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Autore: EvelynJaneWolfman    26/09/2018    1 recensioni
Nulla sconvolge il grigio e monotono mondo di Scott, tranne Dawn, la ragazza che gli ha rubato il cuore ai tempi del liceo e che non vede da anni. E quando finalmente la rincontra, i due si lasciano andare ad un momento di passione, sempre sognato da entrambi, prima di dirsi addio nuovamente. O almeno questo è quello che pensa lui, perché due mesi dopo a bussare alla sua porta è proprio la bionda con una sconvolgente notizia: aspetta un bambino! Scott non accetta quell'improvvisa bomba nella sua vita, non è in grado di prendersi cura di un bambino. Come se non bastasse in paese lo odiano tutti, complice il comportamento orribile dei suoi genitori nei confronti della comunità, e sa che per suo figlio crescere accanto a lui significherebbe vivere le stesse situazioni orribili che ha vissuto egli stesso nella sua infanzia, trasformandolo nel mostro che è ora. Dawn però è caparbia, tenace e non si arrende: vuole un padre per suo figlio e l'uomo che ama per sé. Ed è disposta a tutto pur di farsi accettare da lui, anche sconvolgere la vita degli abitanti di quel piccolo paese, portando alla luce segreti e crudeltà ancora da scontare.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CFH - Capitolo 8 per EFP

Strinse tra le mani la tazza bollente e fumante e, con un sospiro soddisfatto, se la portò alle labbra per bere un sorso del tè che si era preparata poco prima. Fuori dalla finestra lo spettacolo dell'alba su quei campi le mozzò il fiato.
Il campo che lei aveva tentato di ripulire da sola appena arrivata in casa di Scott era ormai completamente privo di erbacce. Tutto merito di Caroline; qualche giorno prima l'aveva trovata accovacciata tra l'erba e la polvere mentre tentava di finire il lavoro iniziato tempo prima, inutile dire che aveva ricevuto una lavata di capo coi fiocchi ed anche il povero Scott ci era andato di mezzo. La donna lo aveva accusato di sfruttarla e di non prendersi abbastanza cura di lei, il rosso si era indignato a quelle parole e i due avevano finito per litigare peggio di due gatti che si contendono il territorio. Alle fine, Scott aveva rivelato che il suo trattore era rotto e che le aveva più volte ordinato di stare lontana dal campo, senza successo. Caroline aveva colto la palla al balzo ed aveva mandato Andy ad aggiustare il vecchio trattore del ragazzo, così il campo era tornato al vecchio splendore.

Non riusciva a credere che fosse già passato un mese dal suo arrivo in quel posto, trenta giorni erano volati e lei era ancora lì in casa di Scott. I due avevano ormai stabilito una routine quotidiana: lei puliva, preparava la cena, si occupava del bucato e di tutte le altre cose che una perfetta padrona di casa avrebbe fatto mentre lui andava a lavorare tutte le mattine da Caroline e tornava la sera, distrutto ed affaticato. Si impegnava molto per mandare avanti la loro strana famiglia, se così poteva chiamarla, e lei era sempre più orgogliosa di lui. Peccato che riuscisse a vederlo davvero poco ormai, riuscivano a scambiarsi quattro chiacchiere solo di mattina e di sera, prima che lui crollasse stanco sul sofà. La domenica invece, il ragazzo la passava a dormire per la maggior parte del tempo quindi nemmeno nel suo giorno libero avevano molto tempo da passare insieme e non negava di sentirsi un po' sola.

Come se si fosse materializzato dai suoi pensieri, Scott entrò in cucina sbadigliando vistosamente. «Giorno.» La salutò.

«Giorno a te.» Gli rispose sorridendo. Riempì una tazza di caffè e gliela porse, lui la prese con gli occhi che brillavano, come se gli avesse consegnato cento milioni di dollari.

«Caffè,» sussurrò estatico, aspirando il forte odore della bevanda. «Credo che l'uomo sarebbe spacciato senza di esso.» Commentò, prima di prenderne un bel sorso.

A Dawn quella nuova dipendenza da caffeina non piaceva affatto ma doveva ammettere che senza, Scott non sarebbe riuscito a reggere certi ritmi. Il ragazzo finì la sua bevanda e prese uno dei toast burrati che lei aveva messo in tavola, lo mangiò avidamente prima di puntare lo sguardo su di lei e fissarla intensamente e con sospetto.

«Ti sei svegliata di nuovo presto per la nausea?» Chiese apparentemente calmo, mandando giù un altro toast ed un sorso di caffè sta volta con l'aggiunta di latte.

