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Autore: Tota22    25/09/2018    2 recensioni
La Regina e il Cavaliere si rincontrano nel nuovo mondo. [Two-shots] Capitolo finale diviso in due parti, segue Wooden Ceiling e The Queen Sorrow. Può essere letto indipendentemente dalle storie precedenti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon | Coppie: Eragon/Arya
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1.






Quel giorno il cielo scuro e minaccioso aveva quasi cancellato la transizione tra dì e notte e con la complicità dell'inverno il buio era arrivato presto.
 

Le condizioni erano state perfette per l’addestramento speciale dei nuovi cavalieri.

Eragon infatti aveva organizzato una missione di ricognizione nella foresta che ricopriva il lato ovest della valle, con i suoi allievi più giovani e rigorosamente senza draghi. La missione aveva lo scopo di far sviluppare ai cavalieri capacità di adattamento e tecniche di combattimento efficaci anche senza la presenza dei loro fedeli compagni.

Spesso sarebbe loro capitato di separarsi dai draghi e senza un bestione sputafuoco, alto diversi metri e pesante tonnellate, affrontare il nemico sarebbe stato un compito per nulla semplice.

Erano partiti in sei, compresi Eragon e Blödhgarm, prima dell’alba. I novizi erano Livar il cavaliere urgali, Elandra della stirpe degli elfi, Odelia l’ultima arrivata dal regno degli uomini e Ulnir dei nani.

La foresta era insidiosa, fitta ed estesa, per questo risultava semplice perdere l’orientamento. La zona della foresta adiacente alla rocca era abitata da diverse creature, centauri e uomini foglia, popolazioni perlopiù pacifiche finché non venivano disturbate. Con alcune di esse Eragon era in ottimi rapporti, spesso contribuivano all’addestramento dei novizi d’accordo con il Cavaliere.

Diverse trappole e agguati erano stati pianificati anzitempo in modo da testare le capacità degli allievi e spingerli ad agire.

L’addestramento era andato a buon fine, nonostante la giornata tetra e gelida. Tutti non vedevano l’ora di tornare al tepore familiare offerto dalle loro stanze nella rocca, ma non prima di avere raggiunto il dente di sega, una conformazione rocciosa dalle punte frastagliate nel mezzo del bosco, tappa imprescindibile alla fine di quella missione.


 

Eragon stava per iniziare la scalata della collina quando sentì Saphira allacciare il proprio pensiero al suo e riversare un fiume di emozioni ribollenti nella sua coscienza: incredulità, eccitazione e una bruciante e sfavillante felicità.

La dragonessa non disse nulla, ma proiettò nella sua mente quello che i suoi occhi stavano vedendo: sullo sfondo dorato, arancio e rosso cupo del cielo occidentale si stagliava una figura scura. Man mano che si avvicinava diventava sempre più grande e nitida.

Era un drago dalle ali possenti, si muoveva con eleganza e forza allo stesso tempo; la luce del sole morente veniva riflessa dalle sue squame che sembravano fatte di fuoco vivo; tuttavia prestando attenzione ai riflessi si capiva che il vero colore della corazza era un bellissimo verde smeraldo.

Eragon sentì la mente di Saphira espandersi fino a toccare quella dell’altro drago, senza però riuscire a sentire la conversazione. Immediatamente dopo il contatto mentale, una vampata di fuoco verde uscì dalle fauci del drago in volo verso la valle.


 

- Firnen! Eragon è proprio lui, sono arrivati! Sono tornati da noi! -


 

Le emozioni di Saphira erano strabordanti, rintoccavano nella mente di Eragon che si mise quasi a tremare.


 

Lei era tornata da lui, alla fine.


 

- Vengo a prenderti, sali sul dente di sega! -


 

Dopo che Eragon ebbe lasciato gli allievi in compagnia di Blödhgarm e ordinato di ritirarsi il prima possibile, il viaggio di ritorno verso la rocca procedette spedito: le sensazioni che drago e cavaliere provarono erano insieme fantastiche e terrificanti. Parlarono poco, condividendo silenziosamente aspettative e paure.


 

Arrivati al castello Saphira lo lasciò davanti all’immenso portone di rovere, l’accesso principale.

La dragonessa spiccò quasi immediatamente il volo verso la torre di vedetta, dove si trovavano i nidi dei draghi, ma prima di partire scrutò il suo cavaliere con i suoi grandi occhi azzurri:


 

- Ti aspetta nella sala delle udienze, lascia alle spalle il passato e dai una possibilità al futuro. -


 

Eragon prese a camminare a passo svelto, con il cuore in tumulto, lungo il corridoio che collegava l’ingresso della rocca dei draghi alla sala delle udienze.


 

Il passaggio era stretto, ma non comunicava un senso di occlusione poiché era illuminato da enormi vetrate che affacciavano sulla valle e reso arioso dai soffitti alti puntellati da travi di legno intagliato.

La luce della luna illuminava gli arazzi appesi alla parete di ardesia; le porzioni di pietra lasciate libere dai ricchi tessuti decorativi rilucevano come pietre preziose.

