Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: Stria93    29/09/2018    0 recensioni
Rumpelstiltskin aveva adagiato la ragazzina, ancora svenuta, sul suolo di pietra levigata della caverna, si era tolto il mantello e gliel'aveva steso sopra a mo' di coperta. Sospettava che si sarebbe ripresa nel giro di un'ora o due al massimo, così usò la magia per far apparire un piccolo fuocherello che illuminò la grotta e spanse un gradevole tepore al suo interno.
Infine, Rumpelstiltskin sedette con la schiena appoggiata alla parete di roccia e si mise ad attendere pazientemente il risveglio di Regina, riflettendo sull'estemporanea dimostrazione di magia che la bambina gli aveva inconsapevolmente offerto poco prima.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stormy

Ormai era diventata una prassi quasi quotidiana.
Sempre più spesso Rumpelstiltskin si posizionava davanti al grande specchio incorniciato d'argento e usava la magia per visualizzare Regina.
Attraverso quel sistema, l'aveva praticamente vista crescere. Per undici anni aveva spiato, all'insaputa di Cora, molti istanti delle sue giornate di bambina: l'aveva vista muovere i primi passi incerti, non senza qualche ruzzolone che le riempiva gli occhioni bruni di lacrime prima di lasciare il posto ad un'espressione fiera e determinata, come se quella di non finire lunga distesa sul pavimento fosse una serissima sfida personale; aveva assistito ai suoi iniziali maldestri tentativi di montare Ronzinante, il destriero che suo padre le aveva regalato per il settimo compleanno, per poi seguirla nell'evoluzione che l'aveva portata a diventare un'eccellente cavallerizza. Spesso era stato involontario (o forse non troppo) spettatore delle ramanzine che sua madre le riservava quando, a suo dire, la piccola non si comportava come si conveniva ad una futura nobildonna del suo rango; più di una volta erano volati anche brutti schiaffi che arrossavano le gote candide di Regina che, in quelle occasioni, si rifugiava nella propria camera oppure tra le braccia amorevoli del padre Henry.
Rumpelstiltskin non poteva evitare di stringere i pugni e digrignare i denti ogni volta che assisteva a questi spettacoli. Non gli piaceva affatto vedere la bimba trattata in quel modo orribile dalla sua madre senza cuore, in senso letterale, e spesso si era soffermato a chiedersi come sarebbero andate le cose se Cora non avesse preso quella drastica decisione e avesse tenuto fede all'accordo per il quale avrebbe dovuto dargli una figlia sua. Rumpelstiltskin si biasimava e si dava dello sciocco sentimentale ogni volta che la sua mente si posava su quelle assurde fantasie, ma in quegli anni non aveva potuto impedirsi di immaginare se stesso nei panni del padre di Regina. L'avrebbe amata come aveva amato Bae? E sarebbe stato in grado di scindere l'amore paterno e i sentimenti dai piani che aveva in mente per il suo futuro?
E in quei momenti si rispondeva che forse, dopotutto, era stato meglio così. Per lanciare il Sortilegio Oscuro, occorreva pagare un prezzo molto alto, ovvero rinunciare a ciò che più si amava. Sarebbe mai stato in grado di condannare la sua stessa figlia a quel crudele destino? Probabilmente no, e dunque, in fondo, era un bene che egli non fosse legato a Regina da un vincolo d'amore tanto potente come il legame padre-figlia.
Eppure si era sempre sentito afferrare da un intenso moto di tenerezza per quella bambina; fin dalla prima volta che aveva usato lo specchio magico e l'aveva vista dormire placidamente nella sua culla, quando non aveva più di qualche mese e non era lunga neanche la metà del suo braccio. In effetti, trovava molto piacevole osservarla durante il sonno; gli trasmetteva un gradevole senso di pace e al tempo stesso di fervente aspettativa per il ruolo imprescindibile che quell'innocente bimba addormentata avrebbe ricoperto nel suo disegno per ritrovare Baelfire.
Man mano che gli anni passavano e Regina cresceva, diventando sempre più bella, l'impazienza di Rumpelstiltskin aumentava allo stesso ritmo.
Ormai sintonizzare lo specchio sulla frequenza della sua vita per poter strappare qualche fugace visione frammentata non gli bastava più. Voleva conoscerla di persona.
Voleva guardarla dritta in quegli occhi scuri e intelligenti, sentire il suono della sua voce e stringere quelle mani che un giorno avrebbero stritolato il cuore della persona a lei più cara e compiuto, sotto la sua sapiente guida, molte altre azioni aberranti.
Ma ci sarebbe stato tutto il tempo di trasformare la piccola Regina nella donna dal cuore pieno di dolore e rabbia che avrebbe lanciato il Sortilegio Oscuro. Per il momento, Rumpelstitlskin si sarebbe accontentato di conoscerla nella sua genuina e ignara innocenza di undicenne, giusto per appagare la sua curiosità e avere la conferma che sì, la pedina più importante del suo piano era reale, in carne ed ossa.



