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Autore: elfin emrys    24/09/2018    2 recensioni
{Het!Merthur accennato, Fem!Arthur, 2x09}
Quella notte, il sogno di Eleanor fu agitato. Quando fu svegliata dalle campane di allarme, non si ricordava bene in cosa consistesse. Sapeva solo che c’era tanta acqua e che c’era qualcuno, sotto, col viso verso la superficie. Forse… forse c’era anche Merlin, ma non la stava guardando.
Eleanor pensò con una fitta alle tempie che era strano, che Merlin nei suoi sogni la guardava sempre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Seconda stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Eleanor'
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Note iniziali: Salve a tutti <3 Prima di procedere con la lettura, ci sono delle precisazioni da fare. La fanfiction è una versione della puntata 2x09 (La Signora del Lago, appunto) visto dal punto di vista di una Fem!Arthur, che ho chiamato Eleanor. Ho già scritto una ff al riguardo ambientata nella puntata 1x04 (Il Calice Avvelenato). Essendo una versione femminile, ho dato per scontato che avesse meno esperienza in fatto di armi e avventure rispetto alla controparte maschile, che fosse meno forte fisicamente e, soprattutto, che non fosse così ovvio che sarebbe salita al trono lei rispetto a un eventuale marito. Abbiamo avuto diverse regine nella serie, come Gwen stessa, ma anche la Regina Annis o Morgana, tuttavia le prime due assumono un ruolo veramente centrale solo in seguito alla morte del marito e Morgana è sostanzialmente un’usurpatrice. Un’altra cosa che ho dato scontata è che, essendo una principessa e non più un principe, ci si aspettasse da lei una maggiore delicatezza e gentilezza. Nella ff viene nominato un medaglione: è quello della double drabble “La Chiamata”. Grazie mille per l’attenzione, vi lascio alla lettura <3
 
La Signora del Lago
 
Alla fine, aveva smesso di cambiare la serva personale. Alla fine, aveva smesso persino di pretenderne una.
E, strano a dirsi, la cosa non le dispiaceva affatto.
-Merlin, la spada!
-Sì sì.
-Merlin!
-Arriva arriva!
Il servitore le lanciò l’arma e lei la afferrò al volo. La fece girare nella mano, cambiando posizione per affrontare l’avversario. Sir Leon le sorrideva.
-Siete pronta, mia signora?
-Non so se lo siete voi.
Eleanor sorrise a sua volta e iniziò la sfida. Col tempo, stava facendo dell’elasticità e agilità il suo punto forte nella lotta. Forse i cavalieri potevano colpire con più energia o resistere meglio alle parate, ma nessuno di loro era veloce quanto la principessa. Era ben consapevole che alcuni ci andassero piano con lei, un po’ per la sua inesperienza e un po’ per il suo sesso, e proprio per questo la ragazza trovava doppiamente divertente far perdere le staffe ad alcuni di loro –quelli più noiosi e che non avevano preso bene il suo arrivo fra le loro fila- solo per sconfiggerli a duello quando era evidente che, ormai, non stavano più fingendo debolezza.
Merlin aveva iniziato a farle praticamente da scudiero. Nonostante fosse ancora Gwen ad aiutarla a indossare l’armatura e quant’altro, la serva subito dopo fuggiva da Morgana, lasciando Eleanor in netto bisogno di un assistente. Inutile dire che Merlin si era prestato subito al gioco, in tutto e per tutto.
La principessa colpì ancora e ancora, approfittando di un momento di debolezza dell’avversario e, per un secondo, rivolse gli occhi verso Merlin.
Si chiese, ancora una volta, come fosse possibile che, qualunque cosa facesse, quel ragazzo le stesse, in qualche misura, sempre intorno.
 
Eleanor rise di gusto, sentendo una delle cameriere raccontare l’accaduto a un’altra servitrice. Merlin era stato scoperto, a quanto pare, a rubare del cibo dalla cucina e la cuoca lo stava sgridando da quasi un’ora ormai. La principessa quasi si dispiacque perché conosceva bene quel donnone: da piccola avrebbe fatto qualunque cosa per non essere beccata da lei mentre sgraffignava un dolcetto. Ne conosceva bene le ramanzine e le tirate d’orecchie.
Eleanor smise di sorridere, mettendosi delicatamente una mano sul ventre. Era da quando si era svegliata che sentiva una sorta di intorpidimento e le sue gambe sembravano muoversi più lentamente, fiacche e deboli.
Guardò fuori dalla finestra, notando un grosso uomo salire le scale per entrare al castello.
-Halig?
Si bloccò e osservò il cacciatore di taglie parlare con una guardia. Cosa era successo?
 
