lui aveva cordialmente rifiutato, perché non voleva una donna, non voleva sposarsi. Lui era uno spirito libero, desiderava essere felice, e non ricco. Avrebbe preferito una vita umile, ma vera e felice, piuttosto che una sfarzosa, ma falsa e triste.
Stava sorseggiando del vino con fare annoiato, quando il suo sguardo fu catturato da un gentiluomo che si avvicinava al tavolo dei vini per prenderne un calice. Non lo aveva mai notato prima di quel momento, forse era uno dei primi ricevimenti a cui partecipava o forse non aveva mai osservato bene. Senza ben gestire le sue azioni, si alzò dal suo posto e si avvicinò al giovane nobile, curioso di scoprire chi era. Lo studiò mentre si avvicinava, era magro, ma aveva i muscoli nei punti giusti, era alto forse di poco più basso di lui, capelli scuri e dall’aspetto elegante. Non riusciva a vedere i suoi occhi, ma li avrebbe osservati presto, si disse.
«Salve» lo salutò, affiancandolo «Vi divertite?» domandò cordialmente.
«Non proprio» rispose l’altro nobile, Dean fu colpito dalla sua voce, era roca e profonda, gli fece provare un brivido lungo la schiena che lo lasciò piacevolmente sorpreso «Voi?»
«Io odio i ricevimenti» sospirò affranto «Ma temo di essere stato costretto dai legami di parentela» borbottò indicando Sam che faceva l’ennesimo inchino della serata, e l’ennesimo ringraziamento. Come poteva suo fratello prestarsi a quelle stupide usanze? Era qualcosa che non riusciva a capire, ma forse era l’unico ad essere contro corrente.
«Siete parente dello sposo» osservò l’altro, senza alzare lo sguardo dall’elegante buffet.
«Fratello maggiore» rispose «Dean Winchester, per servirvi» disse garbatamente, facendo un mezzo inchino, avrebbe voluto prendergli la mano e baciargliela, come con le nobildonne, ma era sconveniente che un uomo lo facesse con un altro uomo, soprattutto davanti a tutte quelle persone e per questo si trattenne. Suo padre non gli avrebbe mai perdonato un oltraggio simile. Dopotutto lui era la pecora nera della famiglia, il figlio maggiore, ereditiere di una delle famiglie più ricche della Nazione, buon partito per la maggior parte delle nobildonne, si comportava come un ribelle – Dean spesso da giovane aveva evitato i suoi doveri da ereditiere preferendo altre piacevoli attività, come leggere e scrivere poesie – e non aveva alcuna intenzione di convolare a nozze, non in questa vita almeno. Quando Dean lo aveva rivelato al genitore, egli aveva reagito male, lo aveva fatto punire per quell’affermazione, e nemmeno aveva preso in considerazione le parole del figlio o i suoi desideri; solo quando alla fine, il figlio perfetto, Sam, aveva deciso di sposarsi e di imparentarsi con un’altra delle famiglie più ricche della Nazione, l’animo di John Winchester si era calmato, ma non arreso; presto, Dean sapeva, gli avrebbe imposto qualcosa che lui avrebbe avuto voglia di rifiutare. Tuttavia ora si ritrovava davanti a un bellissimo uomo, e non voleva tediare se stesso con quei pensieri, anzi aveva intenzione di corteggiare quell’uomo, voleva correre il rischio, per lui una vita senza rischi e pericoli non era una vita degna di essere vissuta, perché sosteneva che in quel modo non fosse vissuta davvero.
«Dean Winchester» ripeté l’altro, come assaporando sulle labbra il suono di quel nome, detto da lui, sembrava ancora più bello «Castiel Novak, lieto di conoscervi» si presentò, porgendogli la mano. Il biondo la strinse forte e sorrise leggermente, alzando lo sguardo sull’altro, il quale gli strinse la mano, e Dean sorrise notando che sebbene sembrasse poco forzuto, aveva  una presa forte e sicura. Poi, senza che fosse preparato ad un evento del genere, fu investito da un paio di occhi del blu più limpido e profondo che avesse mai visto, un colore tanto bello in tutta la sua vita mai lo aveva visto, quando l’altro alzò lo sguardo ed incrociò il suo, Dean non ebbe dubbi, quell’uomo era l’incarnazione di un angelo sulla terra, non c’erano altre parole da aggiungere. Ma forse, il suo animo da poeta le avrebbe trovate.
