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Autore: IamNotPrinceHamlet    22/09/2018    1 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel capitolo precedente: Dina, la migliore amica di Angie, la raggiunge a San Diego e le basta qualche ora con lei e Eddie per capire che c’è sotto qualcosa, prova a farglielo ammettere quando sono sole e in parte ci riesce. Incontra Jerry e si stupisce della nonchalance con cui Angie parla e si rapporta con lui nonostante quello che le ha fatto. Alla festa in spiaggia Dina ha ulteriori conferme dell’attrazione tra i due quando li sente parlare assieme a riva, mentre gli altri si sono tuffati per un bagno notturno. Il mattino seguente è quello in cui Angie deve partire per tornare a casa, Eddie non riesce a credere di non aver fatto nulla per dichiararsi nonostante abbia avuto ben due giorni per farlo. Fa per baciare Angie mentre dorme, ma si ferma subito. Mentre la accompagna alla stazione dei pullman hanno un piccolo battibecco quando Angie per scherzo, ma non troppo, gli dice che dovrebbe trovarsi una ragazza e che la sua amica Michelle sarebbe la candidata ideale. Esasperato dalla cecità di Angie rispetto ai suoi sentimenti, la zittisce baciandola. Nel frattempo Angie, la notte prima della partenza, sogna di nuovo Eddie e nel sogno lui la bacia. Quando poi il bacio accade davvero, alla stazione degli autobus, Angie perde la testa e sente la famigerata “musica”: Just can’t get enough dei Depeche Mode.

***

I’m in love again, been like this before…” forse quella non avrei dovuto metterla nella cassettina, troppo diretta. Beh… le ho appena infilato la lingua in bocca, direi che ormai più diretto di così è impossibile. Appena. Sono già passate ore e presumo di non aver ancora perso il ghigno idiota che mi accompagna da quando ho salutato Angie. Alzo lo sguardo e mi vedo canticchiare allo specchio. Presumevo bene, cazzo. Continuo a ripetere mentalmente tutti i passaggi della nostra conversazione dal risveglio in poi che ci hanno portato a baciarci e… e basta, è tutto quello che riesco a fare mentre butto le mie quattro cose in valigia, pronto a ripartire e lasciare di nuovo questa casa, stavolta a malincuore. Sì, perché mentre prima la mia dimora non era altro che una sorta di rappresentazione delle mie frustrazioni, della mia solitudine e di tutto ciò che non ero riuscito ad essere e ad ottenere pur avendolo sempre voluto, adesso invece possiede un valore aggiunto in più: dei ricordi, momenti piacevoli che ho costruito assieme alla ragazza che amo, la successione di eventi che mi ha portato finalmente a dichiararmi, anche se non con le parole. Ce n'erano state di occasioni perfette prima di questa. Sul divano abbracciati, in spiaggia davanti a un falò, sulla terrazza di Pike Place Market, in cima allo Space Needle, sulla panchina di Balboa Park, perfino l'altra sera sulla pista da ballo, tutte situazioni certamente più propizie e romantiche; eppure di quei baci rubati alla stazione dell'autobus non cambierei nulla, neanche di una virgola. Però c'è da dire che se mi fossi svegliato prima adesso non dovrei aspettare una settimana per il secondo giro. Stamattina, per un attimo, ho pensato di non farla salire su quel cazzo di pullman e riportarmela qui a casa, ma Angie ha l'università, il lavoro e non ho intenzione di mettermi in mezzo tra lei e le sue responsabilità a cui tiene un sacco. E poi non volevo fare la figura del coglione sentimentale. Non ancora.

 

Qualcuno bussa alla porta. Chiudo la cerniera della borsa, me la tiro su in spalla, do un'ultima occhiata in giro cercando di memorizzare più dettagli possibili di questo posto ed esco.

“Sei già pronto?” Mike indietreggia appena, forse preso alla sprovvista dalla mia rapida uscita.

“E’ già pronto” Jeff, al suo fianco, risponde per me.

“Confermo, pronto per partire!”

“Ed è anche contento” aggiunge il chitarrista.

“Già” Ament annuisce.

“Come mai sei contento?” i passi di Stone che sale le scale non si fanno attendere.

“Fammi indovinare: Angie non è partita!” azzarda McCready.

“Viene con noi ad Oakland!” aggiunge il mio coinquilino.

“Ci segue per il resto del tour!”

“Dio, spero di no!” Stone guarda malissimo Mike e poi mi fa un sorriso sornione “Qualcun altro però la pensa diversamente, vero?”

“Di che cazzo state parlando? Che c'entra Angie?” cerco di fare il finto tonto, ma scommetto che se avessi di nuovo di fronte lo specchio della mia stanza vedrei lo stesso sorrisetto del cazzo di prima, quindi la vedo dura.

“Dov'è?”