-Tu sai cosa sta accadendo?
Morgana le venne vicino.
-Ho parlato con mio padre… pare che una ragazza druida molto pericolosa sia fuggita dalla cella di Halig.
Eleanor fece finta di non vedere il sorriso che aveva attraversato il volto della sorellastra. Quel cacciatore di taglie non piaceva a nessuna delle due: era sempre stato un uomo ripugnante, dai modi rozzi, senza considerare il perenne puzzo di birra che si portava dietro ovunque andasse. Il suo lavoro era, a parere delle due donne, infamante, tuttavia Eleanor non si sentiva così sicura di potersi definire contenta della fuga della druida. Sapeva bene che per Uther chiunque praticasse la magia era da considerare un grave pericolo, tuttavia…
-Non capisco, Morgana.
-Cosa?
-Ti ricordi l’ultima volta che qualcuno è riuscito a fuggire da Halig?
La ragazza ci pensò su.
-Non è stato cinque anni fa? Era stato aiutato, allora.
Morgana rise, aggiungendo che anche allora l’uomo aveva sostenuto l’assoluta pericolosità del fuggitivo.
-E anche questa volta c’è stato un aiuto esterno, ma vedi… Halig non ha mai preteso nulla del genere prima d’ora.
Le due osservarono fuori dalla finestra, nel cortile e lungo tutta la strada, una fila di persone immensa, donne e uomini, pronti a farsi scrutare dallo sguardo di Halig. Eleanor poteva sentire, in quel momento, la tensione di Morgana.
-Credo che stia esagerando. Uther non ti ha detto nulla?
-So solo che mi ha proibito, finché ci sarà questo pericolo, di andare a fare i giri di ronda con le guardie.
Morgana annuì lentamente. Sembrava in disaccordo, ma riusciva a vedere il senso del desiderio di Uther. Voleva tenere Eleanor fuori pericolo e la principessa sentiva l’orgoglio pungerle nel petto al pensiero che, probabilmente, non la ritenesse ancora pronta. Tuttavia, aveva ceduto, si sentiva troppo debole per lanciarsi in una discussione da cui, con tutta probabilità, non sarebbe mai uscita vincitrice.
-Tu non sei… d’accordo con me?
Eleanor si morse le labbra, cercando di dare forma alla sensazione che sentiva crescerle in testa.
-No… credo che stavolta Halig abbia detto la verità.
Notò Merlin nella fila e trattenne involontariamente il fiato quando fu il suo turno. Halig lo scartò.
Eleanor sentì le viscere sciogliersi.
 
Sentì qualcuno bussare alla porta e mugolò infastidita, guardando male le tende aperte che facevano entrare il sole di un nuovo giorno.
-Avanti!
Merlin apparì sull’uscio, guardandola con aria serena.
-Oggi niente allenamenti?
Eleanor ringhiò qualcosa, scagliandogli contro il libro che aveva sul mobile vicino al letto.
-Passo più tardi?
Gli arrivò addosso una coppa.
-Quindi è un no?
-Vattene via!
Merlin uscì dalla porta quasi correndo. Eleanor si lasciò nuovamente andare sul letto. Oh, sarebbe stata davvero una brutta, brutta giornata…
 