«Avete degli occhi meravigliosi, lo sapete?» domandò incantato.
«Vi ringrazio…?» disse esitante, sbattendo le palpebre in un modo che a Dean fece girare la testa «Credo che il vostro commento sia sconveniente» osservò, a disagio.
«Non accettate i complimenti?» domandò. L’altro svincolò la sua domanda e prese un calice di vino allontanandosi dal buffet, senza rispondere al nobile. Dean lo seguì con lo sguardo, e un sorrisetto furbo nacque sulle sue labbra. Quella settimana non sarebbe stata poi tanto male, dopotutto, adesso aveva un bel diversivo con cui placare la sua noia, quel Castiel Novak sembrava un tipo davvero interessante, e affascinante.
«Castiel Novak» borbottò tra sé e sé, sorseggiando un po’ di vino, sorridendo «Siete davvero incantevole» mormorò, riprendendo a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa di interessante da fare; fece un cenno a suo fratello intento a parlare con alcuni nobili e a stringere i fianchi stretti della sua quasi moglie, sorridendo come un ebete. Beh, almeno lui era felice ed era soddisfatto, poteva andare bene, come primo giorno, no? Poi vide John parlare con Chuck Novak, e avvertì una brutta sensazione, ma decise di scacciarla. Non doveva annoiarsi con quei pensieri negativi.
Il primo giorno di quel matrimonio, per sua fortuna, terminò nel modo meno doloroso possibile, solo un paio di donne si erano avvicinate a lui, convinte di potergli fare la corte, ma lui, garbatamente, le aveva respinte, perché non realmente interessato. Era da poco sorta la luna quando si era ritirato nelle sue stanze e si era reso conto di non aver smesso nemmeno un attimo di pensare a due stelle azzurre che avevano illuminato il suo cammino quella sera.

**

L’atmosfera era piacevole quella sera, certo non una delle sue preferite, ma la musica era gradevole e anche il vino. Non che ne fosse un amante, ma lo apprezzava abbastanza, soprattutto durante i ricevimenti a cui non preferiva partecipare.
Suo padre amava trascinarlo alle feste, ma Castiel si era sempre rifiutato, almeno le volte in cui aveva potuto, perché le reputava solo uno spreco di tempo, non amava molto mischiarsi alla società, preferiva restare da solo, magari nelle sue stanze, circondato dalle pochissime persone di cui si fidava – e tra di esse i suoi fratelli non rientravano – con un buon libro da leggere, e aveva sperato di farla franca anche quella volta, ma suo padre era stato irremovibile. Al matrimonio del Winchester minore dovevano andare tutti insieme, perché era un evento importante, e si sarebbe anche accordato con John Winchester per un eventuale matrimonio di Anna con l’altro figlio; inoltre gli aveva detto che sarebbe stata una buona occasione per lui, per trovare un buon partito con cui sposarsi, ma ciò  non era parte degli interessi del giovane aristocratico, che pensava il matrimonio come unicamente un pezzo di carta scarabocchiato, il quale serviva solo a costruire alleanze e trarre profitti. Lui non voleva essere una pedina in mano ai potenti, e non avrebbe mai accontentato suo padre, non avrebbe mai trovato una donna da sposare, e non avrebbe potuto costringerlo in nessun modo, non come aveva fatto con Gabriel qualche anno prima. Era riuscito però a trascinarlo a quello stupido matrimonio tra Sam Winchester e Jessica Moore, elogiando l’unione come una convenienza di prim’ordine; Castiel era disgustato, si augurava che i due giovani non avessero deciso di unirsi davvero in matrimonio per una mera convenienza, che almeno un po’ si volessero bene, perché altrimenti avrebbero fatto la stessa fine dei suoi genitori: infelici, con una separazione tra le stesse mura della loro tenuta, lei viveva nell’ala ovest, lui nell’ala est, e si incontravano solo per i pranzi importanti o ai ricevimenti, come quello a cui stavano partecipando, per fingere di essere ancora una coppia davanti agli altri nobili. Falsità e infelicità non erano contemplati nel suo futuro, avrebbe di gran lunga preferito la solitudine a una vita così triste e misera. Ed era con quelle convinzioni che si era recato alla cerimonia dei Winchester. Sarebbe stata una settimana lunga, quell’assurda tradizione delle cerimonie matrimoniali che duravano sette giorni non l’avrebbe mai capita. Era lì solo da poche ore e già era annoiato a morte, era rimasto in disparte, fino a che una dama non si era avvicinata a lui, spinta dal padre, probabilmente quell'uomo voleva che lei parlasse  con lui per corteggiarlo, ma a lui non interessava, non avrebbe mai corteggiato qualcuno che non gli piaceva, probabilmente sarebbe rimasto l’unico scapolo della Nazione, ma non voleva maritarsi senza amore. E lui era certo che non avrebbe mai trovato l’amore, per lui era impossibile.