Lei annuì, sorseggiando nuovamente il suo tè verde, l'unica cosa che riusciva ad ingerire la mattina. Per fortuna mancavano solo poche settimane alla fine di quella tortura, ovviamente non credeva affatto che i mesi successivi sarebbero stati più facili anzi, tra le caviglie gonfie, i mal di schiena e gli sbalzi d'umore non sapeva proprio come avrebbe sopportato il tutto. L'unica cosa di cui era certa, era che la vittima dei suoi malumori sarebbe stato senz'altro Scott.

«Dovresti andare in farmacia e vedere se hanno qualcosa per questo problema, in modo che la mattina io non debba vedere il tuo volto più pallido di quello di un cadavere.» Commentò lui, con una luce divertita negli occhi che la lasciò incantata come un'adolescente alla prima cotta – ed effettivamente lui era la sua prima cotta anzi, molto di più.

«Non ho una macchina, da queste parti gli autobus non passano e di certo non posso recarmi in paese a piedi.» Gli fece notare. L'unico mezzo di cui disponevano era il pick-up di Scott, che lui usava ogni mattina per recarsi a lavoro quindi quel veicolo ritornava disponibile solo a tarda sera.

Il ragazzo puntò nuovamente lo sguardo su di lei, i suoi occhi però non la guardavano realmente, sembrava essersi perso in qualche ragionamento. «Allora ti accompagnerò io oggi pomeriggio, Caroline mi darà sicuramente il permesso di staccare prima.» Il rosso prese un altro sorso di caffellatte e si diresse in soggiorno per prendere il suo cappotto, poi tornò da lei. «Comunque, dobbiamo risolvere questo problema di trasporto, l'idea che possa accadere qualcosa e che tu non sia in grado di lasciare la fattoria non mi piace per nulla.» Sbottò irritato, prima di salutarla e andare via. Lo stomaco della ragazza era invaso da quello che sembrava uno stormo di colibrì più che farfalle, ogni volta che lui le rivolgeva certe frasi o sguardi preoccupati lei si scioglieva come burro fuso. Doveva ricordarsi però che la preoccupazione di Scott era tutta destinata al bambino e non a lei, ma che male c'era nel godersi quei momenti e pregare che s'innamorasse di lei?

* * *

«Deve andarsene! Non può più restare in questo paese!»

Un vociare irato si levò nella piccola stanza delle riunioni cittadine di Yellowknife. Quella mattina Theresa, accompagnata dalle sue tre fidate amiche – o cagnette, come le definiva Jamie Lynn – avevano preteso una riunione d'emergenza del paese. Il soggetto della discussione era, ovviamente, “quel bastardo di Scott Douglas”.

«Sono d'accordo con Mike, quel demonio non può più restare qui, rovina la reputazione di questo posto.» Affermò risoluta Poppy, una delle cagnette di Theresa.

Lynn represse una risata amara, guardare quel branco di bifolchi macchinare la dipartita di Scott dal paese le fece salire la nausea. Come si poteva essere così ciechi? Non si rendevano conto che erano proprio loro i cattivi in tutta quella storia? Doveva avvisare Caroline, lei era la sola che poteva aiutare il ragazzo e mettere in riga quel gruppo di ignoranti.

«Signori, io non credo che mandarlo via sia la soluzione giusta.» Intervenne Wanda, la prima donna del paese, causando uno stupore generale.

«Non è la soluzione giusta? Ma ti senti?» Sbottò indignata la moglie del panettiere. La più ipocrita di tutte, secondo il modesto parere di Jamie Lynn.

«Sì, vi ricordo che c'è anche Dawn da prendere in considerazione. Aspetta un bambino dal ragazzo e cacciare lui sarebbe come cacciare anche lei e la creatura che porta in grembo; come vivrebbero poi?» Continuò la moglie del sindaco, trovando quasi per miracolo alcune persone d'accordo con lei.

«Oh, ma andiamo!» Esclamò una voce maschile che lei, che se ne stava in fondo alla stanza, non riuscì a riconoscere. «Quella ragazza sa benissimo di che pasta è fatto quel piccolo bastardo, non è rimasta incinta per miracolo.»

«È vero!» Gridarono in coro alcune persone.

«Questo non significa nulla,» intervenì sua sorella. «Lui potrebbe anche averla presa in giro e la ragazza sia solo abbagliata da un'immagine di lui che non esiste, ma comunque ora si sta prendendo cura sia di lei che del bambino e non ci dà problemi da anni; non credete che bandirlo dal paese sia una misura troppo drastica?» Per la prima volta dopo anni, Lynn provò il forte impulso di abbracciare sua sorella come quando erano piccole e lei era ancora una bambina innocente che non si faceva influenzare dai pareri altrui.