“Non saprei di preciso, alle 7 di stamattina l'ho messa su un pullman per Seattle, quindi presumo sia ancora là. Beh, tecnicamente era un pullman per Los Angeles, poi da lì doveva prenderne un altro per Seattle. A quest'ora ci sarà già. Sul secondo pullman. Credo” onestamente pensavo che mi avrebbe fatto uno squillo già da lì, cioè, io al suo posto l'avrei chiamata subito, alla prima sosta. Com'era la storia del coglione sentimentale? Angie è più pragmatica, avrà pensato fosse più logico chiamare un po’ più in là nel corso del viaggio, a metà strada. Magari pensava stessi riposando in vista della partenza e non ha voluto disturbarmi. Come se fosse possibile chiudere occhio dopo quello che è successo.

“Ah. Quindi è partita?” chiede Jeff come se non fosse proprio convintissimo.

“Sì, certo”

“E allora come mai sei felice?” insiste Gossard, seguito dal suo socio.

“Dovresti essere triste”

“Ahah e perché? Che sono quei musi lunghi?! Non è mica andata in guerra, tra una settimana, neanche, la rivediamo” mi sembra di essere piuttosto convincente nell'includere tutta la band nel dispiacere per la partenza di Angie.

“Ah beh, sì, ovvio…” mugugna Mike.

“E lasciare San Diego? E la tua casa? Non ti dispiace?” continua Jeff con l'interrogatorio.

“Sicuramente, ma-” accenno una risposta, ma sento già che sarà superflua ancora prima di venire interrotto da Stone.

“… ma, come si dice, la casa è dove è il cuore, no?”

“E comunque non sono felice!”

“Ha! Lo dicevo io” esclama Jeff tutto soddisfatto senza alcun apparente motivo.

“Sono solo carico, per il concerto…”

“Ah. Sì, per il concerto, come no” Mikey continua ad annuire da un quarto d'ora, credo sia ancora in coma da ieri sera, l'unica cosa che mi impedisce di averne la certezza sono gli occhiali a specchio giganti che creano una barriera tra lui e il mondo esterno.

“Beh, bisogna pur trovare delle motivazioni, no? Per andare avanti…” Jeff mi mette un braccio attorno al collo e insieme scendiamo le scale e attraversiamo il giardino fino al cancelletto, seguiti dagli altri due “E comunque sei giorni passano in fretta” aggiunge sottovoce strizzandomi l'occhio.

“Ah, prima dobbiamo passare da Craig, devo lasciargli le chiavi da restituire alla padrona di casa. E salutarlo. Faccio veloce.” alzo gli occhi al cielo e cambio argomento al volo. Non vorrei proprio lasciarla questa casetta, ma non posso certo permettermi due affitti.

“Velocissimo, Kelly ci sta già aspettando.” Stone ci richiama all'ordine mentre saliamo tutti sul furgone “Abbiamo giusto quelle cinquecento miglia di strada da fare”

 

**

 

Primo squillo. Ok. Secondo squillo. La speranza c'è ancora tutta. Faccio appena in tempo ad accorgermi che sto praticamente trattenendo il fiato. Terzo squillo. Però non è detto, potrebbe esserci uno scarto di… Quarto squillo. Fanculo. Scuoto la testa. Quinto squillo. Metto giù la cornetta con forse troppa forza e lascio cadere la mano con cui mi stavo tappando l'altro orecchio per cercare di isolarmi dal casino del backstage del Real Rock Club. Fanculo il telefono e la segreteria telefonica intelligente di Jeff, che risponde dopo due squilli quando ci sono messaggi da ascoltare. Perché non chiama? Le avevo chiesto espressamente di farlo. Sarà successo qualcosa? Si sarà pentita amaramente dei nostri baci? O magari non si ricorda il numero… Che coglione, dovevo scriverglielo! Dovrebbe saperlo a memoria solo perché potrei piacergli? Recupero le monete e le infilo nuovamente nel telefono a gettoni, componendo un numero diverso dal mio stavolta, cercando di battere l'ansia sul tempo.

“Pronto?”

“Ehi Meg, ciao” grazie al cielo è a casa, è tutto il giorno che parlo da solo o col nostro messaggio da cazzoni sulla segreteria telefonica.

“Ciao Eddie! Come stai? Mi hai beccata per un pelo, stavo giusto uscendo per il turno da Roxy” quando si dice culo.

“Tutto ok, grazie. Stiamo… ehm, stiamo per salire sul palco per il soundceck, tra una mezz'oretta più o meno”

“Figo! Ci sono anche gli altri stronzi lì con te?”

“Uhm no, sono solo io…”

“Ah ecco, dovevo immaginarlo, non ho sentito Stone lamentarsi in sottofondo” Meg cerca di dissimulare la delusione con una battuta. Sicuramente avrebbe preferito parlare con qualcun altro.

“E tu invece? Come va?” le chiedo perché in fondo non voglio fare la figura dello stronzo che la chiama soltanto per chiederle della sua amica.

“Bene, dai, il solito. Allora, come posso aiutarti?” chiede lei senza perdere tempo.

“In che senso?”

“Beh, dubito che tu abbia chiamato solo per sapere come sto. Che volevi dirmi?”

“Va beh, anche per sapere come stai”

“Eddie”

“Ma niente, mi chiedevo se per caso avessi notizie di Angie…”

“Arriva domani pomeriggio, no?”

