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Autore: Gatto1967    28/09/2018    5 recensioni
È lei o non è lei? È lei o non è lei? Cerrrrrrto che è lei! Si certo, è lei ma non è esattamente come ce la ricordavamo. È come se… le mancasse qualcosa. Come se fosse passata attraverso altre vicende, ma saranno davvero poi tante altre?
Forse per essere completamente lei avrebbe bisogno di conoscere alcune persone che non ha conosciuto prima, avrebbe bisogno di fare esperienze che le mancano.
O magari non le mancano tanto?
Magari potrebbe anche farne a meno…
Non ci state capendo niente vero? Neanche io.
Allora ricominciamo tutto daccapo...
E se Candy non andasse dai Legan a fare la dama di compagnia?
E se non venisse adottata dalla prestigiosa famiglia Andrew?
E se non andasse nemmeno a studiare a Londra?
Come e quanto cambierebbe la sua vita rispetto alla storia originale?
Signore e Signori, lasciate che vi presenti la protagonista di questa storia “altra” ma non troppo, “simile” ma non troppo.
Questa è la mia bionda eroina, Candice White, un'adolescente ribelle e inquieta, e questa ff vi racconta le sue "nuove" avventure.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbarcate dalla Seagull, Candy e Flanny si sentirono spaesate, sbalestrate, e non solo per l’effetto “mal di terra”, inevitabile dopo settimane di navigazione ininterrotta in mare, ma anche perché si sentivano straniere in patria. L’equipaggio della Seagull si era autotassato per dare a quelle due ragazze, un po’ di denaro in tasca, ma ovviamente non era molto.
 
All’improvviso Candy sentì il suo nome gridato da due voci familiari.
-Albert! Anthony!-
Erano proprio loro: i suoi amici di Chicago.
-Ma… cosa ci fate qui?-
-è una lunga storia Candy, poi ti racconteremo tutto.-
Negli occhi di Albert e anche in quelli di Anthony, Candy vide una luce strana, come un’emozione nuova che i due amici stessero provando in quel momento. E sì che di emozioni e momenti particolari insieme ne avevano vissuti!
-Lasciate che vi presenti Flanny Hamilton, mia collega e amica fraterna, almeno quanto lo siete voi.-
Ecco spiegato chi era la “cugina” di Candy. Pensò Albert.
-Piacere di conoscerti Flanny. Io sono Anthony…- sembrava non avere il coraggio di dire altro.
-Candy mi ha parlato di te Anthony. E anche di te Albert.- rispose Flanny stringendo la mano ai due uomini.
-Venite con noi, la nostra macchina è da questa parte.- disse Anthony prendendo i modesti bagagli delle due ragazze, anche questi dono dell’equipaggio della Seagull.
Anthony e Albert sembravano guardarsi con imbarazzo, quasi non sapessero che fare.
-Dove volete portarci ragazzi? Noi vorremmo provare a farci assumere dall’ospedale Saint Jacob e poi io… vorrei contattare Terence…-
-è da lui che stiamo andando Candy.- rispose Albert.
-Ascoltami Candy.- intervenne Flanny –Forse è il caso che io ti lasci sola con i tuoi amici. Credo che tu abbia delle cose da chiarire con loro.-
-Non dire sciocchezze Flanny! Io non ti lascio sola! Con tutto quello che abbiamo passato insieme…-
-Io non voglio sparire Candy! Io e te adesso siamo davvero “cugine” come hai detto davanti al plotone di esec…-
Si fermò consapevole di aver detto troppo. I due ragazzi sgranarono gli occhi a quelle parole.
-Santo cielo! Ma cosa hai combinato in Italia Candy?!!!- l’espressione di Anthony aveva un che di strano.
-Ehm… niente ragazzi, è una lunga storia. Poi ve la racconterò.- disse la ragazza rivolgendo un’occhiataccia all’amica.
-Per favore signori, portatemi al Saint Jacob. È lì che volevamo andare, vero Candy?-
-Flanny, io…-
-Tu mi raggiungerai appena avrai finito con i tuoi amici. Me la caverò Candy.-
-Candy, non te lo chiederei se non fosse veramente importante.- intervenne Albert –Devi assolutamente venire con noi.-
-E va bene… così mi spiegherete anche la storia di un “padre” e di uno “zio” che volevano che tornassi in America!- rispose piccata Candy.
In breve tempo arrivarono al Saint Jacob, dove Flanny scese.
Le due ragazze si abbracciarono teneramente: ne avevano passate troppe insieme.
-Chiedi di Natalie, vedrai che lei ti aiuterà.-
-Certo Candy. Abbi cura di te.-
-Ehi! Io e te ci vedremo prestissimo, ok? Dobbiamo andare a mangiare la pizza, ricordi?-
Non poterono evitare di mettersi a piangere. Si sarebbero sicuramente riviste prestissimo, ma niente sarebbe più stato lo stesso per Candy.
 
