Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Laura Sparrow    22/09/2018    5 recensioni
Quinto capitolo della saga di Caribbean Tales. - La Perla è perduta. Jack è perduto. Una tempesta separa Laura Evans dalla sua ciurma e dal suo capitano, per gettarla sola su coste sconosciute. Devono ritrovarsi, mentre il pericolo incombe sottoforma di uno spietato cacciatore di pirati incaricato di trovare proprio loro...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO





- I'm a pirate, that I be
I sail my ship upon the sea
I stay up late till half past three
And that's a peg below me knee... –

Stava sorgendo il sole. Per combattere la calura avevamo lasciata spalancata la finestra che dalla nostra camera si affacciava sulla Baia, e a quell’ora la brezza portava il profumo salato del mare e il suono delle onde.
Me ne stavo rannicchiata sul letto con gli occhi socchiusi.
Jack, accanto a me, era sdraiato di schiena e mormorava una canzone. Le sue dita tracciavamo geometrie nell’aria a tempo con le parole, e il fagottino raggomitolato sul suo petto agitava di tanto in tanto le manine verso l’alto, come se avesse potuto afferrare le mani di suo padre.

- And that's all there is to this song
I hope it hasn't been too long
A pirate's life might just be wrong
So grow up nice, and big, and strong! -

Blake era nato quattro mesi prima nel cuore della notte, mentre una violenta tempesta si accaniva sul porto della Baia.
Era piccolissimo, aveva un ciuffo di capelli neri e pesava quanto un gattino, neanche lo avessi dato alla luce prematuramente, ma si era fatto sentire a pieni polmoni fin dal primo istante in cui era venuto al mondo.
I suoi occhi erano aperti, nei suoi primi minuti. Quando avevo finalmente potuto abbracciarlo e portarmelo al seno, avevo incontrato lo sguardo di quelle iridi di un castano scuro talmente familiare che quasi mi aspettai di sentire quella creaturina dal colorito paonazzo dirmi: - Spero che abbiate assistito tutti, perché non mi vedrete rifare una cosa del genere!-
Le dita di Jack si abbassarono per incontrare una manina rosea. Blake si aggrappò alla mano di Jack e la strinse, mettendosi a ciucciare la fascia d’argento di uno dei suoi anelli.
- Guardalo. Ha già una genuina passione per il bottino!-
Sorrisi, anche se non potei fare a meno di essere distratta dalla luce crescente del sole e da quello che significava.
- È già ora?- domandai, senza riuscire a nascondere la malinconia. Jack sospirò e appoggiò il capo al cuscino.
- Fra poco. –
Cullò Blake sul petto fino a che non si riaddormentò, quindi lo raccolse tra le braccia e si alzò con cautela. La culla si trovava ai piedi del nostro letto: era stata intagliata appositamente in legno scuro, e aveva una forma che ricordava in tutto e per tutto il castello di prua e la polena della Perla Nera. Jack aveva insistito, sostenendo che avrebbe aiutato Blake ad abituarsi molto più in fretta all’idea di vivere sulla nave... Io avevo accettato semplicemente perché l’idea era troppo assurda per non piacermi. Era stato il regalo da parte di un entusiasta Joshamee Gibbs, che dal giorno della nascita di mio figlio non avevo più visto con gli occhi completamente asciutti.