“Sì, appunto. E’ che l'ho messa sull'autobus stamattina e pensavo che boh, magari si era fatta sentire nel frattempo”

“Sì, infatti, mi ha chiamata una mezz'oretta fa”

“Ah”

“E’ già a San Francisco, hanno fatto una sosta lì. Mi ha detto che per il momento il pullman è in linea con la tabella di marcia, quindi domani per le due dovrebbe essere qua”

“Capisco. Beh, meglio così, no?” dai Eddie, non prendertela, l'importante è che stia bene, no? Magari la sosta è stata breve e c'era la coda per telefonare. O magari non ne vuole sapere di te, brutto stronzo.

“Già… Ma è tutto ok?”

“Certo, perché non dovrebbe?”

“Non lo so, mi sembri strano… E’ successo qualcosa?” strano? Più del solito?

“No, niente! Che doveva succedere?”

“Boh, dimmelo tu”

“E’ solo che eravamo rimasti d'accordo che mi avrebbe chiamato per aggiornarmi e invece non si è fatta viva, allora mi ero un po’ preoccupato, tutto qui”

“Come fa a chiamarti se siete in giro a suonare?”

“Le avevo detto che poteva lasciarmi un messaggio… la segreteria sta a Seattle, ma posso ascoltarla dappertutto, no?” forse dovrei cercare di essere meno acido.

“Va beh, sai com'è fatta Angie, magari non ti voleva disturbare”

“MA GLIEL'HO DETTO CHE NON DISTURBAVA!” alzo fin troppo la voce, tanto che Meg esita a rispondermi “Ehm, scusa. Eheh”

“Stai calmo Eddie… Forse è per quello o forse non aveva abbastanza moneta per chiamare entrambi e siccome io devo andarla a prendere ha dovuto per forza chiamare me”

“Beh, sì, può essere…” in effetti non ci avevo pensato. Non le ho nemmeno chiesto se aveva moneta per telefonare. Mica solo per me, poteva servirle in generale, in caso di emergenza! Sono un cazzo di irresponsabile che abbandona le ragazze alla stazione degli autobus.

“O magari avete litigato?”

“Che? No!”

“O il contrario?”

“In che senso?” quale sarebbe il contrario di litigare?

“Va beh, va beh, se non è successo niente non hai nulla da temere, ha chiamato me per praticità. Ti chiamerà domani, tranquillo”

Non è successo niente. E’ successo tutto. E’ successa un sacco di roba. Però Meg ha ragione, devo stare tranquillo. Insomma, ho baciato Angie da dodici ore e sono già in modalità ansiogena. Non sono al centro del mondo, non ruota tutto necessariamente attorno a me: è in viaggio, è stanca, ha chiamato la sua coinquilina per un passaggio, chiamerà anche me appena possibile.

“Lo so. E’ solo che… insomma, il viaggio è lungo. Ero in pensiero. E poi mi sento un po’ responsabile, se non avessi sbagliato a dirle le date avrebbe preso un comodo aereo e sarebbe già a casa” cerco di buttarla sulla sicurezza stradale e cazzate varie, speriamo abbocchi.

“Dai, Eddie, non ti colpevolizzare. E comunque credo non le sia dispiaciuto affatto allungare la vacanza, sai?”

“Oh… ok, eheh, lo spero” a me non è dispiaciuto per niente, anzi, per quanto mi riguarda la vacanza poteva durare un'altra settimana. E non sarebbe bastata per portarla in tutti i posti che avrei voluto mostrarle, dal ristorante sulla spiaggia di Las Olas alla saletta col biliardo del Casbah, tutti i pezzetti del mio mondo che avrei voluto condividere con lei. Mi sarebbe piaciuto anche solo condividere altro tempo in macchina con lei, a chiacchierare e fare gli scemi; come quando siamo tornati a casa dalla serata allo Yates e, mentre tiravo fuori la sua cassetta dal mangianastri per cambiare lato, alla radio è partita Love reign o'er me degli Who e lei si è messa a cantarla a squarciagola e, nonostante stesse facendo scempio di uno dei miei pezzi preferiti, io non riuscivo a pensare ad altro se non a quanto suonasse perfetta la parola love, amore, pronunciata da lei. E se per caso avevo ancora dei dubbi, ci hanno pensato quei cinque minuti di canzone a togliermeli completamente: io la amo e continuo a innamorarmi di lei ogni volta che la vedo, che le parlo al telefono o che sono anche solo in attesa di fare una di queste due cose, e mi basta osservarla o parlarci un minuto per trovare ogni volta cento cose nuove da amare.

“Sì, Eddie, fidati! Scusami, ma ora ti devo lasciare, Roxy mi fa il culo se arrivo in ritardo”

“Oh certo, figurati, anzi, scusa se ti ho disturbato…”

“Nessun disturbo, ti faccio chiamare da Angie appena arriva, ok? O anche prima se la sento nel frattempo” ormai l'ha intuito anche lei che sono un disperato.

“Grazie”

“Prego. E in bocca al lupo per stasera!”

“Crepi…”

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“Maledetti stronzi” inveisco ad alta voce contro gli ignoti bastardi che hanno deciso di realizzare un'opera di arte astratta con ketchup, maionese e gomme da masticare sul sedile che sto strofinando da ore. I miei colleghi si sono scatenati con i migliori consigli per risolvere la questione e la cucina si è divisa tra i sostenitori del ghiaccio per seccare la cicca e staccarla e quelli del calore per scioglierla. Intanto però quella che deve pulire sono io!

