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Autore: Roylove    26/09/2018    0 recensioni
Enola è la sorella di Sherlock e Microft , a sua malgrado però si ritroverà partecipe di un caso di suo fratello, dove qualcuno ci rimetterà la vita, ma chi?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Quella mattina al 221 B l'aria era alquanto pesante, John e Sherlock litigavano in continuazione.
-Sherlock! Quante volte ti ho detto che le teste Mozzate le devi mettere sigillate ermeticamente e lontane dal burro?- John era arrivato al capolinea , aveva ripetuto quella cosa centinaia di volte da quanto vivevano insieme , ma il detective non voleva ancora capirlo.
-Mh.... Non so e non mi importa. Sei noioso John! E poi che c'è di male in Arthur?-
Chiese il detective indicando la testa nel frigo.
-Gli hai dato un nome?-
-Così si chiamava. Era scritto sul cartellino dell'obitorio.-
-Oh signore! Ho capito, faccio colazione fuori!- Disse alla fine il dottore sbattendo la porta del frigorifero.
-Dove vai? Vengo con te!-
-No! Voglio stare da solo, tu non hai dei casi da risolvere?- Chiese John vedendo la scrivania dell'amico piena di lettere.
-Noiosi! La gente comune è così.... noiosa!-
-Felice di essere tra quelli... bene a dopo !- Detto questo il dottore sbatté la porta dietro di lui e andò allo Starbucks più vicino .
Quando tornó trovò Sherlock a sbraitare dalla cucina, ma chi? John si affacció e vide una ragazza sui diciotto anni battibeccare col suo amico.
-Ti ho detto mille volte che non devi toccare le mie cose! E lascia Arthur.-
-Ed io ti ho detto mille volte di avere un po' di igiene in casa, soprattutto adesso che hai un coinquilino.-
-Lascia quelle dita nel microonde!- ordinò il detective cercando di fermare la ragazza nel gettare le dita nella pattumiera. 
Ancora non si erano accorti della presenta del dottore, quindi quest'ultimo pensò fosse il caso di annunciarsi, così si schiarí la voce, facendo girare i due .
-Oh John,  sei già rientrato?- Chiese il detective con nonchalance.
-Si... e vedo che sei in compagnia...- Disse guardando la ragazza che buttava le dita nella pattumiera.
-Oh si lei è Enola...-
-Grande presentazione grazie! Enola Holmes,  piacere .- 
Il dottore rimase interdetto, non sapeva che Sherlock avesse una sorella , per di più adolescente.
-John Watson, piacere.- Gli strinse la mano con un sorriso.
-Posa quella sacca!- Ordinò poi il fratello vedendolacon una sacca nera in mano.
-Che cosa si cela al suo interno?-Chiese la ragazza sbuffando.
-Fidati non vuoi saperlo... finiresti come l'ultima volta.- Disse il detective.
A quelle parole la ragazza buttò la sacca sul ripiano dove si trovava.
-Come mai sei quí?- Chiese John.
-Ho un mese di esami per entrare all'Accademia di musica qui a Londra. Quindi ho chiesto a mio fratello se conosceva un posto poco costoso dove stare in questo mese e lui mi ha proposto di stare qui. Spero non le dispiaccia.- A John sembrava surreale che Sherlock avesse una sorella e che era molto più educata di lui e del fratello.
-No assolutamente no, anzi vedo che condividi le mie idee in fatto di igiene.- 
-E lei ci vive da poco, si figuri 20 anni con lui e una cucina.-
-Non oso immaginarlo!-
-Ma bravi, fate salotto, intanto io ho perso due settimane di studi per colpa tua!-
-Non c'è di ché!-
-Esco!-
-Dove vai?-
-Non te lo dico, altrimenti metti in ordine anche quello!-
-Si è alzato male oggi.- Disse la ragazza continuando a pulire.
-Non ha neanche un caso, si annoia. Almeno stavolta non ha sparato al muro.- Rise John aiutando la ragazza a pulire.
