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Autore: Myriru    25/09/2018    3 recensioni
Renaissance. [MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Parigi, autunno 2017.
Può l'arrivo di una nuova persona cambiare il gioco del destino?
Può una sola persona far saltare una farsa durata anche troppo?
Può un estraneo cambiarti la vita indissolubilmente?
Leggete per scoprirlo!
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una noiosa mattinata di novembre: il freddo aveva abbassato drasticamente le temperature, le forti piogge invernali stavano le strade... insomma una perfetta giornata per restare a casa nel letto a dormire sotto le pesanti coperte e, perché no, a guardare netflix con una bella cioccolata calda e qualche biscotto avvolta nel pigiama caldo. Un vero paradiso invernale, se non fosse per quella dannatissima università.Quella mattina non aveva sentito la sveglia e Françoise Jarjayes aveva fatto di tutto, in cinque minuti contati, per sembrare presentabile, una persona che non si era svegliata da poco e a raccogliere tutto il materiale per correre al Louvre. Aveva indossato un maglione bianco e un pantalone nero, ai piedi portava delle semplici adidas e aveva preso di fretta e furia il suo cappotto nero poggiato  sull'appendiabiti e una sciarpa. Durante il tragitto camera-bagno aveva trovato il tempo di mettere la collana con la sua costellazione e qualche bracciale, prima di uscire scrisse sul post-it che quel pomeriggio sarebbe stata dalla migliore amica e lo attaccò al frigo, sperando che il suo fidanzato lo vedesse se fosse mai passato a controllare cosa stesse facendo. Dopo aver gettato con poco garbo i libri nella borsa prese il telefono e una sciarpa e, dopo aver chiuso la porta a chiave, si precipitò dalle scale. Iniziò a correre come una matta non appena si accorse di essere uscita senza ombrello, nella fretta aveva dimenticato di prenderlo ma non volle tornare indietro.Appena riuscì ad entrare nella hall dell'università sentì il telefono vibrare, lo prese e notò il messaggio della sua migliore amica Antoniette:

 

"Zaclay oggi è assente, le lezioni sono rimandate. Ti aspetto dalla Monna Lisa, ho preso il tuo cappuccino preferito, non fare tardi! Ci sono tutti qui che ti aspettiamo con piacere!"

 

Sospirò sollevata, non aveva ritardato alla lezione di arte oceanica e quel pomeriggio poteva tranquillamente tornare a casa senza dover fare la lezione di Storia del disegno. Si avviò verso il museo, mostrò la sua tessera di studente e raggiunse i suoi amici all'interno della sala più famosa di tutto il museo.

 

«Certo che ad essere bella non lo è »

 

Disse Alain guardando con attenzione il volto della figura, studiandone i più minimi dettagli.

 

«E' proprio brutta, ma è di alta qualità alla fine »

 

«Beh stiamo parlando comunque di Leonardo Da Vinci, per essere conosciuto fino ad oggi credo che abbia fatto qualcosa di buono e utile nella sua vita »

 

Esclamò Françoise, poggiando la mano sulla spalla dell'amico.

 

«Cara! Finalmente! Ecco il tuo cappuccino con cioccolato con poco caffè e senza zucchero direttamente dal più simpatico barista di Starbucks di tutta Parigi! »

 

Disse Antoniette porgendole il bicchiere colmo del liquido caldo che tanto adorava.

 

«Grazie, come mai proprio qui l'appuntamento? »

 

«Così... Alain dille la bella sorpresa! »

 

Il ragazzo voltò le spalle robuste al quadro, girandosi verso il gruppo di amici che aveva davanti a sé tutto fiero. Notava dai suoi occhi color nocciola quanto fosse elettrizzato di dare quell'annuncio e, incuriosita, iniziò a chiedersi cosa diavolo gli stesse passando per la testa.

 

«Ti ricordi di quel mio cugino che nomino sempre? »

 

«Quello che sta facendo il master in Spagna? »

 

«Esatto! Finirà i suoi studi di architettura proprio qui, a Parigi! »

 

«Davvero? Mi stai dicendo che avremo l'onore di conoscere questo tuo magnifico cugino metà francese e metà spagnolo? »

 

«Arriverà domani, massimo dopo domani. Non ho se ha affittato un appartamento, non dormirà da me »

 

«Nessuno ti sopporta Alain, solo la tua piccola Diane può farlo! Devono farla santa la tua ragazza! »

 

Disse Jeanne passando un braccio sulle spalle della ragazzina facendola leggermente arrossire.

