Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Crazy Chick Kelly_chan    22/09/2018    2 recensioni
[Storia ad OC scritta a quattro mani con Elsira: iscrizioni chiuse]
Una nuova generazione di sirene.
Nuovi nemici crudeli e spietati, nuovi poteri straordinari e viaggi per il mondo alla ricerca di oggetti magici, strani segreti e misteri da svelare.
Un’antica e minacciosa profezia che incombe e rischia di avverarsi con terribili conseguenze per gli Oceani e per il Mondo.
Tutto questo e molto altro ancora aspetta le nostre ragazze, come andrà a finire?
{ATTENZIONE: Questa non è una storia stile Mermaid Melody. Vi sono tematiche delicate, violenze fisiche e mentali al suo interno.}
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Let the games begin

 
 

Niijima, Giappone

Un rumore di vetri rotti e finalmente la barriera di ghiaccio esplose in mille pezzi, liberando Elizabeth da quella prigione infernale.
«Maledizione! Quelle piccole idiote e quell’insetto col guscio me la pagheranno, non accetto una sconfitta così umiliante! Non io! Né ora né mai!» Gridò, iniziando a ribollire pericolosamente. Odiava aver perso, ma quello che la irritava di più era il pensiero che i suoi tre colleghi, quei pusillanimi che in confronto a lei erano nulla, l’avrebbero derisa. E la probabile ramanzina del suo capo, altra persona meno potente di lei.
Ma mentre in preda alla rabbia faceva a pezzi tutto quello che c’era nel teatro, le balenò in testa un dettaglio, un dettaglio essenziale che le avrebbe risparmiato derisioni e prediche.
Ghignando soddisfatta, tornò alla sua base.

Castello della Regina dei Mari

Nonostante fossero passati giorni e avesse ricevuto molte cure, la regina Luchia non dava molti segni di miglioramento e il dolore provocato dal sangue avvelenato era per lei insopportabile. Lo sentiva a tratti bollente e a tratti gelido, spesso aveva l’impressione che le sue vene e tutto il suo corpo sarebbero esplosi, altre volte invece aveva dolori e nausee tremende. E nonostante il viavai di medici provenienti da ogni parte del mondo, anche terrestre poiché molte creature marine avevano studiato sulla terraferma, ancora nessuno aveva trovato un rimedio. Le uniche cure che la facevano stare un po’ meglio erano le infusioni di energia curativa di Hikari, che si palesava regolarmente al palazzo per somministrargliela in dosi massicce, la vicinanza del marito e il canto delle sue amiche, che passavano ore al suo capezzale.
La bionda gemette, mentre si sforzava di articolare qualche parola, ma ad ogni tentativo scariche di dolore atroce la attraversavano, impedendole qualsiasi movimento o pensiero. Con molta fatica, riuscì ad articolare qualche parola:  «Le perle… Il loro potere… Chiamate le ragazze… Portatele al tempio…» La voce si affievolì sino a sparire del tutto e Luchia chiuse gli occhi, tanto che ogni membro presente nella stanza temette il peggio.
L’unica a rimanere tranquilla fu Hikari, che aveva finito di passarle l’energia. «Vi assicuro che è viva, ha solo bisogno di stare tranquilla… Basta. Luchia ha ragione. Il momento è giunto, devo mettere alla prova le ragazze… Non posso affrontare gli Elementali da sola, ho bisogno anche di loro.» Proclamò risoluta la gattina dal guscio di tartaruga.
«Ho un’idea.» Intervenne il re, che era rimasto in silenzio sino a quel momento. «Hikari, contatta Mikaru e dille di chiamare le ragazze, di portarle qui. Poi, vai al tuo tempio e aspettale là.» Ordinò l’uomo.
«Le ragazze sono in ospedale, dall’amica di Harmony.» Disse assorta Madame Taki, che stava sempre attaccata alla sua sfera.
«Vai Hikari, contiamo su di te!» Disse il sovrano in tono serio. La custode non poté far altro che obbedire. «Agli ordini, maestà.» Si inchinò solennemente, prima di sparire.
Le consigliere ripresero il loro canto.