Quando teneva il bambino in braccio, Jack lo reggeva come se fosse stato un barilotto pieno di esplosivo. Con mille attenzioni lo depositò nella culla a forma di galeone, e anche dopo averlo lasciato andare rimase chino, piegato a metà e immobile, con un orecchio rivolto verso il faccino addormentato in ascolto del suo respiro, pronto a cogliere il segnale d’allarme di un risveglio improvviso. Non ce ne furono. Un arto alla volta, come un burattino che veniva silenziosamente sollevato filo dopo filo, Jack si raddrizzò e si allontanò in punta di piedi.
Mi mossi fra le lenzuola e alzai un braccio verso di lui.
- Venite qui, capitan Sparrow. –
Jack posò un ginocchio sul materasso, poi l’altro, e si allungò carponi su di me. Mi voltai per prendergli il volto fra le mani e osservarlo ancora una volta nella luce nascente del mattino.
Qualcosa era cambiato anche in quel viso così familiare. Qualche segno in più. Qualche ombra in più. Eppure, mentre lo scrutavo, come un lampo si sovrappose il ricordo della prima volta in cui avevo incontrato lo sguardo del mio capitan Sparrow nella semioscurità di una cella. Quel viso magnetico, senza età, che su di me avrebbe sempre avuto l’effetto che aveva avuto allora.
Strinsi Jack a me e lo baciai. Affondai le dita fra i suoi capelli intrecciati, lasciai che la sua barba pizzicasse sulle mie guance.
Jack indugiò a lungo in quel bacio fino a che, di malavoglia, non sciolse l’abbraccio. Io mi alzai a sedere sul letto e lo guardai mentre si vestiva e raccoglieva uno ad uno “i suoi effetti”, per finire con il tricorno che si mise in testa con gesto solenne.
Era tempo di andare.
Sapevamo che in quei primi mesi sarebbe stato difficile.
- A un mese da oggi?- domandai, riuscendo ad abbozzare un sorriso.
- A un mese da oggi. – confermò Jack. – La rotta è tranquilla. Oh! E quando torno ho intenzione di portare a Blake un set da cartografo, deve imparare i rudimenti... –
- Lascia perdere la cartografia, almeno finché non avrà quattro anni, e pensa a ritornare tutto d’un pezzo... Non ti dirò di stare lontano dai guai, ma almeno sforzati di non attirarli in massa come un branco di squali. –
- Lo faccio sempre!-
- Appunto. –
Jack sorrise. Fece un passo verso di me, prese l’oggetto che aveva lasciato sopra al comò accanto al nostro letto e lo posò tra le mie mani, coprendole con le sue.
La bussola. L’unica cosa che non avrebbe portato con sé, stavolta.
- Sono piuttosto sicuro che, semmai dovesse succedere qualcosa, un certo capitano di mia conoscenza sarà sempre in possesso del modo per ritrovarmi. –
Sorrisi anch’io, carezzando con le dita il legno liscio e lucido della bussola, mentre il sole era ormai sorto e il vento si faceva sentire più forte, segnando inesorabile l’ora della partenza.