 

«Non tutti hanno l'ora buca, io devo andare al corso di lingue all'università! Ci vediamo stasera al pub »

 

Disse Bernard prendendo lo zaino poggiato a terra poco distante da lui, seguito a ruota da Nicolas e Hans. Françoise li osservò apatica andare via, senza neanche salutarli, distratta da un altro pensiero.

 

«Oggi non si è fatto vedere il tuo fidanzato, si può sapere che fine ha fatto? »

 

Chiese curiosa Rosalie mentre si avviavano verso l'ingresso dell'aula guardando la loro amica improvvisamente muta.

 

«Parli di Paul? Tornerà oggi da Lyon, almeno credo. Non abbiamo parlato molto durante la sua assenza, era molto occupato o almeno lui così ha sempre detto. Ci stavo appunto pensando, però ora concentriamoci sulla lezione, dobbiamo fare ancor così tanti esami! »

 

///@///

 

«Oggi Odette ti sta scrivendo tantissimo... »

 

Notò Antoniette appena finite tutte le lezioni previste quella mattina, la sua amica aveva posato poche volte il telefono rispondendo ai messaggi dell'amica.

 

«Si deve trasferire, mi ha detto che verso le cinque arriva il nuovo vicino e devo mostrargli tutto. Lei è già partita e non può farlo. Ora devo andare altrimenti faccio tardi, ci vediamo stasera! »

 

«Se ci riesci convinci Paul a venire! »

 

«Contaci! »

 

Urlò la ragazza ormai lontana, camminando a passo veloce verso il palazzo dove abitava. Arrondissement 5, vicino l'arco di trionfo, quinto piano. Prese le chiavi dalla borsa ed aprì il portone velocemente, percorse la prima rampa di scale per poi raggiungere l'ascensore e salire al piano del suo appartamento. Si sentiva troppo stanca quel giorno per prendere l'ascensore, lo usava di rado ma oggi era stata felice di poter provare il brivido di trovarsi dal piano 0 al 5 in un attimo. Appena uscì dall'ascensore  si avviò verso la sua porta, prese le chiavi e aprì quest'ultima, trovandosi finalmente a casa. Sbuffò stanca, si tolse il cappotto e lo appese all'appendiabiti, lasciò le chiavi nella piccola ciotola posta sul mobiletto all'entrata ed entrò. Si affrettò ad aprire le tende bianche lasciando che quei pochi raggi di sole bianco che c'erano per illuminare almeno un po' il piccolo soggiorno, si buttò poi stanca sul divano grigio e strinse uno dei pochi cuscini a sé. Appena sentì il telefono suonare lo prese e vi trovò un numero che non conosceva affatto, con riluttanza rispose sperando vivamente che non fosse uno di quel call center che le chiedevano di cambiare la fibra di casa.

 

«Pronto? »

 

«Ehm salve, sono il nuovo proprietario dell'appartamento di fronte. Odette mi ha dato il tuo numero »

 

«Oh, bene. Scendo così ti vengo ad aprire »

 

« Non c'è bisogno, ho trovato un ragazzo che usciva e mi sono infiltrato»

 

Sentì la risata cristallina del ragazzo e sentì la tensione di quella mattina svanire nel nulla più assoluto, rise anche lei.

 

«E' il quinto piano giusto? »

 

«Sì, ti aspetto fuori »

 

«Perfetto, a dopo! »

 

Il ragazzo le aveva staccato il telefono e, senza prima sbuffare annoiata, si alzò dal morbido divano e si avviò fuori aspettando il proprietario. Non si fece attendere, dopo qualche istante la porta si aprì e comparve un uomo, forse sui due metri, uscire dall'ascensore con un borsone e una valigia.

 

"Ha solo quello? Si è trasferito o cosa?"

 

Françoise gli sorrise, avvicinandosi almeno per aiutarlo con il borsone ma l'uomo rifiutò gentilmente l'aiuto.

 

«Non vorrei rovinare le vostre mani madmoiselle »

 

Aveva uno strano accento: era francese di sicuro, ma non riusciva a capire il perché di quella strana pronuncia.

 

«Ah, il mio nome è André Grandier, è un piacere »

 

«Françoise Jarjayes, il piacere è tutto mio »

 

I due si avvicinarono alla porta e, dopo aver preso le chiavi di casa di Odette dalle tasche, aprì la porta e gli mostrò velocemente la casa.