E così, anche quel giorno di fine marzo, il Signore Oscuro prese posizione di fronte allo specchio e praticò l'incantesimo che gli consentiva di intrufolarsi da spettatore silenzioso nella vita di Regina.
Davanti ai suoi occhi apparvero le scuderie del maniero dei Mills; la ragazzina era intenta a strigliare la lucente criniera di Ronzinante e Rumpelstiltskin vide che accanto a lei era stata preparata una sella dall'aria pregiata e confortevole.
Era evidente che Regina si stesse preparando per una gita a cavallo, magari lungo uno dei sentieri che percorrevano la rigogliosa foresta che costeggiava la proprietà dei suoi genitori.
In quel momento, un'idea iniziò a solleticare la mente del folletto. E se si fosse casualmente fatto trovare proprio nel bel mezzo del percorso che Regina avrebbe seguito? Le avrebbe dato un'occhiata, magari si sarebbe travestito e l'avrebbe salutata, forse avrebbe perfino scambiato con lei qualche parola sul tempo o altre sciocchezze innocue... dopodiché se ne sarebbe tornato al suo castello, la sua curiosità sarebbe stata appagata e nessuno avrebbe saputo che lui e la bambina si erano incontrati, men che meno Cora.
Più i minuti passavano, più questo pensiero si faceva intrigante e, alla fine, Rumpelstiltskin decise di assecondarlo, così afferrò il suo mantello da viaggio e si smaterializzò in una nuvola di fumo violaceo per ricomparire quasi all'istante proprio al centro della foresta, a portata d'orecchio nel caso fosse sopraggiunto un cavallo al trotto nelle vicinanze.
Il Signore Oscuro si sistemò il cappuccio del mantello sul capo in modo da nascondere buona parte del suo volto bestiale, si appoggiò al tronco di un albero, incrociò le braccia e attese un segno qualunque della presenza della sua piccola cavallerizza.



Passò una buona mezz'ora, e di Regina non vi era ancora nessuna traccia. In compenso, il cielo si era fatto scuro e nubi minacciose sovrastavano le chiome degli alberi. Ogni tanto si udiva un sommesso brontolio di tuoni in lontananza.
Rumpelstiltskin iniziava a pensare che, visto il temporale imminente, Regina avesse cambiato idea e avesse deciso di rimanere a casa. Si ripromise di attendere ancora dieci minuti e se la bambina non si fosse fatta viva, allora se ne sarebbe tornato al Castello Oscuro e magari avrebbe tentato l'impresa un'altra volta.
Ma ecco che, poco dopo, la tempesta si abbatté con furia su tutta la foresta. Iniziò a piovere a dirotto e il bagliore dei lampi illuminava a giorno il sottobosco, accompagnato da un fragoroso concerto di tuoni.
Ormai era chiaro che quel giorno Regina non sarebbe passata di lì. Era inutile rimanere ad inzupparsi di pioggia e Rumpelstiltskin stava per smaterializzarsi quando, nel baccano del temporale, udì un grido poco distante. Un grido che avrebbe potuto essere quello di una ragazzina spaventata.
Il Signore Oscuro si diresse svelto verso il punto della foresta da cui si era levato quel suono e poco dopo la vide: Regina in groppa a un Ronzinante imbizzarrito che lottava disperatamente con le redini per mantenere il controllo dell'animale, chiaramente terrorizzato dalla tempesta.
Ma i suoi sforzi non ebbero successo perché il cavallo s'impennò improvvisamente sulle zampe posteriori e Regina venne sbalzata via dalla sella e cadde a terra con un gemito di dolore, mentre Ronzinante fuggiva al galoppo tra gli alberi.
Una frazione di secondo dopo, un fulmine si abbatté proprio sulla quercia che sovrastava Regina e un grosso ramo precipitò verso di lei, minacciando di travolgerla e schiacciarla sotto il suo peso.
Rumpelstiltskin stava già per compiere un incantesimo che neutralizzasse quel pericolo quando Regina sollevò le braccia verso l'alto e il grosso ramo si disintegrò in mille piccole schegge di legno che si sparpagliarono tutt'intorno. Subito dopo, la ragazzina crollò al suolo priva di sensi.
In un batter d'occhio, Rumpelstiltskin fu al suo fianco e si chinò su di lei per verificare le sue condizioni. Fortunatamente, non sembrava nulla di grave; aveva preso una brutta botta alla spalla nella caduta e forse si era slogata una caviglia, mentre la perdita di conoscenza era probabilmente dovuta allo spavento e allo sforzo di evocare la magia per distruggere quel ramo, perché di questo si trattava anche se il Signore Oscuro era certo che la bambina avesse solo agito d'istinto e non intendesse davvero praticare un incantesimo anzi, aveva il forte sospetto che Regina nemmeno sapesse di possedere poteri magici.
Ad ogni modo, il temporale non accennava ad arrestarsi o a diminuire d'intensità, anzi la pioggia aveva preso a scrosciare ancora più impetuosa. Non potevano restare lì, esposti a quelle intemperie. Regina aveva bisogno di cure e i suoi abiti erano già tutti zuppi d'acqua gelida.
Rumpelstiltskin la sollevò delicatamente tra le braccia e l'avvolse nel suo mantello che, grazie alla magia, si era mantenuto caldo e asciutto, dopodiché si diresse con passo sicuro verso un luogo in cui sapeva avrebbero potuto trovare riparo almeno fino a quando la tempesta non fosse cessata.