Eleanor scese le scale verso le celle, cercando di trattenere un moto di stizza ingiustificata quando una ciocca di capelli le cadde davanti agli occhi. Eppure le sembrava di esserseli legati bene!
Aveva deciso di andare a sentire direttamente Halig (il senso di inutilità le peggiorava l’umore già inasprito dal fatto che la sua mensilità fosse arrivata un poco in anticipo). Suo padre non sembrava volerle dire nulla per fare in modo che non si unisse alle ricerche, ma la realtà era che Eleanor non aveva la minima intenzione di farlo finché sarebbe stata male. Conosceva, tuttavia, i metodi del cacciatore di taglie ed erano metodi che lei non approvava né tantomeno desiderava fossero attuati sotto al suo naso. Ora che la sua posizione si era fatta più solida, sperava di poter tamponare i modi violenti di Halig.
Mentre scendeva, cominciò a sentire la voce dell’uomo, profonda e minacciosa, e una voce più sottile che le rispondeva. Accelerò il passo, sapendo che se non fosse intervenuta Halig avrebbe colpito il povero disgraziato.
-Tu mi stai mentendo.
-Non è vero!
Eleanor ci mise un secondo di più a scendere l’ultimo gradino. Quello non era… Merlin? Accelerò i passi con la pancia che le si contorceva ulteriormente al pensiero dei segni di Halig sul viso del ragazzo.
-Sei un bugiardo.
Poté sentire il suono di una catena e le si raggelò il sangue nelle vene.
-Halig!
Gridò un paio di passi prima di arrivare effettivamente alla cella e finse indifferenza alla vista di Merlin tenuto fermo su una sedia.
-Che cosa stai facendo?
Eleanor si schiarì la gola, sapendo bene che il cacciatore non avrebbe mai colpito un uomo in sua presenza.
-Ho sorpreso il ragazzo in atteggiamenti sospetti, mia signora.
La principessa fece qualche passo avanti, il suo sguardo era fisso sulla schiena di Halig.
Non tentennare, non tentennare, non tentennare…
-Merlin?
-Forse nasconde la ragazza e, appena voi ci lascerete, ci dirà dove.
Eleanor vide l’uomo stringere convulsivamente la catena, i suoi occhi iniettati di aggressività mal trattenuta. La principessa gliela prese con mano decisa e la voce le uscì autoritaria, tranquilla e profonda.
-Lascialo stare.
Tese la mano verso Merlin, facendogli cenno di alzarsi.
-Merlin è un fedele servitore di Camelot, ha tutta la nostra fiducia. Se avrai qualcosa da ridire sulle sue azioni, rivolgiti a me.
Eleanor incrociò le braccia, guardando Halig fisso negli occhi.
-Mi sono spiegata?
L’uomo distolse lo sguardo, preso alla sprovvista dalle azioni della ragazza. Fece una smorfia di umiliazione, chinando il capo un po’ meno profondamente di quanto avrebbe dovuto.
-Mia signora…
Halig uscì, facendo dondolare la catena al fianco come una bieca minaccia.
-Buonasera, Merlin. Ricorda la tua cena.
Eleanor fece di tutto per non sospirare di sollievo e sciolse le braccia, facendo un cenno col capo al servitore, che le sorrise apertamente.
-Grazie.
La principessa sospirò. Le veniva da ridere.
-Di che cena stava parlando?
-Nessuna.
Merlin le sorrise e guardò brevemente a terra, dove campeggiava qualche salsiccia.
-Ti sei davvero messo a rubare cibo dalle cucine?
-No!
-E allora quelle dove le hai prese?
Il ragazzo alzò le spalle, riprendendo il cibo a terra.
-Sto solo… cercando di fare in modo che i nobili di Camelot non…
-Non?
-Non ingrassino, ecco.
Dopo un momento di silenzio, Eleanor fece un passo avanti, incrociando le braccia.
-Mi stai forse dicendo che sono grassa?
Merlin ci mise un attimo a realizzare. Impallidì e arrossì fino all’inverosimile nell’arco di una manciata di secondi.
-No! Dio, no!
Eleanor lo vide correre via con aria imbarazzata e sbuffò. Quel giorno neanche prendere in giro Merlin le faceva tornare il buon umore. Si chiese dove il ragazzo stesse andando così velocemente, ma il pensiero la abbandonò presto, soppiantato da quello di quel bruto di Halig. Rabbrividì e sperò di non doverlo più affrontare in modo apertamente ostile.
 
Quella notte, il sogno di Eleanor fu agitato. Quando fu svegliata dalle campane di allarme, non si ricordava bene in cosa consistesse. Sapeva solo che c’era tanta acqua e che c’era qualcuno, sotto, col viso verso la superficie. Forse… forse c’era anche Merlin, ma non la stava guardando.
Eleanor pensò con una fitta alle tempie che era strano, che Merlin nei suoi sogni la guardava sempre.
Si diede dell’idiota a quei pensieri e cercò di vestirsi alla bell’e meglio. Forse non avrebbe partecipato attivamente alla ricerca della druida, ma se c’era spazio per qualche lavoro nelle retrovie, lei era pronta. Doveva esserlo.
 