-Ora mi spiego i buchi al muro.-
-Posso chiederti una cosa? Come hai fatto a sopravvivere 20 anni con lui?-
-In realtà lui mi vuole bene. Ma a volte deve capire che non può fare sempre di testa sua.  A volte è anche troppo protettivo con me.-
-Troppo protettivo?-
-Si, lui e Microft hanno creato apposta un quiz di logica per un ragazzo che usciva con me, se lo passava aveva la loro benedizione sennò poteva tornare anche a casa.-Rise.
-Immagino che il poveretto sia tornato a casa.-
-immagini bene! A loro detta solo una persona intelligente può avere l'onore di avere me come ragazza.-Rise ancora.
-Sarà stato un dramma. Vedevo che tu non somigli niente ai tuoi fratelli. - il dottore non si riferiva solo al carattere, ma anche all'aspetto, capelli rossi e ricci e occhi verdi e qualche lentiggine,  la pelle chiara era sempre di famiglia.
-È una cosa buona! -
-Anche tu hai il.... il dono per così dire, di dedurre.-
-Non proprio, ho l'intelletto nella norma ma mi piace osservare anche a me , però non sono brava come i miei fratelli.-
-Insomma , una normale. - Rise John come se fosse sollevato.
-Si abbastanza, ho ripreso da mio padre, ma in fatto di musica non mi batte nessuno, neanche i miei fratelli.- Disse fiera.
-Cosa suoni?- Il dottore inizió a preparare del tè per entrambi.
-Violino, piano, chitarra e flauto traverso.-
John rimase colpito da tutti gli strumenti che sapeva suonare la ragazza, infatti rimase a fissarlo sbalordito.
-Si lo so, fa strano sentirlo dire... troppi strumenti, ma ho questo dono musicale.-Disse lei notando che l'uomo non diceva nulla.
-È incredibile... prima o poi vorrei sentirti suonare .-
-Non mancherà l'occasione.-
Finito di mettere in ordine la cucina i due si concedettero due tazze di tè e qualche chiacchiera, finché non tornó Sherlock. 
-Vedo che avete sistemato.- Disse guardandosi attorno.
-Si!- Dissero i due in coro.
-Sherlock, ancora non mi hai detto dove dormo.-
-Semplice... quí sul divano.-
-Va bene.-
-È tua sorella! Potresti offrirgli almeno il tuo letto!- Disse John. 
-Neanche per sogno. -
-Ancora mi sorprendo che tu sia sopravvissuta 20 anni con loro. -
-È un mistero già!- Rise lei.
-Ti offro il mio letto.- Disse poi il dottore.
-La ringrazio, ma non accetterei. Sherlock ha ragione, sono un ospite e mi devo accontentare. Grazie del pensiero, ma il divano andrà benissimo.-
-Sei sicura?- Chiese il dottore senza insistere troppo.
-Si,  sicurissima . Non si preoccupi, tanto per gli orari che farò,  dormirò ben poco.-
-Come vuoi. - Concluse il dottore.
-Spero che tu sia pronta per stasera.- Disse poi Sherlock.
-Pronta per cosa?- Chiese John perplesso.
-I miei cari fratelli mi porteranno a cena fuori, non sono mai stata a Londra.- Disse lei emozionata.
-Vuoi venire John?- Chiese Sherlock sapendo che l'amico avrebbe rifiutato l'invito.
-Oh no... senza offesa per Enola, ma tre Holmes sono troppo per me!- A quella frase Sherlock e sua sorella sorrisero , dopodiché ognuno tornó alle sue faccende ed Enola andò a farsi una bella doccia, così John ne approfittò per parlare a Sherlock. 
-Una sorella....- Disse non appena la ragazza aprì l'acqua.
-Non ero tenuto a parlartene. E poi lei è così... normale. Ancora non sa stare bene al mondo.-
-Non devi parlare così di tua sorella.-
-Non sto parlando male, sto solo esponendo i fatti come stanno. Lei è uscita per errore, ecco perché tanta differenza di età.  In più è stata cresciuta lontana dai pericoli che il mondo offre, quindi se si trovasse in una situazione anomala non saprebbe cavarsela.- 
-Beh almeno ha due fratelli pronti a proteggerla .- Disse John leggendo il giornale.
