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Autore: Ghen    24/09/2018    6 recensioni
Dopo anni dal divorzio, finalmente Eliza Danvers ha accanto a sé una persona che la rende felice e inizia a conviverci. Sorprese e disorientate, Alex e Kara tornano a casa per conoscere le persone coinvolte. Tutto si è svolto molto in fretta e si sforzano perché la cosa possa funzionare, ma Kara Danvers non aveva i fatti i conti con Lena Luthor, la sua nuova... sorella.
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Non solo quello che sembra! AU (no poteri/alieni) con il susseguirsi di personaggi rielaborati e crossover, 'Our home' è commedia, romanticismo e investigazione seguendo l'ombra lasciata da un passato complicato e travagliato, che porterà le due protagoniste di fronte a verità omesse e persone pericolose.
'Our home' è di nuovo in pausa. Lo so, la scrittura di questa fan fiction è molto altalenante. Ci tengo molto a questa storia e ultimamente non mi sembra di riuscire a scriverla al meglio, quindi piuttosto che scrivere capitoli compitino, voglio prendermi il tempo per riuscire a metterci di nuovo un'anima. Alla prossima!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ours'
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26. L'amore non basta


Lillian Luthor era in fermento. Nonostante non amasse poi così tanto le festività, perché Eliza lo sapeva che le festeggiava per lei, non era di certo tanto ingenua, da quando mise i piedi a terra quella mattina era in stato di agitazione perenne. Per prima cosa, si era cambiata abito tre volte, non decidendosi su cosa fosse meglio e chiedendole continui consigli; quando un abito rosso ciliegia la soddisfò sufficientemente, fu il turno delle scarpe. E lì in casa Danvers-Luthor non aveva una cabina armadio, così fu solo indecisa tra gli otto paia di scarpe col tacco che aveva a disposizione. Una volta scelte, entrò in crisi perché non si abbinavano abbastanza col vestito e fu sul punto di telefonare al suo stilista, se non fosse per Eliza che la rassicurò sul suo stile impeccabile, ricordandole che sarebbe stato poco carino farlo lavorare la mattina di Natale.
«A marzo», sussurrò davanti allo specchio in camera da letto, lisciandosi il vestito. «Il quindici marzo».
«Sarà perfetto, vedrai», le sorrise Eliza, avvicinandosi e stringendola sulle spalle. «I ragazzi saranno contenti».
«Sarà perfetto», ripeté Lillian, annuendo e cercando di convincersi tirando un sorriso. «Anche oggi. Andrà bene».
Annuì anche Eliza, allontanandosi per cambiarsi un maglione che la convinceva poco: l'agitazione di Lillian sembrava iniziare a contagiarla. Sapeva perché era così tesa e in fondo lo era un po' anche lei. «Pensaci», si voltò, ancora in reggiseno. «Solo mesi fa eravamo così in ansia che i nostri figli si ritrovassero tutti sotto lo stesso tetto-».
«Eri tu quella in ansia, tesoro», le rimbeccò.
«E mancava solo Lex. Ricordi che Kara e Lena non andavano d'accordo? Guardale ora, invece: un po' di tempo assieme e sono diventate inseparabili».
Lillian si fissò allo specchio, stringendo le labbra secche e assottigliando i suoi occhi. «È vero».
«Kara non conosce ancora Lex, ma non sarà un problema. Sono fiduciosa sul futuro», sorrise, infilandosi un nuovo maglione, bianco e celeste. «Ci ritroviamo per festeggiare il Natale, la nostra prima cena tutti insieme e comunicheremo loro la data del matrimonio. Non sembra quasi vero».
Lillian sorrise, voltandosi. «Cosa può andar male?».