Niijima, Giappone

«Non se ne parla, io non vado da nessuna parte!» Ripeté Harmony per l’ennesima volta, allo sgocciolare dell’orario di visita dell’ospedale. A Renée scappò un sorriso, mentre alzava e spingeva la mano dell’amica, sempre stretta nella sua, verso di lei, verso l’uscita. «Vattene a casa!» Le ripeté, di nuovo. «Non fai altro che passare il tempo qui con me. Ti ho detto che sto benissimo, non c’è bisogno che ti rovini così. Guarda che lo vedo che stai struggendo dalla stanchezza, non sono mica cieca.»
«Non è vero, sto benissimo!» Ripeté Harmony, conscia di star mentendo alla grande. «Sei tu che devi star buona e non fare sforzi. Piuttosto, sicura che due cuscini siano abbastanza? Ne chiedo un altro all’infermiera…» Fece per alzarsi, ma l’altra la trattenne. «Devi riposarti anche tu, Moni.»
«Ti ho detto che non ne ho bisogno. Voglio stare con te!» Non poteva farci nulla: il senso di colpa nei confronti di Renée era ancora troppo prepotente dentro di lei. Non riusciva e non voleva in alcun modo lasciarla sola. Aveva come la terribile sensazione che se avesse scostato lo sguardo anche solo mezzo secondo, sarebbe successo qualcosa di irreparabile. «Devo proteggerti!»
La mora chiuse un momento gli occhi e fece un lungo respiro, poi parlò con voce calma, ma autoritaria: «Harmony Honopura, io starò benissimo. Tu hai bisogno di riposare un po’, non puoi passare le tue giornate qui. Sei la principessa dell’Oceano Pacifico del Nord, hai delle responsabilità anche verso il tuo popolo e la tua missione, non solo verso di me!»
La rossa abbassò lo sguardo, combattuta. Renée aveva ragione, e lei lo sapeva. “Però…”
«Okay, ascoltami.» Un sorriso comprensivo stese le labbra della mora, mentre il suo sguardo si addolciva. «Se proprio non vuoi lasciarmi sola, che ne dici di fare almeno a turni con le altre? Prima Hazelle mi ha mandato un messaggio chiedendomi se poteva passare a trovarmi con Aisu e del buon cibo, potresti darti il cambio con loro. Vai a casa, ti fai un bel bagno, ti rilassi un po’ e poi nel pomeriggio torni. Che ne dici? Puoi prenderti una pausa di qualche ora, per me?»
La custode della perla rosa fece un respiro profondo per scacciare tutti i brutti pensieri, poi si rivolse all’amica. Se stava sotto la custodia delle sue compagne di avventura, allora lei poteva sopportare l’idea di allontanarsi per un poco. «D’accordo.»
Al suo accettare, Renée le regalò un sorriso bellissimo, che la ragazza si impresse nel cuore.
 
Da qualche parte negli Oceani
 
Una furibonda ed umiliata Elizabeth aveva fatto ritorno alla base. Si era beccata un’inevitabile sfuriata da Lady Davina, la quale non ammetteva errori simili da lei. Il tutto, con suo sommo imbarazzo, era avvenuto alla presenza degli altri Elementali, i quali a vedere la loro collega in difficoltà non avevano potuto fare a meno di divertirsi: lei era sempre pronta a criticarli, ma stavolta aveva sbagliato tanto quanto loro e aveva quello che si meritava. Ma la donna di sangue non era disposta a farsi prendere in giro in quel modo, non da degli insulsi come quei tre; passi il capo, ma aveva i suoi limiti. Stava per cedere alla rabbia più profonda, quando un’illuminazione la colse, facendola sorridere orgogliosa: «Ridete pure, sciocchi… Anzitutto, non mi sembra che voi abbiate fatto tanto meglio. Al contrario! E poi, anche se non sembra, io rispetto a voi ho vinto!»
«E sulla base di cosa puoi permetterti una simile insinuazione?» Si intromise Pyro, i cui capelli crepitavano pericolosamente.
«Perché io al contrario vostro so molte cose di loro! Non soltanto ne conosco anche io la forma umana...» Rispose melliflua all’Elementale del fuoco, l’unico fino a poco prima a sapere quel fatto. «Ma grazie alla copia di quell’insulsa ragazza tanto amica della sardina in rosa, ho carpito molte informazioni utili su di loro: so dove studiano, i posti che frequentano e soprattutto…» Fece una pausa ad effetto, per aumentare la suspance, mentre guardava negli occhi il suo capo con un sorriso perfido. «Conosco tutti i loro punti deboli, le paure e le insicurezze! Ognuna di loro ne ha un sacco, più di quanto vogliano dare a vedere… Dopotutto cosa vi aspettate da delle teenager sempliciotte!»
«Questo è decisamente interessante.» Considerò Lady Davina, annuendo interessata. «Esigo di saperne di più!» Ordinò poi, mettendo una mano sulla spalla dell’Elementale.
«Naturalmente, Milady! Tuttavia…» Guardò con sufficienza i tre uomini dietro di lei. «Desidererei conferire con te in privata sede, questi pappamolli non sono graditi.» Il capo accolse la richiesta senza problemi, facendo voltare Elizabeth mentre si avviava verso un’altra stanza. «Mi dispiace tesorini…» Sogghignò divertita, sentendo le proteste dei tre. «Se volete scoprire i loro segreti, arrangiatevi! Muovete le chiappe, inventatevi qualcosa, quello che vi pare, ma per conto vostro!» Continuò in tono borioso, mentre i volti degli uomini si contraevano in smorfie colme di rabbia e disprezzo.
«Non sei nessuno per parlarci così, stupida!» Esclamò Tsuchi facendo un passo avanti, ma un gesto aggraziato della donna di sangue lo interruppe: «Devo forse ricordarvi che, al contrario vostro, nessuno è mai riuscito a imprigionarmi in una conchiglia e sotterrarmi in uno sperduto santuario?» L’atmosfera attorno a Pyro diventò talmente calda da essere irrespirabile, attorno ad Ao iniziarono a formarsi nuvole crepitanti di elettricità e il terreno sotto a Tsuchi tremava leggermente, tuttavia Elizabeth ignorò tali segnali. «E non ci riusciranno mai, ricordatevelo! A prescindere da quanto succederà, io sarò sempre un passo avanti a voi.» Concluse seccamente, allontanandosi elegantemente al fianco del suo capo e canticchiando sottovoce una canzone, la sua canzone.