-È mia sorella, è normale che io la protegga .-
-Come vuoi, però tua sorella è molto più simpatica di tè, questo è sicuro!-
-Ma anche io sono simpatico.- Disse il detective toccato.
-Si come una carie.-
In quel momento suonó il campanello e Sherlock si alzò sapendo già chi fosse.
-Cosa c'è Lestrade?- Chiese ancora prima di vederlo in faccia.
-Un omicidio....hanno lasciato un messaggio per te.- Disse Lestrade mostrandoci una foto sul cellulare.  
La foto raffigurava un cadavere con un bigliettino scritto elegantemente da una stilografica,  la scritta era "Ancora quattro , il gioco è iniziato Sherlock Holmes ".
-Chi può aver scritto una cosa simile?- John fece quella domanda senza pensare, ma poi la risposta venne naturale.
-Moriarty. - Dissero in coro Sherlock e John .
-Sapete chi ha fatto questo?-chiese Lestrade.
-Forse so chi c'è sotto, ma lui non si sarebbe mai sporcato le mani. No , questa è opera di un sicario, è pure poco esperto, non ha colpito un punto vitale, quindi ha lasciato la vittima in agonia, per ore ed ore a giudicare da calibro della pistola, piccola, quasi innocua se non si prende bene il punto vitale, ma alla vittima ha reciso una parte abbastanza fondamentale.-
Ogni volta che Sherlock faceva i suoi ragionamenti , i due lo ascoltavano incantati anche se lo conoscevano bene ormai.
-Andiamo, voglio ispezionare il luogo del delitto.- Disse Sherlock mettendosi il cappotto.
-Hai la cena con tuo fratello ed Enola!- Gli ricordó John. 
-Aspetterà,  vieni?-
-Chi è Enola?- Chiese Lestrade.
-Mia sorella minore.- Disse Sherlock scendendo le scale.
-Ha una sorella?- Chiese poi a John .
-Sconvolgente vero? - Chiese John lasciando un bigliettino alla ragazza prima di uscire.
 
 
 
Pov Enola 
 
 
La doccia era stata meravigliosa, cancellandomi la stanchezza di due ore di viaggio. 
Uscii dal bagno già cambiata e tutto ma di mio fratello nessuna traccia, tantomeno del dottor Watson, poi notai un bigliettino sulla scrivania nel salotto , erano usciti per un caso.
Così scrissi a Microft e anche lui mi liquidó per la cena, così decisi di scendere alla paninoteca sotto casa dato che in frigo non c'erano cose commestibili. 
Proprio mentre ero lì a ritirare il mio ordine urtai qualcuno, tipico da me dato che ero molto sbadata.
-Oh cielo! Mi scusi, non l'avevo vista! Mi scusi, l'aiuto.- Dissi notando la macchia di ketchup sulla sua maglia .
-Non si preoccupi signorina, non è successo nulla. Capita.- La sua voce era gentile, avrà avuto 30 anni, capelli neri come i suoi occhi, vestito con una maglia bianca a maniche corte e dei jeans neri.
-Mi scusi davvero.- Dissi ancora dispiaciuta .
-Stia tranquilla. Piuttosto il suo panino si è rovinato, lasci che gliene compri un altro.-
-Oh no , non si preoccupi. È stata colpa mia, non mi deve niente, magari il contrario.-
-Insisto, io ero in mezzo. Un B33!- Disse al bancone sapendo quello che mi ero presa, è pagó anche subito, io rimasi sbalordita.
-Davvero non doveva.- Dissi. 
-Insisto, non sei di qui , vero?- Da cosa lo aveva capito?
-Si nota tanto?- Chiesi .
-Un pochino. Ma cosa porta una giovane ragazza come te , in un posto come questo a quest'ora e da sola?-
-I miei fratelli mi hanno dato buca per cena e così mi sono dovuta arrangiare per conto mio.-
-Beh se vuoi ti faccio compagnia, sai hanno dato buca anche a me , quindi ti capisco. Ma dimmi cosa fai qui a Londra?-
Prese il mio ordine e mi accompagnò fino ad un tavolo libero.
