Hikari stava in meditazione, in una stanza situata in un’area segretissima del tempio, la cui porta era invisibile a tutti tranne che a lei. Chiunque l’avesse vista, con gli occhi chiusi, le manine paffute chiuse a pugno e il guscio giallo chiaro, l’avrebbe trovata tenerissima e coccolosa. Ma se qualcuno avesse osato esprimere tale pensiero a voce, il guscio sarebbe diventato rosso per la rabbia e per il malcapitato sarebbero stati guai seri, poiché la piccola creatura odiava essere disturbata mentre meditava: quei momenti in cui riusciva a isolarsi nei suoi pensieri e nei suoi ricordi, per lei erano sacri.
La custode stava aspettando l’arrivo delle nuove principesse, che avrebbero affrontato la prova che aveva scelto per vedere se sarebbero state degne di custodire i suoi preziosi Elementi, una cui piccola parte del loro potere sarebbe comunque rimasta a lei in caso di bisogno: non si fidava ancora del tutto di quelle ragazzine. Non che le giudicasse male o le odiasse, anzi, in altre circostanze sarebbero magari potute diventare pure amiche, ma in quel frangente la questione era differente. Durante l’ultimo periodo aveva avuto modo di studiarle e il loro atteggiamento non l’aveva molto convinta: certo, erano inesperte, per loro la situazione era del tutto nuova e questo era un valido scusante, tuttavia non era sicura che la scelta di Madame Taki fosse giusta. Ma siccome si era messa di mezzo anche la volontà della Regina, che attualmente stava lottando tra la vita e la morte e la cui salvezza era essenziale, non poteva rifiutare. Ciononostante voleva essere certa che le ragazze sapessero comportarsi e dimostrassero la giusta dose di grinta, determinazione e volontà; solo allora avrebbe dato il via alla vera prova. Per iniziare a testare le loro abilità aveva bloccato tutte le entrate del tempio, giusto per divertimento. Sapeva di sembrare cinica, ma visto che doveva rinunciare a una parte di sé molto importante, voleva essere davvero sicura.
Un vociare proveniente dall’esterno si insinuò prepotentemente nelle sue orecchie feline. Inevitabilmente, visto che era stata disturbata mentre era assorta, il guscio iniziò a scurirsi passando a una tonalità di arancione, ma Hikari riuscì a riacquistare il controllo prima che potesse diventare rosso.
Con un sospiro lasciò la stanza segreta, i suoi contenuti misteriosi e sconosciuti al resto del mondo, avvicinandosi all’entrata: le principesse erano arrivate.
Madame Taki aveva appena scortato le ragazze davanti al tempio e si stava accingendo a lasciarle. «Ragazze… Mi raccomando, impegnatevi e non date nulla per scontato! Voi siete le Perle del Destino ed è tutto nelle vostre mani! Io devo andare, al palazzo c’è bisogno di me. Ci vediamo presto ragazze!» Disse la vecchia, aggiungendo poi mentalmente: “Spero…” Era preoccupata per loro e per Luchia, inutile negarlo o nasconderlo.
«Secondo voi ce la faremo?» Chiese dubbiosa Yumi, la cui ansia era visibile nei suoi occhi azzurro-verdi.
«Certamente! L’ha detto Madame Taki! Noi siamo le Perle del Destino e…» Ma un suono gutturale interruppe le parole di Resha. «Bene bene, “Perle del Destino”!» Hikari era comparsa sulla soglia e le osservava seriamente, agitando la coda. Tutte le ragazze, che la vedevano nel suo vero aspetto per la prima volta e la riconobbero solo dagli occhi azzurro brillante, si inchinarono con rispetto di fronte alla sua figura; tutte tranne Reana, che da brava gattofila alla vista del suo musetto felino si era sciolta. «Ooooooooohhhhh! Aaaaaahhhhh! Che amore che seiiiiiiiii!» Squittì la sirena blu, con gli occhi a cuore e la vocetta stridula. «Che teneraaaaa, vieni qui fatti coccolareeeeee!» Continuò, afferrando la povera Hikari, che presa alla sprovvista non riuscì a reagire. Si ritrovò stretta tra le braccia della ragazza che la avvolgevano sempre di più, stritolandola in una presa tentacolare, rischiando di soffocarla. Le guance erano sempre più gonfie, stava per esplodere.