*


Quel nostro rituale di partenze e ritorni si ripeté per quasi un anno e mezzo, prima che arrivasse il giorno che tutti stavamo aspettando.
Stavo sulla banchina, così vicina all’acqua che la spuma delle onde mi spruzzava la faccia. Sentii il salato del mare leccandomi le labbra. Tenevo Blake in braccio, infagottato in una giacca da bambino, mentre lui tutto contento sbirciava da sotto il cappello che continuava a scivolargli sopra agli occhi e faceva gorgheggi ai gabbiani quando li vedeva avvicinarsi volando bassi sopra le onde. I capelli del mio bambino erano scuri, morbidi, e sembravano non smettere mai di crescere per quante volte glieli tagliassi. Li adoravo.
Faith ed Ettore erano al mio fianco.
I miei amici non erano ripartiti a bordo della Perla, neanche per una tappa, ma avevano deciso di rimanere con me sull’Isola fin dal primo giorno. Sapevo che in realtà quel lungo soggiorno sulla terraferma non gli era affatto dispiaciuto: si erano adattati alla vita nella Baia anche meglio di quanto avessi fatto io, ed erano sempre stati fantastici con Blake.
Decidere di tornare sulla Perla, ora che mio figlio era abbastanza grande, avrebbe significato affrontare un’altra separazione: questa volta da loro. Erano pronti ad accompagnarmi al porto mentre mi apprestavo a riabbracciare la mia vera vita, ma non oltre. Non sarebbero salpati con me, stavolta. E per un ottimo motivo.
Mi voltai verso Faith e non potemmo fare a meno di scambiare un’occhiata d’intesa. Io stringevo Blake, lei se ne stava quasi casualmente con le mani intrecciate sopra la pancia.
Lo aveva già detto ad Ettore, naturalmente.
Chissà se qualcuno aveva già pensato di riferirlo a capitan Barbossa? Decisi che non mi sarebbe dispiaciuto far trapelare io stessa la notizia, giusto per vedere come avrebbe reagito.
Per quanto avessi continuamente nostalgia di Jack, per quanto sentissi il peso della mia famiglia divisa per metà in mare e per metà sulla terra, appena avevo saputo delle condizioni della mia amica mi ero offerta di restare. Avremmo potuto crescere i nostri bambini al Palazzo dei Relitti...
- ...e non tornare sulla Perla?- aveva replicato Faith, scoccandomi il suo tipico sguardo di chi la sa lunga. – Tutto ciò che amo è già qui, Laura, ma per te non è così. Voi siete passeri di mare. –
La nostra attenzione fu catturata in quel momento dall’ingresso nella baia della Perla, che avevamo osservato avvicinarsi da quando era comparsa come un puntino all’orizzonte.
La nave era ormai quasi in porto, e scivolava veloce sulle onde avvicinandosi sempre più.
Quella familiare cattedrale di legno nero si ergeva davanti a me. La mia casa veniva a prendermi, e le braccia tese dell’angelo scolpito sulla prua sembravano volermi rivolgere un saluto, tanto che sorrisi ancora di più quando le fattezze della Dama divennero visibili a occhio nudo.
Blake si agitò e pigolò, indicando verso l’alto. Seguii con lo sguardo la direzione del suo dito.
Lui era in cima alla coffa, con una mano stretta a una cima e l’altra sul fianco. Il vento soffiava alle sue spalle facendo sbandierare la giacca sbrindellata, soffiandogli i capelli in faccia e tentando invano di rubargli l’amato tricorno. La sola cosa che gli mancava sarebbe stata una fanfara di vittoria per completare il quadro.
Stava in posa, ovvio. Il mio capitano non aveva mai saputo resistere al fascino di un’entrata in scena.
Ma lo faceva per me, sapendo che era proprio lì che lo avrei cercato e che lo avrei visto, per darmi ancora una volta il suo bentornata a casa: e stavolta per sempre.



FINE










One last Note



La saga di Caribbean Tales è nata attorno alla fine del 2003 e l'inizio del 2004, all'incirca quindici anni fa, dopo che una me tredicenne vide al cinema un film che si chiamava La Maledizione della Prima Luna.
È diventato un progetto di scrittura che mi ha sempre appassionata molto. Mi ha aiutata a perfezionare il mio stile, mi ha permesso di concedermi libertà che da autrice “seria” forse non mi concederei, mi ha insegnato per la prima volta cosa significasse avere un pubblico. Mi ha fatto un gran bene.
Dopo molti anni le cose naturalmente cambiano, ma quel che accadde è che da qualche parte verso il 2015 smisi quasi completamente di dedicarmi alla saga, arrivata al quinto episodio e già sceneggiata. Arrivai al punto di aggiornare anche a un anno di distanza tra un capitolo e l'altro.
Nel frattempo, dal 2014 mi ero imbarcata nell'impresa di diventare autrice auto-pubblicata: impresa che ha dato i suoi frutti e che continua ancora adesso.

Sarebbe stato legittimo ammettere che avrei rinunciato, avrei lasciato la fanfiction incompleta e mi sarei dedicata ad altro, no?
Eppure non riuscivo a farlo. Mi dicevo sempre che l'avrei finita. Forse non sarei riuscita a scrivere tutti gli altri episodi che avevo immaginato, ma non potevo perdonarmi quel quinto episodio lasciato a galleggiare alla deriva. Se mi consigliavano di lasciarlo incompleto e non pensarci più, la sola risposta era che non potevo.
Non riuscivo a finirlo, ma non potevo abbandonarlo.
Sicuramente anche le mie vicende personali e l'evolversi del mio rapporto con la scrittura hanno inciso moltissimo sulla mia capacità di riprendere in mano quel progetto per così tanto tempo.
Poi c'è stata una scintilla, proprio all'inizio di questo mese. Non ringrazierò mai abbastanza Sara che, complice un semplice commento e un po' di nostalgia per la saga, non so come ha fatto la magia e mi ha convinta di punto in bianco a rimettermi a scrivere.
E ha funzionato. Ho ricominciato a scrivere regolarmente. Ho ricominciato a darmi scadenze e rispettarle. Ho ripreso a scrivere prima e a correggere dopo, invece che esitare su ogni parola. Scrivere ha ricominciato a piacermi sul serio.