Sento la porta scampanellare e sto per scaricare tutta l'incazzatura sul rompicoglioni di turno, che non sarà certo il colpevole di questo disastro, ma è pur sempre uno stronzo che non sa leggere la scritta CHIUSO sul vetro.

“Siamo chiu…” alzo la testa e rivedo una faccia sparita da un po’, anche se me la ricordavo diversa.

“Ehi Meg”

“Da quando in qua hai la barba?” non gli sta male.

“Oh eheh beh, da un po'” risponde ridacchiando e grattandosi il mento insolitamente ricoperto di peli, come una buona parte del viso.

“Provi nuovi look?” solo ora mi rendo conto di essere ancora a carponi sul sedile e mi tiro su di scatto.

“Prova che è iniziata in maniera del tutto casuale, diciamo che ho trasformato la sciatteria in look”

“Ci state invecchiando in quello studio di registrazione, in pratica” scherzo mentre si avvicina e improvvisamente mi tremano le ginocchia.

E a questo punto mi sembra chiaro che ho qualche rotella fuori posto, che ci deve essere per forza qualcosa che non va in me. Perché sono giorni che mi dispero per non essere riuscita a tornare con Mike, per la sua decisione di starsene da solo, la prima decisione che abbia mai preso da quando lo conosco, lui, che non ha mai saputo cosa voleva e proprio adesso che lo sa, sa che non sono io. E insomma, io sono qui a farmi le paranoie sul mio ex, poi arriva Matt e mi bastano due mossette per non capire più un cazzo e… com'è che fa Mike di cognome?

“Più che altro invecchiamo in sala prove, tecnicamente nello studio ci dobbiamo ancora entrare, per l'album vero e proprio”

“E cosa aspettate?”

“Eheh di perfezionare il demo e avere le idee più chiare”

“Da quel poco che ha sentito, mi sembrano già abbastanza chiare”

“Non vedo l'ora di registrare con Ben, credo porterà una ventata d'aria nuova nel disco”

“Concordo. Allora? Quand'è che iniziate a registrarlo? Così mi faccio un'idea di quanto tempo ancora sparirai dalla circolazione…”

“Tra poco, in primavera… Comunque, a questo proposito, avrei proprio bisogno di parlarti, Meg”

“A proposito dell'album?”

“Eheh no, a proposito della mia sparizione. E di altre cose”

“Capito. Ok, spara”

“Uhm no, non qui. Magari quando hai finito. Ti accompagno a casa?”

No. NO. No, Meg, non puoi. Non puoi andare a letto con Matt stasera. Se la prima volta è stata una stronzata, questa sarebbe una stronzata al cubo. Non puoi scopartelo ogni volta che va male con Mike. Mike McCready! Ecco com'era.

“In realtà sono con la mia macchina”

“Hai una macchina? Da quando?” domanda sinceramente sorpreso.

“Probabilmente da quando tu hai la barba, più o meno”

 

**

 

E’ mezzanotte passata, Matt e io siamo seduti sul cofano della mia Impala a parlare di Ballard, del tour dei Mookie… ehm, dei Pearl Jam e di quanto è insopportabile l'infermiera del secondo piano, passandoci e ripassandoci una bottiglia di vino rosso scadente a vicenda.

“Quand'è che andiamo al sodo, Matt?” gli faccio a un certo punto, correggendo il tiro immediatamente dopo “Cosa volevi dirmi?”

“Ah sì. Beh, ecco… per prima cosa volevo chiederti, ecco, sento di doverti delle scuse”

“Scuse? Per cosa?” qualsiasi cosa sia, ti perdono, a prescindere.

“Per come mi sono comportato, per come ti ho trattata dopo quello che è successo, per come ho trattato la… faccenda in generale”

Nome in codice: Faccenda.

“Ma non l'avevamo già chiarita? La faccenda?” se parlassi di una cosa del passato che vuoi assolutamente rifare entro i prossimi quindici minuti la chiameresti faccenda?

“Non proprio. Cioè, abbiamo semplicemente fatto finta di niente” risponde facendo spallucce.

“E non era forse la cosa migliore da fare?” pongo la mia domanda retorica a cui ovviamente lui non potrà che rispondere no, appena prima di saltarmi addosso.

“Sì, ma…”

COME Sì?

“… ma no” ecco, così va meglio.

“Che vuoi dire?” fingo di non capire e mi preparo psicologicamente alle prossime avances dell'angelo barbuto. Ovviamente non posso starci subito, questo è fuori discussione, devo porre un minimo di resistenza morale all'inizio.

“Che ho fatto lo stronzo. Mi sono reso conto di essermi comportato in maniera molto fredda con te, quasi cinica, non vorrei pensassi che… beh, che quello che abbiamo fatto…”

“Che la faccenda

“Eheh sì, che la faccenda non contasse nulla per me o cose del genere”

“Ma no, Matt, tranquillo”

“Ok, è stata una cosa avventata e poco ragionata”

“Direi per niente”

“Una cosa sbagliatissima”

“Certo” anche se, addirittura il superlativo, mi pare un tantino esagerato, no?

