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Autore: carachiel    24/09/2018    1 recensioni
Quattro anni dopo la fine del WDC, i fantasmi del passato dovrebbero essere ormai ben lontani. Ma per Hart Tenjo, sono ben più vividi che per chiunque altro.
Eppure è disposto ad andare contro tutto, compresa la Sorte beffarda, pur di recuperare quel che resta. E, in un mondo dove i Numeri sono diventati reali, non sarà semplice.
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Heartland City era un posto ormai pressochè in rovina. Vista dall’alto essa appariva come spenta, priva delle illuminazioni che un tempo l’avevano resa una vera e propria luminaria, tanto che di notte sembrava esserci ancora la luce del sole.
Ora, beh, ora c’erano solo macerie.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Haruto Tenjo/Hart Tenjo, Misael/Mizaeru, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1 -  Il veleno della falena
 
Brevissima premessa: Per la piena comprensione della storia è consigliato leggere prima la one shot Falling in grace e poi  la long Impulso, per comprendere appieno lo sviluppo dei personaggi.
E’ comunque un’AU, ma si svolge nello stesso ‘universo’ delle summenzionate storie.
Detto questo, buona lettura!
 
21 Febbraio, ore 19:40
 
Heartland City era un posto ormai pressochè in rovina. Vista dall’alto essa appariva come spenta, priva delle illuminazioni che un tempo l’avevano resa una vera e propria luminaria, tanto che di notte sembrava esserci ancora la luce del sole.
Ora, beh, ora c’erano solo macerie.
La Heartland Tower, che un tempo era il vero simbolo della città, ora era anch’essa sfregiata, così come il grande cuore che la ornava, spaccato al centro “…esattamente come un cuore spezzato” considerò Hart Tenjo scendendo con un salto sulla strada dal pianale di cemento che si affacciava dal punto più alto della città.
“Andiamo, padrone?” replicò il robottino che lo seguiva.
“Sì, Orbital, andiamo.”
Il silenzio era fitto, rotto soltanto dal rumore sporadico di qualche auto e dal rombo dei tuoni sopra di lui. Avrebbe iniziato a piovere tra non molto, ma a lui non importava affatto. Non aveva alcuna fretta di tornare a casa o in qualunque altro posto.
Si fermò sul ciglio di una strada deserta per fare il conto di quante carte avesse raccolto.
“Tre… Non male in una serata di caccia!” considerò tra sé e sé per poi avviarsi verso la strada principale seguito dal fedele robottino. Anch’essa deserta, la guerra cominciata anni per contrastare i Numeri prima aveva scoraggiato molti cittadini a restare, infatti molti se n’erano andati o vivevano nascosti oppure si univano alle numerose gang che si aggiravano nella periferia.
Un brivido lo costrinse a rallentare mentre si stringeva nella felpa di qualche taglia più grande di lui e una goccia gli si infilava nel colletto. “Dannazione.” mormorò mentre si ravviava i lisci capelli azzurrini raccolti in un codino, coprendoli sotto il cappuccio, controllando di avere ancora ben vicine le carte raccolte e il suo deck.
 
Dopo non molto e dopo che la pioggia aveva iniziato a cadere con una certa insistenza si ritrovò in un quartiere familiare. Guardandosi intorno tra i palazzoni notò che non era molto lontano dalla casa di Yuma.
“Chissà se anche lui con la sua famiglia se n’è andato…” considerò con una punta di amarezza.
“…?” Orbital 8 fece un verso interrogativo e Hart gli fece un carezza sulla testa metallica
“Niente, Orbital. Andiamo”

Lui non era riuscito a riportare indietro nessuno. Ed erano passati quattro anni e sette mesi da quando Kite era scomparso.
No, non morto o rapito.
Semplicemente scomparso. Esattamente come un sassolino lanciato in mare.

Alla vigilia del terzo anno Hart aveva maturato la decisione di diventare un Cacciatore di Numeri come lo era stato il maggiore. E nello stesso giorno aveva abbandonato Faker, dopo avergli lasciato un biglietto dove, molto succintamente, lo informava che se non lo aiutava a cercare Kite ci avrebbe pensato da solo.
 
Una folata di vento molto poco naturale lo costrinse a strapparsi via dai suoi ricordi mentre scrutava la via circostante.
“Padrone… Non dovremmo essere qua, vero?” domandò Orbital, senza ricevere risposta.
Valutò di correre via, ma la villa era ancora troppo lontana per non essere raggiunto.
Semplicemente avrebbe dovuto seguire gli avvertimenti di… praticamente tutti e non avrebbe dovuto allontanarsi. Beh, avrebbe dovuto. Ma ormai la frittata era fatta e Hart iniziava a considerarsi un duellante troppo bravo per non riuscire a gestire le piccole gang che si aggiravano per la periferia.
All’improvviso dai balconi sovrastanti la strada scesero giù quattro figure avvolte da cappe.
Non sembravano membri di qualche gang, lo capiva dal loro abbigliamento malmesso, dovevano essere dei criminali di quartiere.
“Bene bene, un altro di quei ragazzini spauriti? Ma come, poco fa ne abbiamo fatti scappare un altro paio dei tuoi compari!” esordì la tizia alla sua sinistra. Aveva una cascata di capelli rossicci e una bandana che le copriva il viso, rendendo difficile capire cosa dicesse.
Hart strinse i denti. Si preannunciava un duello imprevisto e, a voler aggiungere la beffa al danno, probabilmente quei quattro sgangherati non avevano neanche mezza carta Numero.
 

