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Autore: Nami93_Calypso    27/09/2018    2 recensioni
[MazeRunner!AU]
OS appartenente all'universo della long Il Labirinto
.
Nonostante si trovi da poco nella radura e nonostante ci siano velocisti molto più esperti di lei, Nami è stata nominata Intendente di quei radurai che passano le loro giornate a correre per il Labirinto alla ricerca di una via d'uscita.
Sicuramente il mestiere più pericoloso di tutta la radura.
Presto Nami avrà un assaggio del vero pericolo.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nami, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo di Calypso
Comunicazione di servizio: questa storia dovrebbe appartenere ad una serie che ruota intorna ad una mia long "Il Labirinto", non so se qualcuno l'abbia letta o la ricordi, che è per l'appunto ambientata nell'universo di Maze Runner. Dico dovrebbe perchè non riesco a capirne il motivo ma non riesco a crearla. Spero di riuscirci a breve.
Btw, mi spiace ma dovrete sopportarmi ancora per un po'. Ho scritto davvero un sacco per il cow-t perciò purtroppo nel prossimo periodo vi vedrete la home intasata da me *si nasconde intimorita*
Vi lascio il link della long, nel caso qualcuno fosse curioso di leggerla.
Buona lettura e alla prossima!
Il Labirinto: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3544215&i=1




 

I pericoli del Labirinto


Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Nami continuava a ripetersi mentalmente queste due semplici parole mentre correva lungo i corridoi del Labirinto.
Fortunatamente non le serviva realmente per ricordarsi di respirare, era più un modo per scandire il tempo e occupare la mente.
Era una velocista ormai da mesi perciò il suo corpo era ben allenato a correre tutto il giorno, né i suoi muscolo né il suo respiro ne risentiva.
Law aveva insistito perché lei diventasse Intendente dei velocisti nonostante si trovasse nella radura da poco e nonostante ci fossero altri velocisti molto più esperti di lei, come Sabo, Marco ed Ace. Ma nessuno di loro aveva fatto obbiezioni.
Perciò eccola lì, a correre nel Labirinto, setacciando la sua sezione giorno dopo giorno.
Come sempre, durante la notte non era cambiato molto oltre al solito spostamento dei muri che aveva già appreso a memoria.
La giornata stava volgendo al termine e lei stava tornando verso la radura.
Svoltò l’ennesimo angolo uguale a tutti i precedenti, ma questa volta c’era qualcosa di sostanzialmente diverso.
Frenò di colpo, slittando sul cemento con le scarpe ormai consumate.
Davanti a lei si stagliava un enorme, spaventoso e schifoso dolente.
La pelle scura e viscida, i bracci meccanici che fuoriuscivano dal corpo gibboso. Era la prima volta che ne vedeva uno dal vivo e non al riparo del vetro della finestrella della radura.
Rimase paralizzata per un solo secondo poi, quando vide la bestia iniziare a muoversi nella sua direzione, il suo cervello si riattivò.
Svelta si voltò e iniziò a correre per sfuggire dal mostro, estrasse dalla maglietta il fischietto che teneva appeso al collo e ci soffiò dentro con tutto il fiato che aveva nella speranza che qualcuno potesse sentirla.
Era il modo che i velocisti utilizzavano per comunicare a distanza, anche se non era molto efficace, ma avevano solo quello. Doveva sperare che ci fosse qualcuno nelle vicinanze.
Corse più velocemente che poteva senza mai guardarsi indietro per non rischiare di perdere terreno, ma anche se non vedeva il dolente sapeva che le stava alle calcagna, lo sentiva mentre scivolava dietro di lei.
Poi, all’improvviso, lo sentì emettere un verso stridulo e, spaventata, si voltò a guardarlo.
Il tempismo non poteva essere peggiore.
Mentre i suoi occhi erano fissi sul mostro, raggiunse un incrocio e con la spalla sinistra andò a sbattere contro lo spigolò del muro. L’impatto fu talmente forte da farla girare su se stessa e farla cadere a terra di schiena con uno schianto.
Si portò una mano alla spalla urlando per il dolore e subito sentì sotto le dita il sangue caldo che fluiva dalla ferita. Se fosse stata in un’altra situazione sarebbe svenuta per il dolore, ma in quel momento non era proprio il caso.
Sollevò gli occhi sul dolente che si stava avvicinando a lei. A pochi metri di distanza la creatura smise di rotolare, si fermò ed estrasse tutte le sue appendici: pinze, aghi, seghe circolari ronzanti e micidiali.
Calde lacrime le salirono agli occhi.
Evidentemente era arrivata la sua fine. Sarebbe morta da sola in quello schifoso Labirinto senza mai sapere chi e perché li aveva mandati lì senza memoria.
Anche quando vide il mostro allungare un braccio meccanico verso di lei non riuscì a distogliere lo sguardo.
Le uniche cose che percepiva erano l’immagine al rallentatore che si stava sviluppando davanti ai suoi occhi e il dolore lancinante alla spalla. Gli altri sensi erano come azzerati. Per questo non si accorse del rumore delle scarpe di Ace che battevano sul cemento e che si avvicinava alle sue spalle, né della voce del ragazzo che chiamava il suo nome.
Il moro la scavalcò con un abile balzo e si frappose tra lei ancora stesa a terra e il mostro, flettè il braccio destro che reggeva uno dei lunghi coltelli che facevano parte dell’equipaggiamento dei velocisti e recise l’appendice minacciosa.
Dopo di che lanciò verso il mostro il coltello che andò a conficcarsi nella sua pelle viscida e senza perdere tempo si voltò, si chinò, afferrò Nami, la sollevo e la sostenne mentre insieme correvano verso la radura.
La ragazza era riuscita a malapena a registrare i movimenti del moro. Era solo cosciente del fatto che il mostro non li stava seguendo e che finalmente stavano percorrendo l’ultimo corridoio che culminava nella radura.
Guardò il volto del ragazzo contratto dallo sforzo. In effetti Nami non ci aveva pensato che Ace, per entrare e uscire nella sezione di sua competenza, doveva passare dalla sua e che quindi era probabile che a quell’ora, poco prima della chiusura delle Porte, fosse vicino. Era stata proprio una fortuna.
Appena misero piede nella radura entrambi crollarono a terra a faccia in giù cercando di riprendere fiato.
Tutti i cinque sensi della ragazza ripresero a funzionare.
Percepì il terreno duro sotto di lei, inspirò l’odore dell’erba, sentì la voce lontana di Sabo che richiamava lei ed Ace, avvertì il dolore lancinante alla spalla, sentì delle mani che l’afferravano e l’aiutava a voltarsi.
Riuscì a malapena a mettere a fuoco il volto del moro che la guardava preoccupato e il biondo che arrivò di corsa inginocchiandosi accanto a lei. Il dolore si stava facendo troppo forte, sapeva che da lì a poco avrebbe perso i sensi.
-Sono appena rientrato, che è successo?- domandò Sabo.
-Ho sentito un fischietto, sono accorso e l’ho vista a terra attaccata da un dolente- spiegò Ace affannato.
-Si è ferita gravemente alla spalla- constatò il biondo poco dopo.
-Caspio- commentò l’altro –Dobbiamo avvertire Law-
-Sta già arrivando-
-Ace- riuscì a dire Nami prima di perdere del tutto conoscenza –Grazie-
E poi fu il buio.


 
   
 
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