«Basta, lasciami! Non sono un giocattolo!» Riuscì a biascicare con voce strozzata dal fiato corto, lasciandosi sfuggire una scarica di elettricità non letale ma sufficiente ad allontanare la sirena, che vi rimase malissimo.
«Ma cosa fai? Volevi uccidermi? Beh, sappilo: niente Hikari, niente Elementi, niente salvezza!» Sentenziò la tartarughina, ritrovando la compostezza.
«Scusami, Hikari-sama… Non volevo mancarti di rispetto, ma io amo i gatti e il fatto… È che sei così graziosa!» Disse inginocchiandosi a sua volta. Le scuse erano sincere e Hikari se ne accorse, tuttavia aveva un contegno da mantenere. «Va bene, va bene!» Disse sollevando la zampina, come a zittirla. Inclinò la testa di lato, un mezzo sorriso le increspò le labbra e una scintilla le illuminò gli occhi. «Quindi voi siete qui perché volete conquistare gli Elementi, giusto?» Le domande ovvie erano parte della prova che avrebbero dovuto affrontare, in modo da vedere la reazione che le ragazze avrebbero avuto.
«Esatto!» Parlò Resha per tutte, alzandosi. «Siamo qui per questo, è il compito che ci è stato affidato e abbiamo intenzione di adempiere a questa responsabilità, a ogni costo. Quindi, dicci cosa dobbiamo fare e noi ci impegneremo, vero ragazze? Sì, ce la faremo! Ne abbiamo discusso a lungo prima di venire qui e ti comunichiamo che siamo pronte: mettici alla prova! Non ti deluderemo!» Concluse sicura, guardando le altre che, pur non avevano mai tolto gli occhi dalla tartaruga felina, annuirono, cercando di sembrare il più decise possibile. Hikari assottigliò gli occhi: quella ragazza era molto sicura di sé e questo era un bene, tuttavia c’era un che di sbagliato e superbo nel suo atteggiamento che andava assolutamente limato.
«Non così in fretta, custode della perla arancione! Non sono così sprovveduta da lasciare i miei Elementi in mano alle prime capitate per caso: voi non avete idea di quanta gente nel corso dei secoli abbia tentato nell’impresa, fallendo miseramente! Cosa vi fa pensare di riuscirci?»
“Ottima domanda...” Constatarono mentalmente le altre. Chi erano loro per riuscire così facilmente in un’impresa che molti più esperti di loro avevano fallito?
«Esatto!» Rispose Hikari, avendo perfettamente perfettamente il pensiero delle sirene. «Nulla è facile e niente è regalato! Gli Elementi sono dotati di una loro essenza, per conquistarli bisognerà soffrire molto! E non è detto che voglia mettervi alla prova adesso: siete troppo spavalde e arroganti, così non arriverete da nessuna parte! È bene essere sicuri di sé…» Ammise, visto che lei spesso non lo era e odiava quella sua lacuna. «Ma non bisogna nemmeno dare per scontato di essere le migliori!» Concluse secca, voltandosi. «Tornate quando avrete abbassato la cresta!» Fece per chiudere la porta del tempio, ma una coda azzurra le impedì di compiere tale azione. «Aspetta un momento!» Reana si fece avanti, offesa. «Non puoi dire di conoscerci veramente basandoti solo su qualche sottospecie di missione di spionaggio! Ci stai sottovalutando, e di brutto anche!»
Hikari la guardava indifferente, pronta a sentire le altre darle retta e seguirla a ruota. Osservò le ragazze fissarsi a vicenda nel silenzio generale, che venne interrotto dalla custode della perla gialla. «Hikari ha ragione!» Alle parole dell’americana tutte, la custode degli Elementi in primis, si stupirono.
«Julia!» Gridò Resha. «Cosa diamine vai dicendo?»
La bionda la guardò seriamente. «La verità indiscussa… Rifletteteci bene, cosa cavolo abbiamo combinato di buono finora, eh? Esatto, niente di niente, anzi al contrario. Le abbiamo sempre prese di brutto, siamo scampate alla morte solo grazie a fattori esterni… Non siamo nemmeno in grado di difenderci con il combattimento fisico, nulla! Siamo solo buone a farci mettere KO e salvare il culo da Hikari… Non fosse per lei saremmo già morte e sepolte da un pezzo. La verità è un’altra e la sapete.» Continuò con il solito tono, mentre la custode degli Elementi ascoltava attentamente ogni parola.