“La cazzata più grande che potessimo fare”

“Ok” qualcosa mi dice che stasera non si tromba.

“Però se l'ho fatto è perché in quel momento lo volevo e non solo tanto per, come passatempo. Ci tengo a te”

“Lo so, anche per me vale la stessa cosa”

“Abbiamo sbagliato, ma non sono pentito, è stata comunque una cosa bella in fondo, non credi?”

“Sì… molto bella” forse sì, si tromba.

“Ti chiedo scusa se ti ho dato una brutta impressione, se ti ho trattato male e ti ho evitata, è che non sapevo come comportarmi. Allontanarmi mi sembrava la soluzione migliore ed essere freddo con te era la maniera più facile”

“E’ tutto ok, Matt, davvero. L'avevo capito”

“E sono pronto anche a dirlo a Mike se vuoi, voglio assumermi le mie resp-”

“NO! Ehm, cioè, non è necessario. Insomma, già non è che sia proprio ansioso di parlarmi e vedermi, se sapesse una cosa del genere con lui avrei chiuso. E poi non mi sembra il caso di fare casino per niente, tanto non succederà più, no?” insomma, succederà o no? Voglio delle risposte.

“Oddio, no, ovvio!” questa risposta fa cagare, avanti un'altra, grazie.

“Ecco, allora meglio lasciare le cose come stanno” qualcuno mi spieghi il senso di questa conversazione se non serve a portarmi a letto.

“Ad April l'ho detto però” sento che sta per arrivarmi la spiegazione.

“April?”

“Sì, la conosci, è amica di Stone…”

“Ma chi, quella che suona il violino?”

“La viola!”

“Beh, quel che è, ci assomiglia. Ma perché le avresti raccontato di noi, scusa? Non sapevo nemmeno vi conosceste, cioè, non credevo foste in confidenza”

“Non lo eravamo. Poi ci siamo conosciuti meglio”

“Ti sei messo con April?”

“No!” ah ecco meno male “Siamo usciti qualche volta, insomma, siamo all'inizio” meno male un cazzo.

“Capisco” inizio di che cosa, scusa?

“L'inizio di cosa non lo so nemmeno io, eheh, comunque, staremo a vedere”

“E com'è che in questo inizio invece siete finiti a parlare di me?”

“Oh beh, ecco, stavamo parlando dei nostri ex e delle nostre esperienze passate e io le ho parlato di te. Senza fare nomi, ovviamente! E mentre le raccontavo la faccenda, April mi ha aiutato a capire, mi ha aperto gli occhi. Grazie a lei mi sono accorto di quanto sono stato stronzo”

“Ah però”

“E’ stata lei a dirmi che avrei dovuto chiarire con te. E scusarmi” la tipa ne sa una più del diavolo, non c'è che dire, non voleva che il suo bello avesse questioni in sospeso con altre e gli ha suggerito un bel discorso pacificatore. E di chiusura.

“Wow, beh, io la conosco solo di vista, ma da quel che dici sembra una tipa in gamba”

“Lo è” Matt ha lo sguardo perso che buca il parabrezza e io non mi sono mai sentita tanto fuori posto in tutta la mia vita.

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LATO A

Can’t help falling in love (Elvis Presley)

I want to tell you (The Beatles)

You’re all I need to get by (Marvin Gaye and Tammy Terrell)

When you dance I can really love (Neil Young)

Can’t keep it in (Cat Stevens)

Two hearts (Bruce Springsteen)

 

LATO B

I wanna be your boyfriend (Ramones)

You really got me (The Kinks)

Love you more (Buzzcocks)

Here comes my girl (Tom Petty)

Thank you (Led Zeppelin)

Don’t talk (put your head on my shoulder) (The Beach Boys)

 

 