Il fato volle però che quella sera, mentre era assorto nella noia, nel tentativo di distrarsi dall’ennesima dama che gli si era avvicinata, si dirigesse verso il buffet di vini, e che, mentre si versava un calice di uno dei tanti vini lì presenti, l’aristocratico più affascinante e più impertinente della nazione si avvicinasse a lui: Dean Winchester. Fratello dello sposo, scapolo ambito dalla maggior parte delle nobili donne presenti a quel ricevimento, come dar loro torto, era un giovane molto galante, di bell’aspetto con gli occhi di un verde brillante, come quello del più prezioso degli smeraldi, essi brillavano di luce propria, forse più dello stesso sole. Se solo avesse potuto, avrebbe scritto delle liriche su quegli occhi, tant’erano affascinanti, ma si costrinse a cancellare quel pensiero dalla sua mente, non poteva cedere, non doveva cedere. Il ricordo di ciò che era successo a un ragazzo della sua servitù, quando era stato scoperto con un altro uomo, lo faceva rabbrividire. Da un giorno all’altro era stato sostituito, e di quel giovane non si era saputo più nulla, voci di corridoio dicevano che lui e il suo amante erano stati rinchiusi in galera; e si era ripromesso che non si sarebbe mai trovato in quella situazione, non voleva ritrovarsi in situazioni tanto scabrose e non avrebbe mai gettato un’onta simile sulla sua famiglia. Per questo, non appena Winchester aveva mostrato un interesse nei suoi confronti, aveva tagliato corto, dicendogli che era sconveniente, e, dopo aver preso il suo vino, era letteralmente fuggito dal momento imbarazzante, perché non voleva rischiare, non voleva dare nell’occhio, non voleva che suo padre se ne accorgesse, non voleva che nessuno si accorgesse che lui era scapolo, non interessato ai legami di coppia, perché in realtà lui preferiva gli uomini alle donne. Ed era un pensiero che lo distruggeva da dentro fin da quando si era accorto di questa sua stranezza, perché era tremendamente preoccupato di ciò che sarebbe potuto accadere se qualcuno avesse mai potuto avere un sospetto su di lui, anche per questo evitava di andare con suo padre ai ricevimenti, e di avere a che fare in generale con altre persone estranee alla sua famiglia, ma quella volta non c’era stato verso di far cambiare idea a suo padre, aveva voluto tutti i suoi figli al seguito, e lui, sfortunatamente rientrava nella categoria. Per sua fortuna, nei giorni seguenti, avrebbe potuto evitare di presenziare a tutte le varie feste di quella settimana assurda – perché poi i matrimoni dovevano durare una settimana? Una sola giornata di festeggiamenti era troppo monotona o cosa? – anche se ad alcune, soprattutto a quelle più importanti, doveva assolutamente esserci.
