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Autore: titania76    23/09/2018    3 recensioni
Questa oneshot partecipa alla challenge #26promptchallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Quando uscì dalla Terza Casa, dell'oro che aveva portato con orgoglio fino a quel giorno non c'era rimasto più nulla.
L'uomo che era diventato in quella notte non aveva bisogno di armature.
L'uomo che era diventato in quella notte aveva la forza per prendersi ciò che voleva. E ora lui voleva il Santuario.
L'uomo che era diventato in quella notte non era più solo.
Quella notte era più buia delle altre. Nessuno al Santuario se ne rese conto, ma lui sì.
Quell'oscurità gli apparteneva e abbracciava ogni cosa.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa oneshot partecipa alla challenge #26promptchallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart


#26promptschallenge - prompt 21/26
#FolieADeux
(Disturbo Psicotico Condiviso – Shared Psychotic Disorder)
1.
"Come una danza, ci lasciamo guidare senza sapere dove l’altro ci porterà."
Descritta per la prima volta da LASEGUE e FALRET nel 1873. è una sindrome clinica caratterizzata da sintomi psicotici, principalmente da deliri condivisi da due o più persone che hanno una relazione vicina ed intima; l’amore può portare a un superamento delle barriere delle reciproche identità, che può sconfinare nel patologico, nella ‘folie à deux’. Nei casi di suicidi di coppia ritroviamo tale sindrome.
Si tratta di un fenomeno quasi commovente, perché costituisce l’ultimo tentativo da parte di un individuo, nell’ambito di una relazione, di non “lasciar andare l’altro da solo nella sua follia”, l’ultimo tentativo di salvare la relazione nel momento in cui uno dei due componenti della coppia perde il contatto con la realtà.
2. "You know, we made a hell of a team back there."
Due individui, non necessariamente assassini se presi singolarmente, trovano nell’altro non un complice occasionale, ma un partner con cui alimentare fantasie sempre più deliranti o violente, e poi metterle in pratica.

Titolo opera: Folie à deux
Fandom: Saint Seiya
Ship: Saga/Kanon
Parole: 843
Tags:
Warning: nessuno


*****

Quella notte era più buia delle altre, come se una cappa avesse spento le stelle e celato agli uomini gli occhi degli Dèi.
I suoi passi risuonavano nel silenzio opprimente della Terza Casa. Le fiaccole languivano nel lungo corridoio centrale e al suo passaggio morivano, una dopo l'altra, lasciando solo un filo nero che appestava l'aria con l'odore di bruciato e di morte.
Saga! Saga! Non lasciarmi qui!
Il giovane cavaliere d'oro si girò di scatto a cercare suo fratello. La sua voce era così chiara e forte, disperata, come ogni volta che lasciava la baracca dove Kanon aveva vissuto da solo in tutti quegli anni. Quella notte però, aveva dato la schiena a suo fratello per l'ultima volta, quando si era lasciato alle spalle quella prigione che puzzava di pesce putrido e acqua marcia nella quale lo aveva rinchiuso.
Strinse i pugni e serrò le mascelle, aspettandosi l'attacco di un nemico. Ne sentiva la presenza a infestare il suo presidio. Lì però, in quel luogo, c'erano solo ombre e fantasmi. Ma forse, l'unico nemico era proprio lui.
Le sue mani erano indolenzite, quasi insensibili, dai pugni che aveva scagliato. Aveva detto addio a suo fratello e poi aveva sfogato la sua rabbia e la sua frustrazione contro le rocce del promontorio, ma nulla era riuscito a cancellare il dolore che aveva provato nell'essere stato costretto a colpire il suo stesso sangue. A punire il suo gemello. Le sue nocche ancora sanguinavano sotto il metallo delle manopole dell'armatura.
Perché mi abbandoni? Non andartene, non voltarmi le spalle!
«Smettila, Kanon, pentiti dei tuoi peccati e implora il perdono di Atena!» urlò Saga, alle mura millenarie della sua Casa, che gli rimandavano indietro l'eco delle sue stesse parole.
Perché lo neghi, anche tu lo vuoi!
«Taci, ribelle!» inveì di nuovo.
I suoi occhi tremavano nervosi, infiammati di collera per quel fratello che non voleva piegarsi e riconoscere la grandezza di Atena.
Insieme saremo invincibili. Non lasciarmi indietro. Saga! Non negarmi la mia occasione!
Si portò le mani alle orecchie, voleva far tacere la voce di Kanon, ma era lì, a rimbombargli nella testa, a fare presa nella sua anima.
Era troppo giovane, troppo incompleto, per contrastare e scacciare quelle tenebre che stavano diventando il suo elemento. Le ombre dei tradimenti passati che saturavano quella Casa si insinuavano dentro di lui, pronte a dargli il conforto di cui aveva bisogno per sopportare il senso di colpa per aver condannato a morte suo fratello.
Saga, non impedirti di avere quello che ti spetta. Non sprecare la tua vita, le nostre vite, per servire una dèa debole e incapace. Prendi il controllo della tua vita.
Il giovane crollò a terra, schiacciato dal peso dell'armatura.
Gli mancava l'aria.
Si strappò via il bracciale destro, poi quello sinistro. Le sue mani erano piene di tagli e graffi. Tolse gli spallacci, scoprendo le spalle strette e ancora troppo deboli per portare il peso del mondo su di sé. Sganciò il busto davanti da quello dietro, che caddero insieme con un gran fragore. Il suo petto, nudo e pallido, era madido di sudore.
Prenditi quello che è tuo di diritto!
«Smettila! Smettila! Perché mi fai questo?»
La testa gli scoppiava. Chiuse gli occhi, nascose il viso fra le mani e si piegò quasi a toccare le lastre di pietra del pavimento con la fronte. Il suo respiro era pesante.
Se fossi tu a capo del Santuario non soffriresti così e io sarei al tuo fianco.
«Se fossi io a capo del Santuario...»
La sua anima e il suo cuore erano ancora troppo legati a Kanon, così complementare e al tempo stesso speculare, da non sopportare la scelta fatta dall'altro, che aveva condannato entrambi a separarsi per sempre.
Non aveva mai capito l'odio di suo fratello per il Santuario e i suoi rappresentanti, almeno fino a quel momento.
Loro non sanno. Loro non possono capire la nostra grandezza.
«Loro non possono capire...»
Nella sua anima qualcosa si era spezzato e, da quella ferita, come un varco fra le dimensioni, stava nascendo un nuovo Saga: più forte, più determinato, ma anche più oscuro.
Il Santuario sarà nostro. Questa notte.
«Questa notte...»
Il suo respiro si fece più calmo, ma non del tutto regolare. In lui era ancora in atto un conflitto. Le parole di Kanon erano il veleno che stava corrodendo la sua devozione in Atena. La sua luce si stava affievolendo.
Si alzò in piedi e in quel momento cadde la cintura con i due fiancali. L'armatura dei Gemelli perdeva i pezzi, uno dopo l'altro.
Quando uscì dalla Terza Casa, dell'oro che aveva portato con orgoglio fino a quel giorno non c'era rimasto più nulla.
L'uomo che era diventato in quella notte non aveva bisogno di armature.
L'uomo che era diventato in quella notte aveva la forza per prendersi ciò che voleva. E ora lui voleva il Santuario.
L'uomo che era diventato in quella notte non era più solo.
Quella notte era più buia delle altre. Nessuno al Santuario se ne rese conto, ma lui sì.
Quell'oscurità gli apparteneva e abbracciava ogni cosa.



   
 
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