Afferro il foglietto su cui ho annotato i titoli delle canzoni della cassetta di Eddie e faccio per rimetterlo a posto quando stiamo per arrivare. Non ho visto il cartello BENVENUTI A SEATTLE, a dire il vero non l'ho mai visto, né la prima volta che ci ho messo piede né tutte le altre volte che ho fatto avanti e indietro dalla mia città di adozione, quindi potrei essermelo perso, ma potrebbe anche darsi che non esista nemmeno un cartello del genere. Appoggio il foglio sullo zaino che tengo sulle gambe e ne osservo le pieghe fatte e disfatte ogni volta che l'ho tirato fuori e rimesso nella custodia, la grafia resa incerta dalle buche, dalle frenate e dalle parole inattese. Il primo pezzo mi ha spiazzata perché Elvis era onestamente l'ultima persona che mi aspettavo di sentire fra i preferiti di Eddie, per nessun motivo in particolare, semplicemente non l'ho mai associato a lui, anche se da lì ho cominciato a scorrere mentalmente vari brani del Re e a pensarli coverizzati da lui. I Beatles me li aspettavo un po’ di più e immaginavo anche che avrebbe scelto un pezzo un po’ più ricercato rispetto ai soliti noti. Sul Motown sound di Marvin e Tammi mi è caduta la mascella e forse anche la penna con cui man mano scrivevo, perché quel pezzo è uno dei miei preferiti in assoluto e non me lo aspettavo per un cazzo. Neil Young e Springsteen erano i più telefonati, un po’ come i Ramones ad aprire il lato B, mentre quella di Cat Stevens è stata un'altra chicca che mi ha stupita positivamente. Sulla parola got del pezzo dei Kinks la penna ha ceduto, perché mentre sorridevo tra me e me, pensando al fatto che anche in quel caso avesse in un certo senso risposto alla mia cassetta selezionando un pezzo diverso di una band scelta anche da me, mi sono messa a scorrere con lo sguardo tutti i titoli precedenti, leggendoli di seguito come se si trattasse di un'unica frase, di un messaggio e… Ovviamente no, non diciamo cazzate, è un caso. Quando ho sentito i Buzzcocks ho pensato che forse il lato B sarebbe stato quello più punk e più movimentato e ho scritto il titolo della canzone in caratteri piccolissimi; invece poi è arrivato Tom Petty e mi stavo giusto chiedendo quando l'avrebbe messo, seguito dai Led Zeppelin, che mi fanno stare lì a pensare al motivo per cui Eddie dovrebbe ringraziarmi. Io non ho fatto nulla e forse è da lì che parte tutto il casino, perché non ho fatto altro che essergli amica e stargli vicino in alcune situazioni e lui magari si sente in debito e forse proprio per questo motivo ha fatto altrettanto. E ha confuso questa vicinanza per qualcos'altro. E quindi i casi sono due, o ha pianificato tutto, cassetta e baci, o la cassetta non vuol dire un cazzo, i pezzi sono solo un caso, e mi ha baciata solo perché… boh, perché gli è venuto di farlo. Magari era fatto. Si vede che non sono solo gli acidi a renderlo affettuoso. Mentre facevo queste considerazioni, l'ultima canzone poi, dei Beach Boys,  al momento giusto, quasi potessero sentirmi, come se avessero ascoltato il mio monologo delirante interiore e mi avessero invitata a stare zitta, facendomi tacere proprio come aveva fatto qualcun altro qualche ora prima, senza parlare. Con la coda dell'occhio vedo la sagoma del Kingdome alla mia sinistra entrare prepotentemente nel mio campo visivo, distogliendomi dai miei pensieri insensati. Piego il foglio, prendo la cassetta dalla tasca anteriore dello zaino e ce lo rimetto dentro, per poi cacciare il tutto di nuovo in borsa molto rapidamente.

 

Quando scendo dal pullman non mi sento più il culo, faccio una specie di stretching piuttosto imbarazzante e non mi sembra vero di poter stendere le gambe e camminare e non doverci salire mai più, tanto che quando attraverso la strada e vedo Meg che si sbraccia dal finestrino della sua macchina quasi mi dispiace: me la farei volentieri a piedi fino a casa.

“Poi mi spieghi come cazzo hai fatto a sopravvivere 30 ore su un pullman” è il saluto della mia coinquilina non appena lancio lo zaino nel bagagliaio, per poi richiuderlo e buttarmi sui sedili di dietro.

“Non lo so nemmeno io, comunque ciao anche a te”

“Ciao Angie, benvenuta sul mio taxi, dove ti porto?” scherza ironizzando sul mio essermi seduta dietro.

“A morire a casa, perché le ore sono state precisamente 32 e stasera lavoro pure”

“Va beh, anche tu ti vuoi male, perché non hai chiesto un'altra giornata a Roxy?” chiede come se fosse la cosa più facile del mondo, come se non ci lavorasse anche lei e non sapesse com'è l'andazzo.

“E’ già tanto che mi abbia dato questi giorni, non volevo tirare troppo la corda” rispondo sbadigliando e accasciandomi sullo schienale.

“NON PENSERAI DI DORMIRE ADESSO?” la voce perentoria di Meg mi fa spalancare gli occhi di colpo proprio quando stavo cominciando a sbavare sulla camicia di Morfeo.

“Perché no?”

“Perché devi raccontare!”

“Raccontare cosa?” trovo un elastico uscito da chissà dove nella tasca della giacca e mi lego i capelli.

“Come cosa? Tutto! Com'è andata a San Diego?”

“Bene”

“Bene?” insiste voltandosi completamente verso di me.

“Sì, tutto bene. Non dovresti guardare la strada comunque?”

“Bene… e poi?” continua seguendo il mio consiglio.

“E poi niente, tutto ok”

“Ahah sì va beh, pensi seriamente di cavartela così?”

“Penso che sarai così gentile e carina da rimandare questa conversazione a domani”

“Sì, ma dammi qualche anticipazione, raccontami qualcosa!”

“Stone e Jeff hanno scommesso con gli altri sul fatto che qualcuna di noi sarebbe andata a trovarli in tour e i perdenti si sono esibiti in un tributo ai Village People in una squallida discoteca in stile anni Settanta” dico tutto d'un fiato sperando di averla spiazzata abbastanza da impedirle di fare altre domande.

“Questo l'hai sognato sul pullman o qui in macchina nei dieci secondi in cui hai chiuso gli occhi?”