-Ho degli esami per un'accademia musicale, starò quí un intero mese.-
-Wow, un'accademia musicale, complimenti. Immagino sia quella vicino piccadilly. -
-Si esatto proprio quella.-
-Spero tu riesca ad entrare, è un'ottima scuola.-
-Lo spero.- Mangiai il mio panino e lui mi raccontò della sua vita, faceva il fattorino per una ditta privata e si chiamava Jim, ma quando gli chiesi il cognome , lui mi rispose che il nome bastava.
-Bene Jim,  ti ringrazio davvero per la tua cortesia e scusami ancora per la macchia sulla maglietta. Ma devo proprio andare che se mio fratello rientra e non mi trova si preoccupa.- 
-Grazie a te per la chiacchierata e figurati, tanto devo buttare questa maglietta. In bocca al lupo per gli esami, sono sicuro che ce la farai.-
-Ti ringrazio.-
Detto questo me ne tornai nel mio appartamento ma di Sherlock e John neanche l'ombra ancora, quindi visto che era ancora abbastanza presto decisi vedere un po' di tv, dopo mezz'ora tornarono, il povero dottor Watson era esausto, mentre mio fratello era tutto pimpante .
-Spegnila, mi da fastidio. Dovresti già essere a letto.-
-Guarda che non sono più una bambina. - Dissi spegnendo la tv.
-Sarà una lunga notte, sicura che non vuoi dormire nel mio letto? Noi staremmo qui tutta la notte.- Disse John vedendomi stanca, anche se lui era più stanco di me.
-Tutta tutta?- Chiesi guardando mio fratello che girovagava per la stanza.
-Tutta.- Rispose lui senza neanche voltandomi per guardarmi.
-Allora se non è un problema per lei dottor Watson, per questa sera accetto il suo letto.- Dissi .
-Tranquilla... è al piano di sopra. Vai pure.- Mi sorrise ed io mi congedai con un "buonanotte".
La camera del dottore era alquanto strana... nuda per così dire, non c'erano quadri o foto, solo una libreria , un armadio, una scrivania con un portatile e basta, nient'altro. 
Senza pensarci mi misi il pigiama e andai a letto, crollai subito, anche se le voci di mio fratello e del dottore erano ben udibili, parlavano di un caso ma a me non importó più di tanto dato il sonno che avevo.
La mattina mi svegliai con il rumore dell'armadio che sbatté,  mi voltai di scatto e vidi il dottor Watson con un'espressione di un ladro colto sul fatto.
-Scusami... Non volevo svegliarti, ma mi servivano dei panni puliti.- Disse a bassa voce.
-Fa niente, tanto mi dovevo alzare.- Dissi alzandomi dal letto.
-È ancora presto, sono le 6.-
-Appunto, dovevo alzarmi.-
Scendendo assieme e andai diretta in cucina ancora con il mio pigiama .
- Buongiorno.- Dissi a mio fratello che non parló minimamente.
- Volete del tè?- Chiesi poi, ed entrambi accettarono volentieri.
La mattina erano entrambi di poche chiacchiere , ma anche io non ero da meno, così mentre loro facevano colazione io mi andai a sistemare.
-Hai portato solo il violino?- Chiese Sherlock analizzando il mio strumento. 
-Anche il flauto , ma l'ho nascosto bene in valigia in modo che tu non lo trovassi. - Mostrai l'altro strumento che preparai nella custodia. 
-Pronta?- Chiese Watson. 
-No... e non so ancora cosa suonare o come si svolgeranno questi esami.- Avevo l'ansia, era più che normale .
-Ora vai o farai tardi. Ricordati devi prendere la linea verde e poi la sera.  Ti devo accompagnare?- Chiese mio fratello perplesso.
-No...- Dissi cercando di ricordarmi le tappe delle metro.
-Si invece, ti accompagno.- Disse prendendo il cappotto e uscendo al mio seguito con il dottor Watson che ci fissava con un sorriso.
