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Autore: vuotichepesano    25/09/2018    1 recensioni
E in queste sere che sono sola, a casa mia, con al luce spenta e lo schermo del computer acceso che colora la parete, ripenso alle luci lontane, quelle che non abbiamo visto insieme ma che avrei voluto tanto, quelle che avrei voluto ci guardassero mentre ci baciavamo, come tanti flash lontani, sul quel terrazzo con Londra in lontananza, per me c'eri, anche se non era così.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci di nuovo qui, in questo periodo estivo, ormai finito,
sto scrivendo parecchio poichè ho molto tempo libero.
Ammetto che questa volta è una lettera più corta del previsto
ma come saprete a me piacciono i finali struggenti e questo
mi colpisce dritto al cuore, spero capirete.
Un abbraccio x



 
He doesn't care for me
But he cares for me
And that's good enough
We don't talk much or nothin'



Oggi ho osservato attentamente, come anni fa, i tuoi movimenti e non sei cambiato di una virgola: lo stesso modo di camminare con la schiena un pò incurvata, le tue mani grandi con quegli anelli che chissà di chi o per chi sono, il tuo modo di abbassare lo sguardo per pensare e le tue pause che mi fanno paura come se fossi all'inizio di un burrone, come se dovessi saltarci dentro.
Odio scriverti, te l'ho già detto, odio darti ancora importanza ma sai che benissimo come ti dicevo quelle sere che eravamo stanchi entrambi, ho bisogno di sfogarmi in momenti come questi che non so nemmeno da che parte girarmi, non so che canzone ascoltare o cantare, le tue mi fanno piangere, sono troppo tristi, quelle degli altri mi ricordano te, che devo fare?
Vorrei accendermi una sigaretta anche se a te non piace e mi hai obbligato a smettere o "Ti giuro che non ti parlo più", come fanno i bambini, che poi alla fine quella faccia che ti ritrovi non è altro che da bamino, con quegli occhi grandi, puri, freschi, cangianti, la tua pelle soffice, il sorriso ingenuo e quei ricci spettinati e giovani, sei così bello, ma non voglio mai dirtelo, no. 
Non posso, non posso abbassarmi così, è da stupidi, è imbarazzante, anche se lei ti ha detto che gli ricordi casa e a te è piaciuto, io no, non ti dico che sei bello, lo sai, non ti voglio dare quella soddisfazione.
A che ora mi passi a prendere? Con che macchina?
Ti aspetto, in fondo alla mia via, poi andiamo al bar, quello che ti è piaciuto tanto, con il terrazzo ampio e le sedie in legno, ci mettiamo fuori sta volta? 
Magari qualche sigaretta mi scappa, mi dispiace, è colpa tua, mi rendi nervosa, anche questo è da bambini.
Stasera prendiamo un bel bianco, anche se devi guidare, stai attento, ma un bicchiere per uno grande come te non fa niente, sì, solo quel momento iniziale che inizi a sorridere con gli occhi lucidi e inizi ad arricciare il naso, perchè tu ridi così, come me. 
Dai, magari riusciamo a vedere ancora il tramonto, ci faccio una foto, per ricordo, poi la stampo e l'attacco all'armadio giallo che non mi piace più, insieme alle altre e prima di andare a letto la riguardo, ti penso e sorrido, con un pò di maliconia, magari ti dedico una canzone, un'altra, tu ascoltala, fidati che ti piace, ti conosco.
Mi manca uscire con te, mi manca sfiorati le mani, la gamba, voglio vedere che ci stai, voglio ridere di nascosto quando mi fai quello sguardo che mi piace tanto.
Come faccio a non darti tanta importanza? Forse ha ragione il mio scrittore preferito, nell'ultimo libro che ho letto stranamente mi sono rivista, ci ho rivisti.
Lui dice che tutto prende un peso ed un senso nel momento in cui provi quella sensazione, quel sentimento che si chiama amore, persino un oggetto inanimato, apparentemente futile, si carica di significato. Scriveva: "Che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata una attesa? E attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici? Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni se nell'ombra dello speco non potessimo fantasticare di un incontro?".
Dimmi, come faccio a non darti importanza? Come posso ignorarti se sei in ogni foglia e in ogni petalo, in ogni nuvola e respiro.
Passami a prendere, ti prego.

E in queste sere che sono sola, a casa mia, con la luce spenta e lo schermo del computer acceso che colora la parete, ripenso alle luci lontane, quelle che non abbiamo visto insieme ma che avrei voluto tanto, quelle che avrei voluto ci guardassero mentre ci baciavamo, come tanti flash lontani, sul quel terrazzo con Londra in lontananza, per me c'eri, anche se non era così.
Ti chedo scusa, magari leggendo queste parole potresti rattristarti, probabilmene è colpa della musica malinconica che ho come sottofondo mentre ti penso e ti immagino per l'ennesima volta, forse mi passerà un giorno o forse no.
Il problema è che ritorni, ritorni sempre e anche se ti dico sempre le stesse cose, non riesco a stancarmi di te, questo è il mio problema più grande.
Magari un giorno leggerai queste parole, penserai che sono stupida anche se a te queste cose piacciono e ti fanno emozionare, penserai a quanta fantasia ho e magari ti metti a ridere, poi mi abbracci come tu sai fare, che fai sentire il calore e la stretta delle tue braccia e poi ci mettiamo a parlare di quanto sono sempre stata innamorata di te "E' davvero tanto, non me lo merito nemmeno" e io ti guardo con la mia espressione scoraggiata accennando un sorriso misero, ma sono contenta, almeno lo sai, almeno ti ho guardato negli occhi.
Grazie.






 
  
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