Eleanor si coprì la bocca e il naso, facendo finta di essere pensierosa. Lo spettacolo che si era trovata di fronte non era forse il peggiore che avesse mai visto, ma non per questo era meno agghiacciante. La sua particolare condizione rendeva il tutto più difficile, con i crampi alla pancia che non facevano che accentuare il malessere. Uther girava intorno alle vittime e Gaius sembrava prendere appunti.
-Credo siano state uccise da un animale selvatico.
-Gli uomini hanno scovato la creatura?
Eleanor sentì un forte moto di vergogna e il desiderio di urlare. Ogni volta, sperava che suo padre dicesse “i tuoi uomini”, per sentire che, ormai, ce l’aveva davvero fatta.
-No, ma c’è una cosa strana. Visto il terreno morbido un lupo o un orso avrebbero lasciato orme, ma non ci sono tracce.
Uther si guardò intorno, come a verificare le sue parole. Una luce di soddisfazione gli brillò negli occhi ed Eleanor seppe che stava prendendo nota della sua corretta analisi.
-E quelle cosa sono?
Gaius indicò un punto poco più in là.
-Impronte umane.
-Ma si allontanano dai corpi, qualcuno è riuscito a fuggire?
Eleanor deglutì, pensando alla intensa lotta che doveva esserci stata. Lo trovò improbabile e, comunque, non c’era stata alcuna testimonianza in merito.
-Non che io sappia…
Uther si fece avanti ed Eleanor lo seguì con lo sguardo, studiandone le mosse.
-Saranno le tracce del responsabile di tutto questo?
-Non credo proprio. Le ferite sono state inflitte da una bestia di dimensioni considerevoli.
-E se non è stato né un uomo né una bestia… c’è solo una spiegazione.
Eleanor spostò il peso da una gamba all’altra e guardò quelle orme umane con perplessità e, se ne accorse con sorpresa, rabbia, come se le avesse volute far sparire nel nulla.
-Deve essere opera di una creatura magica.
La druida.
La principessa cercò lo sguardo di Gaius e lo trovò severo, ma arreso. Doveva sembrare evidente anche a lui e se era così non c’era nulla che si potesse fare.
 
-Merlin! Merlin!
Eleanor camminava il più velocemente possibile per i corridoi.
-Merlin!
Chiamò un’ultima volta il servo, calcando con la voce. Nell’arco di una manciata di secondi era passata dal sentirsi produttiva e pronta a un nervosismo tale da farle quasi desiderare di prendere a pugni il muro.
-Mia signora?
Eleanor si girò.
-Gwen! Sai dov’è Merlin?
-Sì… l’ho visto uscire dal castello…
Rise.
-Aveva qualcosa con sé, credo fosse pane… ma sembrava una cosa molto segreta.
Gwen sorrise ancora e guardò la principessa con aria di intesa. Eleanor alzò gli occhi al cielo, facendo cenno di aver capito.
Quell’idiota.
-Sai dove stava andando?
-No, mi spiace.
La principessa sbuffò infastidita, ma parte del nervosismo era ormai morto. Gwen aveva sempre il potere di calmarla, come se la sua serenità contagiasse anche lei. La guardò e per un secondo sentì una fitta di invidia.
-Allora torno nelle mie stanze. Se lo vedi, digli che lo voglio vedere immediatamente.
La serva annuì, sempre col sorriso sulle labbra.
-Volete che vi porti qualcosa? Intendo per…
Fece un cenno col capo. Tipico suo, essere così pudica anche sulle faccende più normali.
-No.
Eleanor forzò un piccolo sorriso.
-Ma grazie comunque.
Si allontanò rapidamente, tornando verso le proprie camere.
 