Mentre sorseggiava il suo calice di vino, ritornato in un angolo tranquillo della sala, non poté evitarsi di guardare di tanto in tanto Dean Winchester che, elegante e galante, evitava cortesemente le attenzioni di alcune dame che gli facevano la corte, lo vide mentre si avvicinava al fratello, l’altissimo e altrettanto attraente Sam Winchester, suo fratello minore, da quello che aveva capito. Sorrise leggermente, non lo avrebbe mai ammesso, ma era stato piacevole ricevere quei complimenti, anche se doveva evitare Dean Winchester per tutta la settimana, fino a quando non sarebbe tornato a casa, nelle sue comode stanze, lontano da simili problemi.
Seppe che la festa stava per finire quando tutti iniziarono a salutarsi gli uni con gli altri, e a lasciare la tenuta dei Winchester. Suo padre, sfortunatamente, visto che era grande alleato di John Winchester, gli aveva comunicato che sarebbero stati proprio suoi ospiti e lo aveva avvertito Comportati bene, che potremmo anche concordare un unione tra tua sorella e l’altro figlio di John. Ovviamente, c’era sempre un doppio fine, un doppio gioco più sottile, tutte cose che lui detestava a morte. Annuì senza mostrare troppe emozioni negative sul volto, e chiese quale fosse la sua camera, poiché era molto stanco. Non appena suo padre gliela indicò, lui finalmente poté ritirarsi e chiudersi dentro una stanza, dopo aver salutato velocemente tutti i Winchester, sentendosi lo sguardo smeraldo di Dean su di sé per tutto il tempo, e ciò lo fece sentire a disagio. Quella sarebbe stata la settimana più lunga e difficile di tutta la sua vita. Tuttavia, mentre cercava di prendere sonno, fissando il soffitto, non riuscì a dimenticare quegli occhi smeraldini che lo avevano, irrimediabilmente, stregato.

**

Dean si stupì molto quando durante la seconda serata di festeggiamenti non vide Castiel. Lo cercò tra la folla per tutto il tempo, ma forse aveva deciso di non partecipare a quella serata, come dargli torto, d’altra parte, se non fosse stato obbligato a presenziare, perché era il matrimonio di suo fratello, anche lui avrebbe preferito restare in camera, magari a riposare o a leggere delle poesie; era sempre stato appassionato di lettura e scrittura, soprattutto di poesie, fin da quando si era ritrovato con un canzoniere tra le mani, e nel leggerlo, ne era rimasto affascinato, a tal punto che in segreto – se suo padre lo avesse scoperto lo avrebbe probabilmente diseredato e fatto rinchiudere da qualche parte, per lui la lettura poteva essere solo un passatempo, nient’altro – aveva iniziato a studiare l’arte poetica e a scrivere poesie. Mai aveva trovato qualcuno con cui condividere tale passione, e non importava a quel punto, gli bastava solo che quella noia mortale finisse al più presto. Non sopportava gli sguardi delle altre persone dell’alta nobiltà, non sopportava le dame che si avvicinavano a lui e gli facevano la corte, non sopportava ascoltare i bisbigli fastidiosi di persone che commentavano abiti e ornamenti. L’unica nota positiva era il solito pianista che suonava in modo strabiliante, e rendeva l’atmosfera tutt’intorno più piacevole da vivere. Si guardò ancora attorno e vide Sam, che stringeva i fianchi stretti della sua quasi moglie con un braccio, parlare con John e, strano ma vero, quest’ultimo sorrideva. Come dargli torto, suo fratello era il figlio perfetto, aveva studiato e poi si era subito gettato a capofitto negli affari familiari, era il braccio destro di John, era un grand’uomo, anche se era più piccolo di lui di quattro anni; quando Sam aveva comunicato a suo padre che aveva intenzioni serie con quella ragazza, che aveva conosciuto durante una festa come quella, aveva visto John Winchester per la prima volta davvero fiero di uno dei suoi due figli, ed era contento che a renderlo tanto felice fosse proprio Sammy. Lui non era il figlio giusto per rendere orgoglioso un genitore.
