Prompt: Gin regala la sua spada a Shinpachi; dal gruppo We are out of prompt

---

Shinpachi visita spesso il lurido buco che Gintoki-sensei ha il coraggio di chiamare “appartamento”; è una casa che rispecchia il carattere burrascoso e caotico del proprietario, un nido per tutte le stronzate e inutili cianfrusaglie che, ormai da anni, ha compulsivamente conservato.
La sua piccola libreria si piega sotto il peso di quei frammenti di esistenza, libri di quando era solo uno studente e souvenirs di posti che Shinpachi, invece, nella sua giovane vita non ha ancora avuto modo di visitare.
Eppure, anche rimanere sdraiato sul malridotto divano del proprio insegnante ha un suo perché, un'abitudine costante che ha fatto sua e alla quale non può più a rinunciare.

Forse è la compagnia - anche se è difficile chiamarla in tal modo; Gintoki non si dimostra essere un grande animale sociale, seppur si trovi a contatto con persone più giovani per lavoro.
Ma no, attorno a lui permane un'aura di paradossale nostalgia, una sensazione che Shinpachi assimila tutte le volte che si ritrovano assieme, chiusi nella sua medesima, piccola stanza.
Ed è spontaneo domandarsi quanta di questa chincaglieria abbia pensato di buttare negli ultimi anni senza mai trovarne il coraggio.
Può sembrare materialismo spicciolo, ma vi è un qualcosa – per forza deve esserci altro – che ancora sfugge alle lenti attente del più giovane.

«Basta domandare, se la vuoi così tanto.»
Le parole trascinate di Gintoki lo risvegliano dal sonno di pensieri in cui si era rintanato, e il balzo che lo riporta nel mondo è meno piacevole di quanto si aspettasse, lasciandolo con un magico effetto jet-lag tra astrattezza e realtà.
«Gin-san, non sono la tua discarica.»
Lo esclama in un tono mezzo serio, una beffa che dovrebbe far sorridere, ma nessuno dei due si muove; le labbra rimangono distese in un silenzio che sembra preannunciare un lungo momento di stallo, ma l'imbarazzo non ha tempo di insidiarsi tra loro, interrotto da un anonimo bisbiglio.
«Dico sul serio, è il mio regalo per il tuo diploma.»
«Mancano tre mesi alla fine della scuola.»
Shinpachi lo scandisce come se servisse a rimandare l'inevitabile; si cresce tutti quanti – potrebbe rispondergli il sensei, ma come risposta non stupirebbe nessuno, lì dentro.
Tutte le storie giungono ad una conclusione, dopotutto, e in due non potrebbero essere un'eccezione alla regola, anche se qualcuno dei loro neuroni potrebbe desiderarlo.

«Aspetterò comunque l'arrivo della primavera.»
Una speranza, però, continua a rimanere viva in mezzo al disordine: una stagione di rinascita non sembra poi un così cattivo finale.