Eleanor continuava a guardare il tetto del letto a baldacchino con aria persa. Non appena era entrata, vi si era accasciata sopra e da allora non aveva più desiderato muoversi, l’idea di andare ad addestrarsi almeno con l’arco totalmente svanita. Merlin non era venuto alla fine, e lei non sapeva se esserne più infuriata o sollevata. In fondo, dal momento che non voleva più andare ad allenarsi, non c’era neanche bisogno che il ragazzo venisse da lei, non in quel momento.
In realtà, si sentiva un po’ in crisi.
Vedere Gwen un paio di ore prima l’aveva un po’ sconvolta. Guardandola bene, si era resa conto che non era solo la sua naturale calma a darle quell’aria di scintillante tenerezza e calore. Si era resa conto, per la prima volta, che era piuttosto carina. E se n’era sentita minacciata.
La principessa guardò con la coda dell’occhio lo specchio, poi, con uno scatto, spostò la testa dall’altra parte. Non era cieca né stupida, lo sapeva che quel suo nuovo modo di vivere stava cambiando molto il suo corpo. Prima sembrava solo una ragazza alta, mentre in quel momento sembrava imponente; prima, quando si massaggiava la pancia durante il ciclo, la sentiva morbida, mentre in quel momento c’era solo un sottile strato soffice; prima la sua pelle risultava liscia e intatta, con solo qualche sottile cicatrice sulle ginocchia, non con calli di varia natura e graffi e ferite.
Spesso, si sentiva orgogliosa. Eppure, un sottile velo di tristezza non l’abbandonava mai.
Eleanor sentì gli occhi inumidirsi un pochino, scoprendo che, anche se non lo sapeva, si era sempre considerata bella, nonostante tutto, mentre in quel momento non sapeva neanche più bene cosa guardare.
Non se la sentiva di andare a cena, dove ci sarebbe stata sicuramente Morgana, stupenda come al suo solito.
Eppure, quando Gwen bussò alla porta, chiedendo se aveva bisogno di una mano per vestirsi, Eleanor la fece entrare e si preparò per il pasto con calma.
 
La principessa velocizzò il passo, sperando di non essere in ritardo. Gwen probabilmente aveva capito qualcosa, anche se non sapeva come avesse fatto, perché aveva veramente fatto di tutto per renderla meravigliosa. La principessa ora indossava un luccicante vestito azzurro che metteva raramente e i capelli erano incantevolmente raccolti. Gwen era sempre stata molto abile. La ragazza l’aveva accompagnata per un tratto, avevano chiacchierato un po’ ed Eleanor si era sentita molto più allegra, poi la serva le aveva riferito di dover andare nelle camere di Morgana per risistemare i gioielli. Incrociò delle guardie, che la superarono con passo di marcia. Dopo pochi passi, però, vide Merlin. Cosa… aveva… un vestito in mano o era una sua impressione?
Eleanor si fermò, guardandolo. Esaminò l’abito con lo sguardo, si accorse che era della sorellastra.
Ah. Da Morgana però ci era andato.
-Che stai facendo?
-Eh… una commissione per Gaius.
Eleanor alzò un sopracciglio. Mentiva pure?
-Per… Gaius…?
-Sì.
E si prendeva anche il lusso di essere contento, a quanto pareva.
-Che strano.
Merlin guardò il vestito, forse rendendosi conto del fatto che la menzogna non fosse affatto credibile.
-Oh! No, non credo sia per lui!
Eleanor lo guardò intensamente.
-Mi interessa solo che tu svolga con decenza il tuo lavoro…
Sperò di non sembrare troppo piccata e, capendo che se fosse rimasta avrebbe finito per sgridarlo, oltre che per fare più ritardo, cominciò ad allontanarsi.
-No… Non è per me!
-Quello che fanno gli uomini nel tempo libero è… è affar loro.
-No, avete capito male!
-Sì, certo.
Si girò un’ultima volta, facendo un sorriso ironico.
-Quel colore ti dona!
 
Neanche quella notte Eleanor riuscì a dormire bene. Continuava a pensare all’atteggiamento strano che Merlin aveva assunto negli ultimi giorni. Non che di solito fosse meno strano (anzi!), però era sempre stato una costante, mentre invece aveva cominciato a sparire per lunghi periodi. E poi quel vestito…
Eleanor si rigirò nel letto, poi si alzò aprendo le tende e osservando le stelle. Sorrise lievemente quando notò che i dolori per la mensilità erano quasi inesistenti ormai.
 
Eleanor adocchiò il padre, che si avvicinava, e rilasciò l’uomo che stava interrogando. Camminò velocemente verso il carro dove avevano messo le due nuove vittime.
-Un uomo che è riuscito a vederla ha parlato di un’enorme bestia nera con le ali.
-Avevo ragione, non è opera di una creatura qualunque.
Gaius ignorò Uther e si rivolse alla principessa.
-Ci sono tracce stavolta?
-Solo altre impronte umane.
Il re si riaccostò al gruppo.
-Puoi identificare questo mostro?
-Mi... servirà del tempo per investigare.
Era un’impressione di Eleanor o Gaius aveva esitato? Anche Uther sembrò essersene accorto.
-Hai sempre una teoria su questi argomenti!
-Stavolta, Sire, preferisco esserne certo.
La principessa guardò intensamente il cerusico mentre cominciava ad allontanarsi. Da un lato le veniva da sorridere, come ogni volta che sentiva Gaius parlare con aria scocciata, dall’altra, invece, c’era la sensazione di star perdendo dei passaggi.
-Non c’è tempo da perdere!
Uther sembrava piuttosto seccato. Eleanor lo ignorò.
-Tornerò prima che faccia buio, Sire.
 