Erano appena passate le prime ore di ricevimento, alcune dame si erano avvicinate a lui, avevano fatto alcune battutine, e apprezzato il suo aspetto, gli avevano detto che stava davvero bene con quel completo, e gli avevano fatto tante altre avances fastidiose, e una gli aveva chiesto addirittura un ballo, ma lui garbatamente aveva rifiutato e si era allontanato da loro, congedandosi con educazione. Ad un certo punto, si guardò intorno, sentendosi bloccato in quella situazione, senza alcuna via di fuga, tutto era diventato troppo opprimente, e voleva solo andare via. Perché c’erano quei nobili che lo guardavano con aria carica di giudizi, suo padre che lo guardava deluso dal suo atteggiamento e Sam che alzava le spalle impotente? Quella volta era certo di non aver fatto nulla, ed essersi comportato bene. Sam era fortunato, lui almeno, pensò Dean, aveva trovato l’amore prima di maritarsi, a lui tale privilegio non sarebbe mai capitato, aveva sentito dai vari chiacchiericci che suo padre avesse intenzione di prometterlo in marito alla figlia minore dei Novak, Anna, o qualcosa del genere, ma se proprio doveva scegliere un Novak, avrebbe preferito il figlio dagli occhi blu. Aveva solo due scelte, scappare o assecondare i voleri di suo padre, e lui era tentato per seguire la prima. All’improvviso sentì la necessità di uscire in giardino, per prendere un po’ d’aria, per sfuggire almeno cinque minuti a tutto quello, e riuscire così a sopravvivere a quella seconda giornata di festeggiamenti, ne mancavano ancora cinque e non era sicuro di riuscire ad arrivare alla fine di essi. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di riflettere a mente fredda e trovare il modo meno doloroso per sopravvivere a quella festa. E come se Dio in persona avesse sentito le sue preghiere, nel giardino, che passeggiava sotto la luce della luna, c’era quel giovane che aveva tanto attirato la sua attenzione il giorno prima. Cautamente gli si avvicinò, aveva voglia di sentire di nuovo la sua voce roca e profonda, quella nota bassa che aveva fatto vibrare le corde del suo cuore.
«Serata perfetta per una passeggiata, vero?» domandò garbatamente, avvicinandosi al coetaneo. L’altro sobbalzò, forse preso alla sprovvista, ma si voltò verso di lui rivolgendogli un sorriso cortese.
«Mi avete spaventato» affermò, tenendosi una mano all’altezza del cuore «Sì, reputo che questa serata sia troppo bella per sprecarla all’interno di una sala da festa, piena di gente che parla solo di reciproci interessi».
«Non era mia intenzione spaventarvi» si scusò con un sorriso «La penso esattamente nello stesso modo» affermò Dean, annuendo «Guardate che bella luna, brilla di una luce così bianca e pura, chi non resterebbe ammaliato da essa?» chiese, alzando lo sguardo verso la luna.
«Solo uno stolto» rispose l’altro «Trovo più piacevole passeggiare sotto la luna, che celebrare feste che non mi appartengono» continuò l’altro, guardando anche lui verso il cielo «E da qui si possono vedere anche tutti gli altri astri, che insieme a lei brillano».
Dean si morse le labbra, e portò lo sguardo sul moro, avevano molto più in comune di quanto immaginasse: «Un po’ di polvere di stelle deve essere caduta nei vostri occhi».
«Questo è sconveniente».
«È la verità» ribatté alzando le spalle «L’ho già detto ieri, avete degli occhi stupendi» disse «Non mi sembra sconveniente apprezzare degli occhi, quando questi sono effettivamente molto belli».
«Mi lusingate, Dean, ma tali complimenti dovreste farli a mia sorella, è lei che hanno intenzione di farvi sposare, non me» disse, e nella sua voce Dean trovò amarezza, disgusto, disprezzo «Sarebbe impossibile».
«Non ho intenzione di prendere nessuna dama in moglie per il momento, né tantomeno vostra sorella, senza offesa» disse, sorridendo verso l’altro nobile «Vi va se mi unisco alla vostra passeggiata?» chiese garbatamente.