Kara deglutì, diventando rossa e tirando in su la coperta per proteggere il corpo nudo suo e di Lena, stirandosi solo per recuperare gli occhiali.
«È un piacere conoscerti di persona, finalmente», sorrise il giovane. «Non volevo svegliarvi, ma sto preparando la colazione, se vi andasse di raggiungermi». Vide Lena svegliarsi e guardarlo trattenendo uno sbadiglio, per poi girare lo sguardo da un lato. «Magari prima rendetevi presentabili. Vi aspetto». Sorrise e tornò verso la cucina.
Kara sbiancò, guardando lei col terrore negli occhi. «Tuo fratello», mimò con le labbra e poi strinse i denti.
«Non preoccuparti. Cominciavo a pensare che lo avesse capito». Le sistemò un ciuffo biondo che si era alzato a mò di cresta.
Sembrava così incredibilmente calma, mentre Kara avrebbe voluto avere il superpotere di sparire da lì il più velocemente possibile. «Cosa?», si trattenne dallo sbraitare e l'altra le prese le mani con le sue.
«Andiamo a darci una lavata adesso, ci parlerò io con lui». Aveva i capelli spettinati, le labbra rosa, il viso gonfio e delicato, pallido, sembrava una bambola.
«Ci ha sorprese con solo una coperta addosso», bofonchiò ancora con occhi spalancati.
Lena strinse le labbra. «Ha trovato il momento meno adatto per apparire nella nostra vita».
Raggiunsero il piano di sopra e, chiuse in camera di Lena, con i soli slip addosso e la coperta, Kara girava in tondo per la stanza. Avevano deciso di dire di loro alla famiglia dopo il Natale, e ora Lex… Voleva conoscerlo, non vedeva l'ora di conoscerlo, e ora Lex… Voleva fare buona impressione, e ora Lex… «Per poco non mi vedeva nuda», sibilò per sé, scorgendo Lena rientrare dalla porta del bagno, con i capelli umidi e già vestita con indosso una gonna a tubo di un rosso scuro e un maglioncino bianco. «Non mi vedeva nuda con la sorella…», proseguì, per poi chiamarla.
«Ti ho riempito la vasca con acqua calda», si avvicinò, «Odio il fatto di non poterci lavare insieme, ci tenevo. Ma devo andare a parlare con Lex».
Kara annuì, aprendo la bocca piano, ancora soprappensiero. «Tu credi che ci abbia viste nude?».
«Cosa?».
«Magari quando è arrivato non eravamo coperte, eravamo nude e vicine e lui ci ha coperte». La vide sorridere, non capendo cosa ci fosse di tanto divertente.
«Glielo chiederò».
«Glielo chiederai?».
Le toccò la punta del naso. «Glielo chiederò». La sorpassò, ma prima di aprire la porta si voltò ancora, mentre Kara sospirava. «Andrà tutto bene con lui, dico davvero. Raggiungici, così facciamo colazione e te lo dirà Lex stesso».
Kara la vide chiudere la porta e così sospirò di nuovo, stringendosi nelle spalle. Entrò in vasca e si immerse tutta, per poi prendersi del tempo per appoggiarsi e lasciarsi coccolare dall'acqua calda. Aveva bisogno di un attimo per pensare, di rilassarsi, prima di uscire e affrontare una lunga giornata con la famiglia. E se il fatto che Lex le avesse sorprese fosse un segno del destino? Forse avrebbero dovuto dirlo alla famiglia quel giorno, a Natale, dove tutti, o almeno in teoria, sarebbero stati più buoni. O forse la fame le impediva di ragionare lucidamente, brontolò sbuffando, ritrovandosi a fare la bolle con l'acqua alla bocca.
Lena scese sicura per le scale e, affacciandosi in cucina, inquadrò il fratello vicino al bancone e gli andò incontro per abbracciarlo. Si strinsero e lui le tolse dal viso un capello umido, quando si sorrisero. La ragazza fece una smorfia, poi, lasciandolo andare. «Non sono ancora abituata a vederti senza capelli».
«Non immagineresti quanto è comodo», rispose altezzoso. «Allora… Tu e Kara», ritornò dietro i fornelli e Lena si appoggiò al bancone, abbassando un poco gli occhi e sorridendo.
«Lo dirai a qualcuno?».
«Non vedo perché dovrei. Anche se», si girò, mostrando un sorriso, «dirlo a nostra madre potrebbe avere dei risvolti divertenti: pensa alla faccia che farebbe».
Lena scosse un poco la testa. «Fiuta la cosa da un po'».
«Ma non mi dire», spalancò la bocca, «Non la si fa a Lillian. Penso che siate carine insieme».
Lena arrossì. «Oh, dai».
«Dico seriamente. Mi piace Kara: da quel che ho potuto intuire, è una ragazza in gamba. E a proposito di ragazze in gamba…», si voltò di nuovo, avvicinandosi a lei ancora con il mestolo in mano.
Kara si rivestì con gli stessi vestiti del giorno prima e tornò in salone ingurgitando saliva, capendo di essere un po' nervosa. E chi non lo sarebbe stato, al posto suo. Poi udì le loro voci e cercò di ascoltare il discorso, perché se parlavano di lei voleva sapere tutto prima di presentarsi. Presentarsi, poi, oh che idea sciocca, presentarsi fingendo che, magari, non l'avesse vista nuda avvinghiata a sua sorella minore.
«Dunque non l'hai sentita?». Era la voce di Lex. Kara si avvicinò piano. «Di recente?».
«Perché non mi dici come l'hai sentita tu, di recente», udì la voce di Lena rimarcare bene le ultime parole.
Lex prese una pausa breve, prima di farsi sentire di nuovo. «Mi hanno rubato una delle formule, Lena. E una delle ultime bustine di pillole. Dev'essere stata lei».
«Rubate?», alzò la voce. «Ci andavi a letto insieme, è così?».
«Pensavo che non ci fosse più nulla, tra voi. Al contrario, non mi sarei permesso; mi offende che tu possa pensarlo».
«Era mia amica. Non c'era bisogno di-». Oh, Kara non si rese conto di essersi avvicinata troppo e che Lena la vide, zittendosi di colpo. «Vieni, facciamo colazione». La invitò a raggiungerli e le sorrise ma Kara non riuscì a ricambiare subito.
Stavano parlando di una delle ragazze con cui era stata Lena? Un'amica, disse. Doveva essere quella Roulette. Lex e Roulette erano stati insieme e a Lena la cosa non andava giù. Forse c'era stato dell'altro oltre all'amicizia e al sesso, come invece le aveva detto. Che provasse ancora qualcosa per quella Roulette? Forse pensava a lei, di tanto in tanto. Non era stata sincera? Oh, perché non riusciva a non pensare che qualcosa tra loro aveva smesso di funzionare? Il senso di malinconia era passato, Lena si era confidata sui suoi timori, non c'era nulla che le nascondesse, in special modo altre ragazze. Doveva convincersene.
«Mi dispiace per la curiosa circostanza in cui ci incontriamo», Lex le si avvicinò con una mano tesa e lei gliela strinse. Vide con la coda dell'occhio Lena che si appoggiava al bancone, sguardo basso, intuendo che doveva ancora pensare alla discussione con il fratello. «Per prima cosa, voglio rassicurarti: non ti ho vista nuda».
Kara avvampò, guardando Lena. «Glielo hai chiesto?».
«Non l'ho fatto», si difese.
«Dovevi chiedermelo?», fece lui, aggrottando lo sguardo.
«No».
«Sì», continuò Kara, per poi scuotere la testa. «No, volevo dire no, o-ovvio che no! Sapevo che, insomma», si portò indietro una ciocca di capelli, ridacchiando, «non avevi, tu», lo indicò, «visto niente». Rise ancora e Lex con lei, appena, ritornando dietro il bancone mentre Lena lo seguiva, tirando di nuovo fuori il suo sorriso.
«Sapevo di te e Lena», lo sentì confessare, intanto che era impegnato dietro ai fornelli. «O meglio, era un presentimento molto forte. Lena parlava di te con quel sorriso e con un tono di voce diverso che non si può non pensare che ci sia sotto qualcosa».
Kara si sedette davanti al bancone e Lena le porse un piattino, poi ne aggiunse altri due più avanti. La guardò, facendo una smorfia con le labbra, così si girò. «Non ho un tono di voce diverso».
«Oh sì che ce l'hai».
«Non ce l'ho», bisbigliò a Kara, che le sorrise. «Sono brava a nascondere le cose», disse poi a voce alta, perché la sentisse.
«Oh, ne sono certo. Ma non a me». Servì a Kara un pancake e Lena fece il giro per andarsi a sedere al suo fianco. Lex servì anche lei e, dopo pochi secondi, l'ultimo piattino, mettendo il pentolino sul lavandino e raggiungendo le ragazze. Per un po' si stettero zitti, ascoltando solo il reciproco masticare. «Non ho nulla in contrario alla vostra relazione, perché tu lo sappia», si riferì a Kara, dopo aver ingoiato un boccone. «Mia sorella è felice, cos'altro conta? E adesso avrò due sorelline felici. E non dirò nulla a nessuno». Si scambiarono uno sguardo, intanto che Lena si alzava per sparecchiare la sua parte. «È una cosa vostra: ne parlerete quando vi sentirete pronte».
A Kara sembrava tutto fin troppo bello. «O-Okay, grazie… Se tutte le reazioni fossero come la tua». Risero insieme e poi finirono di mangiare.
Quello era Lex. Non si capacitava di come suo cugino Kal fosse riuscito a litigare con lui, che sembrava così bendisposto e comprensivo. Sparecchiarono anche la loro postazione e Kara lo vide scrivere al cellulare.
Sono con loro, adesso. Ti direi di stare tranquilla. Tu non sei pazza, ma qui è tutto ordinario, nulla di cui tu debba preoccuparti.
Lex inviò e, accorgendosi di essere osservato, le sorrise.