“Ahahah nessuno dei due, è successo davvero”

“Dimmi che stai scherzando oppure dimmi che hai delle prove fotografiche di questa cosa” si gira di nuovo a intermittenza, cercando di capire dalla mia espressione se la sto prendendo per il culo o no.

“La seconda che hai detto”

“ODDIO LE DEVO VEDERE ASSOLUTAMENTE”

“Guarda avanti, Meg!”

“A casa me le fai vedere”

“Se ci arriviamo”

“Ok, faccio la brava… E per il resto?” no, a quanto pare la botta dei Village People non è stata abbastanza forte.

“Tutto ok, il concerto è stato figo, metà del pubblico erano amici di Ed” resto vaga, come se non sapessi dove vuole andare a parare.

“Hai conosciuto i suoi amici? Come sono?” lei non insiste, probabilmente ha deciso di cambiare strategia e assecondarmi per poi fregarmi in un'altra maniera.

“Simpatici. E tutti surfisti praticamente”

“Uhm interessante! E Eddie com'era?” appunto.

“Oh è stato bravo, ormai sta diventando un animale da palcoscenico, non è più timido come prima”

“Bene, benissimo. E giù dal palco, com'è stato?” ri-appunto.

“In che senso?” forzo un altro sbadiglio e appoggio la testa al finestrino.

“Sì, insomma, com'è andata con lui?”

“Bene”

“Mi spieghi cosa cazzo vuol dire bene?! Sii più chiara!”

“Ehi non ti agitare! Bene, nel senso che mi ha salvato la vita, ospitandomi eccetera. E mi ha fatto fare la turista portandomi in giro, me e anche Dina che è venuta da Los Angeles!”

“Alla fine ce l'ha fatta! Anche lei ospite a casa di Ed?”

“No, è venuta solo il giorno del concerto, dal pomeriggio, ed è andata via la sera stessa. Beh, più notte che sera. Quasi mattina, ecco, dopo la festa in spiaggia”

“E com'è andata la festa in spiaggia?”

“Bene”

“Angie, quant'è vero iddio…”

“Bene, è stata una bella festa! C'era la musica, c'era da bere, la compagnia… a un certo punto si sono tuffati tutti nell'acqua gelida” io ci riprovo a buttare tutto su aneddoti che riguardano altre persone, magari alla lunga funziona.

“E sono sopravvissuti?”

“Sì, strano ma vero. Inutile dire che io non ho partecipato”

“Chi l'avrebbe mai detto! Eddie invece?”

“Eddie neanche, si è rovinato il divertimento stando con me a farmi da balia” gli ho guastato la festa e ho dato modo ai suoi amici di rendersi conto che sono una specie di ameba.

“Sì, me lo immagino. Comunque non mi hai ancora risposto…”

“Ah no?”

“No”

“E qual era la domanda?”

“Stai cercando di esasperarmi?” no, sto solo cercando di non dirti un cazzo.

“No! Ho solo sonno, ho dormito poco e male”

“Com'è andata con Eddie? E’ successo… qualcosa?” Meg cerca di incrociare il mio sguardo nello specchietto retrovisore e io la evito maldestramente.

“In che senso?”

“Beh, non so… sei stata lì due giorni… la casa era piccola…”

“E allora?”

“Magari avete dormito assieme?”

“MEG!”

“Che ho detto?! L'avete già fatto, no?”

“Quante volte te lo devo dire che abbiamo dormito e basta?”

“Ma guarda che ti credo, infatti anch'io ho parlato di dormire e basta”

“E comunque è stato un incidente”

“Niente incidenti a San Diego?”

“No” a parte il frontale con le sue labbra, niente.

“Nemmeno un pisolino a due sul divano?”

“No, Meg”

“Un bacetto in spiaggia al chiaro di luna?”

“No” sarò stata abbastanza convincente?

“Due coccole al parco?”

“Nooo”

“Una mano sul culo in discoteca?”

“Ahah no! Almeno non da parte Eddie. Comunque abbiamo ballato ass-”

“COSA VUOL DIRE NON DA EDDIE?”

“E’ una lunga storia. Comunque è ufficiale: Eddie balla di merda anche da sobrio”

“Ok, ma io voglio sapere di chi era la mano incriminata!”

“Mike Starr. Lui sì che sa ballare”

“CHE COOOSA?!”

“Abbiamo ballato così, per ridere! Comunque sa ballare davvero, mi ha detto che ha preso lezioni”

“Oh cazzo… ha preso lezioni anche di mano morta”

“E’ stato un incidente”

“La tua vita è costellata di piacevoli incidenti, te ne sei accorta?”

“In netta minoranza rispetto a quelli spiacevoli, fidati”

“Comunque, Eddie non si è fatto avanti nemmeno stavolta allora? Non ci posso credere, è proprio un coglione”

“O forse semplicemente non gli interesso, no? Sei tu che ti sei fissata con questa storia”

“Adesso capisco perché non l'hai chiamato”

“Che vuoi dire?” abbandono la mia posizione accasciata e mi raddrizzo, mettendomi a sedere in modo quasi normale.

“Eddie mi ha telefonato ieri per sapere se avevo tue notizie, era preoccupato perché gli avevi detto che l'avresti chiamato e invece non ti sei fatta sentire. E ora capisco anche il perché”

“Ma… figurati! Non l'ho chiamato perché avevano il concerto, non volevo rompere le palle”

Cazzo.