«Siete voi il padrone di casa, fate strada» concesse l’altro. Lentamente i due giovani nobili presero a camminare l’uno accanto all’altro, nell’oscurità del giardino, illuminati solo dalla luce lunare e, dopo un po’ di silenzio, superata la fase d’imbarazzo, iniziarono a parlare, senza pretese di intavolare discorsi pieni di frasi fatte, parlarono di loro, dei loro reciproci interessi ed entrambi avevano una passione smodata per la poesia. Erano ancora l’uno accanto all’altro, quando una lieve melodia – quel pianista era davvero bravo, osservò di nuovo Dean – arrivò alle loro orecchie, dall’interno della sala. Dean non si chiese se avessero capito che fosse scappato, non si chiese se potessero vederlo in quel momento, l’unica cosa che si chiese, fu perché no? Così, dopo un momento di esitazione, quando furono abbastanza vicini da sentire la musica, ma abbastanza lontani da non essere visti, porse la mano a Castiel, con l’eleganza che contraddistingueva la sua famiglia.
«Mi concedete l’onore di questo ballo, Castiel?»
«Siete sconveniente» commentò con il sorriso sulle labbra «Ma sì» rispose subito. Entrambi, improvvisamente, si ritrovarono a danzare nell’ombra della notte, illuminati solo dal chiarore lunare, stretti l’uno all’altro, sulle note di una melodia lontana, proveniente da una delle sale della tenuta in cui si stava tenendo la festa. Tra loro era scattato qualcosa, come una piccola scintilla, capace di attizzare un piccolo fuoco o addirittura un incendio, solo che ancora non potevano saperlo. Volteggiarono sulle note di quella melodia lontana fino a che non terminò, e si ritrovarono entrambi l’uno nello sguardo dell’altro, persi uno in un mare azzurro cielo e l’altro in un bosco verde smeraldo dai quali non volevano tornare indietro.
«Siete incantevole, ve lo hanno mai detto?» disse a bassa voce, ammirando da vicino quegli occhi meravigliosi, accarezzandogli una guancia gentilmente, con una tenerezza disarmante.
«Siete… impertinente» commentò Castiel, arrossendo, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi, anche lui in trance.
«Lo sarei ancor di più, se vi dicessi di volervi baciare?» sussurrò Dean, avvicinando i loro volti, sentendo finalmente il respiro dell’altro contro il suo, sperando che l’altro provasse le sue stesse sensazioni.

**

Fu in quel momento, che Castiel si rese conto di quale errore madornale stessero per compiere. Con un gesto secco allontanò il nobile da sé, scuotendo la testa. Non doveva sentirsi così, doveva andare via, prima che fosse troppo tardi.
«Per favore, smettetela» disse con il fiatone e il cuore che batteva troppo forte.
«Perché?» domandò Dean suadente, avvicinandolo a sé ancor di più, Castiel scosse la testa e appoggiò le mani sul torace ampio dell’altro nobile, cercando di allontanarlo «Non la sentite anche voi?» domandò ancora «Siamo legati, noi due, da qualcosa che ancora non capiamo» affermò con sicurezza «Ma io la sento». Castiel scosse ancora la testa.