Fu bello passare del tempo con Lex. Al telefono, quando sentì per la prima volta la sua voce, le aveva messo addosso una strana sensazione di disagio, ma parlarci dal vivo era l'esatto opposto: era accomodante, ascoltava, sorrideva sincero e riusciva a farla sentire a suo agio. In un certo senso somigliava davvero molto a Lillian, ma il suo modo di fare era diametralmente l'opposto.
«Fissava lo sguardo in basso e non riusciva a muovere un muscolo. Era terrorizzata. Capii allora che aveva paura delle altezze», concluse, congiungendo le dita delle mani.
«E come ha fatto a imparare ad andare a cavallo?», domandò Kara, completamente presa.
Lui scrollò le spalle. «Tempo. Ha imparato a fidarsi del cavallo, a sentirlo, a capirlo. Sentendosi sicura con lui, è riuscita a sconfiggere l'altezza. Tutti i Luthor vanno a cavallo, nostra madre non gliel'avrebbe perdonata se non ci fosse riuscita». Forse la vide sbiancarsi, poiché accennò subito a una risata. «Tranquilla, Kara. Dubito che come figlia acquisita debba imparare anche tu».
Arrivò Lena, scendendo la scala dal salone, dove loro si erano sistemati per fare due chiacchiere. Si era sistemata i capelli, lisci, abbelliti da un nastrino rosso. «La verità è che senza Lex non ci sarei riuscita», disse, andando loro incontro. «È stato al mio fianco tutti i giorni finché non ho preso confidenza con i cavalli».
Kara sorrise e alzò lo sguardo, così Lena si avvicinò per portarle via un bacio. Non riuscì a fare a meno di sorridere con imbarazzo per averlo fatto davanti a lui.
«Andiamo. Torniamo all'altra casa prima che ci chiamino per sapere dove siamo finite».
Annuì, alzandosi. Lex disse loro che le avrebbe raggiunte quella sera e Kara si fermò per fare un fiocco al nastrino nei capelli di Lena, alzandosi in punta di piedi poiché aveva i tacchi alti. Prese il peluche e si misero i giacconi, andando a prendere il treno. Si sistemarono su un vagone con poche persone a bordo, occupando tre sedili. Si stettero zitte per tutto il viaggio, mano nella mano, con un sorriso costante sulle labbra. La reazione di Lex al loro rapporto aveva reso Kara speranzosa. Erano così felici che, forse, stavano cominciando ad abbassare la guardia. Nessuna delle persone lì sul treno badava a loro. Arrivarono e si alzarono insieme. Ancora vicine ai finestrini, Kara sistemò di nuovo il nastrino di Lena, facendo un altro nodo e, così, sorridendo si scambiarono un bacio. Presero il peluche e si lasciarono le mani, scendendo alla stazione. Kara spalancò la bocca dalla sorpresa quando vide Alex ferma lì, in piedi, che le aspettava con braccia a conserte e sguardo fermo.
Quest'ultima aveva ancora il cellulare acceso in mano, ma gli occhi puntati su di loro.
Da Me a LexL
Sembra che tu mi stia mentendo.
Da LexL a Me
Stanno andando a prendere il treno, tra un po' saranno lì. Non ho mentito: non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti.
Spense lo schermo e nascose il telefono in una tasca dei jeans, ammirando le loro facce nell'esatto momento in cui capirono di essere state colte sul fatto.
Lena sospirò, mentre Kara sembrava sul punto di svenire. Poteva ancora fare finta di niente? «Sorellona», corse ad abbracciarla, anche se Alex ricambiò a stento. «Sei venuta a prenderci? C-Come sapevi che saremmo arrivate adesso? Lo hai visto?», le mostrò il gattone di peluche che aveva stretto in un braccio, «Lena mi ha, emh, già dato i suoi regali di Natale». Le mostrò anche la collana, ma vide Alex prendere fiato.
«Oh, li ho notati». Guardò una e poi l'altra, ancora poco distante. «Possiamo parlare prima di tornare a casa?».
Erano entrate tutte e tre nel piccolo bar ai pressi della stazione: c'era solo una donna dietro al bancone, un anziano cane sdraiato vicino alla porta, che Kara salutò con una carezza, e un uomo che finiva il suo drink leggendo un giornale. Si sedettero intorno a un tavolo; non si tolsero nemmeno le giacche.
«Avete notato che non hanno un condizionatore?», sbuffò Kara, fregandosi le braccia. «Com'è possibile che non abbiano un condizionatore? Ci credo che non hanno clienti; non è possibile non avere il condizionatore con questo fre-».
«Kara», Alex la richiamò e la giovane Danvers notò che le due non facevano che squadrarsi in cagnesco, l'una davanti all'altra.
«ddo. Non sentite anche voi un'arietta piuttosto fredda?». Le guardò di nuovo e così ansimò. «Soprattutto qui, intorno a questo tavolo…», esclamò a denti stretti. «Non puoi semplicemente essere felice per noi?», disse a un certo punto con fretta, interrompendo il tanto rimuginare.
«Felice per vo-», Alex si interruppe, «Da quanto tempo va avanti questa storia? Cercavamo di trovare un equilibrio come famiglia, stavamo insieme per conoscerci meglio, e voi finite per mettervi insieme? Credevo che i flirt fossero un gioco! Cosa sta succedendo? Mi nascondevate questo?», spalancò gli occhi. Guardò entrambe e poi si fermò a lungo su Kara, che sentì un brivido lungo la schiena. «Lo hai nascosto a me? È complicato, è straniero… accidenti, Kara, sapevo che erano bugie, ma Lena… Io speravo che, se fosse stato vero, me ne avresti parlato». Si voltò poi all'altra, deglutendo e cambiando espressione, diventando più rigida. «O che me ne avresti parlato tu».
«All'inizio… non pensavamo che sarebbe durata».
Lena alzò un sopracciglio a quell'affermazione di Kara. «Ah, no?».
«No. Sì. No, cio-cioè sì». Kara spalancò la bocca e guardò una e poi l'altra. «Sapevo che sarebbe durata fin dal primo istante-».
«Dal primo istante, eh?», la interruppe Alex, stizzita.
Kara guardò di nuovo lei e poi Lena. «M-Ma sapevo che sarebbe durata perché eravamo attratte l'una dall'altra e… Sto cercando di dire è che non era programmato! È successo e-e basta».
«Successo e basta?». Lena si appoggiò al tavolino, con un gomito.
«Non mettermi in difficoltà anche tu», sibilò a denti stretti.
Allora prese fiato e si risistemò sulla sedia, guardando Alex, che la contraccambiò con uno sguardo accigliato. «Ciò che Kara vuole dire è che non avevamo programmato di innamorarci».
«Innamorare? Oh», sbuffò Alex, «La cosa si fa seria… E quando mi hai parlato di una ragazza con cui stavi uscendo ti era per caso sfuggito che si trattasse di mia sorella?».
Kara aggrottò la fronte. «Quando avete parlato di questo?».
Le due si scambiarono uno sguardo e Lena riuscì a parlare per prima: «Siamo uscite una volta. Per conoscerci».
E perché non dirglielo? Le loro espressioni, d'improvviso, si erano fatte così tese. Possibile che le avesse appena mentito?