«Nulla è troppo drastico con un Douglas di mezzo, e poi chi vi dice che lei sia andata a letto con lui di sua spontanea volontà? Non vi ricordate ciò che è successo con Susan?»

Il silenzio calò nella stanza, tutti ricordavano perfettamente ciò che era accaduto a quella ragazza. Jamie Lynn non aveva mai creduto alla piccola Susie, era sempre stata una ragazza viziata e calcolatrice ed aveva messo nel sacco il povero Scott, all'epoca innamorato perso di lei. Il tutto solo per aver l'attenzione puntata su di sé, ovviamente tutte le colpe erano cadute sul ragazzo; lui era un Douglas, lei la nipote del sindaco...

«Mi fate solo tanta pena,» intervenne lei con amarezza, interrompendo il silenzio. «Voi davvero credete alle parole di Susan? Scott era innamorato perso, non avrebbe mai fatto nulla di male a quella ragazza.»

In un secondo, esplose nuovamente il putiferio.

«Innamorato perso? Ma per favore, quel ragazzo nemmeno sa cos'è l'amore!»

Sempre più nauseata, Jamie abbandonò la stanza ansiosa di allontanarsi da quella gente stupida ed ignorante, che credeva solo a ciò che era più comodo credere o a salvare le apparenze. Doveva andare da Caroline e prendere dei provvedimenti al più presto.

* * *

«Anderson, vecchia bestia! Ho detto di togliere il tuo dannato catorcio da qui, inquini il raccolto con lo scarico di quella vecchia carcassa!»

Dawn trattenne una risata nel vedere Caroline scendere velocemente i gradini di casa con la sua andatura traballante ma intimidatoria allo stesso tempo. Anderson scese dal pick-up e sbuffò spazientito, alzando gli occhi al cielo.

«Santo cielo, donna!» Rispose alquanto alterato l'uomo. «Prima di morire vorrei avere la fortuna di vederti muta per più di mezzo secondo, la tua voce è così fastidiosa da far avvizzire ogni rapa nel raggio di settanta chilometri!»

La bionda quasi si dispiacque per lui, in fondo era stata lei a chiedere un passaggio all'uomo ed era stata sempre lei a chiedergli di parcheggiare dinanzi al campo coltivato della donna. Scese dalla vettura e raggiunse Andy per evitare che quei due continuassero a battibeccare fino a tarda sera – cosa che sarebbe sicuramente accaduta lo stesso.

«Caroline, non prendertela con lui, sono stata io a dirgli di parcheggiare lì.» Come aveva già immaginato prima, Dawn si guadagnò un'occhiataccia raggelante dalla donna, che fino a quel momento non aveva notato la sua presenza.

«Scricciolo, Scott sa che sei qui?» Le chiese incrociando le braccia sotto il petto. La donna doveva conoscerla proprio bene perché dal tono con cui le aveva posto la domanda si intuiva che ne conoscesse già la risposta.

«No, non lo sa. Ho provato a chiamarlo al cellulare, ma non era raggiungibile e poi non volevo disturbarlo al lavoro.» Le sue scuse non impietosirono la donna, non che lei volesse impietosirla, in fondo quello che aveva detto era vero. Aveva provato più volte a chiamare Scott per chiedergli se poteva accompagnarla da Caroline, ma il suo cellulare risultava spento, così alla fine aveva chiamato Anderson e l'uomo si era subito dimostrato disponibile.

«Lo sai che appena saprà della tua presenza qui si arrabbierà, vero?» L'anziana fattrice le rivolse un'ultima severa occhiata prima di sospirare e arrendersi. «Ad ogni modo, ora sei qui e nelle tue condizioni non posso di certo sbatterti fuori quindi entra ed accomodati, ma attenta a non passare dal fienile; lui si trova lì e se ti vede sarò costretta ad intervenire coi miei metodi per calmarlo...»

Dawn non riuscì a trattenere una risatina immaginando i metodi della donna, il povero Scott non sarebbe tornato a casa completamente incolume. Si accomodò su una sedia della cucina, sentendo Caroline invitare in malo modo anche Andy, che come sempre le rispose per le rime.

«Allora Scricciolo, come mai sei qui?» L'anziana donna prese posto accanto a lei, seguito poi da Andy.