L’abbraccio fra Candy e Terence fu lungo e commosso. Fu Terence a romperlo a malincuore.
-Vieni Candy. Dobbiamo entrare, ci sono delle persone che devi incontrare.-
-Ragazzi, mi state spaventando. Mi volete dire che diavolo sta succedendo?-
-Va tutto bene Candy.- disse Albert appoggiandole una mano sulla spalla.
Salirono le scale che portavano all’appartamento di Eleanore Baker, e Terence li fece entrare.
Candy entrò per prima e rimase a bocca aperta a vedere l’assembramento di persone che sembravano solo aspettare lei.
-Candy! Mio Dio Candy!- gridò Suor Maria correndo ad abbracciare la sua bambina.
-Suor Maria? Ma che cosa fa qui? E queste persone? Oh insomma: qualcuno mi vuole spiegare?-
Fu Anthony a prendere la parola.
-Candy, sicuramente ti ricordi la zia Elroy e Archie.-
-Certo che me li ricordo! Ma… che ci fa qui Neal? O meglio il “signor” Legan?-
-Va tutto bene Candy.- intervenne Annie prendendo le mani della sua amica –Io e Suor Maria non ti mentiremmo mai, e ti assicuro che va tutto bene.-
Di nuovo Anthony prese la parola.
-Lascia che ti presenti mio padre.- disse indicando con la mano un uomo sulla cinquantina con capelli brizzolati e un paio di folti baffi. L’uomo sembrava emozionato.
-Molto lieta di conoscerla signor Brown. Io sono Candice White, una carissima amica di Anthony, nonché sua ex-fidanz…-
-Ehm, forse è meglio venire al dunque Candy.- disse Anthony arrossendo violentemente.
-Già, sarà meglio.- disse Candy con aria corrucciata.
Suor Maria prese qualcosa da un tavolo dietro di lei e lo consegnò a Candy.
-La mia bambola.- disse lei con l’aria di chiedersi che cavolo c’entrava quell’oggetto.
-La riconosci Candy?- chiese Albert
-Si certo, è la bambola che stava nella mia cesta quando sono stata trovata davanti alla casa di Pony. C’è scritto sopra il mio nome. Mi piace pensare che lo abbia scritto mia madre.-
-No Candy, non lo ha scritto tua madre.- disse Albert
-E tu che cavolo ne sai Albert?-
Albert iniziò a piangere.
-Quel nome… l’ho scritto io…-
A Candy si fermò il respiro e la bambola cadde per terra.
 
Qualche mese prima alla casa di Pony
 
Albert uscì dalla stanza sconvolto e in lacrime tenendo in mano la bambola, e davanti alla stanza vide Suor Maria che accompagnava i bambini a letto.
-Signor Andrew, che succede? Sta male?- chiese la suora vedendo l’espressione sconvolta del giovane.
-Q-q-questa bambola…- riuscì a dire con la voce rotta dall’emozione.
-D-d-dove… l’avete presa?-
Sopraggiunse anche miss Pony che aveva sentito la domanda di Albert.
-La trovammo insieme a Candy, nella stessa cesta.- rispose Suor Maria.
-Oh mio Dio! Mio Dio!- esclamò Albert in lacrime
-Signor Andrew, vuole dirci che succede?- chiese miss Pony con aria decisa
-Questa bambola… la cucì mia sorella Rose… e il nome… lo scrissi io per gioco… Candy… è MIA NIPOTE!-
 
Molti anni prima.
 