Eliza finì di guarnire i cupcake con la glassa verde per dare l'idea di un Albero di Natale, mentre Lillian, al suo fianco, sistemava le stellette e palline di cioccolata colorata intorno. L'aveva convinta ad aiutarla dopo che, presa dall'ansia, aveva avuto l'idea di cambiarsi di nuovo abito.
«Oramai staranno arrivando», soffiò con bocca semichiusa. Poi prese il cellulare e fece una foto ai dolcetti, aggiungendola su Instagram.
«Sono venuti bene?».
«Sono deliziosi». Si scambiarono un bacio che Lillian guardò di nuovo l'ora.
Aveva ragione, ancora qualche minuto e non tardarono ad arrivare. Eliza si aspettava il solito chiacchiericcio frenetico che caratterizzava le sue figlie durante le feste, invece entrarono in casa più zitte di quando scoprirono che le loro scimmie di mare erano morte. Alex aprì la porta e, dopo essersi tolta la giacca, disse di dover andare in camera sua. Kara e un enorme gatto di peluche entrarono per secondi, in silenzio e sguardo basso. Infine Lena, che le sorrise a stento.
La donna rientrò in cucina con l'aria decisamente confusa, mentre Lillian scattava altre foto ai cupcake. «Hanno qualcosa che non va».
«No, sono deliziosi, te l'ho detto. Ho pubblicato anche una foto sul profilo ufficiale della Luthor Corp e ti stanno lasciando i complimenti».
«Davvero?», il suo sguardo si addolcì, prendendo il cellulare. «Oh, dobbiamo assolutamente invitare questi due al matrimonio», glieli indicò, «Sono del secondo piano, sempre così gentili». Lillian annuì e riprese il telefono, così Eliza tornò in sé. «Ah, io però intendevo le ragazze. Sono serie e silenziose, non è da loro».
«Come pranziamo andrà meglio», le sorrise, passandole una mano su una guancia in una carezza, «Il tempo di ambientarsi all'aria natalizia».
Canzoni natalizie in sottofondo con tanto di karaoke sulla tv, il Babbo Natale sveglia che ogni mezzora gridava energicamente oh-oh alzando una campanella, disposto su un mobile, Eliza aveva fatto indossare a tutte, Lillian compresa, un capello da Babbo Natale, eppure nulla sembrava servito allo scopo. Lillian sorrise ad Eliza, le passò una mano sulla sua, ma Alex da una parte e Kara e Lena dall'altra erano ognuna per conto proprio, mangiando nel silenzio più assordante.
«Kara», Eliza attirò la sua attenzione e deglutì. «E così Lena ti ha già dato i suoi regali, eh? Molto bella la collana».
Lei arrossì, ma si sforzò di non guardare Lena. «Sì, è vero», la toccò, non trattenendo un sorriso.
Sperava che iniziasse una discussione, contava sull'unicità dell'energia di Kara, ma lei riprese a mangiare come se niente fosse. Cominciò a pensare che avessero litigato: sarebbe stata una novità, se non per Kara e Lena che non lo facevano da mesi, almeno per Alex e Kara, che invece non lo facevano da anni. Tentarono altre discussioni, ma si rivelarono solo buchi nell'acqua.
Costrinsero le ragazze a restare con loro invece di rifugiarsi nelle loro stanze; fu un'idea di Lillian. Alex si era seduta sulla poltrona accanto al divano con le gambe incrociate, chattando con Maggie al cellulare. Di tanto di tanto le si vedeva spuntare un sorriso, ma non durava a lungo. Kara invece si era seduta sotto l'Albero e sfogliava un numero del CatCo Magazine. Lena si stava intrattenendo con il suo laptop sul divano.
«Vado a prendere i cupcake, magari le risveglieranno», mormorò Eliza a un orecchio di Lillian, per poi andare verso la cucina.
L'altra invece si sporse verso di loro, reggendosi le mani con le dita intrecciate. «Oggi è un giorno speciale», catturò la loro attenzione e continuò, «Fate di non rovinarlo».
Si guardarono tra loro un po' confuse, solo un attimo per poi tornare ognuna ai propri passatempi. Alex guardò a lungo Lena, con sfida, e quest'ultima guardò Kara: immaginava il perché doveva essere per le sue. Kara, invece, guardò in direzione della cucina.
- Quelle due stavano insieme da chissà quanto tempo. Forse da quando Kara smise di parlarmi dei continui flirt di Lena. Non ci posso credere!
Scrisse e inviò, ricevendo pronta risposta da Maggie:
- Lo sapevi, Danvers.
- Lo sapevo. Sai cosa? Hai ragione! Ho avuto dei dubbi, ma Kara avrebbe dovuto parlarmene. E Lena mi ha mentito. Flirtava con mia sorella da mesi, Mags, da mesi! Sono stata cieca per tutto questo tempo e l'ho difesa da Kara, dicevo che era un gioco, che voleva solo infastidirla… e invece ci ha provato davvero, ben sapendo che era la sua sorellastra. Che cos'ha di sbagliato?
- Quindi stai dicendo che Lena ci ha provato con Kara per sfizio e che Kara è cascata nelle sue avance? Pensi che tua sorella non sappia decidere per se stessa?
- Non dico questo. Ma Kara è troppo buona e non sempre fa una distingua sulle persone da frequentare: hai presente Mike Gand?
- Ho capito cosa intendi. Ma tu hai sempre capito che tipo era Mike, mentre invece ti sei fidata di Lena.
- Ho sbagliato anch'io, è evidente. Devo capire perché Lena non ha ancora troncato questa cosa, se va avanti da tempo. Perché sta con Kara?
- Ehi, Danvers, ti sei fermata a pensare che magari siano semplicemente innamorate?
Alex alzò lo sguardo dal cellulare con uno sbuffo, riguardando Lena con la coda dell'occhio. Vedeva chiaramente che, di tanto in tanto, si fermava a inquadrare Kara.
Lena ansimò. Sapeva che Alex le stava addosso e Kara non la degnava di attenzione. Chissà a cosa stava pensando in quel momento…
Eliza rientrò in soggiorno con il vassoio tra le mani e Kara si alzò da terra in tempo record. «I cupcake! Sì», esultò, «Sapevo che li avresti fatti, era proprio a ciò a cui stavo pensando». Ne prese due ed Eliza l'ammonì subito di lasciarne per Lex, dirigendosi verso le altre due.
Alex le fece subito i complimenti e ne prese uno, poi ci pensò: «Conviene che ne prenda uno anche per dopo. Sia mai che qualcuno finga che non le piacciono per poi mangiarli di nascosto».
Lena tese un'orecchia e quando Eliza si avvicinò le fece anche lei i complimenti. «Mi sono sempre piaciuti i cupcake», disse alla donna con un sorriso, alzando la voce e prendendone uno, «Probabilmente se quel qualcuno li mangia di nascosto è perché non è in una situazione facile».
«Quindi mi stai dicendo che è meglio fingere?», alzò la voce di nuovo, «Nel non volere i cupcake e poi mangiarli?».
«No. Dico che sarebbe meglio non giudicare per partito preso», diede un morso e iniziò a masticare sfoggiando un sorriso. «Chi mangia i cupcake, intendo». Eliza si allontanò con una strana espressione e Lena guardò Alex, dando un altro morso, gustando lentamente. «E questo cupcake è buonissimo».
Alex spalancò gli occhi e trattenne il fiato, intanto che Kara intercettava il vassoio, prendendo un altro dolcetto.
«Kara… Pensi stiano litigando usando i cupcake come metafora o qualcuno mangia quotidianamente cupcake di nascosto?».
Lei fissò Eliza con occhi sgranati e la bocca piena. Infine, ingurgitò sonoramente. «Ha-Hai notato anche tu il freddo, oggi?», si fregò un braccio con una mano, mentre l'altra teneva il mezzo cupcake che le era rimasto, «Brr».
Alex e Lena si fissarono assottigliando gli occhi quando Lillian scattò loro una foto per Instagram. «Formaggio», disse lei, scattandola anche a Eliza e Kara, di nuovo con la bocca piena.