Niijima, Giappone

“Accidenti ai compiti di chimica e alle maniache dei lavori domestici! Che palle… È la mia stanza dopotutto, potrò tenermela come mi pare! Io mi trovo benissimo nel mio disordine e se mi ci oriento io, che problema c’è?” Pensava Harmony mentre entrava nell’ospedale, seccata dall’essere stata rallentata da due delle cose che odiava di più al mondo, ossia la chimica e riordinare la stanza. Quasi che il cibo umano in confronto era il paradiso.
Ad irritarla era il fatto che Renée la stesse aspettando e non voleva arrivare tardi, visto che negli ultimi tempi per forza di cose la sua migliore amica era stata inevitabilmente messa un po’ da parte e questo la faceva sentire in colpa.
Avvicinandosi alla porta della stanza singola della ragazza, udì delle risate allegre provenire dall’interno. Una strana sensazione le attorcigliò lo stomaco, mettendola a disagio. Sensazione contrastante che aumentò una volta aperta la porta, nel vedere l’amica ridere spensierata assieme a Yumi e Resha. Le due erano arrivate da poco per dare il cambio alle europee, in quanto queste ultime avevano chiesto di assentarsi un attimo. A quanto pare, dovevano parlare di una cosa importante, perciò avevano chiesto alle sorelle di anticipare il loro arrivo di una mezz'oretta: sarebbero rientrate con Reana e Julia, da un momento all’altro.
«Ciao ragazze! Renée, come stai?» Harmony si precipitò dalla sua migliore amica, dandole un bacio sulla guancia e ricevendo, per fortuna, risposta positiva, nonostante si sentisse ancora debole e sarebbe stata dimessa solo tra qualche giorno.
La rossa sorrise forzatamente. Era felice che l’amica stesse bene e che le altre ragazze la considerassero come una di loro, quello sì, ma vederla così spigliata e a suo agio le metteva in testa dubbi atroci. Temeva sempre che qualcuno potesse portargliela via, non avrebbe sopportato di vederla migliore amica a qualcun’altra.
«Le ho portato un po’ di quei biscotti che ho fatto con Hazelle l’altro giorno, quelli a chiocciola!» Esordì Yumi, per rompere il silenzio. «E le altre ragazze arriveranno a breve! Resha ha avuto un’idea geniale per aiutarla a star meglio e serve l’aiuto di tutte.» Spiegò, venendo interrotta dalla custode della perla arancione: «Appena arriveranno ve la comunico… Niente di doloroso, tranquilla Renée!» La rassicurò sorridendo, gesto che venne ricambiato.
«Bene…» Disse Moni, cercando di controllare la gelosia che sentiva crescere.
 
«Adesso che ci siete tutte, vi espongo la mia idea!» Disse Resha orgogliosamente, scrollandosi la coda. «Canteremo per Renée e le infonderemo un po’ di energia! Anche senza trasformarci, le perle ci aiuteranno.»
La sua idea venne approvata all’unanimità. Moni prese per mano la sua amica, convinta che un contatto avrebbe aiutato. A loro volta, tutte le sirene si presero la mano, invocando l’energia delle perle che si illuminarono.
 
Vola la mia mente
è scintillio suadente
che libera
mi libera e va.
 