Non vi nascondo che la saga avrebbe dovuto essere più lunga: erano previsti altri episodi oltre a questo, e quando avrete letto sarà chiaro che molti elementi erano preparativi per una trama successiva. A quella trama purtroppo non arriveremo. Ma preferivo dare un finale almeno a questo episodio piuttosto che non finirlo affatto.
Tuttavia, vi assicuro che quello che avete letto è il finale che questo capitolo doveva avere: non ho cambiato nulla, ci siamo solo arrivati un po' più in fretta del previsto. Ho riassunto alcune parti e ho fatto tagli che normalmente non avrei fatto, ma li ho fatti con tutta la cura e l'amore possibile.
L'unica cosa non prevista era l'epilogo: un flash-forward per dare un assaggio di ciò che sarà il futuro dei nostri capitani, visto che stavolta non lo narrerò in diretta.
Sarò stata troppo sentimentale? Forse: ma c'erano cose che per me era importante mostrare alla chiusura della serie, e se per farlo dovevo avere un finale sentimentale, allora va bene così!

Prendete questi ultimi capitoli come la mia versione del finale di Penny Dreadful quando non lo hanno rinnovato per una quarta stagione, il mio finale di Evangelion quando avevano finito i fondi e quindi l'unico modo di fare le ultime scene era disegnarle a mano su carta.
Lascio il futuro dei nostri capitani in sospeso, ma solo perché le loro avventure non finiranno mai davvero: sono solo io che poso la penna e li lascio liberi, augurandomi che la mia cronaca della loro avventura vi abbia intrattenuti e divertiti fino ad adesso.

Grazie a tutti voi che avete letto.
Grazie a tutti voi che avete commentato.
So già che non riuscirò a citare tutti, ma grazie a Sara alla quale dedico questo finale perché lo ha reso possibile, grazie a Serena che ho conosciuto sotto le spoglie di CaptainAlwilda e che ha reso gli ultimi tempi col Capitano dannatamente divertenti. Spero che tutto stia andando a gonfie vele per te, matey.
Grazie a chi mi commenta fin quasi dagli esordi come FannySparrow e Calipso19(che ai tempi era MC119), a tutti i commentatori dell'ultimo episodio, molti dei quali si sono recuperati tutta la saga di Caribbean Tales in pochi giorni: Supermicky, Rack12345, Gitana, Betrys, Selene, Hayleen Castell, Orchidea Oscura, Aishia, Cherrycola, De33y, Freud in love, e a tutti gli altri che sono approdati su questa storia.
Ho sempre letto tutti i vostri commenti e mi sono sempre stati preziosi!
Inoltre, anche se a distanza di anni, alcuni dei miei lavori sono ancora classificati fra le Storie Scelte, e questo è un onore e una soddisfazione.

Lo dico?
Oddio, non nascondo che un po' è dura sapere di stare per dirlo per l'ultima volta.
Va bene, è stato un lungo viaggio, ed è stato anche molto bello.
Per l'ultima volta su questi bellissimi lidi...
Wind in your sails.

Laura Sparrow


Soundtrack



Caribbean Tales Arts, tutti i disegni sulla saga fatti da me:
CaptainLaura's Gallery: POTC and Caribbean Tales

Fan Arts di Rivan145th:
Caribbean Tales Sketch
Caribbean Tales
Sketches
Just Ignore Us
The Pirate
Laura
Laura Evans

Fan Arts di CaptainAlwilda: (che ne ha fatte una MAREA!)
Caribbean Tales
La Dama
Dancing Captains
Bootylicious
Tra moglie e marito
You can leave your hat on
La tutela del possesso
Hello Beastie
Equal Exchange
Doodles of the Caribbean
Once upon a time in the Caribbean WIP
Once Upon A Time in the Caribbean
Belated Pirate Valentine
Shipwreck makes you hot
Mr Sparrow

Fan Art di CaptainJami:
Captain Laura Evans

  
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