«Alex e Lena stavano litigando», confidò Eliza a Lillian una volta sole, in cucina. Lena stava in soggiorno ancora al portatile, mentre Kara ed Alex erano andate a cambiarsi per la cena di Natale. Tra poco sarebbe arrivato Lex e loro avrebbero dovuto solo preoccuparsi di enunciare la data del matrimonio, invece di pensare agli strani comportamenti delle figlie.
«Quando?».
«Quando ho portato i cupcake», prese fiato, reggendosi a un mobile e passandosi una mano in fronte. «Non capisco cosa succede, andavano tutte d'accordo, era tutto perfetto…».
Lillian la strinse in vita, appoggiandosi a lei. «Vedrai che è momentaneo. Qualsiasi cosa passi loro per la testa, non rovineranno questa giornata, il nostro matrimonio né la nostra famiglia».
Eliza le sorrise e le circondò il viso con le mani, per poi rubarle un bacio. «Sai sempre la cosa giusta da dire».
«Perché è la verità, mia cara».
Lillian uscì dalla cucina con il solo intento di prendere Lena da parte e dirle chiaramente che qualsiasi problema avesse con Alex doveva risolverlo in fretta, ma quando si affacciò al soggiorno non c'era.
Kara aprì la porta della sua camera che lei l'aspettava lì, appoggiata al muro. La vide sbarrare gli occhi e sorriderle, così le si avvicinò, nel buio del corridoio.
«Sei bellissima», sussurrò e Kara strinse le labbra, arrossendo un poco: la collana che le aveva regalato era ancora al suo collo, rifletteva la luce dei lampioni fuori dalla finestra. Indossava un maglioncino a righe bianco e rosso, allacciato sotto una gonna larga invernale; sotto, delle grosse pantacalze e stivaletti con tacco. I capelli li aveva sciolti. «Lisci», le disse, sfiorandole una ciocca con le dita, «Ti stanno bene».
«Non so se togliere o lasciare gli occhiali», li sfilò dal viso, osservandoli, «Lillian farà un sacco di foto».
Lena circondò gli occhiali con una mano e dovette alzarsi in punta di piedi per prenderle le labbra con le proprie, lentamente. Kara chiuse gli occhi e si assaporarono piano. Quando si allontanò, le rimise gli occhiali sul naso.
«Ci vedranno», sussurrò Kara.
«Lascia che lo facciano».
«Mi hai mentito, oggi». Vide Lena abbassare lo sguardo quando prese quel discorso, ma doveva sapere che non avrebbe lasciato perdere.
«Alex ed io ci siamo viste giorni fa, in un bar. Per donne gay», aggiunse con un sorriso e Kara alzò le sopracciglia. «Volevo incontrarla per parlare dei Gand. Avevo paura ti saresti di nuovo fiondata a parlare con loro, e pensavo che Alex ti avrebbe persuasa dal farlo».
«Non sono un'inetta, posso badare a me stessa».
«Lo so, ti chiedo scusa. Ho sbagliato». La guardò dritta negli occhi e Kara prese fiato, annuendo debolmente.
«Non mentirmi più», le rubò un veloce bacio, con la paura di essere viste, e lasciò il corridoio.
Lena la seguì proprio quando la porta della camera di Alex si aprì e le due si scambiarono uno sguardo. Naturalmente, aveva sentito tutto. A quel punto, sarebbe stato meglio per Lena dire la verità a Kara, soprattutto dal momento che si era risentita perché aveva intuito la bugia, invece aveva protetto il suo segreto, il suo vero lavoro e la microspia, il vero motivo per cui si erano viste. Alex si chiese perché l'aveva protetta, con il rischio che correva.
Dopo pochi minuti arrivò finalmente Lex, lamentando, seppur con un sorriso, che il taxi si era perso. Lillian lo abbracciò e poi lo abbracciò Eliza, mentre la prima scattava loro una foto. Cercarono di presentarlo a Kara ma quando anche loro si salutarono con un veloce abbraccio, capirono che non tutto era perduto per la loro famiglia allargata.
Era strano vedere Lillian, che si muoveva come un robot, che spesso non ascoltava, che era fredda e indisposta verso Lena, completamente presa dal suo primogenito. In dieci minuti che era arrivato gli scattò tante foto da riempire un album e gli ronzava attorno chiedendogli se avesse bisogno di qualsiasi cosa come un'ape intorno ai fiori. Quando riuscì a scappare dalle amorevoli cure della madre, Lex notò la strana aria che aleggiava sulle sue tre sorelle e nientedimeno lo sguardo aggrottato che Alex riservava a Lena e anche a lui.
Per la cena, Eliza accese di nuovo la tv con il karaoke e le canzoni natalizie, scegliendo con attenzione tra quelle che lei stessa aveva selezionato nei giorni precedenti aspettando il Natale. Poi servì con fierezza il tacchino a tavola, ascoltando i complimenti da parte di tutti, che applaudirono.
A un certo punto, Lillian si alzò e fece tintinnare un bicchiere, catturando l'attenzione dei presenti. «Oh… Finalmente, eccoci qua. Stentavo oramai a credere che ci saremmo ritrovati tutti sotto lo stesso tetto. I miei figli, le figlie di Eliza. Siamo una bella famiglia, non trovate?».
Kara deglutì e sforzò un sorriso, guardando, con la coda dell'occhio, Alex che masticava rumorosamente fissando Lena e quest'ultima, vicino a lei, che non la degnava di attenzione, lanciando invece un sorriso a lei, che non poté non arrossire. Si girò il tanto per vedere Lex, che la guardava a sua volta, alzare un poco il bicchiere anticipando un brindisi.
«Eliza ed io siamo così fortunate ad avervi. E non posso esprimere a parole quanto mi senta fortunata io ad avere Eliza al mio fianco». Abbassò gli occhi per vederla sorridere e stringerle una mano con le sue. «Siamo orgogliose di come abbiate accettato il nostro fidanzamento e la nostra nuova vita. Questa è la nostra prima cena tutti insieme, il nostro primo Natale, e dobbiamo comunicare qualcosa di importante».
Allora si alzò anche Eliza e lo sguardo stravolto di Alex si incrociò con quello di Kara. «Abbiamo una data», disse lei sfoggiando un largo sorriso, stringendo ancora la mano destra di Lillian. Era così visibilmente elettrizzata che Kara non riuscì a non sorridere a sua volta. Le due donne si guardarono e mentre Lillian le faceva cenno con la testa, Eliza riprese parola: «Ci sposeremo il quindici marzo».