«Non possiamo assecondarla. Mi dispiace, non possiamo». E dette quelle parole, senza attendere oltre la risposta del biondo, scappò via, senza guardarsi indietro. No, non poteva permettere che una cosa del genere accadesse, non ad un ricevimento tanto importante, non quando suo padre avrebbe potuto scoprirlo. Non poteva permettere che Dean Winchester si comportasse in quel modo sconveniente con lui, non poteva permettere che la reputazione della sua famiglia fosse messa in discussione dal comportamento sfrontato e per niente accettabile di quel nobile. Quando si chiuse la porta della sua camera, il cuore batteva con forza nel suo petto, le mani gli tremavano, e il suo fiato era accelerato, aveva il fiatone per la corsa forsennata, però era certo che il suo cuore non battesse così forte solo per la corsa, qualcosa era accaduto in quel giardino, qualcosa che al solo pensiero gli faceva venire la pelle d’oca, perché non aveva mai creduto che cose del genere potessero accadere, non a lui almeno. Non aveva mai provato sensazioni così ed era assurdo che le avesse provate con un ragazzo che conosceva da due giorni appena. Cosa era successo in quel giardino? Perché si era sentito così a suo agio con Dean Winchester? Non poteva, non doveva accadere, se suo padre avesse anche solo sospettato che era stato a contatto con un uomo in quel modo, senza parlare di interessi finanziari, gli avrebbe fatto fare la fine di quel ragazzo, e non ci teneva a finire i suoi giorni in carcere, non ancora almeno. Cercò di regolare il proprio respiro, bevve un lungo bicchiere d’acqua, cercò anche di prepararsi un bagno, ma con scarsi risultati, il suo cuore non voleva saperne di fermarsi, e i suoi pensieri non volevano smetterla di ritornare sullo stesso argomento, non volevano saperne di smetterla di tornare a Dean, e alla domanda che gli aveva posto. Voleva baciarlo. Mai nessun uomo aveva mai domandato qualcosa del genere, mai nessun uomo aveva mai mostrato interesse, forse frenati dalla paura, ma Dean Winchester no, Dean Winchester era il giovane aristocratico più impertinente che avesse mai incontrato, ed anche quello più sconsiderato. Come poteva avanzare proposte del genere, ad un altro uomo, quando erano a rischio? Quando quelli come loro non potevano fidarsi nemmeno del loro riflesso? Come faceva ad essere tanto stupido e avventato? Ma soprattutto, perché lui non smetteva di pensare a come sarebbe stato baciarlo? E poi non aveva avuto paura che lui potesse denunciarlo o simili? Perché si era spinto così oltre, senza nemmeno conoscerlo bene? Era davvero così sfrontato?
No, doveva resistere. Mancavano solo cinque giorni alla fine di quella tortura, e l’unica festa importante sarebbe stata solo a distanza di un giorno da quella serata, si disse che il giorno successivo avrebbe finto un malore per evitare il ricevimento, oppure sarebbe stato tutto il tempo con Gabriel e Michael, che avrebbero fatto di tutto per spingere Anna a parlare con Dean Winchester. Forse lo avrebbe fatto anche lui, così da non far sospettare nulla ai suoi fratelli, perché lui adesso doveva fingere di non aver avuto a che fare con lui, forse solo per presentarsi la prima sera, ma quella serata – quel ballo, quella proposta, quelle emozioni – non era mai esistita. Sperava che anche l’altro fosse d’accordo, perché per loro sarebbe stato troppo rischioso, troppo azzardato.
Dovette stendersi sul letto, per sentire i battiti del suo cuore tornare ad un ritmo normale, e riuscire a tranquillizzarsi, era successo troppo in fretta, lui non si era accorto che stesse accadendo. Per loro era davvero impossibile poter anche solo pensare di fare quello che avevano fatto in quel giardino – sì, anche ballare insieme era rischioso per due uomini. Eppure, non sapeva perché si era sentito travolto dalle emozioni che Dean aveva suscitato in lui, si era sentito lusingato dalle sua avances – sì, anche quelle del primo incontro non erano state dimenticate – e mai si era sentito così coinvolto, nemmeno con le donne. Dean Winchester, più di qualunque altro essere umano, lo aveva colpito immediatamente con le sue movenze, con la sua sfrontatezza, il suo fascino nobiliare, la sua galanteria e la sua mancanza di giudizio, e proprio perché era stato colpito da lui con così tanta facilità, era un rischio per entrambi lasciarsi travolgere. Era un rischio, per loro era impossibile anche