Fu Resha a prendere l’iniziativa, intonando la sua canzone. Ben presto fu seguita da tutte le altre, che si unirono.
Dalle perle delle ragazze si crearono dei fasci di luce colorata, che entrarono nel corpo di Renée, facendola sentire sin da subito più energica. “Resha è geniale, il suo piano è fantastico!”
Quando la canzone terminò e le perle si spensero, il cuore di Moni fece salti di gioia nel vedere che la sua amica aveva ripreso colore e i suoi occhi erano decisamente più vispi.
«Visto? Cosa vi dicevo? Siamo grandi ragazze!» Esclamò Resha, strizzando l’occhio alla mora.
La porta della stanza si aprì di colpo, facendo prendere un colpo alle ragazze: probabilmente si trattava di qualche membro dello staff ospedaliero che, richiamato dal fracasso, era corso per buttarle fuori a calci. O peggio.
Con l’ansia a mille si voltarono, per poi sospirare di sollievo quando videro una graziosa ragazza più o meno loro coetanea. La conoscevano di vista, specialmente Yumi e Moni che avevano frequentato le medie con lei, anche se erano un anno avanti. Era la sorella minore del loro attuale professore di musica e maestro della banda della scuola, che aveva accettato l’incarico per sorvegliare le sirene.
«Mikaru, ciao!» Le sorrise Reana, sollevata.
«Qual buon vento?» Si intromise Hazelle.
«Vengo per ordine della regina. Il momento è giunto ragazze, Hikari vi aspetta al tempio per la prova. Ma prima dovete fare una deviazione da Luchia. I sovrani vogliono parlarvi, io vi porterò da loro, ve ne parlo meglio strada facendo.» Spiegò brevemente la castana, guardando le custodi una a una e studiando le loro reazioni: Aisu e Resha decise, le altre un misto di curiosità e disagio. «Salutate Renée e andiamo… Ah, a proposito», la panthalassa sorrise alla mora. «Questa.» Estrasse una scatoletta contenente una sfera di luce bianca. «Te la manda Hikari: dice che così guarirai del tutto… Il tuo caso è nulla in confronto a quello della regina, dovrebbe bastare.» Porse la sfera a Renée che la prese, commossa e grata di tutto l’affetto che stava ricevendo, così diverso da quello che provava a casa sua.
Le ragazze salutarono la mora e Harmony chiese solo un attimo di poter stare sola con lei. «Renée io…» Iniziò, stringendole la mano, che non le aveva ancora mai lasciato. «Mi scuso con te… Per averti trascurata ultimamente, per averti cacciata in questo pasticcio, è solo colpa mia se sei qui al momento. Non volevo metterti nei guai, davvero! Io voglio solo che tu stia bene, capito? Nient’altro! Sappi che farò di tutto per proteggerti e che sarai sempre tu la mia migliore amica anche se dovessi starti lontana per mesi! Capito? Tu e nessun’altra!»
La mora iniziò a ridere. «Sembra tu stia andando a morire, Moni!» Non riusciva a placare le risate. Una volta ripresasi, le sorrise piena d'affetto e di speranza. «Adesso ti dico una cosa io: vai e spacca, scopri il tuo elemento e non tornare fino a che non l’avrai conquistato! Mi raccomando, eh?»
La rossa annuì, convinta. «Ti voglio bene, Renée!» Le lasciò la mano e le rivolse un ultimo gesto di saluto, prima di uscire dalla stanza e unirsi alle altre.
«Oh Moni…» Sospirò Renée, una volta rimasta sola. «Non era necessario incolparti… So tutto… Tutto… Ti voglio bene anch’io!» Disse convinta, convinta della loro amicizia e del fatto che la sua Moni sarebbe uscita vincitrice dalla prova.
Restò a fissare la porta a lungo, prima di ricordarsi della scatoletta di Hikari. La prese e la aprì, assorbendo la sfera all’interno. Si sentì immediatamente ancora meglio, seppur molto stanca. Decise quindi di concedersi un pisolino e si stese bene sotto le lenzuola bianche e asettiche. Prima di addormentarsi, mormorò leggera: «Buona fortuna ragazze… Buona fortuna amica mia…»

Castello della Regina dei Mari

«E questo è quanto.» Durante il tragitto, Mikaru aveva spiegato tutta la faccenda alle ragazze. Ciò che veniva loro richiesto era di cantare assieme alle loro predecessore, poiché erano tutti sicuri che il potere della perla avrebbe dato ulteriore aiuto, cosa a cui le ragazze accondiscesero senza problemi.
Appena entrate al castello, le guardie reali e la corte presente si inchinarono rispettosamente al passaggio delle sette sirene che, non abituate a tutte quelle riverenze, rimasero lievemente stupite. Nel caso di Julia, Reana e Yumi, pure un poco imbarazzate.
Vennero scortate nella stanza della regina, la quale sembrava stare un po’ meglio ed era tranquilla. Le Consigliere corsero incontro alle loro eredi, ma il loro umore era all’opposto rispetto a quello di pochi giorni precedenti.
Non ci furono sorrisi e abbracci, ma solo sguardi seri che valevano più di mille parole, mentre si avvicinavano al letto di Luchia e si inchinavano rispettosamente.
La donna sorrise debolmente. «Le perle… Ragazze, tutte insieme… Cantate per me… Come avete fatto con la vostra amica…»
Le ragazze si trasformarono in idol e ognuna di loro prese per mano la propria predecessora, condividendo il microfono con lei. Le voci delle quattordici sirene, sublimi, decise ma dolci, iniziarono ad espandersi nella stanza e ben presto anche la regina, seppur debolmente, si unì a loro. Quel gesto riempì tutti di ottimismo: se si sentiva di cantare, voleva dire che stava iniziando un breve recupero.
«Maestà… Io avrei questa con me…» Moni si fece avanti, porgendo un’ampolla alla Regina. «L’avevo preparata per Renée, ma alla fine non gliel’ho data… È una tisana disintossicante, magari vi aiuterà a star meglio…» Nikora annuì, prendendo la boccetta dalle mani della più giovane.
«Bene… Adesso che il vostro l’avete fatto, potete recarvi al tempio. Madame Taki è l’unica che conosce l’ubicazione, quindi vi guiderà lei. Andate e buona fortuna.» Si intromise il re, senza lasciare la mano della moglie.
Silenziosamente come erano arrivate, le ragazze lasciarono il castello, accompagnate dall’anziana veggente.