Il forte vento risospinse indietro il mostro di Hart facendolo svanire e facendo calare i suoi Life Points da 4000 a 3000.
“Padron Hart!!!” esclamò il robot
“Non ha importanza.” si disse Hart. Aveva comunque due mostri sul terreno per effettuare l’Evocazione Xyz e due carte trappola per proteggersi.
Infatti dopo poco il portale per l’evocazione si aprì eruttando luce per rivelare il Numero di Hart, Numero 24, Falena Atlante*. La farfalla si levò subito in volo spalancando le sue enormi ali marroni e rossicce dalla punta piegata all’ingiù.
Non appena il Numero si manifestò Hart lo sentì agitarsi nella sua mente, dibattersi contro i muri che il duro allenamento, il tempo e la pazienza, vi avevano eretto per impedire alla carta di prendere il possesso della sua psiche. Ma essi era alti e la falena lo sapeva bene, perciò dopo qualche tentativo, tornò a concentrarsi sul duello.
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All’improvviso una specie di meteora luminescente si abbattè sul mostro avversario, mentre i LP del suo sfidante si azzeravano e la terra tremava.
“Ma cosa?” tossì Hart non appena la polvere sollevata dall’inaspettato attacco si fu diradata “Occhi Tachionici? Questo vuol dire… Mizael!” esclamò riconoscendo il drago
“Certo Hart!” esclamò una voce seccata mentre dalle nuvole di polvere emergeva un ragazzo dai lunghi capelli biondi e una bizzarra ala con un ciondolo al lato sinistro della testa.
“Cosa ci fai qui? Sai bene che posso gestire quei tizi senza bisogno di aiuto!” domandò Hart infastidito
Detestava già a sufficienza dover girare con Orbital 8 attorno, adesso doveva pure essere trattato come un’incapace.
“Beh, se non fosse stato per me ti vedevo pericolosamente vicino a perdere!” replicò il Bariano
“Certo… Ma sappiamo tutti che non sei all’altezza del mio padrone.” ruggì Occhi Tachionici rivolto ad Hart.
Il ragazzino socchiuse pericolosamente gli occhi dorati, detestava essere provocato dal drago
“Buono, Occhi Tachionici!” lo richiamò Mizael “Hart, vai a casa. Io sistemo qua- attento!!” esclamò saltando addosso al ragazzino e spingendolo di lato per evitare una zampa che, se fosse stato una trentina di centimetri più indietro, l’avrebbe preso in pieno.

“…!” Hart emise un suono strozzato alzando lo sguardo verso un gigantesco golem torreggiare tra i palazzi, la cui stazza faceva sembrare Occhi Tachionici un peluche
Il Numero, con un rilucente 30 che gli riluceva su una delle zampe emise un ruggito dissonante che fece tremare il terreno
“Hart, scappa!” urlò Mizael mentre prendeva dall’Extra Deck la carta di Dragluon “Me ne occupo io!”
Il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e montò in sella a Orbital 8, che si era prontamente trasformato in moto e scappò via, sentendo dopo poco il familiare ruggito di Numero 46.
“Padron Hart…” fece il robottino mentre sfrecciavano tra le poche auto che circolavano sull’autostrada che girava attorno ad Heartland.
“Non iniziare a farmi anche tu la predica.” rispose il quindicenne in tono seccato.
“…Scusa.” continuò dopo un poco carezzando il robot-scooter
“Non fa niente, padrone.”
 
Era ironico volere bene ad un pezzo di ferro, ma per Hart era come avere ancora un legame con Kite, dato che il predecessore, Orbital 7, era scomparso assieme a suo fratello.
“Forse per questo Faker me l’ha voluto donare…” pensò, non senza una punta di rabbia per quell’uomo che da anni non riusciva a chiamare padre.
Non da quando aveva scoperto che, della scomparsa di Kite, gliene importava veramente poco.
Aveva sempre rimproverato al fratello di credere il padre un uomo troppo cinico e calcolatore ma poi si era dovuto ricredere. Faker era davvero un mostro.
 
Hart si era trasferito da una manciata di giorni a villa Arclight che Five si era affacciato alla porta della sua camera
“Hart? C’è tuo padre al telefono.”
“Digli che si fotta!” replicò veementemente.
L’albino non disse nulla ma annuì e richiuse la porta.
Quando se ne fu andato Hart affondò il viso nei morbidi cuscini e lottò contro le lacrime che gli pizzicavano gli occhi
Perché quel mostro doveva rendere tutto così difficile?
Se non gli importava di Kite perché non poteva disinteressarsi anche a lui?
Sapeva quel che avrebbe ottenuto!
 
Nei giorni successivi aveva continuato a telefonare insistentemente senza ottenere risposta, con Five a riferirgli che ogni volta il tono sembrava più triste della precedente chiamata. Poi pian piano le telefonate si erano diradate fino ad interrompersi del tutto.
Ma questo non lo faceva stare in alcun modo meglio.
 
 
 
 
* carta inventata
 
Angolo Autrice:
Ma salve miei adorati lettori! Questa storiella giace nel mio PC dall’inizio di Luglio, ma solo ora sono riuscita a pubblicarla - avendo accumulato un po’ di capitoli - ma non per questo prometto tempi di aggiornamento meno biblici purtroppo -. Per i primi capitoli la trama sarà un poco confusionaria, ma poi tutto verrà chiarito. Detto questo, vi do appuntamento al prossimo capitolo!

 
   
 
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