Estenuante, così definirei il viaggio in metro con mio fratello. Lui non aveva mai preso un mezzo pubblico , si muoveva solo in taxi e questo lo portò a sniffare non poche volte, tanto che per poco non lo strangolai con le mie stesse mani.
Arrivammo all'Accademia di musica e lui era con il suo BlackBerry che messaggiava in continuazione.
-Bene io vado. Grazie,  so come tornare a casa.-
-Vuoi liberarti di me? -
-Non mi sei sembrato molto propenso alle chiacchiere durante il viaggio.-
-Le chiacchiere sono inutili. Comunque sono sicuro che andrai bene, se non sbaglierai cone sempre le vibrare di violino o le riprese di fiato per il flauto.-
- Grazie, gentilissimo. Sparisci!- Dissi seccata, lui riusciva a mettermi più ansia di tutti.
Una volta entrata la tensione era a mille e non ero l'unica tesa, anche altri ragazzi erano emozionati ed impauriti.
Ci fecero accomodare in un'aula immensa e dopo un discorso ci diedero dei fogli con delle lezioni dei vari corsi che dovevamo fare gli esami, a quanto pare dovevamo seguire delle lezioni di valutazione e poi alla fine del mese ci sarebbero stati gli esami.
Io iniziavo con violino e composizione , tutto il giorno quella materia, infatti quando staccai alle 4 del pomeriggio avevo le orecchie e le dita a fuoco per quanto avevo provato.
Stavo per uscire quando qualcuno mi afferrò la spalla facendomi girare allarmata.
-Hey, scusa non volevo spaventarti. Volevo salutarti. - Mi voltai e trovai Jim, quello che avevo conosciuto la sera prima.
-Oh, ciao... come mai sei quí?- Chiesi perplessa, un incontro era casuale, ma il secondo, il giorno dopo non mi pareva tanto una coincidenza .
-Sono quí per la ditta, dobbiamo scaricare un bel po' di cose.-
-Capisco...- iniziavo a trovare qualcosa di strano in lui.
-Hai finito con le lezioni?- 
-Si, ora torno a casa.-
-Allora buon rientro.-
- Grazie.- Dissi con un sorriso.
Stavo per andarmene quando mi richiamò. 
-Enola,  domani mattina sarò di nuovo quí,  ti va di prenderci un caffè assieme?- Il suo volto era segnato da un grosso sorriso e mi dispiaceva dirgli di no.
-V-va bene... sempre che non mi perda per arrivare.- Risi salutandolo con un gesto veloce di mano.
Per tornare ci misi quasi un'ora,  ammetto, mi ero persa un  paio di volte , non ero abituata alla vita da città. 
-Ti sei persa... sei in ritardo di 40 minuti.- Microft e Sherlock erano nel salotto , e a parlare fu proprio Microft. 
-Vero...Non voglio sapere neanche come lo avete capito oltre allo smisurato tempo che ci ho messo.- Ero stanca, infreddolita e avevo un mal di testa atroce, in più dovevo iniziare a comporre una melodia per la fine del mese, per il mio esame.
-Prima giornata a Londra da studentessa e sei già a pezzi.- Disse Sherlock.
-Non sono a pezzi.- Dissi sbuffando andando in cucina a prepararmi un tè. 
-Si che lo sei. Hai la schiena ricurva, gli occhi stanchi e rispondi in maniera un bel po' acida. Quindi deduco che hai anche un forte mal di testa.- Constató Microft. 
-Si e la causa adesso siete voi due.- Dissi mettendo il tè in infusione e cercando qualcosa da mangiare.
-Sherlock, manca qualsiasi cosa commestibile qui dentro.- Dissi rinunciando a cibo e bevendo il tè. 
-Fare la spesa è noioso, vacci tu.- Disse con aria annoiata.
Io per tutta risposta allungati una mano verso di lui.
-Che vuoi?- Chiese Sherlock. 
-I soldi! Non ho un lavoro e la spesa non si paga con sogni e speranze.-
-Non ho prelevato...-
-Allora vieni con me e preleva.- Dissi secca.