Lex fu il primo ad andare dalle loro madri per abbracciarle e fare loro gli auguri. Non solo Lillian, Eliza lo strinse con forza e Alex le notò gli occhi lucidi. Così fu la seconda ad andare verso di loro. Lena abbracciò Eliza per prima, le fece gli auguri e si guardarono con un sorriso, poi si costrinse ad abbracciare anche Lillian, che le lasciò un lungo sguardo addosso anche quando si separarono.
«Sono contenta per voi», esclamò Kara ad Eliza, «Ti meriti questa felicità».
«Oh, tesoro», la riabbracciò una seconda volta. «Anche tu», le disse con una carezza e un sorriso, per poi lasciarla andare.
Kara non ebbe il tempo di capire a cosa si riferisse che arrivò Lillian. L'abbraccio con lei era il meno strano e legnoso fino a quel momento. Dopo la prese nelle spalle e fu sul punto di dire qualcosa, ma doveva aver cambiato idea, poiché si limitò a sfoggiarle un sorriso.
Nonostante Alex fosse ancora arrabbiata con Lena e con Lex, e probabilmente con Kara, condividere quel momento con le loro madri aveva fatto sciogliere anche lei. Eliza portò a tavola i cupcake rimasti, una torta farcita ai mirtilli e altri dolci e biscotti, intanto che Lillian scattava foto alle portate e a tutti i presenti, tra chi ancora indossava i cappellini da Babbo Natale e chi aveva la bocca piena. O entrambi, nel caso di Kara. Quando portò a tavola gli eggnog e ne presero uno a testa, Alex e Lena iniziarono una strana sfida tra sguardi e bicchieri, bevendo tanto e in fretta che Eliza si vide costretta a requisire quelli rimasti prima che concludessero la serata entrambe brille. Nel frattempo Lillian continuò a rimpinzare l'unico figlio maschio; dopo un po', il giovane approfittò di una sua distrazione per sparire. Lex uscì in giardino dalla porta in cucina, con il giaccone indosso e il cellulare in mano.
Rimasto in villa dopo aver salutato Lena e Kara, aveva provato a contattare quella ragazza in ogni modo, lasciandole messaggi, chiamate e andando anche a trovare vecchi amici in comune che avessero potuto sentirla in quel periodo, ma sembrava scomparsa nel nulla. A quel punto, decise di chiamarla ancora e, se non avesse risposto, lasciarle un ennesimo messaggio in segreteria. Cliccò su Roulette e provò a telefonare. Ancora solo squilli a vuoto. «Veronica… Sono stato paziente, ma a tutto c'è un limite. Richiamami appena senti il messaggio», prese una pausa ma non riattaccò, valutando cosa aggiungere. Così deglutì e prese fiato, aggrottando lo sguardo. «Sentimi bene: la formula che hai rubato non è aggiornata, non capisco cosa pensi di farci, contiene troppi effetti collaterali e nemmeno potresti venderla. Torna da me… Torna prima che mi arrabbi sul serio o… o almeno fatti sentire, altrimenti dovrai sperare che non sia io a trovarti». Riagganciò la chiamata che sentì la porta del giardino aprirsi.
Alex camminò sull'erba incolta e ghiacciata con sicurezza, adocchiando Lex, cappellino da Babbo Natale sulla testa calva, illuminato dai lampioni della luce. «Scappato dalle amorevoli cure della mamma?», tirò un sorriso, avvicinandosi.
«In parte. In verità mi sono ritrovato a dover fare una telefonata. Allora…», la guardò negli occhi, «e così lo hai saputo».
«Hai cercato di deviarmi. Pensavo che mi avresti detto la verità, almeno tu». Lui per primo, nella sua casa a Metropolis quando si conobbero, scherzò su Lena che ci provava con Kara. Allora non ci aveva dato peso, ma proprio per quello quando iniziò ad avere dubbi scrisse a lui che non fece che appoggiarla, dirle che di certo non si inventava le cose perché sembrava possibile anche a lui, e ora, quando le serviva la sua conferma, le aveva invece scritto di non preoccuparsi, che era tutto normale.
«Non ho cercato di allontanarti dalla verità e mi spiace che tu la veda in questo modo», sorrise, alzando un poco le braccia. «Mia sorella e tua sorella hanno una relazione e non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti».
Lei annuì. «Molto comodo vederla così».
«Sapevamo entrambi che era vero, ma ti ostinavi a non volerlo. Cosa non ti piace, di tutta questa faccenda, Alex Danvers?», chiese con una nuvoletta di vapore che usciva in mezzo alle labbra fini.
«Scherzi, vero? Secondo te cosa può esserci che non mi piace? C'eri anche tu là dentro quando le nostre madri hanno detto che si sposeranno il quindici di marzo».
«No», scosse la testa, «Non è questo che ti turba e lo sai. Sei troppo intelligente per credere che il fatto che siano sorellastre possa in qualche modo compromettere il rapporto di due persone che si amano». La vide ingigantire gli occhi e prendere fiato, così sorrise. «Ecco. Ecco cosa c'è», la indicò, «Non credi si amino».
«No. Io credo che Kara la ami, la ami davvero. Ma non è quel tipo di amore… È stata per anni appresso a un ragazzo che non faceva che sminuirla, condurre la sua vita, confonderla psicologicamente con l'idea di amore, e lei lo amava, amava veramente».
«Quindi pensi che sia Lena e non amare Kara», assottigliò lo sguardo.
«Sì. Forse è così», spalancò le braccia, come se si fosse messa a nudo. «Non voglio vederla di nuovo all'interno di una relazione che la trasformerà in un burattino. Ho sbagliato allora a non mettermi abbastanza in mezzo, non farò di nuovo lo stesso errore. Senza contare che qui c'è di mezzo il rapporto familiare», gesticolò puntando il dito indice destro nell'aria.
«Cosa ti fa pensare che Lena non la ami?».
«Oh», sbuffò, lanciando il suo sguardo al cielo stellato, poi di nuovo a lui. «Mettiamo che la ami. Questo non basta. Anche Mike a modo suo l'amava, anche se la stava distruggendo. Non basta farle dei regali o dirle due parole carine, non basta».
«Hai ragione», il ragazzo annuì, infilando le mani nelle tasche del giaccone. «Allora parla con loro. È il mio unico consiglio. Conosco mia sorella e credimi se ti dico che non l'ho mai vista così: è innamorata. Ma hai ragione: l'amore non basta. Allora parla con loro, scopri cosa le lega, e forse troverai ciò che cerchi. Del resto io non sono mai stato innamorato, non posso sapere cosa cercare», scrollò le spalle con mezzo sorriso e aprì la porta che portava in cucina, lasciandola sola al freddo.