«Mi annoiavo a casa, non c'erano più stanze o mobili da pulire ed è troppo presto per preparare la cena. Così ho chiamato Andy per farmi accompagnare da te, volevo vedere se avevi bisogno di aiuto.» A quella spiegazione Caroline sospirò rassegnata.

«Scricciolo,» iniziò, tentando di rimanere calma. «Quante volte devo dirti che non ho bisogno di aiuto in casa?! Soprattutto non da te in questo condizioni.» Esasperata, la poverina si massaggiò le tempie.

«Su, Carol, non mi sembra il caso di essere così duri. Dawn vuole solo essere d'aiuto.» La difese Andy, come sempre.

Poteva sembrare assurdo, ma in quel momento le sembrava di assistere ad un battibecco familiare, in cui lei era la figlia, Caroline la madre troppo premurosa da sembrare paranoica e Anderson il padre che prendeva sempre le sue difese. Era veramente una cosa strabiliante sentirsi a casa tra gente che fino a poco fa non si sapeva esistessero, in un posto di cui mai avrebbe notato l'esistenza.

«So che vuole solo aiutare, ma dovrebbe pensare prima a se stessa e a suo figlio prima che agli altri.» La donna aveva ragione, Dawn lo sapeva bene, ma non riusciva a non pensare anche agli altri; soprattutto alle persone a cui voleva bene. E poi, non avrebbe mai messo in pericolo il bambino, quando iniziava a sentirsi stanca si stendeva sul divano e riposava; infatti si prendeva tutta la giornata per pulire, in questo modo teneva anche la mente impegnata visto che Scott rientrava solo di sera e lei non aveva nient'altro da fare o qualcuno con cui parlare.

All'improvviso, sentirono dei passi veloci e furiosi provenire dal cortile, salire i gradini in legno del portico ed entrare in casa. Scott apparve subito dopo in cucina, rosso in viso per la corsa e col respiro affannato.

«Andy, prendigli un bicchiere d'acqua prima che muoia.» Ordinò Caroline all'uomo, che eseguì subito. Riempì e porse a Scott il bicchiere d'acqua, il rosso lo afferrò stizzito e lo bevve in un sorso, sbattendolo poi con noncuranza sul tavolo.

«Cosa ci fai tu qui?» Sbottò il ragazzo verso la biondina, sprecando la poca aria ritrovata.

«Sono venuta a trovare Caroline.» Rispose semplicemente lei, e la risposta non piacque al rosso.

«E come saresti arrivata fin qui? Non dirmi a piedi perché potrei arrabbiarmi sul serio Dawn, poi non mi hai nemm...»

«L'ho accompagnata io.» Lo interruppe Andy, l'uomo sembrava piuttosto irritato e Dawn non l'aveva mai visto in quel modo. «Tu,» puntò Caroline. «E tu,» questa volta puntò Scott. «Dovete smetterla di starle addosso. La fate stressare molto di più con le vostre paranoie! Quando questa Vecchiaccia era incinta...» La voce dell'uomo si incrinò fino ad affievolirsi, poi rimase in silenzio e Dawn giurò di aver notato delle lacrime inumidirgli gli occhi. La sua aura si tinse di grigio, il colore del dolore, ed era così intenso che ne poté percepirne un po'. Si sentì subito male per lo strazio, ma tutto durò un attimo, perché l'uomo tossì e si riprese.

«Stavo dicendo, quando questa vecchia burbera era incinta, rimaneva tutto il giorno nei campi a lavorare o a prendersi cura dei suoi animali e quando le ordinavi di andare a riposare ti mandava al diavolo!» Anderson si ammutolì nuovamente dopo aver finito la frase, ed anche Scott rimase in silenzio; fissando l'uomo con pena e compassione, due emozioni che non aveva mai letto nei suoi occhi e questo la sorprese. Come mai quello sguardo? Era collegato all'improvviso mutismo e dolore in cui era caduto prima Andy?

la ragazza si voltò verso Caroline e notò un lampo di malinconia attraversare gli occhi della donna mentre un sorriso appena accennato le accentuavano le poche ma visibili rughe attorno alla bocca. Dawn poté vedere chiaramente l'aura della donna dipingersi di un rosa intenso – il colore dell'amore – ma allo stesso tempo un'ombra grigia, esattamente come successo prima all'uomo, si nascondeva dietro di essa. Capì che la donna provava forti sentimenti per il fidato dipendente che le sedeva accanto, ed era anche palese a tutti quindi quella non era una novità, ma quel dolore così intenso che si nascondeva dietro l'amore che la donna provava era sicuramente legata all'uomo, come quasi sicuramente quello di lui era legato alla vecchie fattrice, ma di cosa si trattasse Dawn non sapeva proprio dirlo. L'unica cosa che riusciva a percepire era il dolore, così forte ed intenso che la fece lacrimare senza nemmeno accorgersene.