 

Il Cavaliere era quasi arrivato davanti alla porta di legno scuro; i suoi occhi si muovevano febbrili, seguendo i contorni di ferro battuto e le borchie di metallo, mentre cercava il coraggio di aprire quei battenti che lo separavano dalla sua più grande debolezza, da colei che gli aveva spezzato il cuore.

Arya ed Eragon non avevano avuto più contatti dalla notte in cui, trent’anni prima, Eragon aveva confessato nuovamente, tramite uno specchio magico, il proprio amore.

Dopo cent'anni di separazione la regina degli elfi si era rifiutata nuovamente di partire, recidendo il loro legame che era rimasto vivo, nonostante la lontananza.

 

All'inizio Eragon, ferito e disilluso, convinto che la regina non provasse nulla per lui e che mai potesse essere ricambiato, non aveva voluto più alcun contatto.

Ad esclusione di rapporti diplomatici, che per la maggior parte gestivano gli altri elfi o i cavalieri, non volle mai ritentare confronto.

Con il tempo però desiderò sempre di più un segno da Arya, anche se si rifiutava di ammetterlo o cedere e inviarle un messaggio. Nessuna notizia era più giunta al suo orecchio, fino a che un mese prima degli sconcertati messaggeri dall'Alagaesia gli acomunicarono che Arya aveva abdicato in favore del suo braccio destro, Lumnarì.

Dissero anche che la regina era partita per un lungo viaggio: la destinazione, sconosciuta.

Scosso e incredulo Eragon si era convinto che sarebbe stato impossibile rivederla, fino a quel momento.

Arya aveva raggiunto la Valle dei Draghi, il nuovo angolo di mondo culla dell'Ordine dei Cavalieri.

Nella testa di Eragon turbinavano mille domande: perché si era diretta proprio lì? Era venuta per discutere faccende diplomatiche? O forse, non osava sperare, era venuta per lui?


 

Entrò nella stanza delle udienze, illuminata fiocamente dalle lampade dei nani, accostando la porta dolcemente. La stanza era piccola e intima, un grande tavolo rotondo campeggiava nel centro, circondato da sedie di diversa fattura e altezza.

Nella penombra scorse una figura, seduta su una panca di legno: un'elfa dai lunghi capelli corvini.

Porgeva le spalle alla porta, assorta nella contemplazione di un bassorilievo decorativo della Valle, scolpito nella parete di legno.

La dama vestiva abiti da viaggio di un verde bosco profondo, che esaltava l’alabastro della sua pelle; i capelli neri, adagiati sulla spalla, erano ornati da qualche filo argenteo.

Eragon riconobbe le spalle forti e sottili, la curva del collo, il profilo degli zigomi.

In quel momento il tempo sembrava essersi fermato. Eragon non osava muoversi, chiamarla o toccarle la mente, poiché temeva che fosse un'incantevole illusione.

Quante volte gli era sembrato di vederla nella foresta o scivolare tra i corridoi del castello, un fantasma nei suoi pensieri che acquisiva corporeità quando più sentiva la sua mancanza.


 

Tuttavia l'amuleto urgali appeso a un gancio alla destra della porta si mise a suonare, smosso dalla brezza che filtrava dall'uscio aperto, sul quale il cavaliere era rimasto fermo come una statua.


 

Come risvegliata dalla trance in cui era caduta, la dama si riscosse girandosi verso di lui.

I due cavalieri dei draghi si guardarono negli occhi, dopo più di cento trenta anni.

Fu un contatto doloroso e pieno di gioia nascosta. Eragon lesse negli occhi di Arya angoscia, senso di colpa, stanchezza, ma gli sembrò di percepire dalla curva delle labbra e dal guizzo degli occhi un inaspettato sentimento di speranza.

Il bellissimo viso dell'elfa non sembrava mutato dal tempo e dagli eventi. Le linee armoniose degli zigomi e del mento erano intatte, anche se per qualche ragione Eragon lesse nella sua espressione una grandissima tristezza.


 

Il cavaliere rimase però impassibile, cercando di non far passare alcuna emozione dal movimento del viso o del corpo. Era ancora titubante, insicuro della vera ragione che aveva spinto Arya fino alla Valle. Si rifiutò di nutrire false speranze: seguendo l'etichetta degli elfi prese parola per primo, chinò impercettibilmente il capo e la salutò con la formula nella antica lingua, come ci si aspetta dinnanzi a un reale.


 

- Atra esterní ono thelduin -


 

L'espressione di Arya mutò e si indurì, era rimasta colpita dal saluto freddo e distaccato. Si alzò dalla panca con un movimento fluido, numerosi passi la separavano da Eragon. Piegò a sua volta il capo, tanto che delle ciocche le scivolarono in avanti coprendole momentaneamente il viso, e rispose al saluto.

 

- Mor'ranr lífa unin hjarta onr -


 

- Un du evarínya ono varda. Arya Dröttning, non aspettavamo il tuo arrivo alla Valle dei Draghi -

 

Non appena pronunciate, Eragon desiderò di poter cancellare quelle parole che suonavano ostili, anche se non riusciva a pensare a un modo più amichevole di parlarle.