 

«Ha tre locali di cui uno è una camera da letto. Questo è il soggiorno con cucina mentre di là c'è il bagno e la camera da letto. Come puoi notare è molto luminoso e spazioso. Le persiane sono telecomandate, basta premere l'interruttore vicino le finestre o semplicemente usare questo telecomando. Conosci Parigi? »

 

«Non torno qui da quando avevo cinque anni, credo che in 17 anni sia cambiato qualcosa... »

 

La ragazza si soffermò ad osservare quel ragazzo che, in confronto a lei sembrava un vero gigante. Era davvero molto affascinante, i lineamenti erano marcati, il naso era dritto e leggermente all'insù, aveva gli occhi verdi e i capelli castani erano mossi e leggermente lunghi.

 

«In che zona ci troviamo più o meno? Conosco gli arrondissements ma non riesco ancora ad orientarmi per bene »

 

«Siamo vicino i giardini di Lussemburgo e l'arco di trionfo, qui vicino ci sono  molte metro ed è facile aggirarsi per la città senza perdersi »

 

«Perfetto. Credo sia tutto per il momento... ah! Mi potresti dire dov'è l'Università di arte? Domani ho le prime lezioni e non vorrei fare tardi sono sincero »

 

«L'École du Louvre? »

 

«Esatto! »

 

«Si trova proprio nel museo, ma ha un'entrata diversa ovviamente. Domani posso portarti tranquillamente io, ho anch'io i corsi lì »

 

Disse sorridendogli mentre incrociava le braccia sullo stomaco cercando di scaldarsi e il ragazzo le rispose anch'egli con un sorriso.

 

«Ti ringrazio infinitamente, non so cosa farei senza di te »

 

«È per questo che esistono i vicini! Io ora devo scappare, ho un impegno e ho  mille cose ancora da fare! Ti lascio sistemare casa, ci vediamo domani mattina alle 7! »

 

«Ma certo! Non ti intrattengo oltre, vai e grazie mille »

 

Lei gli sorrise di nuovo e si avviò alla porta accompagnata da André che, dopo che la ragazza uscì, chiuse la porta.

 

«Chi è quello? »

 

Françoise si girò verso la voce maschile dietro di lei e sobbalzò quasi spaventata.

 

«Mio Dio Paul, non puoi comparire all'improvviso »

 

Disse la ragazza aprendo la porta e invitando il ragazzo ad entrare.

 

«Allora? Si può sapere chi è? »

 

«Il mio nuovo vicino. Odette si è trasferita a Nantes e lui ha comprato l'appartamento. Tutto qui.»

 

Il ragazzo si avvicinò al frigo e prese una bottiglia piccola di acqua, iniziando a bere e appena chiuse l'anta del frigo si accorse del biglietto attaccato.

 

«Perché sei qui? »

 

Le disse il ragazzo mostrandole il post-it giallo sul frigorifero, mentre la ragazza si slacciava le scarpe per rimanere poi scalza.

 

«Dovevamo organizzare una cosa insieme per l'esame ma abbiamo rimandato. Stasera andiamo a bere qualcosa, vieni con noi? »

 

Il ragazzo di avvicinò alla fidanzata e poggiò la mano sul suo fianco, avvicinandola sgarbatamente a sé.

 

«Mmm... avevo altri programmi per stasera »

 

«No... ti prego»

 

Disse fingendosi dispiaciuta, non aveva voglia di sentire le sue mani su di sé quel giorno e non voleva neanche iniziare a litigare per una stupidaggine che sarebbe durata si e no qualche giorno.

 

«Ah, già fatto con il vicino? »

 

Gli lanciò uno sguardo di fuoco, come osava solo pensarlo?

 

«Oddio non iniziare... vado a prepararmi, se vuoi venire preparati altrimenti vai a farti un giro a fanculo perché oggi non ti sopporto proprio »

 

«Hey hey... stavo scherzando »

 

«Vaffanculo »

 

Il ragazzo non le rispose e la lasciò andare nel bagno mentre lui si sedette a guardare un po' di televisione sul divano.

 

«Non stavi mentendo allora »

 

Sussurrò a sé stesso ridendo, ripensando alle parole dolci e delicate che le aveva rivolto la sua ragazza.

 

«Lasciami il bagno dopo almeno cinque minuti, vengo con voi!» 

 

Fece finta di non sentirlo. Lo amava, da impazzire, ma alcune volte avrebbe voluto non averlo mai incontrato.