Eleanor si posizionò di fronte a suo padre e fece un lieve inchino col capo. Uther guardò con aria sorpresa (oppure fingeva soltanto) il suo abbigliamento e la spada che portava al fianco, perché sua figlia non era decisamente vestita per la cena.
-Eleanor?
-Ho saputo che Gaius ha scoperto di che bestia si tratta.
Il re annuì.
-Così pare.
Eleanor respirò profondamente e guardò il padre dritto negli occhi.
-Voglio partecipare alla caccia.
-Cosa?
-Voglio andare insieme alle guardie.
-Eleanor, non permetterei mai che tu partecipassi.
-E perché mai?
Uther lasciò trapelare lo sconcerto dal movimento delle palpebre, che si alzarono per un secondo, dando agli occhi una forma di sorpresa, probabilmente per l’atteggiamento della figlia.
-Perché è troppo rischioso.
-Ci sarebbero i cavalieri con me, non correrei alcun pericolo.
-Eleanor.
Oh. La ragazza conosceva bene quell’inflessione nella voce.
-Eleanor, non credo tu sia ancora adatta per affrontare una minaccia del genere.
-Come?
Si accorse di aver alzato leggermente la voce.
-Non ci saranno discussioni.
-Ho affrontato missioni più pericolose di questa!
-Senza il mio permesso.
-E sono comunque qui, non vedo come…
Uther fece un passo avanti. Sembrò incredibilmente più alto.
-Eleanor!
La principessa smise di parlare, continuando a osservare il padre.
-Ci penseranno le guardie a prendere la Bastet, ora il tuo compito è solo quello di prepararti per la cena.
-Ma…!
-Non costringermi a chiamarne altre per assicurarmi tu faccia quanto ti è stato chiesto.
-Padre, io credo di essere idonea a…
-Si sta parlando di una creatura magica…
-Non mi sembra di essermi tirata indietro in passato.
-Non mi interrompere, Eleanor.
La ragazza deglutì. Sapeva bene che con suo padre non c’era alcun verso e sapeva ancora meglio di aver tirato la corda fin troppo. Cercò di calmare il respiro. Si sentiva umiliata a non partecipare. Stette in silenzio mentre Uther chiamava una guardia per farla scortare nelle sue camere e continuò finché non fu davanti alla porta della propria stanza. A quel punto, si girò verso l’uomo.
-Mi serve il mio unguento. Voglio che mi chiami l’aiutante del cerusico.
L’altro annuì e la chiuse dentro la stanza.
 
Merlin non arrivò. Eleanor scoprì che Uther aveva dato ordine di portarle la cena in camera, probabilmente pensando che sarebbe potuta fuggire nel camminare dalla stanza alla sala da pranzo. La principessa attese per diverse ore, rimanendo vestita. Provò a fare una sorta di fune con le lenzuola, ma non era abbastanza lunga ed Eleanor sapeva che, saltando da quell’altezza, si sarebbe fatta veramente molto male. Chiamò nuovamente la guardia, ordinando di andare a chiamare Merlin. La sua furia sembrò intimorire l’uomo, che le rivelò che il servo era stato effettivamente chiamato, ma che non c’era. La ragazza lo cacciò fuori in malo modo e rimase in ascolto, guardando fuori dalla finestra, nella speranza di sentire i suoni della caccia, per parteciparvi almeno da lontano.
 
Merlin non era più lo stesso. Dopo quei pochi giorni in cui le era sembrato tanto euforico, Eleanor aveva visto l’umore del ragazzo cambiare drasticamente da un giorno all’altro. La mattina dopo la caccia alla Bastet, che aveva saputo essere stata ferita da un giovane cavaliere dopo un lungo inseguimento, Eleanor gli aveva praticamente urlato contro, troppo nervosa per il fatto di essere stata totalmente ignorata per pensare ad altro. Tuttavia, ormai, era chiaro.
Merlin era triste.
Era spento.
Ed Eleanor si sentiva incredibilmente in colpa.
 