All'inizio, pareva solo che Lena, ai suoi occhi, stesse prendendo in giro Kara. E forse era davvero così. Non sapeva com'erano davvero andate le cose. Ma l'ultima cosa che voleva, era ritrovare la sua sorellina incastrata in una relazione tossica e non accorgersi di quanto lo fosse per decidere da sola di uscirne. Lena le era sempre sembrata una brava ragazza, ma poteva dire di conoscerla abbastanza? In fondo, di lei non sapeva neppure che era stata con altre ragazze fino a quella sera al bar gay. Lei e Kara, però, si erano avvicinate di più, si conoscevano meglio. Quando rientrò, le trovò sedute accanto che ridevano e pensò che avrebbe dovuto accettare il consiglio di Lex.
«Foto di famiglia», disse a un certo punto Lillian, cercando di coinvolgere i figli ad avvicinarsi all'Albero di Natale.
Eliza la affiancò subito. «Le più belle le stamperemo per incorniciarle», fece sapere, prendendo Lex per un braccio e poi Kara, cercando di sistemare tutti e quattro vicini.
Una con loro quattro insieme, un'altra con diverse posizioni, una sola con le ragazze, una con Lex e Lena, un'altra con Alex e Kara, poi si scambiarono. Ritrovandosi a fare la foto con Kara, Lex non non poté fare a meno di pensare a quanto, in un certo senso, gli ricordasse Clark. Non era di certo l'aspetto, anche se avevano gli occhi dello stesso colore e forma, ma era l'aria, qualcosa che non era possibile descrivere. Ma era grato che non gli somigliasse troppo e già adorava il suo sorriso: non faticava a credere come Lena si fosse potuta innamorata di lei.
Mentre Lillian controllava le foto scattate e cancellava quelle venute sfocate o troppo mosse, Eliza portò i regali. Non se li aspettavano e rimasero tutti a bocca aperta. «Non li abbiamo messi sotto l'Albero per farvi una sorpresa», si scusò.
Ognuno di loro trovò abbigliamento: Lex un completo e una camicia bianca che avrebbe potuto usare al lavoro; Alex una giacca di pelle firmata, bordeaux, e per poco non le veniva un colpo; Lena un maglione grosso, caldo e colorato; Kara una camicia a quadri come piacevano a lei. Quest'ultima si avvicinò ad Eliza per ringraziarla, accorgendosi che Lena l'aveva preceduta: la donna le passava una mano su un braccio in una carezza, le parlava sottovoce e poi, di colpo, la ragazza l'abbracciò. Solo quando si lasciarono scorse che Lena aveva gli occhi chiari tanto lucidi da riflettere le luci dell'Albero.
«Grazie per la camicia», l'abbracciò lei, annuendo quando le chiese se era come la voleva.
«Dovrai ringraziare anche Lillian», disse e Kara la scorse mentre parlava con Lex. «Non sai quanti negozi abbiamo girato perché non voleva comprarne una che sapesse di mercatino, come diceva lei».
Anche Alex arrivò per ringraziarla, tutta eccitata, con la giacca già indosso. «E voi non vi siete fatte un regalo?».
«Oh, certo», sorrise assottigliando la bocca e alzando il mento con fare malizioso, «Ma ce li siamo già scambiati».
All'improvviso, il ricordo delle loro voci strozzate mentre salivano per la loro camera da letto in villa, fece rabbrividire Kara. Sia lei che Alex montarono una smorfia disgustata. «Oh, ew», sbottarono all'unisono e la minore guardò la maggiore con sospetto.
«Ma cosa avete capito?!», diede una piccola spinta a entrambe, «E comunque non parlerei di sicuro di queste cose con le mie figlie». Le mandò via.
Alla fine, quel loro primo Natale tutti insieme non si stava rivelando affatto male come si pronosticava. Continuarono con le foto dopo che Lena tornò dalla sua camera in comune con Kara ed essersi infilata il nuovo maglione. Nella loro foto insieme si accorsero che non sapevano come mettersi, continuando a sorridersi intanto che Lillian aspettava, tutti aspettavano. Alex intervenne e le dispose, così la foto riuscì.
Lillian ricontrollò quella foto con insistenza dopo averla scattata, tenendo ben impresso nella mente l'impaccio dei loro sguardi per trovare un modo per stare vicine. Pensò che forse Kara doveva aver detto a Lena della loro chiacchierata privata, non c'erano altre spiegazioni, ma quando lasciò a un mobile e all'autoscatto il compito di fare una foto a tutta la famiglia riunita e poi la guardò, il suo sorriso si spense.
Eliza tentò di capire che cosa a un certo punto le avesse rubato il buon umore, ma non c'era stato verso di farla aprire. A parte lei, tutti parlarono del più e del meno sgranocchiando gli avanzi, poi le donne se ne andarono a dormire e Lex decise di raggiungere la camera di Alex che per quella notte sarebbe stata sua, dopo che lo avevano convinto a restare. Così le tre ragazze sistemarono una branda in mezzo alla stanza e a nulla era valso il tentativo di Lena di convincere Alex a dormire sul suo vecchio letto. Kara pensò che avrebbe potuto far dormire Lena con lei com'era già successo, ma non osò dirlo a voce e già sapevano entrambe che per quella notte avrebbero dovuto portare pazienza. Lena tornò in soggiorno quando si accorse di aver lasciato lì il suo laptop e Alex scorse Kara prendere un pacchetto dalla sua scrivania, nasconderlo dietro la schiena e raggiungerla.
Lex cominciò a spogliarsi; era esausto e voleva addormentarsi presto. Si sedette sul letto a peso morto e con stanchezza diede una nuova occhiata allo schermo del suo cellulare, sbuffando quando si rese conto che lei lo stava ancora ignorando. Arrivata a tanto, pensò se non fosse il caso di darle un ultimatum. Spense lo schermo e si tolse le scarpe, quando una melodica suoneria si alzò nell'aria e riprendendo il telefono decise di alzarsi in piedi e rispondere. «Avevo come il presentimento che avresti cercato di far perdere le tue tracce. Cosa ti ha fatto cambiare idea?».
Quella ragazza rise. «Non posso scappare da te, Lex. Lo sai. Neanche volendo. Buon Natale, a proposito».
«Buon Natale, suppongo…», si portò la mano libera sulla fronte, cercando di bloccare il nervoso crescente. «Parlami della mia formula. Delle mie pillole. E smettila di giocare».
Roulette ci mise qualche secondo per rispondere. «Mi dispiace, tesoro, sai quanto tengo a te, ma anche quanto tengo di più ai soldi e qualcuno mi ha offerto una somma considerevole… Sono affari, non volermene».
«A chi le hai vendute?».
«Frena, amore, non mi conosci abbastanza se pensi che te lo dirò. Ti basti sapere che lui mi ha dato più di quanto tu abbia mai fatto…», prese una pausa e Lex poté sentirla quasi sogghignare, «Il riferimento sessuale è voluto».
«Dannazione, Veronica, è la mia formula! E ancora acerba; cosa mai potrebbe farsene qualcuno di una formula che presenta danni collate-», si fermò, spalancando gli occhi.
«Il compratore ha una visione più ampia della tua», riprese parola, «Vuole studiarla da quel punto e iniziare un nuovo progetto. Insomma, è lui il cervellone, saprà il fatto suo. E, tesoro, te lo dico perché davvero mi dispiace: la formula era libera, non ha proprietari fintanto che non è registrata; avresti dovuto pensarci e forse le cose sarebbero andate in modo diverso. Buonanotte, Lex».
«Veronica, non-». Riattaccò la chiamata e Lex strinse il cellulare con forza, formando dei pugni e colpendo il lettino.


