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Autore: Milich96    23/09/2018    2 recensioni
Dopo anni di ricerche e di notti insonni, finalmente il genio della lampada era nella sue mani.... o forse no?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Iago, Jafar
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Jafar lesse per la prima volta di un genio dai fantastici poteri cosmici, rilegato in una lampada da qualche parte nel deserto, non avrebbe mai detto che potesse essere così ….  Strambo. Effettivamente era un’entità supernaturale, però quei capelli rosso fuoco che terminavano in punte dal colore blu brillante erano insoliti. Forse era il fatto che questo genio aveva un aspetto tutto sommato umano: era bello in carne e di carnagione scura, anche più scura che quella degli abitanti di Agra bah. Se non fosse stato per quella capigliatura nessuno si sarebbe accorto di avere davanti un essere magico.
“Allora, saresti tu il mio nuovo padrone?” disse con voce gracchiante la divinità, ammirando la stanza “Però ... ho fatto un salto di qualità dall’ultima volta. Cosa saresti tu? Un principe?”
“Mi scuso per la mia maleducazione, avrei dovuto presentarmi subito. Io sono Jafar, Gran Visir di Agra bah. Mi sono permesso di evocarla per- “
“Sì sì tranquillo barbetta, puoi rilassarti: non servono questi toni pomposi con me.”
Il moro rimase interdetto.  Nei libri che aveva letto molti consigliavano di trattare il genio con rispetto e onore. Forse dopo millenni anche lui si era stufato di questi comportamenti.
Prima che potesse chiedere qualcosa, Jafar fu di nuovo interrotto:
“Gran Visir, eh? Non avrei mai detto che col consigliare si potesse guadagnare tanto. GUARDA CHE GIARDINO! Mi sa che se rinasco tento anch’io questa carriera”
“Colui a cui do consigli è il sultano, non un individuo qualunque. E comunque non coprirò questo ruolo ancora per molto, adesso che ci sei tu” disse Jafar, con un ghigno serpentino sulle labbra. I suoi giorni nell’ombra si sarebbero conclusi da lì a poco. Grazie alla lampada adesso poteva diventare lui il sultano.
“E perché? Cosa dovrei fare io?” … Stava scherzando o veramente non ci arrivava.
“Ehm, esprimere i miei desideri? Ti ho evocato per questo.”
“Ohhhh i desideri. Vero, vero, me ne dimentico sempre. Sentiamo: qual è il tuo primo desiderio, oh mio padrone?”
“Genio, Io Desidero Diventare Sultano di Agra bah!” Pronunciò Jafar, alzando le braccia al cielo. Adesso finalmente tutte le sue fantasie si sarebbero avverate! Addio al vecchio incompetente. Addio alla sua figlia bisbetica. Addio -
“See. E io desidero 90 giorni di ferie retribuite, ma non possiamo volere tutto nella vita, no?” Addio sogni di gloria.
“.. Come prego?” Non poteva aver sentito giusto…
“Insomma, sto desiderio è un po’ troppo, come dire, irraggiungibile. Non avresti qualcosa di più semplice?” Aveva sentito giusto. Il genio lo aveva snobbato. Aveva rifiutato la sua richiesta. Come aveva osato? Jafar cominciò ad urlargli contro:
“IRRAGGIUNGIBILE? SEI O NON SEI IL GENIO? I MANOSCRITTI NARRAVANO CHE ERI IN POSSESSO DI POTERI CHE ANDAVANO AL DI LA’ DI OGNI MORTALE IMMAGINAZIONE. E TU???? MI VIENI A DIRE CHE NON SEI IN GRADO DI FARMI DIVENTARE SULTANO DI UNA MISERA CITTA’ NEL DESERTO???” Non era tipico suo sbraitare in quella maniera, ma questo era un caso particolare. Il genio non sembrava tuttavia intimorito da quella sfuriata, anzi: era quasi divertito.
“Poteri al di là di ogni mortale immaginazione? Sei sicuro di non aver fumato un po’ troppo hashish? Stai parlando come me, occhietti belli. Iago, il genio di quella caffettiera sul tavolino” concluse indicando la lampada dorata.
Jafar non era mai passato da uno stato di totale rabbia ad uno di assoluta confusione in così breve tempo prima d’ora. Iago? Le pergamene non citavano nessuno Iago. Il genio della lampada non aveva nome: era un essere e basta. Non poteva averne uno … a meno che …
Corse subito nella sua biblioteca privata a cercare ciò che gli serviva e ritornò dopo pochi istanti con un libro decorato con oro e rubini. Quasi non voleva metterlo nelle mani di “Iago”: lo sguardo che quest’ultimo aveva dato al tomo era simile a quello di un uomo assetato perso nel deserto da giorni. Tuttavia doveva avere conferma su di una cosa.
“In questo manoscritto si parla del magnifico “Genio della Lampada”, un individuo potentissimo e in grado di esaudire ogni desiderio che gli venga richiesto … Sei tu, no?”
Iago guardò fisso Jafar, poi il libro e poi nuovamente Jafar. Quindi scoppiò in una sonora risata. Il visir capì in quell’istante che i suoi sogni di potere non si sarebbero avverati. Quello davanti a sé non era IL genio della lampada, ma UN genio della lampada. Sicuramente qualche entità minore buona solo a proteggere la casa o a cui chiedere qualche pagnotta per arrivare a fine mese. Grandioso. Aveva lavorato per mesi per nulla.
