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Autore: Yurha    25/09/2018    1 recensioni
DAL TESTO: "[...]«Connie ho qualcosa in faccia?» domandò lui sentendosi osservato.
«Cosa? Perchè dovresti avere qualcosa in faccia?»
Mike alzò lo sguardo dai fogli.
Aveva il suo caratteristico mezzo sorriso e lei si rese conto di essere stata colta in fallo.
«Mi stai guardando su per giù da una decina di minuti e ho iniziato a chiedermi se avessi qualcosa di strano.» rispose con voce calma e rilassata, quasi divertita.[...]"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 

L’Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa stava sbirciando il suo capo da sopra una pila di spessi fascicoli pieni di ricorsi che Marcus Woll e la sua condanna scatenarono.
L’eredità di quell’uomo era proprio un bel grattacapo, senza contare che quel caso era riuscito a ferire Mike sia nell’orgoglio che nei sentimenti, in un certo senso.
Un giorno, nel largo corridoio che portava alle aule del secondo piano del Tribunale Penale Distrettuale di Manhattan, Marcus Woll fermò Mike e gli fece realizzare quasi in modo brutale che lei era disponibile e, soprattutto, ben disposta a certe cose.
In realtà non lo era, almeno, non in quel modo..
Connie non ebbe una relazione seria da quando cominciò a lavorare alla Procura dato che, ad un certo punto della storia sentimentale veniva sempre accusata, ingiustamente, di trovare la scusa dell’orario impossibile per non incontrarsi o per rimandare, finendo sempre per essere lasciata.
Lei scherzava sempre con Mike dicendogli che lui era la relazione più lunga che avesse mai avuto con un uomo, proprio perchè passavano lunghe giornate e nottate in ufficio, mangiavano e si facevano un bicchiere insieme molto spesso, tuttavia Connie desiderava condividere una relazione amorosa seria ed un’amicizia profonda con qualcuno, ma solo a patto che le due persone non s’ incontrassero mai.
Era una lezione che aveva imparato molto duramente e Mike, dal momento in cui venne a conoscenza del suo passato, era perfettamente consapevole di cosa lei volesse.
Però Connie, passando ogni sua giornata a lavoro, vedeva solo colleghi, poliziotti, testimoni, sospetti, colpevoli, giudici, giurie, avvocati, avvocati ed ancora avvocati e quasi tutti erano odiosi.
Le uniche persone che potessero salvarsi erano Jack McCoy e Michael Cutter, infatti con quest’ultimo, avevano pattuito una sorta di relazione di mutua assistenza dove uno capiva l’altra anche senza che dicesse una parola, dove uno confortava l’altra, uno dava sicurezza all’altra e se uno avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa poteva contare sicuramente sull’altra.
Tutto andava benissimo così, tanto che fino all’apertura di quel caso, passavano tanto tempo insieme ridendo e scherzando anche lavorando di notte e nei fine settimana molto volentieri, invece che continuare a discutere semi-violentemente per qualsiasi cosa come i loro colleghi e conseguentemente a questo, anche la loro produttività aumentò enormemente, per l’esclusiva felicità di Jack.