solo pensare di provare sentimenti per persone non accettate dalle proprie famiglie, era impossibile per loro pensare di poter danzare insieme, eppure sentiva ancora il fantasma delle mani di Dean sui suoi fianchi, la sua presa gentile, e la sua voce sussurrata che gli chiedeva se poteva baciarlo. Per un attimo, un solo piccolissimo istante la parte irrazionale del suo cervello aveva pensato di accettare, di assaggiare quelle labbra, di baciarlo e lasciarsi travolgere dalla passione bruciante che entrambi avevano sentito immediatamente, ma poi la parte razionale del suo cervello aveva ripreso a funzionare, e lo aveva respinto, perché non potevano. Loro erano due uomini ed era sbagliato, secondo la società barbara in cui vivevano. Gli uomini nobili non potevano frequentare chi volevano, le donne nobili nemmeno, e se tra i nobili si veniva beccati con servitori o persone più povere, queste ultime rischiavano di essere imprigionate e i nobili sbattuti fuori e dimenticati da tutti. Un brivido percorse la sua schiena ricordando uno dei suoi fratelli, Lucifer e ciò che gli era successo anni addietro, quando aveva deciso di andare contro le decisioni della sua famiglia. In quella società non c’era spazio per la libertà, nemmeno i nobili erano liberi di amare chi desideravano; inoltre se un uomo si innamorava di un altro uomo era un abominio e veniva rinchiuso, la chiave gettata nell’oceano. Per quanto volesse, per quanto Dean avesse cercato di insistere nei suoi confronti, si sarebbe sempre rifiutato, non avrebbe mai messo se stesso e un’altra persona in pericolo, solo per assecondare una stupida voglia. Sì, si disse guardando il soffitto, quando fu un po’ più calmo, doveva solo evitare Dean Winchester per i prossimi cinque giorni e tutto sarebbe stato perfetto.
Quando quella sera aveva deciso di passeggiare un po’ nel giardino, solo per poter guardare la luna e immaginare il suo prossimo componimento poetico, mai avrebbe immaginato di dover scappare da quel posto con il cuore in gola e le mani tremanti. Dannazione. Mai avrebbe immaginato di essere coinvolto in uno dei momenti più romantici e passionali della sua intera vita da un altro uomo, che in quel poco tempo che avevano trascorso insieme, era stato in grado di fargli battere il cuore in maniera assurda. Mai avrebbe immaginato di essere stato quasi coinvolto in un bacio appassionato.
Mai avrebbe immaginato di addormentarsi, quella sera, con il sorriso sulle labbra e due occhi verdi che lo fissavano in sogno, un sorriso su quelle labbra perfette da baciare, e loro due che sotto la luna, si scambiavano quel desiderato bacio. Quello doveva restare solo un meraviglioso sogno. Non poteva divenire realtà, altrimenti entrambi sarebbero stati in pericolo, per loro era impossibile e proibito vedersi, non potevano fare altrimenti.
Avevano le mani legate.




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Hola people!
I'm back! E finalmente con la tanto attesa e sudata long! Ci ho messo una vita a finire di scriverla, ma ne è valsa la pena, io adoro come è venuta! Spero possa valere anche per voi questa mia osservazione. E' liberamente ispirata a Rewrite the Stars (Zac Efron e Zendaya da The Greatest Showman), per chi non lo sapesse io sono ossessionata da questo film e questa è la mia canzone preferita, non potevo non scriverci una storia su! Ovviamente ANGST, perché l'angst ci piace (a me tanto). Non nascondo che non sarà l'unica storia che si ispira alle canzoni di quel film (leggasi: in futuro ne vedrete delle belle!) e per ora non aggiungo altro.
Qui Dean e Cas sono due nobili, hanno obblighi e doveri, e il loro è un amore impossibile, perché nella loro epoca, anche se è indefinita, l'omosessualità è un reato. Dean è fin da subito attratto da Cas, (chi resiste ai suoi occhi? Ma soprattutto, chi resiste a Cas/Misha? Bah) e Cas è attratto da Dean, ma a differenza dell'altro ha paura che possano scoprire tutto. Riuscirà Dean a sconfiggere la sua paura? Ovviamente lo scoprirete nelle prossime puntate! 
Io vi do appuntamento alla prossima settimana (conto di riuscire ad aggiornare ogni venerdì, altrimenti il sabato) e spero che la storia possa piacere a voi, quanto a me è piaciuto scriverla.
A presto people!

P.s Se non avete mai ascoltato la canzone, o se non avete mai visto il film.... fatelo subito!

   
 
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