“Il ragazzo invece aspettava ansiosamente un tuo messaggio in segreteria”

Cazzo cazzo cazzo.

“Chiamerò più tardi, prima di andare al lavoro”

“Perché non adesso? Dopotutto devi solo dirgli che sei viva e stai bene?”

“Ma sì, ora vedo…”

“Invece ora torniamo alla mano di Mike Starr per favore?”

“Meg, piantala e pensa a guidare, PER FAVORE”

 

**

 

E’ ovvio il perché, è tutto chiaro: vuole sapere se sono arrivata perché vuole chiamarmi, vuole chiamarmi per parlare di cosa è successo ieri mattina, vuole parlare di ieri mattina per dirmi che è stata una grandissima stronzata e che non si ripeterà più e che spera che questo non rovini la nostra amicizia. Insomma, tutte cose che so già da me e che quindi gli risparmio volentieri. Il pisolino è stato deleterio perché ho più sonno di prima, ma la doccia mi sveglia abbastanza da permettermi di sgattaiolare lesta via di casa evitando ulteriori domande da parte di Meg. Salgo in macchina e faccio per mettere su la cassetta di Eddie che mi sono portata dietro, ma all'ultimo ci ripenso, la infilo nel vano portaoggetti assieme alle altre e accendo la radio. E io ci provo a concentrarmi sulla strada e sui Fleetwood Mac che partono proprio in quel momento, ma com'è che invece continuo a sentire i Depeche Mode e il tocco dei polpastrelli di Eddie sui miei polsi e il sapore della sua bocca? Sono così concentrata nella guida che ho praticamente messo il pilota automatico e mi ritrovo nel parcheggio della tavola calda senza aver capito bene come ci sono arrivata. Stringo il volante e lo prendo a leggerissime testate un paio di volte, non so perché, forse nel tentativo di far uscire letteralmente Eddie dalla mia testa. Un'ascia bipenne penso mi sarebbe più utile, dopotutto con Zeus e Atena ha funzionato. Una volta al lavoro non c'è tempo per le chiacchiere, un paio di minuti per il bentornata da parte dei colleghi, una battuta di Brian sulla mia mega-abbronzatura Californiana (guance e punta del naso vagamente rosati), e sono subito sotto a servire i clienti. Lavorare non mi dispiace, almeno mi posso distrarre ed evitare di pensare ad altro. Il problema è che riesco a pensarci lo stesso. Almeno fino a quando uno dei miei tavoli non viene occupato da un vecchio amico e dal cantante cagacazzo della sua band, forse l'unico in grado di non farmi pensare a Eddie per cinque minuti. Il cagacazzo ovviamente, non l'amico.

“EHI PURPLE RAIN!” il sopracitato mi accoglie col suo solito sorrisetto del cazzo.

“Idaho è passato di moda?”

“Ciao Angie”

“Ciao Dave, come stai?”

“Ho deciso di svecchiare un po’ il mio repertorio” Kurt risponde aspettando diligentemente il suo turno.

“Tutto ok, grazie. Anche se non mi sono ancora comprato la moto. Tu? Ti vedo bene, mi piacciono i tuoi capelli!”

“Grazie. Comunque per comprarti la moto devi prima pubblicare l'album. E venderne qualche copia”

“Per pubblicarlo dobbiamo prima registrarlo, cosa che ufficialmente non abbiamo ancora iniziato a fare” Kurt, strano ma vero, dice una cosa seria, normale e non sarcastica nei miei confronti.

“E che aspettate?”

“Tra un mesetto dovremmo andare in California per le registrazioni vere e proprie. Tu invece ci sei già stata, giusto? A proposito, com'è andata?” mi chiede Dave come se nulla fosse.

“Come… che ne sai che ero in California?”

“Già, che ne sai?” chiede anche Cobain, guardandolo di sottecchi.

“Beh, sono passato ieri e il tuo collega me l'ha detto.” rivela indicando Brian che non si fa mai gli affari suoi, dopodiché porta le mani in avanti come per difendersi “Ma giuro che non ti sto stalkerizzando!”

“Anche perché in tal caso non mi sarei mai prestato a fargli da complice” aggiunge il biondo.

“E non ci saranno serenate o stronzate del genere, promesso!”

“Gli ho detto che se succede ancora lo caccio dalla band”

“Uhm… ma per cacciarlo deve essere nella band… Hai capito Dave? E’ ufficiale: TI HANNO PRESO!”

“ODDIO Sì! EVVAI!” Dave mi batte il cinque e Kurt ci guarda schifato.

“Forse avete sbagliato locale, l'open mic è al comedy club dall'altra parte della strada”

“Comunque… ero passato perché ti cercavo”

“Ma va, davvero?” ironizza il cantante per poi iniziare a spulciare il menù.

“Devo chiederti una cosa e ti assicuro che non è come sembra” Dave mette già le mani avanti e com'è che invece ho l'impressione che sarà proprio come apparirà?

“Ok, spara”

“Usciresti con me domani sera?”

Appunto.

  
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