***


Intanto, nel buio del soggiorno contrastato solo dalle luci ad intermittenza dell'Albero di Natale, Lena si era seduta sul divano col laptop sulle gambe, leggendo e rileggendo il messaggio del profilo misterioso.
«Avevamo deciso di chiedere un parere ad Alex», esclamò Kara dietro di lei, affacciandosi dallo schienale. «Adesso mi chiedo se vorrà ancora aiutarci».
«Sì che vorrà aiutarci», rispose lei con sicurezza, dopo essersi toccata il petto per il piccolo spavento preso. «Non cambierà nulla. Alex è solo preoccupata per te, pensa che io sia una minaccia alla tua incolumità, non ha a che fare con questo».
Le piaceva quando parlava senza mostrare il minimo dubbio. Le andò incontro, prese il laptop e lo spostò sul tavolino, abbassando lo schermo. Lena la lasciò fare anche quando le prese una mano e la tirò su, da lei, verso l'Albero.
«Che cosa hai in mente, Kara Danvers?».
Lei si strinse nelle spalle. «Nulla di eccezionale in realtà, solo darti il mio regalo».
«Pensavo non avessi un regalo».
«Non lo avevo con me», specificò con un sorriso. Prese la scatolina che aveva nascosto in uno dei rami con silenzio furtivo quando lei era sul divano e gliela mostrò, lasciandogliela sui palmi delle mani. Lena restò a fissarla senza fare o fiatare fintanto che non la sentì ridere, così tirò un nastrino rosso intorno al pacchetto e dopo tolse la carta adornata di Babbi Natale e renne, sorridendo nello scoprire una scatola argentata. Fu Kara ad aprirgliela come aveva fatto lei quando le aveva regalato la collana, mostrandole all'interno un fine braccialetto color argento, semiridigo sui cui era agganciato un piccolo ciondolo a forma di cuore, pieno. «Non è che niente di che, pensavo che avrei potuto regalarti qualcosa per-», non terminò la frase che la ragazza le passò una mano sul viso e la baciò.
«Grazie», le sorrise.
Kara le notò gli occhi lucidi, le gote arrossate; era così pura, bella. Le portò via anche lei un bacio, per poi aiutarla ad agganciare il bracciale intorno al polso sinistro. Un attimo di distrazione e capì che non erano sole, ma voltandosi, fortunatamente, vide che era solo Alex.
La maggiore si avvicinò quasi in punta di piedi e chissà da quanto tempo era là che le spiava. «Scusate», mormorò, alzando le mani in segno di resa, «Non volevo interrompervi».
Kara guardò in basso, da un lato, visibilmente seccata. «Guarda in cucina, forse un cupcake è rimasto».
Alex annuì, capendo di esserselo meritato. Si avvicinò, dondolando le braccia per poi passarsi le mani addosso e prendere fiato. «Vi devo delle scuse», deglutì, guardando una e subito l'altra. Lena la stava ascoltando mentre giocava a girare il suo nuovo bracciale, e Kara alzò gli occhi azzurri lentamente, dandole attenzione. «Mi sono resa conto di essere partita in quarta senza riflettere, non ci ho visto, e non è giusto nei vostri confronti».
«Dunque…», mormorò Kara.
«Non sono qui per benedire la vostra unione, datemi il tempo di metabolizzare la cosa, ma voglio dirvi che sono dalla vostra parte», rispose e dopo si rivolse alla minore, «Sarò sempre dalla tua parte, sorellina». Kara si avvicinò per abbracciarla e Alex la strinse, così lei e Lena si scambiarono uno sguardo che non aveva bisogno di parole, sorridendosi con gli occhi e facendo un breve cenno col capo. «Solo… voglio dirvi di essere sincere con loro», ricordò alle due, quando Kara la lasciò andare. «Uscite allo scoperto con Eliza e Lillian, in modo che possiate spiegarvi. Se lo scoprono da sole chissà cosa penseranno. Non lasciate che lo scoprano come l'ho scoperto io».
«Pensavano di farlo dopo Natale», ricordò Lena e Alex annuì, mettendo le braccia contro i fianchi.
«Va bene, ottimo. Se aveste bisogno di supporto psicologico, vi darò una mano».
Kara scambiò un veloce sguardo con Lena e poi strinse i denti, formando una smorfia. «Un aiuto ci servirebbe… anche se non con questo».
Alex fece finta di leggerlo per la prima volta quando le due le mostrarono il messaggio del profilo misterioso sul portatile di Lena. Lei e quest'ultima si scambiarono un'occhiata, mentre Kara chiese alla sorella da che parte stava, se fosse per ignorare il messaggio come diceva lei oppure rispondere, com'era convinta di fare Lena.
«Non possiamo ignorarlo», decise e la sorella si accigliò. «Ma ha ragione anche Kara nel dire che è troppo pericoloso. Propongo un test».
Un test? Con il laptop sul tavolino, si sistemarono davanti, sul divano. Al centro delle tre, Lena cliccò sull'area messaggi nera e sospirò, iniziando a digitare la risposta.
Z: Sono io. Vorrei potermi fidare, ma non ho prove che tu dica il vero.
Incredibilmente, il profilo misterioso rispose solo pochi minuti più tardi, nonostante fosse il venticinque dicembre.
X: La fiducia va guadagnata. Chiedimi qualsiasi cosa.
Le ragazze si guardarono e Alex annuì: il profilo misterioso le avrebbe aiutate a risolvere una situazione in cui erano in stallo?
Z: Ho un problema con Rhea Gand, la moglie del senatore Gand; immagino saprai chi sia, non dovrò fare le presentazioni. Mi serve un'informazione: quella donna sembra avere tutto, ma mi serve qualcosa che le manca, che desidera. Puoi aiutarmi?

«Stai bene?». Eliza si avvicinò dal lato del letto di Lillian, baciandola in mezzo alle scapole, tra i capelli sciolti. La donna pareva ancora indisposta e non capì davvero cosa le fosse preso.
«Sì, sono solo un po' stanca».
Eliza la baciò ancora e chiuse gli occhi nel tentativo di prendere sonno. Lillian, invece, non ci riusciva. Si sporse a lato del comodino per recuperare il suo cellulare e sfogliò la galleria, ritrovando subito le foto di quella sera. Il cellulare aveva scattato diverse volte il momento in cui c'era tutta la famiglia al completo e ancora meglio riusciva a notare gli sguardi di sua figlia e Kara cercarsi, le loro mani sfiorarsi, fingere che tra loro ci fosse solo amicizia. Lillian trattenne il fiato e chiuse la galleria, allontanando il telefono. Si era confidata con Kara e lei le aveva mentito: avevano una relazione ed era successo davanti ai loro occhi. A quel punto, ne avrebbe parlato con Lena.

X: Posso essere d'aiuto.
Ci mise un po' a rispondere, forse ci stava pensando o stava facendo una ricerca di chissà cosa o parlando con chissà chi. Le ragazze non si mossero, tenendo d'occhio un cerchio in basso a destra che girava, segno che il profilo misterioso stava ancora scrivendo.
X: C'è qualcosa che Rhea Gand vuole ardentemente: si tratta di un quadro antico, facente parte di una collezione. Lo ha perso in una scommessa molti anni fa. Una scommessa persa con Maxwell Lord. Il quadro è tuttora in suo possesso, affisso nel suo ufficio alla Lord Technologies. Scrivimi se avrò guadagnato la tua fiducia.
Allegò una foto recapitata online del quadro e Kara trattenne il fiato.
«Ho capito», esclamò, indicandolo. «Ha altri quadri simili a questo, con su disegnati dei fiori! Sono su una parete del suo salone, li ho visti spesso quando con Mike-», si zittì, arrossendo e poi grattandosi dietro un orecchio, fingendo disinvoltura; «Beh, sì, q-quando stavo con Mike», aggiunse velocemente.
Sia Lena che Alex finsero di non aver sentito e la seconda annuì, guardando entrambe: «Ora sappiamo su cosa lavorare: otteniamo quel quadro, sistemiamo la microspia e facciamo in modo che Rhea Gand lo appenda nel suo salone».






































***

Uh, ora sanno come andare avanti! Il profilo misterioso sarà stato d'aiuto? Come otterranno quel quadretto e come faranno a darlo modificato a Rhea?
Ecco. Intanto, finalmente, sia Alex che Lex sanno della relazione tra Kara e Lena. Cosa ne pensate delle loro reazioni? Ve le aspettavate? So che la maggior parte di voi, se non tutti, si aspettavano maggior supporto da Alex, ma dopo aver visto Kara con Mike e non avendo avuto modo di conoscere la relazione tra lei e Lena, affidandosi solo ai flirt “scherzosi”, è saltata a conclusioni diciamo affrettate. Diverso il discorso con Lex perché Lena, con lui, aveva parlato di una relazione anche se non aveva specificato con chi, e poi parlando di Kara… beh, aveva fatto due più due. Nientepopodimeno, Alex scriveva a Lex nello scorso capitolo e a quanto pare si erano già scambiato messaggi in precedenza. Dopotutto, già loro si erano conosciuti.
Alex vs Lena… Brr, che freddo.
E poi cosa? Ah, Lex ha un problemino. Sappiamo che ha avuto una relazione con Roulette, ohu, che Lena non ha preso benissimo. E, soprattutto, che Roulette ha rubato a Lex una formula e un sacchettino delle sue pillole verdi. Pensavate che la cosa sarebbe rimasta lì, ferma nel capitolo stand alone scorso? Nah XD A chi avrà venduto Roulette quelle pillole e la formula? Cosa vorrà farci il compratore?
Ah, e un'altra cosa: dalle foto scattate in questo giorno di festa, Lillian ha scoperto che le loro figlie stanno insieme! Ops.

Il prossimo capitolo, che arriverà il primo ottobre, sarà uno stand alone! Accidentaccio XD Spero piacerà lo stesso e… indovinate di chi si parlerà? Il titolo è Inadeguato!


   
 
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