Tempio dei Sette Elementi

Hikari stava in meditazione, in una stanza situata in un’area segretissima del tempio, la cui porta era invisibile a tutti tranne che a lei. Chiunque l’avesse vista, con gli occhi chiusi, le manine paffute chiuse a pugno e il guscio giallo chiaro, l’avrebbe trovata tenerissima e coccolosa. Ma se qualcuno avesse osato esprimere tale pensiero a voce, il guscio sarebbe diventato rosso per la rabbia e per il malcapitato sarebbero stati guai seri, poiché la piccola creatura odiava essere disturbata mentre meditava: quei momenti in cui riusciva a isolarsi nei suoi pensieri e nei suoi ricordi, per lei erano sacri.
La custode stava aspettando l’arrivo delle nuove principesse, che avrebbero affrontato la prova che aveva scelto per vedere se sarebbero state degne di custodire i suoi preziosi Elementi, una cui piccola parte del loro potere sarebbe comunque rimasta a lei in caso di bisogno: non si fidava ancora del tutto di quelle ragazzine. Non che le giudicasse male o le odiasse, anzi, in altre circostanze sarebbero magari potute diventare pure amiche, ma in quel frangente la questione era differente. Durante l’ultimo periodo aveva avuto modo di studiarle e il loro atteggiamento non l’aveva molto convinta: certo, erano inesperte, per loro la situazione era del tutto nuova e questo era un valido scusante, tuttavia non era sicura che la scelta di Madame Taki fosse giusta. Ma siccome si era messa di mezzo anche la volontà della Regina, che attualmente stava lottando tra la vita e la morte e la cui salvezza era essenziale, non poteva rifiutare. Ciononostante voleva essere certa che le ragazze sapessero comportarsi e dimostrassero la giusta dose di grinta, determinazione e volontà; solo allora avrebbe dato il via alla vera prova. Per iniziare a testare le loro abilità aveva bloccato tutte le entrate del tempio, giusto per divertimento. Sapeva di sembrare cinica, ma visto che doveva rinunciare a una parte di sé molto importante, voleva essere davvero sicura.
Un vociare proveniente dall’esterno si insinuò prepotentemente nelle sue orecchie feline. Inevitabilmente, visto che era stata disturbata mentre era assorta, il guscio iniziò a scurirsi passando a una tonalità di arancione, ma Hikari riuscì a riacquistare il controllo prima che potesse diventare rosso.
Con un sospiro lasciò la stanza segreta, i suoi contenuti misteriosi e sconosciuti al resto del mondo, avvicinandosi all’entrata: le principesse erano arrivate.
Madame Taki aveva appena scortato le ragazze davanti al tempio e si stava accingendo a lasciarle. «Ragazze… Mi raccomando, impegnatevi e non date nulla per scontato! Voi siete le Perle del Destino ed è tutto nelle vostre mani! Io devo andare, al palazzo c’è bisogno di me. Ci vediamo presto ragazze!» Disse la vecchia, aggiungendo poi mentalmente: “Spero…” Era preoccupata per loro e per Luchia, inutile negarlo o nasconderlo.
«Secondo voi ce la faremo?» Chiese dubbiosa Yumi, la cui ansia era visibile nei suoi occhi azzurro-verdi.
«Certamente! L’ha detto Madame Taki! Noi siamo le Perle del Destino e…» Ma un suono gutturale interruppe le parole di Resha. «Bene bene, “Perle del Destino”!» Hikari era comparsa sulla soglia e le osservava seriamente, agitando la coda. Tutte le ragazze, che la vedevano nel suo vero aspetto per la prima volta e la riconobbero solo dagli occhi azzurro brillante, si inchinarono con rispetto di fronte alla sua figura; tutte tranne Reana, che da brava gattofila alla vista del suo musetto felino si era sciolta. «Ooooooooohhhhh! Aaaaaahhhhh! Che amore che seiiiiiiiii!» Squittì la sirena blu, con gli occhi a cuore e la vocetta stridula. «Che teneraaaaa, vieni qui fatti coccolareeeeee!» Continuò, afferrando la povera Hikari, che presa alla sprovvista non riuscì a reagire. Si ritrovò stretta tra le braccia della ragazza che la avvolgevano sempre di più, stritolandola in una presa tentacolare, rischiando di soffocarla. Le guance erano sempre più gonfie, stava per esplodere.
«Basta, lasciami! Non sono un giocattolo!» Riuscì a biascicare con voce strozzata dal fiato corto, lasciandosi sfuggire una scarica di elettricità non letale ma sufficiente ad allontanare la sirena, che vi rimase malissimo.
«Ma cosa fai? Volevi uccidermi? Beh, sappilo: niente Hikari, niente Elementi, niente salvezza!» Sentenziò la tartarughina, ritrovando la compostezza.
«Scusami, Hikari-sama… Non volevo mancarti di rispetto, ma io amo i gatti e il fatto… È che sei così graziosa!» Disse inginocchiandosi a sua volta. Le scuse erano sincere e Hikari se ne accorse, tuttavia aveva un contegno da mantenere. «Va bene, va bene!» Disse sollevando la zampina, come a zittirla. Inclinò la testa di lato, un mezzo sorriso le increspò le labbra e una scintilla le illuminò gli occhi. «Quindi voi siete qui perché volete conquistare gli Elementi, giusto?» Le domande ovvie erano parte della prova che avrebbero dovuto affrontare, in modo da vedere la reazione che le ragazze avrebbero avuto.