L'elfa non rispose, rimase invece immobile a fissarlo in cerca di qualcosa sul viso di lui che le ricordasse il ragazzo con cui aveva combattuto e vinto una guerra. Il ragazzo con cui aveva posto le fondamenta di un nuovo mondo. Il ragazzo con cui aveva scambiato il proprio vero nome.

 

- Suppongo che la tua visita sia dettata da urgenti questioni diplomatiche. Il fatto che la regina degli elfi si trovi dall'altra parte del mondo rispetto alla Du Wendelvarden, mi fa temere che qualcosa di preoccupante sia accaduto in Alagaësia -

 

Gli occhi di Arya scintillarono e un sorriso le increspò le labbra.

 

- Fortunatamente nulla di grave è accaduto nel vecchio mondo. Sono convinta che la notizia dell'abdicazione in favore di Lumnarì abbia preceduto il mio arrivo alla Valle. Non sono qui in veste di regina...Argetlam -

 

La distanza tra loro si stava accorciando dato che ad ogni parola Arya si avvicinava a lui, guardandolo negli occhi. Il corpo di Eragon iniziò a reagire alla vicinanza dell'elfa, elettrizzato. Non desiderava altro che il suo tocco e la morbida carezza della voce di lei nelle orecchie; ma sopra ogni altra cosa agognava il contatto tra le loro menti. Un privilegio intimo, non sapeva se gli era ancora concesso.

 

- Perché allora sei... -

 

La domanda si spense sulle labbra perché Arya era a un passo da lui.

 

- Sono qui in veste di cavaliere dei draghi; se preferisci sono soltanto una vecchia amica che torna a trovarti.

Spero tu mi permetta di restare, Eragon -


 

Il suo nome pronunciato da lei era come un balsamo, per un istante Eragon abbandonò il risentimento, la paura e la ritrosia per abbracciare quelle parole che gli davano speranza.


 

Non gli importava nulla che fosse per poco o per sempre, quali fossero le ragioni della sua visita o se ricambiasse il suo amore che mai si era spento. Tutto quello che riusciva a pensare era che si trovava lì, davanti a lui, in carne ed ossa.


 

Non accettò che il dolore di quegli anni di lontananza gli impedisse di essere ribollente di felicità. Sentì le lacrime agli occhi, abbandonò l'atteggiamento formale e porse le mani in avanti, invitando Arya a prenderle.


 

- Questa è la tua casa, Shur'tugal, sei la benvenuta e puoi restare quanto vuoi -


 

L'elfa, commossa, prese le mani di Eragon tra le sue; le congiunse e le portò alla fronte piegando il capo per non mostrare le lacrime.


 

- Grazie, Eragon -


 

Finalmente sentì nella sua coscienza la carezza della mente di lei, accompagnata dalla musica eterea e tintinnante che l'aveva sempre contraddistinta. Tra i sentimenti confusi di Arya che riusciva a percepire spiccavano innegabilmente sollievo e gioia.

 

- La tua mente è diversa, ha un nuovo suono - il sussurro di lei lo stupì per il tono ammirato e dolce. La loro conversazione mentale era onesta e pura, opposta rispetto a quella di poco prima.

 

- La tua musica invece è incantevole come sempre, Arya. -

L'elfa sollevò la testa dalle loro mani congiunte, guardandolo con una passione e un sentimento che il cavaliere non aveva mai visto prima.

- Ho sbagliato, Eragon. Me ne sono accorta solo ora di quanto ho sbagliato!

A non vivere una vita che fosse solo mia, a credere che chi mi voleva bene avrebbe capito ogni mio gesto con completa abnegazione, sacrificando la propria felicità per la mia causa. Sono stata cieca ed egoista!-

Si staccò da lui, voltandogli le spalle e prendendo il viso tra le mani, lasciandogli un enorme senso di vuoto.

 

- Ti chiedo scusa per la sofferenza che ti ho causato. Non so se potrai mai perdonarmi, ma la tua accoglienza mi rende felice e la tua confidenza mi da speranza di poter fare ammenda. -

 

Eragon in un attimo la raggiunse e, senza chiedere il permesso, l'accolse fra le sue braccia. L'elfa si irrigidì, ma poco dopo appoggiò il capo sul suo petto inspirando il profumo di lui, sapeva di resina, acciaio e sambuco; lasciò che le sue mani grandi e forti le accarezzassero i capelli e le sue labbra si posassero sulla sommità del suo capo. Lui non le rispose, non accettò le scuse né le garantì il suo perdono. Ma ciò che le offrì fu più prezioso delle parole: l'abbraccio di un amico; l'amore per lei, mai spento.






N/A
Ciao a tutti, grazie per aver letto questa prima parte, spero che vi sia piaciuta. La storia chiude la trilogia di one shots che sono magicamente diventate 4 ( la terza storia era troppo lunga), ma è in puro stile Christopher Paolini che ha aggiunto Brisingr in mezzo a sorpresa, quindi non mi sento troppo in colpa. Come sempre apprezzo moltissimo quando lasciate i vostri pensieri. A presto per la seconda parte!
Tota

  
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