«Connie ho qualcosa in faccia?» domandò lui sentendosi osservato.
«Cosa? Perchè dovresti avere qualcosa in faccia?»
Mike alzò lo sguardo dai fogli.
Aveva il suo caratteristico mezzo sorriso e lei si rese conto di essere stata colta in fallo.
«Mi stai guardando su per giù da una decina di minuti e ho iniziato a chiedermi se avessi qualcosa di strano.» rispose con voce calma e rilassata, quasi divertita.
Connie iniziò a sentire uno strano caldo, pensò che fosse colpa del riscaldamento molto alto dell’ufficio.
Sorrise cercando di sembrare meno imbarazzata. «Scusami, mi ero distratta a pensare ad altro.»
Mike guardò l’orologio che aveva al polso. «Ed hai ragione a farlo, è molto tardi, dovremmo andare a casa a riposare un pò. Domattina saremo più freschi.» suggerì.
Lei annuì accettando, felice che Mike condividesse la voglia di buttarsi sul letto e dormire profondamente fino al mattino dopo.
Lasciarono tutto com’era per la mattina successiva e presero le loro cose per poter andare a casa.
Connie andò nel suo ufficio a prendere il cappotto e la valigetta e rimase sorpresa quando notò che stranamente Mike l’aspettava appoggiato al divisorio dell’ufficio di lei.
La guardava focalizzando l’attenzione ad ogni minimo movimento che faceva, infine lei si girò e gli sorrise leggermente. «Bene, possiamo andare.»
Presero l’ascensore.
Mike si appoggiò alla parete opposta alle porte, Connie premette il tasto del piano terra, indietreggiò di un passo appoggiandosi anche lei alla parete vicino a Mike.
Anche se erano solo quattro piani, ad entrambi sembrò una discesa infinita.
Mike si grattò una guancia pensando che l’indomani, magari dopo colazione, avrebbe dovuto tagliarsi la barba e mentre la mano ritornava al suo posto, sfiorò accidentalmente quella di Connie.
Sentì come una scarica di 220 volt passare dalla mano ed andare direttamente al cervello.
Senza spostare di un millimetro la testa, alzò lievemente gli occhi al cielo e, chiudendoli per qualche istante, si maledì per la sua segreta e stupida cotta.
Connie invece, girò di pochissimo la testa verso il lato opposto a lui e si sforzò con tutta sè stessa di mantenere la tranquillità e fare finta che non sia accaduto nulla.
Michael Cutter era un uomo bello, affascinante e carismatico, senza contare la sua mente più che brillante, ma non era Jack McCoy e scherzando, la sua assistente glielo ricordava ogni volta che ne aveva l’occasione e in mille modi diversi.
Ma non era solo il fatto che non andava a letto con le colleghe, come aveva sostenuto con forza con Jack, era più il fatto che trattava sempre Connie come se fosse molto, molto, molto di più che una semplice assistente.
Si preoccupava di lei più di quanto un capo dovrebbe e potrebbe fare e quest’aspetto era assolutamente reciproco e soprattutto, piaceva ad entrambi.
Sicuramente questo faceva parte della loro mutua assistenza ma non era esattamente in linea con le regole dei pubblici ufficiali, tantomeno con le regole interne della Procura Distrettuale.
Uscirono dall’edificio e camminando, ci furono ancora un paio di contatti, profondamente desiderati da entrambi, ma non provocati volontariamente.
Connie ammirava dal profondo quell’abilità quasi innata di astuzia e spietatezza che mostrava in aula per riuscire a manipolare i fatti e le giurie a proprio vantaggio, così come chiunque fosse stato sul banco dei testimoni, ma allo stesso tempo aveva paura per lui.
Si preoccupava moltissimo del fatto che sicuramente, prima o poi qualcuno o qualcosa l’avrebbe ferito, non dal lato fisico della cosa come successe qualche mese prima, ma dal lato emotivo e lei giurò a sè stessa che ci sarebbe stata, avrebbe cercato di consolarlo in ogni modo possibile, magari meditando vendetta contro chiunque fosse stato e così fece, quando le capitò a tiro Marcus Woll.
A quel pensiero s’innervosì, strinse forte ed involontariamente il pugno.

«Connie?» sentì lei uscire dalle labbra di lui.
Girò la testa nella sua direzione e notò quanto fosse vicino.
«Si?» rispose prontamente.
Mike ridacchiò. «Ti sei persa ancora nei tuoi pensieri, eh?»
Sorrise imbarazzata abbassando lo sguardo. «Scusami. Sta diventando un’abitudine. Prometto che cercherò di non cascarci ancora. Dicevi qualcosa?»
«Nulla d’importante, chiedevo solo se il tuo amante sia d’accordo che tu passi giorni e notti in ufficio.. Sola.. Con me..» disse ridendo maliziosamente.
Il cervello di lei andò in blocco, non seppe come rispondere.
Mike la guardò con il suo sorriso stampato in faccia. «Tranquilla, sto scherzando.»
Connie sentì che il suo cuore riprese a battere dopo il mini infarto scaturito da quella frase.
Lei sorrise, poi le labbra di lui si aprirono come per dire qualcosa ma si fermò, nello stesso modo di quando era in cerca delle parole giuste al caso.
Connie all’improvviso, senza motivo, si sentì una sensazione strana, quasi come fosse stato un presentimento.
«In realtà stavo chiedendo se volevi venire a casa mia. C’è qualcosa di cui vorrei parlarti, qualcosa che non riguarda il lavoro.»
Alzò lo sguardo e si ritrovò i suoi profondi occhi azzurri dritti nei suoi.
“A quest’ora di notte? Qualcosa che non riguarda il lavoro?” pensò stupita, avendo la certezza che dal momento in cui gli avesse risposto, le cose sarebbero potute nettamente cambiare.

  
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