«Esatto!» Parlò Resha per tutte, alzandosi. «Siamo qui per questo, è il compito che ci è stato affidato e abbiamo intenzione di adempiere a questa responsabilità, a ogni costo. Quindi, dicci cosa dobbiamo fare e noi ci impegneremo, vero ragazze? Sì, ce la faremo! Ne abbiamo discusso a lungo prima di venire qui e ti comunichiamo che siamo pronte: mettici alla prova! Non ti deluderemo!» Concluse sicura, guardando le altre che, pur non avevano mai tolto gli occhi dalla tartaruga felina, annuirono, cercando di sembrare il più decise possibile. Hikari assottigliò gli occhi: quella ragazza era molto sicura di sé e questo era un bene, tuttavia c’era un che di sbagliato e superbo nel suo atteggiamento che andava assolutamente limato.
«Non così in fretta, custode della perla arancione! Non sono così sprovveduta da lasciare i miei Elementi in mano alle prime capitate per caso: voi non avete idea di quanta gente nel corso dei secoli abbia tentato nell’impresa, fallendo miseramente! Cosa vi fa pensare di riuscirci?»
“Ottima domanda...” Constatarono mentalmente le altre. Chi erano loro per riuscire così facilmente in un’impresa che molti più esperti di loro avevano fallito?
«Esatto!» Rispose Hikari, avendo perfettamente perfettamente il pensiero delle sirene. «Nulla è facile e niente è regalato! Gli Elementi sono dotati di una loro essenza, per conquistarli bisognerà soffrire molto! E non è detto che voglia mettervi alla prova adesso: siete troppo spavalde e arroganti, così non arriverete da nessuna parte! È bene essere sicuri di sé…» Ammise, visto che lei spesso non lo era e odiava quella sua lacuna. «Ma non bisogna nemmeno dare per scontato di essere le migliori!» Concluse secca, voltandosi. «Tornate quando avrete abbassato la cresta!» Fece per chiudere la porta del tempio, ma una coda azzurra le impedì di compiere tale azione. «Aspetta un momento!» Reana si fece avanti, offesa. «Non puoi dire di conoscerci veramente basandoti solo su qualche sottospecie di missione di spionaggio! Ci stai sottovalutando, e di brutto anche!»
Hikari la guardava indifferente, pronta a sentire le altre darle retta e seguirla a ruota. Osservò le ragazze fissarsi a vicenda nel silenzio generale, che venne interrotto dalla custode della perla gialla. «Hikari ha ragione!» Alle parole dell’americana tutte, la custode degli Elementi in primis, si stupirono.
«Julia!» Gridò Resha. «Cosa diamine vai dicendo?»
La bionda la guardò seriamente. «La verità indiscussa… Rifletteteci bene, cosa cavolo abbiamo combinato di buono finora, eh? Esatto, niente di niente, anzi al contrario. Le abbiamo sempre prese di brutto, siamo scampate alla morte solo grazie a fattori esterni… Non siamo nemmeno in grado di difenderci con il combattimento fisico, nulla! Siamo solo buone a farci mettere KO e salvare il culo da Hikari… Non fosse per lei saremmo già morte e sepolte da un pezzo. La verità è un’altra e la sapete.» Continuò con il solito tono, mentre la custode degli Elementi ascoltava attentamente ogni parola.
«Ma…» Provò a dire la verde.
«No, Yumi… No! Niente ma. La verità è che facciamo semplicemente schifo, non valiamo nulla, se la salvezza degli oceani dipende da noi allora possono stare tutti freschi! Non abbiamo mai potuto fare nulla per risultare credibili e non posso biasimare Hikari se non si fida di noi! E se non ci ritiene all’altezza, è più che comprensibile!» Concluse seccamente incrociando le braccia, mentre le altre riflettevano sulle crude parole della loro amica.
«È vero purtroppo… Dovremmo solo vergognarci…» Mormorò a voce bassa Hazelle, ritrovando la voce.
«Esatto! Siamo al livello della regina: vi ricordo che durante l’ultimo assalto invece di combattere si è fatta prendere dal panico. Se si trova così adesso, è anche colpa sua! Non soltanto non è riuscita a difendere molti suoi sudditi, ma nemmeno se stessa! Io non voglio essere come lei! Non sono sicura di essere la persona giusta a rappresentare il Pacifico del Sud, ultimamente ho molti dubbi sul mio ruolo di principessa ma ormai in questa guerra ci sono dentro e non voglio tirarmi indietro fino all’ultimo! Non voglio essere come Luchia!» Protese il braccio con la mano in avanti. «E sono certa nemmeno voi!»
«Come sarebbe ‘dubbi sul tuo ruolo di principessa’? Cosa intendi esattamente?» Chiese Resha, aggrottando le sopracciglia.
«Non è il momento di pensarci adesso!» Si intromise Aisu, scrollando appena il capo in senso di negazione. Certo, anche lei come probabilmente tutte era rimasta un po’ così dalle parole dell’amica, ma le priorità al momento erano altre. E poi, in quell’attimo, non voleva nemmeno lontamente pensare di poter perdere l’amica. Non lo avrebbe sopportato.
«Io sono d’accordo con lei, su ogni singola parola!» Disse decisa, guardando negli occhi le compagne. «È vero, finora abbiamo fatto pena, ma possiamo fare qualcosa, migliorare e crescere. Comportarci come delle degne sovrane! Non solo per noi stesse, ma per i nostri regni e le creature che vi abitano.» Sovrappose la sua mano a quella della sua amica, gesto che fu imitato a breve da tutte.
Ormai non restava che tentare di nuovo di convincere Hikari, la quale aveva assistito alla scena con un piccolo sorriso che aveva nascosto bene alla loro vista. «Ok… Bene. Dato che avete avuto il coraggio di ammettere i vostri errori e le vostre debolezze, vedo della speranza in voi. Voglio provare a fidarmi. Spero solo di non pentirmene, venite con me.» Esclamò, aprendo la porta del tempio. «Seguitemi!» Le invitò con un gesto della zampa.