 

///@///

 

Françoise iniziò ad asciugarsi i capelli nella camera con il diffusore, lasciando così il bagno libero al fidanzato e lo sentì canticchiare allegro sotto la doccia. Alzò gli occhi al cielo, sorridendo timidamente. Spense il phon e si incamminò verso la cabina armadio, togliendosi il telo bianco da dosso che la avvolgeva e indossò velocemente l'intimo. Ecco il grande ostacolo. Cosa mettersi. Odiava dover pensare ai suoi "outfit" o come cavolo li chiamava Antoniette, ma non poteva certo andare in giro nuda. Le piaceva scegliere i vestiti ma la maggior parte delle volte che usciva con le sue amiche nei centri commerciali preferiva fermarsi nelle librerie anziché nelle boutiques. Alla fine optò per una maglia nera a collo alto, un jeans strappato sulle ginocchia, un paio di stivaletti neri con il tacco e una giacca color ocra. Si sedette poi sul piccolo sgabello della scrivania dove aveva poggiato uno specchietto con sopra qualche trucco per terminare di prepararsi in santa pace. Nulla di sfarzoso alla fine, applicò solo un po' di correttore e passò un po' di matita sulla palpebra a mo' di eyeliner (senza coda, studiava arte si ma non riusciva proprio a capire come cavolo fare quella dannata coda) e abbondò con il mascara.

 

«Sei pronta? »

 

Disse Paul aprendo la porta della camera della compagna, trovandola intenta a leggere dei messaggi sul telefono.

 

«Va tutto bene ? »

 

Françoise alzò lo sguardo verso l'uomo e sorrise.

 

«Stavo guardando le foto di noi a Roma... mi piacerebbe tornarci »

 

«Appena ti laurei possiamo tornarci, io ci devo tornare tra poco per lavoro »

 

«Ah... potevi dirmelo »

 

«L'ho saputo oggi, ma starò via poco, non ti preoccupare »

 

«Quanto ? »

 

«Una settimana... quella di fine anno-inizio anno  nuovo »

 

«Ah... Muoviti a vestirti, siamo già in ritardo »

 

Paul alzò un sopracciglio ed entrò nella stanza, prendendo dei vestiti che aveva lasciato da lei e si rivestì, lei si girò a guardarlo e non aggiunse nulla. Appena lui terminò di vestirti lei si alzò e lo baciò sulle labbra, prendendo il viso tra le sue mani.

 

«La mia richiesta è stata rifiutata prima »

 

Disse lui ridendo.

 

«Non ti lascio a bocca asciutta »

 

///@///

 

I due arrivarono quasi per ultimi al locale e si sedettero insieme agli altri al tavolo. "Quartier Rouge" era uno dei locali più famosi della strada, nonché il loro preferito.

 

«Ragazzi ma chi manca ? »

 

«Deve arrivare Alain con compagnia »

 

Disse Antoniette sfoggiando il suo dolce decolté e un falso colpo di tosse dal fidanzato fece ridere tutti. Doveva ammettere che non avrebbe mai pensato che un'austriaca e uno svedese, che a prima vista si erano odiati, sarebbero finiti insieme! Belli entrambi, biondi, occhi chiari (verdi quelli di lei, grigi quelli di lui), famiglie facoltose, figli di papà, ma davvero talentuosi. Per non parlare del giornalista fanatico delle lingue e della fanatica della moda, Bernard e Rosalie insieme erano bellissimi. Si erano piaciuti fin da subito, lei così piccola e carina aveva urlato in faccia al moro che lo amava davanti tutta la scuola e lui l'aveva baciata. Alain e Diane? Mai vista una coppia più diversa! Lui rozzo, schietto e testardo. Lei dolce, mite e calma. Forse lei era l'unica che riusciva a calmarlo. Jeanne e Nicolas... come poteva dimenticarli? Lei riusciva sempre con le sue allusioni a far imbarazzare tutti, Alain compreso! Però era davvero un'ottima amica, patita di gioielli studiava insieme alla sorella. Nessuno dei ragazzi studiava all'università, o lavoravano o studiavano alla sorbona.

 

«Oh guardate ! Stanno arrivando ! Ma... sono in tre? »

 

Chiese Jeanne, socchiudendo gli occhi cercando di guardare le tre figure che si stavano a loro. Françoise si voltò curiosa, lei e Paul davano le spalle alla porta e non potevano vedere i ragazzi.

 

«Ragazzi ! E' con immenso onore e anticipo... che vi presento il mio cugino metà spagnolo! »

 

«Salve a tutti, il mio nome è... »

 

«André... »

   
 
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