«Ma…» Provò a dire la verde.
«No, Yumi… No! Niente ma. La verità è che facciamo semplicemente schifo, non valiamo nulla, se la salvezza degli oceani dipende da noi allora possono stare tutti freschi! Non abbiamo mai potuto fare nulla per risultare credibili e non posso biasimare Hikari se non si fida di noi! E se non ci ritiene all’altezza, è più che comprensibile!» Concluse seccamente incrociando le braccia, mentre le altre riflettevano sulle crude parole della loro amica.
«È vero purtroppo… Dovremmo solo vergognarci…» Mormorò a voce bassa Hazelle, ritrovando la voce.
«Esatto! Siamo al livello della regina: vi ricordo che durante l’ultimo assalto invece di combattere si è fatta prendere dal panico. Se si trova così adesso, è anche colpa sua! Non soltanto non è riuscita a difendere molti suoi sudditi, ma nemmeno se stessa! Io non voglio essere come lei! Non sono sicura di essere la persona giusta a rappresentare il Pacifico del Sud, ultimamente ho molti dubbi sul mio ruolo di principessa ma ormai in questa guerra ci sono dentro e non voglio tirarmi indietro fino all’ultimo! Non voglio essere come Luchia!» Protese il braccio con la mano in avanti. «E sono certa nemmeno voi!»
«Come sarebbe ‘dubbi sul tuo ruolo di principessa’? Cosa intendi esattamente?» Chiese Resha, aggrottando le sopracciglia.
«Non è il momento di pensarci adesso!» Si intromise Aisu, scrollando appena il capo in senso di negazione. Certo, anche lei come probabilmente tutte era rimasta un po’ così dalle parole dell’amica, ma le priorità al momento erano altre. E poi, in quell’attimo, non voleva nemmeno lontamente pensare di poter perdere l’amica. Non lo avrebbe sopportato.
«Io sono d’accordo con lei, su ogni singola parola!» Disse decisa, guardando negli occhi le compagne. «È vero, finora abbiamo fatto pena, ma possiamo fare qualcosa, migliorare e crescere. Comportarci come delle degne sovrane! Non solo per noi stesse, ma per i nostri regni e le creature che vi abitano.» Sovrappose la sua mano a quella della sua amica, gesto che fu imitato a breve da tutte.
Ormai non restava che tentare di nuovo di convincere Hikari, la quale aveva assistito alla scena con un piccolo sorriso che aveva nascosto bene alla loro vista. «Ok… Bene. Dato che avete avuto il coraggio di ammettere i vostri errori e le vostre debolezze, vedo della speranza in voi. Voglio provare a fidarmi. Spero solo di non pentirmene, venite con me.» Esclamò, aprendo la porta del tempio. «Seguitemi!» Le invitò con un gesto della zampa.
Iniziarono a nuotare per un lungo corridoio leggermente derelitto, guardandosi intorno interrogative.
«Hikari, una domanda… Ma quando otterremo gli Elementi…»
«No Harmony, non quando… Ma se otterrete gli Elementi!» La corresse la gattina.
«Sì insomma, quando, se… Qualsiasi cosa, dai… Tu cosa farai dopo?» Diede voce al pensiero di tutte.
«Io sono comunque la Custode… Governerò comunque tutti i Sette Elementi, a prescindere. Anche se voi li conquisterete, parte di essi è parte di me e lo resteranno per sempre. È complicato da spiegare e adesso non c’è tempo, ma nessuno resterà senza. Anche perché dovrete poi imparare a controllarli, e io personalmente vi allenerò!» Sospirò, pensando a quanto sarebbe stata ardua.
«Ma se sei così forte, perché non combatti direttamente tu?» Domandò Yumi.
«Scherzi? Durante l’ultima battaglia con gli Elementali eravamo moltissimi ed è finita male… I nemici sono stati sconfitti sì, ma lei ha dovuto sacrificarsi. Sola non posso farcela, insieme avremo più speranze. E poi ricordate la profezia!» A nessuna sfuggì la nostalgia negli occhi della creatura. Era così pacioccosa che Reana avrebbe voluto abbracciarla, ma si trattenne, preferendo ripiegare su una domanda. «Lei chi? Quale sacrificio?»