Iniziarono a nuotare per un lungo corridoio leggermente derelitto, guardandosi intorno interrogative.
«Hikari, una domanda… Ma quando otterremo gli Elementi…»
«No Harmony, non quando… Ma se otterrete gli Elementi!» La corresse la gattina.
«Sì insomma, quando, se… Qualsiasi cosa, dai… Tu cosa farai dopo?» Diede voce al pensiero di tutte.
«Io sono comunque la Custode… Governerò comunque tutti i Sette Elementi, a prescindere. Anche se voi li conquisterete, parte di essi è parte di me e lo resteranno per sempre. È complicato da spiegare e adesso non c’è tempo, ma nessuno resterà senza. Anche perché dovrete poi imparare a controllarli, e io personalmente vi allenerò!» Sospirò, pensando a quanto sarebbe stata ardua.
«Ma se sei così forte, perché non combatti direttamente tu?» Domandò Yumi.
«Scherzi? Durante l’ultima battaglia con gli Elementali eravamo moltissimi ed è finita male… I nemici sono stati sconfitti sì, ma lei ha dovuto sacrificarsi. Sola non posso farcela, insieme avremo più speranze. E poi ricordate la profezia!» A nessuna sfuggì la nostalgia negli occhi della creatura. Era così pacioccosa che Reana avrebbe voluto abbracciarla, ma si trattenne, preferendo ripiegare su una domanda. «Lei chi? Quale sacrificio?»
Hikari si irrigidì. «Non è il momento adesso! Ne riparliamo in altri ambiti.» Chiuse il discorso, il suo tono secco non ammetteva repliche. «Siamo arrivate.»
Aprì una porta cigolante e condusse le principesse vicino ad un altare, posto al fondo della stanza in cui erano entrate. Pronunciò delle parole in una lingua a loro incomprensibile e in un attimo l’atmosfera cambiò completamente.
«Ecco qua! Sette Elementi per sette sirene! Guardateli, ammirateli!» Esclamò, mostrando loro gli Elementi in tutto il loro splendore: uno spettacolo fantastico di magnificenza, equilibrio ed eleganza.
«Domande, ragazze?» Inquisì la creatura, incrociando le braccia.
Hazelle alzò la mano, come fosse a scuola: «Io, io! Hikari-sama: le prove per conquistare gli Elementi… In cosa consistono esattamente? Sono personalizzate?»
«Dipende… Ci sono tanti modi di affrontare la prova, la scelta è ampia, sono tutte prove difficili e dolorose e la vostra non è da meno… Ci ho messo un po’ per sceglierla ma sono sicura sia quella giusta!» Disse misteriosamente mentre tratteneva un sorriso divertito a causa del gesto della viola, aumentando la curiosità delle ragazze.
Yumi prese la mano della sorella che, avvertendone la tensione, strinse con calore per rassicurarla.
«E… Come facciamo a sapere quali sono i nostri Elementi? Gli scegliamo noi o saranno loro a sceglierci?» Fu la domanda di Aisu, che iniziava davvero a stancarsi di tutti quei segreti e prolungamenti: che bisogno c’era di protrarre le vicende così a lungo? Non c’era tutto questo tempo, c’era in ballo la vita di suo fratello, lei voleva iniziare il prima possibile e quella situazione di stallo inutile la innervosiva non poco.
Hikari finse di non accorgersene. «La seconda, Aisu Hansen, la seconda! Gli Elementi sceglieranno la potenziale custode, in base alle affinità. Ve l’ho detto, loro hanno una volontà propria! E pregate di avere i requisiti da essi richiesti, perché se loro non vi riterranno degne di tale onore, dovrete tornarvene a casa con le pive nel sacco! E conoscendoli, potrebbero non ritenervi tali nemmeno a fine prova. Sono imprevedibili i miei piccolini.» Concluse, scrollando le spalline.
«Acqua, fuoco, terra, aria, ghiaccio, fulmine e luce… Chissà quale sarà il mio! Non vedo l’ora di scoprirlo!» Esclamò Moni, le mani sulle guance e gli occhi scintillanti: ora che Hikari aveva accettato di sottoporle alla prova, il suo ottimismo era alle stelle ed era pronta a impegnarsi a dare il meglio di sé.
«Sorry se sembro maleducata, Hikari-sama, but… Cominciamo? L’attesa mi uccide!» Disse Julia esprimendo il pensiero delle altre. Alzando gli occhi al cielo, Hikari ordinò alle ragazze di aprire i loro shell lockets. Nonostante la perplessità, le sette eseguirono il compito, mostrando alla custode le perle scintillanti. Lei annuì, sfiorandole una a una e perdendosi qualche istante ad ammirarle. Dopodiché, dalla sua zampa si creò una sfera luminosa enorme che la custode lanciò in aria. Essa si divise in sette sfere le quali, ingrandendosi, assunsero i colori delle principesse.
«Sono i portali che vi condurranno al luogo della prova, che sarà individuale. Nessuno potrà aiutarvi e dovrete contare solo su voi stesse! Entrate nel portale del vostro colore e che la fortuna vi assista.» Ordinò Hikari. Abbozzò un sorrisetto, nel vedere le ragazze entrare dentro i portali: Resha, Aisu e Moni sicure e decise, Julia e Yumi in ansia, Reana e Hazelle curiosissime.
«Dicevo… Sette Elementi… Sette sirene… Sette Peccati!» Aggiunse Hikari in tono criptico, dopo che le ragazze furono inghiottite dal portale. «Vi auguro di uscirne quantomeno vive.» Fu l’augurio di Hikari. La guardiana del tempio fece comparire sette piccole sfere di cristallo, dalle quale poteva assistere allo svolgersi delle prove e, rammaricandosi di non avere uno di quei deliziosi snack terrestri, si sedette su una poltrona, in attesa di sviluppi.
 