Preso dalla rabbia tirò un calcio al tavolino davanti a sé, ribaltandolo e facendosi non poco male al piede. Ci mancava solo una frattura per completare quella pessima giornata. Cominciò a camminare per la stanza, pensando a cosa farsene di quel tipo che intanto stava placando i suoi sghignazzi. Un essere così debole non gli era di alcun aiuto. Forse poteva rispedirlo nell’oasi dove l’avevano trovato i suoi servi. Il suo meditare fu interrotto da una fragorosa pacca sulla schiena e dalla voce insopportabile del genio.
“Ohh, non ridevo così tanto da millenni. Grazie davvero. Quindi, adesso che abbiamo compreso dove hai sbagliato,” Jafar strizzò il naso “Cosa vuoi che faccia? Creare un nuovo abito? Ottenere qualche libro straniero? Farti avere un tête-à-tête con qualche bella ballerina?” concluse facendo l’occhiolino e mettendo il braccio attorno alle spalle del Visir.
“No, mia impertinente entità,” rispose il moro scrollandoselo di dosso “tutto ciò che hai suggerito posso già averla in poco tempo. In realtà non mi servi a nulla. Anzi, mi saresti molto più utile se te ne andassi.”
“Uhh, che freddo. E dire che avevamo cominciato col piede giusto,” disse Iago, fingendo di mettere il broncio “Mi dispiace ma mi è impossibile andarmene prima che tu abbia esaudito i tuoi 3 desideri. Regole dall’alto.”
Non poteva farlo diventare sultano, non poteva andarsene ... Ma c’era qualcosa in grado di fare? A Jafar venne in mente un’idea:
“Non sei stato in grado di far avverare il mio primo desiderio, va bene. Ora però fai in modo che questo si realizzi. Iago! Ti ordino di farmi avere la lampada del genio in questione!”
“Ehm … ci sarebbe un piccolo problemino capo” sussurrò imbarazzato il rosso. Fantastico. Cosa c’era adesso che non andava. Jafar guardò con odio l’essere magico.
“Ecco, vede, il genio di cui lei parla è rinchiuso in una caverna in mezzo al deserto e questa caverna si apre solo grazie ad un particolare amuleto. La magia che la circonda è troppo potente da essere superata.”
“Va bene, niente lampada. Allora fammi ottenere l’amuleto,” Iago sembrò farsi sempre più piccolo, “NEANCHE L’AMULETO PUOI FARMI AVERE? MA CHE GENIO SEI? DEL MERCATO DEI QUARTIERI POVERI?” adesso capiva perché era stato abbandonato in così bella vista: il suo padrone precedente doveva aver fatto di tutto per sbarazzarsene.
“Hey hey hey, non potrò farti avere quel pendaglio, ma posso farti ottenere “documenti” che ti porteranno ad esso. Vedila un po’ come una caccia al tesoro. Divertente no?” No, non lo era, “E non preoccuparti di consumare uno dei tuoi desideri: questo lo offre la casa. Come ringraziamento per avermi divertito prima.” Detto ciò il genio schioccò le dita e una montagna di papiri, libri e fogli volanti si manifestò nella stanza.
“Cosa me ne faccio di tutte queste scartoffie?” sbottò il Visir “Alcune sono anche in altre lingue. Mi ci vorranno mesi prima di leggerle e comprenderle tutte! Non potevi farmi apparire solo quelle indispensabili?!”
“Non sapevo quali potessero esserle utili, capo. In ogni modo lei mi sembra una mente brillante, porterà a termine il lavoro in poco tempo” Se pensava di cavarsela con le lusinghe aveva poca speranza, anche se però il commento alla sua intelligenza lo aveva un po’ lusingato.
“D’accordo Iago. Come mio primo desiderio voglio che- “
“Alt, alt, alt! Vuoi farmi lavorare di nuovo? Occhi dolci, tu sarai giovane, ma io ho millenni sulle spalle: non ho più la stamina di un tempo. Sono anche rimasto rinchiuso in quella caffettiera per anni. Lasciami riprendere le forze prima.” Mentre spiegava ciò si era già accasciato sui cuscini e aveva preso in mano un fico dal piatto posto a terra.
“Questo è il colmo. Mi stai dicendo che esaudisci solo un desiderio per volta?” robe da non credere.
“Diciamo di sì” Oh, ed era anche soddisfatto di ammetterlo quel figlio di concubina.
“E sentiamo,” disse Jafar, digrignando i denti, “quando saresti disposto a far avverare la mia richiesta?”
“Beh, diciamo che i miei tempi di recupero un po’ lunghetti. Un mesetto? Due?” si guardò intorno ad osservare bene la stanza, “Facciamo tre” concluse con un ghigno.
“Va bene, ti permetterò di riposarti, ma non dovrai mai uscire da queste stanze. Anzi, sarebbe meglio se rimanessi confinato nella tua lampada”
“Caffettiera”
“QUELLO CHE E’! Adesso silenzio, devo mettere in ordine queste carte.”
“Sarà fatto, padrone. Me ne starò zitto come un morto .…. Psst, capo, per caso avete anche datteri col miele?”

- Ohh grande Allah, ma cosa ho fatto io di male per meritare ciò? -



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Okay, prima che mi diate della pazza vorrei chiedervi una possibilità di difendermi. Vedete, il tutto è nato da un mio disegno: dato che non riuscivo a disegnare Iago in versione animale l'ho umanizzato. L'ho mostrato a delle mie amiche, che mi hanno suggerito (per scherzare) di disegnarlo come se fosse un genio. La cosa ci è piaciuta e ci siamo messe a sparare scemenze. Una cosa tira l'altra e voilà: è nata questa fic.... okay, ora che mi sono giustificata potete anche insultarmi

Bonus: I miei schizzi per questa fic



   
 
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