Hikari si irrigidì. «Non è il momento adesso! Ne riparliamo in altri ambiti.» Chiuse il discorso, il suo tono secco non ammetteva repliche. «Siamo arrivate.»
Aprì una porta cigolante e condusse le principesse vicino ad un altare, posto al fondo della stanza in cui erano entrate. Pronunciò delle parole in una lingua a loro incomprensibile e in un attimo l’atmosfera cambiò completamente.
«Ecco qua! Sette Elementi per sette sirene! Guardateli, ammirateli!» Esclamò, mostrando loro gli Elementi in tutto il loro splendore: uno spettacolo fantastico di magnificenza, equilibrio ed eleganza.
«Domande, ragazze?» Inquisì la creatura, incrociando le braccia.
Hazelle alzò la mano, come fosse a scuola: «Io, io! Hikari-sama: le prove per conquistare gli Elementi… In cosa consistono esattamente? Sono personalizzate?»
«Dipende… Ci sono tanti modi di affrontare la prova, la scelta è ampia, sono tutte prove difficili e dolorose e la vostra non è da meno… Ci ho messo un po’ per sceglierla ma sono sicura sia quella giusta!» Disse misteriosamente mentre tratteneva un sorriso divertito a causa del gesto della viola, aumentando la curiosità delle ragazze.
Yumi prese la mano della sorella che, avvertendone la tensione, strinse con calore per rassicurarla.
«E… Come facciamo a sapere quali sono i nostri Elementi? Gli scegliamo noi o saranno loro a sceglierci?» Fu la domanda di Aisu, che iniziava davvero a stancarsi di tutti quei segreti e prolungamenti: che bisogno c’era di protrarre le vicende così a lungo? Non c’era tutto questo tempo, c’era in ballo la vita di suo fratello, lei voleva iniziare il prima possibile e quella situazione di stallo inutile la innervosiva non poco.
Hikari finse di non accorgersene. «La seconda, Aisu Hansen, la seconda! Gli Elementi sceglieranno la potenziale custode, in base alle affinità. Ve l’ho detto, loro hanno una volontà propria! E pregate di avere i requisiti da essi richiesti, perché se loro non vi riterranno degne di tale onore, dovrete tornarvene a casa con le pive nel sacco! E conoscendoli, potrebbero non ritenervi tali nemmeno a fine prova. Sono imprevedibili i miei piccolini.» Concluse, scrollando le spalline.
«Acqua, fuoco, terra, aria, ghiaccio, fulmine e luce… Chissà quale sarà il mio! Non vedo l’ora di scoprirlo!» Esclamò Moni, le mani sulle guance e gli occhi scintillanti: ora che Hikari aveva accettato di sottoporle alla prova, il suo ottimismo era alle stelle ed era pronta a impegnarsi a dare il meglio di sé.
«Sorry se sembro maleducata, Hikari-sama, but… Cominciamo? L’attesa mi uccide!» Disse Julia esprimendo il pensiero delle altre. Alzando gli occhi al cielo, Hikari ordinò alle ragazze di aprire i loro shell lockets. Nonostante la perplessità, le sette eseguirono il compito, mostrando alla custode le perle scintillanti. Lei annuì, sfiorandole una a una e perdendosi qualche istante ad ammirarle. Dopodiché, dalla sua zampa si creò una sfera luminosa enorme che la custode lanciò in aria. Essa si divise in sette sfere le quali, ingrandendosi, assunsero i colori delle principesse.
«Sono i portali che vi condurranno al luogo della prova, che sarà individuale. Nessuno potrà aiutarvi e dovrete contare solo su voi stesse! Entrate nel portale del vostro colore e che la fortuna vi assista.» Ordinò Hikari. Abbozzò un sorrisetto, nel vedere le ragazze entrare dentro i portali: Resha, Aisu e Moni sicure e decise, Julia e Yumi in ansia, Reana e Hazelle curiosissime.
«Dicevo… Sette Elementi… Sette sirene… Sette Peccati!» Aggiunse Hikari in tono criptico, dopo che le ragazze furono inghiottite dal portale. «Vi auguro di uscirne quantomeno vive.» Fu l’augurio di Hikari. La guardiana del tempio fece comparire sette piccole sfere di cristallo, dalle quale poteva assistere allo svolgersi delle prove e, rammaricandosi di non avere uno di quei deliziosi snack terrestri, si sedette su una poltrona, in attesa di sviluppi.