«Dawn, perché piangi?» La voce ansiosa di Scott la fece uscire da quella bolla di dolore, si toccò le guance e sussultò quando le sentì umide. Anche i due anziani la fissavano preoccupati ed in quel momento sentì di essere stranamente di troppo.

«N... nulla, credo di essere veramente stanca, dopotutto.» Si alzò dalla sedia e ringraziò Caroline per l'ospitalità.

«Ti accompagno io.» Le disse Scott e lei annuì, anche perché non voleva chiedere un altro passaggio ad Andy, non ora.

«Non credo che a Caroline dispiacerà se mi prendo metà giornata libera.» Continuò beffardo il ragazzo.

«Certo. E non credo che a te dispiacerà ricevere solo metà stipendio.» Gli rispose la donna, facendo ridacchiare l'uomo accanto a sé.

Scott non rispose, si limitò ad alzare gli occhi al cielo prima di uscire dalla casa seguito da lei.

«Quei due sono proprio fatti l'uno per l'altra.» Commentò Anderson appena la porta si fu chiusa dietro ai due ragazzi.

«Anche troppo.» Fu la secca e divertita risposta di Caroline.

Aveva sempre sperato di vedere Scott amato nello stesso modo in cui lo amava Dawn, gli occhi di lei si illuminanavano ogni volta che si posavano sul ragazzo. Solo un cuore come quello della ragazza avrebbe potuto vedere dietro alle apparenze, dietro alla cortina di finzione che copriva il vero volto di quel paese intriso di bugie e falso buonismo.

Come solo Scott avrebbe potuto accettare la sincerità della ragazza ed i sentimenti che provava, nonostante credesse di essere il male peggiore di questo mondo. Nessuno in realtà era più buono di quel ragazzo, più umano, più caritatevole e responsabile. Nemmeno lui se ne rendeva conto, ma era la miglior cosa a Yellowknife, il diamante grezzo ancora nascosto sotto il carbone nero e oscuro. L'amore che lui provava per la bionda, ancora nascosto troppo profondamente in lui, l'aveva già calmato e rasserenato ma era l'unico – oltre agli abitanti del paese – a non essersene reso conto.

È arrivata, Scott, la tua occasione di essere felice; non fartela scappare, tienila stretta a te e non lasciare che le tue paure siano più forti del tuo amore. Lo hai cercato sin da bambino, quell'affetto e quell'accettazione che nessuno ti ha mai dato, e che ora è così vicino a te da non accorgertene. Non commettere l'errore di essere più cieco dell'odio e del timore, apri il cuore e fidati dell'unica persona che ha messo la sua vita e quella di un'altra, più fragile, nelle tue mani.

Non commettere il mio stesso errore. Ama. Intensamente. Senza riserva, come se fosse il tuo ultimo giorno.

Lei aveva commesso quell'errore, aveva lasciato andare quell'amore che aveva sempre cercato perché accecata dal dolore, non aveva pensato che anche lui stava soffrendo esattamente come lei...

Si voltò verso Anderson, l'uomo era immerso in chissà quali pensieri ed aveva il capo chino e le mani unite sul tavolo.

«Andy...» Posò le mani su quelle dell'uomo, che si voltò sorpreso. «Scusami. Scusami tanto. Ti ho amato immensamente, ti amo ancora, ma sono stata così codarda e debole da lasciarti andare. Soffrivamo entrambi, ma egoista ho pensato solo a me. Ti prego, perdonami amore mio.»

«Buon Dio, Caroline.» Gemette l'uomo, incapace di credere che finalmente quel momento fosse arrivato. Dopo anni di sofferenza, dopo anni passati senza poterla toccare come desiderava, senza poterla abbracciare, baciare... amare. «Io non ti ho mai odiato, ti ho aspettata fino ad ora. Ti ho sempre aspettata.» In un secondo, le labbra dell'uomo furono su quelle della donna, le sue braccia le cinsero la vita per stringerla a sé. Erano passati vent'anni dall'ultima volta che l'aveva tenuta così vicina al suo cuore, ma ne era valsa la pena di aspettare, per la sua Carol.

Non importa per quanto, l'avrebbe aspettata anche in eterno se fosse stato necessario. Lei. La sola e unica donna che avrebbe mai amato.

  
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