John passeggiava nervosamente. Sua moglie era dentro la stanza di quel giovane medico di campagna intenta a dare alla luce il suo bambino.
Quel giovane medico era in grado di svolgere il suo lavoro?
D’altronde non avevano avuto scelta. Durante il viaggio di ritorno verso Lakewood, Rose aveva cominciato ad avere dolori addominali, qualcosa le aveva procurato le doglie assai prima del tempo, lei era incinta di sette mesi.
La porta della stanza si aprì molto lentamente, e ancora più lentamente il medico ne uscì con l’aria afflitta.
-Dottore, come sta mia moglie? E il bambino?-
-Mi dispiace signor Brown… sua moglie sta riposando, ma la bambina… è nata morta…-
Sul volto dell’uomo si dipinse un pallore mortale, e prima che qualcuno potesse fermarlo entrò nella stanza.
Sua moglie riposava, e su un lettino accanto al suo giaceva il corpicino della bambina pietosamente coperto da un lenzuolo.
 
Non avrebbe mai saputo ricordare come e perché, ma si trovò sulla sua automobile, con accanto una cesta contenente il corpicino della bambina nata morta, una bambina che non avrebbe mai avuto un nome che qualcuno potesse ricordare, una bambina che sarebbe stata per sempre un fantasma impalpabile.
Guidò a lungo, con le lacrime che gli offuscavano la vista.
Poi si fermò. Davanti a lui c’era una costruzione, sembrava una chiesa, il luogo ideale dove lasciare il corpicino innocente.
Scese dalla macchina e prese la cesta. Accanto alla cesta vide anche la bambola. Quella bambola che Rose e il suo fratellino William Albert avevano cucito insieme.
Sopra c’era scritto un nome “CANDY”. Quel nome l’aveva scritto il bambino, che aveva appena imparato a leggere e scrivere. CANDY, come il nome di una delle cameriere che si prendeva cura di lui.
-Candy- sussurrò John prendendo la bambola e depositandola nella cesta.
Poi si incamminò e raggiunse un albero vicino alla chiesa. Lì abbandonò la cesta.
-Riposa in pace Candy…- e poi se ne andò.
 
-Quella bambina eri tu Candy.- disse John Brown concludendo il suo racconto davanti a una Candy ammutolita e in lacrime
-Evidentemente non eri affatto morta, eri piuttosto… in uno stato di coma, non saprei dirlo.  
Tua madre si ammalò e morì pochi mesi dopo.-
 
Candy sembrava annientata da quelle rivelazioni inattese.
-Ascolta Candy.- intervenne Suor Maria –So che sei sconvolta, ma quest’uomo ti ha detto la verità. Il suo racconto coincide con le circostanze del tuo ritrovamento. Ci ha descritto per filo e per segno l’albero sotto il quale ti abbandonò e la cesta nella quale ti ritrovammo. Inoltre io e miss Pony abbiamo contattato il medico che ti fece nascere, sta in un paese non molto lontano dal nostro, e lui ha confermato tutto.-
John decise di dare l’affondo finale, quella ragazza doveva convincersi.
-Ascoltami Candy, quando il medico recise il cordone ombelicale, per sbaglio ti fece un piccolo taglio sulla pancia, all’altezza dell’ombelico. Dovresti avere ancora quella cicatrice.-
Muovendosi come un automa Candy si scoprì la pancia. La cicatrice c’era davvero.
 
Si voltò e fuggì in lacrime dall’appartamento, e Terence la seguì.
 
Riuscì a raggiungerla in fondo alle scale e l’abbracciò da dietro cingendole la vita con le mani.
-Va tutto bene Candy… va tutto bene amore mio…-
Si voltò verso di lui e lo baciò semplicemente sulle labbra.
Poi intravide i suoi cari, suo padre, suo zio e suo fratello in cima alla scala, anche loro in lacrime come lei.
Risalì la scala di corsa tendendo le braccia verso di loro.
 
FINE
 
 
   
 
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