-Ah, eccoti, Merlin.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei e smise di sistemarle gli stivali.
-Ti… ti stavo cercando.
Lo sguardo di Merlin era disarmante.
-Sì, lo so, devo… devo ancora lucidarvi l’armatura e… e portare la crema che avevate richiesto a Gaius.
Eleanor non rispose e strinse le labbra, sedendosi vicino a lui. Si allisciò il vestito, segnando nervosamente con le dita le decorazioni dorate sulla stoffa blu. Rimase lì qualche secondo, sperando che Merlin le parlasse. Si accorse presto, tuttavia, di non riuscire a sopportare l’attesa.
-C’è qualcosa che ti turba, non è vero?
-Può darsi.
-È perché… perché ti ho scagliato quelle cose e urlato contro?
Merlin si fermò, scuotendo la testa incredulo. Eleanor sentì il mento tremarle, percependo il lieve tentennamento nella voce del ragazzo.
-Non siete stata molto carina.
La principessa strinse le labbra.
-È stato un po’ ingiusto.
Merlin ricominciò a lucidare lo stivale.
-Come quando mi hai detto che sono grassa.
Il ragazzo la guardò arrossendo fino all’inverosimile.
-Io non intendevo dire…
Eleanor sorrise.
-Lo so.
Merlin sospirò ricambiando con dolcezza ed esitazione il sorriso. Eleanor allungò la mano per dargli un pugnetto fraterno su un braccio.
-E quello? È nuovo?
Si portò la mano al petto, a reggere il medaglione che si era messa. Sorrise.
-Veramente no, ma ultimamente ho pensato di ritirarlo fuori dal cassetto.
-Come mai?
Eleanor girò il medaglione, mostrando le due facce.
-Non lo so… l’avevo tolto perché aveva cominciato a infastidirmi, invece ora ha cominciato… a piacermi? Non so, è quasi rassicurante. Credo.
Merlin alzò le sopracciglia e scosse la testa, sorridendo meno stancamente.
Eleanor si fermò a guardarlo e sentì il viso rilassarsi a vedere la sua fossetta sulla guancia. Sfiorò l’arto con la punta delle dita, il cuore si strinse in un moto di tenerezza. Merlin abbassò lo sguardo.
Eleanor sentì l’impulso di poggiare il viso sulla sua spalla, ma si trattenne.
-Ti senti meglio?
-Un po’…
La principessa si lasciò sfuggire un sorriso più ampio, poi annuì, facendosi seria.
-Avevi ragione però.
Merlin mosse la testa in cenno di ascolto.
-Devi lucidarmi l’armatura, portare la crema che ho richiesto a Gaius e, già che ci sei, aiuta anche Gwen a riempirmi la vasca per il bagno, che non me la sento di farle portare da sola tutti quei secchi d’acqua.
Eleanor gli diede una pacca sulla spalla, annuendo come una che la sa lunga, e si rialzò, battendo le mani sul vestito per spolverarlo. Gettò un ultimo sguardo a Merlin prima di uscire e, quando vide che anche lui la stava guardando, tentò un sorriso.
Non lo sapeva, ma le uscì caloroso.
 
Note di Elfin
Ho pianto molto facendo il rewatch di questa puntata per scrivere questa ff. Strano a dirsi, La Signora del Lago mi rattrista molto di più della 5x13, forse perché mi aspettavo un finale come quello pezzo a pezzo fin dalla prima stagione e quindi ero preparata psicologicamente, mentre mi aspettavo di vedere la Dama del Lago… non so… viva? Che trauma. Fra l’altro ho sempre adorato Freya, quindi doppio lutto.
Il medaglione originariamente non c’era, ma visto che alla fine ho postato “La Chiamata”, ho pensato di metterlo :)
Credo qua si noti molto di più come il cambio da Arthur a una Fem!Arthur modifichi il corso della serie rispetto alla mia prima ff. Ho già scritto alcuni pezzi per tutte le stagioni e posso solo dire che più si va avanti e più questa cosa si nota.
Aspetto i vostri commenti, per sapere cosa ve ne pare dell’evoluzione di Eleanor e cosa ne pensate proprio della rivisitazione della puntata :3
Grazie a tutti per aver letto, alla prossima!
Kiss
   
 
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