-Per l'amor del cielo, ecco tieni! Non mi va di veder litigare due bambini.- Disse Microft dandomi 200 pound. 
- Grazie!- Diedi un altro sorso al tè e poi mi infilati di nuovo il cappotto ed andai alla Tesco li vicino.
Presi un po' di tutto , carne, qualche surgelato, verdure di tutti i tipi e qualcosa per la colazione che piacesse a tutti e tre, sperando di aver azzeccato i gusti anche del dottor Watson. 
Erano quasi le 7 di sera quando tornai a casa , avevo una fame atroce l, il dottor Watson non era ancora arrivato .
-Ti va un po' di pollo con insalata?- Chiesi a Sherlock che era affacciato alla finestra pensieroso.
-Sto lavorando su un caso, lo sai che non mangio quando lavoro.-
-Va bene... - Mi preparai un po' di pollo , lasciandone un po' in più sperando che almeno il dottor Watson avrebbe mangiato.
Lo Sentimmo arrivare quando stavo lavando i piatti con la padella.
-Ciao a tutti.- Disse, era stanco e si vedeva. 
-Bentornato dottore... ho preparato qualcosa anche per lei, è sul gas .- Dissi con un sorriso che lui ricambió. 
-Non ti dovevi scomodare , avete fatto la spesa?- Chiese guardandoci .
-L'ha fatta Enola. A quanto pare ha bisogno di cibo per non essere scontrosa.- Disse mio fratello beccandosi un'occhiataccia da parte mia.
-Non è la sola.- 
Per fortuna il dottor Watson apprezzó la mia cucina e finì tutto in pochi minuti.
- Grazie per la cena.-
-Oh si figuri.-
-Enola, puoi darmi del tu... mi fa sentire più vecchio di quanto io non lo sia già. -
-Oh... ok John.- Pronunciare quel nome era strano, però se lui voleva così beh... lo avrei chiamato con il suo nome.
Poi vedemmo Sherlock uscire , John lo stava per seguire ma Sherlock lo bloccò. 
-No, stai qui... mi intralceresti soltanto . Non aspettatevi impiedi.- Rimanemmo basiti dal suo comportamento ma poi tornammo a fare ben altro.
-Che caso è che lo sta occupando così tanto?- Domandati cacciando i miei spartiti dalla borsa.
-Un caso riguardante un uomo , un Napoleone del crimine a detta di tuo fratello. Un anno fa stava quasi per ucciderci.- La faccia di John era incerta se dirmi altro o no.
-E la polizia cosa fa a riguardo?- 
-A questo punto non lo so più, non lo conoscono in viso, solo noi lo abbiamo visto, ed ora sta lasciando cadaveri per tuo fratello con dei fogliettini.- 
-Si sa almeno il nome di quest'uomo?-
-Moriarty.-
-Spero che mio fratello ne venga presto a capo.- Dissi pensierosa.
-Cosa fai?- Chiese John curioso.
-Oh , devo comporre una melodia per l'esame a fine mese, ho tre giorni di lezione a settimana e quando finirà questo mese sosterrò l'esame . Ma gia risulta più complicato del previsto.- Dissi scoraggiata.
-Vorrei aiutarti, ma in fatto di musica non sono bravo. -
-Oh, non fa niente. Se mi servirà un dottore chiamerò te. Tu dici che tornerà?- Chiesi fissando la porta.
-Non lo so... credo di no. Di sicuro tornerà domani con il suo caratteraccio pronto con le sue soluzioni a parer suo evidenti.- Quella frase mi fece quasi ridere.
-Beh, io vado a letto, sono stanco. Buon... qualsiasi cosa tu stia facendo.-
-Buona notte!- Dissi sorridendo.
Quella serata conclusi ben poco , ero in pensiero per Sherlock,  dopo quello che mi aveva detto John era impossibile non essere in ansia.
 
 
Che ne pensate?È più che altro una prova a vedere se alla gente piace più o meno come idea, pure se non vi piace ditemelo, magari posso migliorarla.
 
 
  
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