Angolo delle autrici:

Anzitutto chiediamo scusa a Sarika Cantabile che sta scrivendo anche lei un’interattiva sul fandom per la storia dei sette peccati, possiamo assicurarti che al contrario della tua fanfic che si basa su di loro qui compariranno solo come prova per le ragazze, dopo non verranno mai più nominati, insomma non sono alla base della storia, non sono loro i nemici che le sirenette dovranno affrontare! Ci teniamo a precisarlo per senso di giustizia e per evitare casini inutili. Nessuna idea è copiata e l’uso e lo sviluppo dei Peccati ha scopi totalmente diversi. Dopo la missione, dalla quale non garantiamo che tutte le sirene usciranno integre o vive visti i precedenti, nessuno li nominerà più!

Detto questo, scusate il ritardo ma il lavoro prende, chi non ha mai lavorato non può minimamente immaginarlo, purtroppo la povera Kelly il lavoro ce lo avrà fino ad ottobre dopo non sa se lo rinnovano, mentre Elsira ha appena iniziato e le ci sta volendo un po’ per prendere il ritmo… Comunque nel prossimo si entra nel vivo dell’azione, sottoporremo le ragazze alle prove e si inizia con… Lo vedrete! Chi ne uscirà integra, chi ferita sia fisicamente che moralmente, chi ancora viva? Cosa farà Julia adesso che ha espresso i suoi dubbi alle amiche? E ora che Elizabeth conosce i punti deboli delle ragazze? Restate connessi! Ah, altro annuncetto: al momento abbiamo terminato le fanart, di quelle vecchie fatte con paint da parte di Kelly e a matita da parte di Elsira non vogliamo saperne, sono oscene e ci vergognamo come ladre xD Ma il tempo non ci è amico… Comunque non finiscono qui, ci stiamo lavorando su per migliorarle grazie al nuovo stile e anche al fantastico Clip Studio Paint e torneranno! 

E ora alle note singole~

 
 
 

L’angolo di Kelly:

 



SI, purtroppo dovete abituarvi ai ritardi, sappiamo che non è professionale ma appunto il lavoro su turni prende, il primo ti cuoce il cervello, il secondo ti mangia il giorno...Ma meglio questo che nulla, comunque: Come vedete, Luchia sta soffrendo moltissimo, guarirà?Potete contarci, potete dubitarne!Lo sapremo prima o poi!

Renée sta meglio e le ragazze inizieranno la missione!Al prossimo capitolo con la prima ragazza che verrà sottoposta alla prova!Scusate se sono di poche parole ma ho il cervello fuso a livelli assurdi!

 


 
Sirio: Eccomiiiiii!Mi sono stancato, non compaio mai!Me ne sto buono buono all’albergo ogni giorno!Vi saluto e torno a divorarmi vivo, questa stagione mi mette addosso un prurito assurdo!Però vi piaccio, vero?
 
 


L’angolo di Elsira:

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Ehiya’, gents and lads!
… Scusate ma non lo so più manco io che cosa dico. Quindi andiamo a casaccio.
1) Aaaaahhh ci sono un sacco di missing moments da pubblicare nei prossimi capitoliiii!
2) Ho sonno.
3) Devo trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata (e quindi scrittura, disegno, etc.). Perché attualmente la mia vita privata è pari a ZERO. E quindi anche le pubblicazioni ne risentono…
4) Voglio dormire.
Bon, ci si sente alla prossima che devo andare a prepararmi per domani… CIAO!

 

   
 
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