La grotta non era di grandi dimensioni. Si estendeva per pochi metri in profondità e larghezza ed era impossibile per un adulto ergersi in piedi al suo interno, cosicché si era costretti a rimanere seduti o con la schiena incurvata per non sbattere la testa contro il soffitto naturale di roccia.
Ma quell'ambiente angusto non veniva raggiunto né dalla pioggia né dal vento, che non avevano alcun modo di penetrare attraverso la stretta apertura.
Rumpelstiltskin aveva adagiato la ragazzina, ancora svenuta, sul suolo di pietra levigata della caverna, si era tolto il mantello e gliel'aveva steso sopra a mo' di coperta. Sospettava che si sarebbe ripresa nel giro di un'ora o due al massimo, così usò la magia per far apparire un piccolo fuocherello che illuminò la grotta e spanse un gradevole tepore al suo interno.
Infine, Rumpelstiltskin sedette con la schiena appoggiata alla parete di roccia e si mise ad attendere pazientemente il risveglio di Regina, riflettendo sull'estemporanea dimostrazione di magia che la bambina gli aveva inconsapevolmente offerto poco prima.
La violenza con cui quel grosso ramo era esploso era un chiaro segno di quanto potere scorresse nelle vene di quella bambina. Una simile potenza a quell'età non era affatto cosa di tutti i giorni. Certo, Regina non sapeva ancora controllarsi per piegare i suoi poteri magici alla propria volontà, ma quello sarebbe stato compito suo. Al momento opportuno, lui l'avrebbe guidata sulla strada che il destino aveva già tracciato per lei, e allora sarebbe diventata una delle streghe più potenti che fossero mai esistite. La più potente di tutta la Foresta Incantata.


Come Rumpelstiltskin aveva previsto, circa un'ora dopo il loro arrivo nella grotta, Regina si mosse piano sotto il mantello e aprì lentamente gli occhi, portandosi una mano alla testa con un mugolio sommesso. Si sentiva confusa e frastornata, inoltre avvertiva un dolore sordo in tutto il corpo, come se fosse stata percossa da decine di bastoni.
Si puntellò faticosamente sui gomiti e dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima che la testa smettesse di girarle e riuscisse a mettere a fuoco ciò che la circondava.
Si guardò intorno meravigliata, ignara di come fosse arrivata in quella caverna dall'atmosfera tutto sommato resa quasi accogliente e intima grazie al bel fuoco che ardeva accanto a lei e che, chissà come, non sprigionava fumo. Dalla piccola fessura nella roccia che costituiva l'entrata della grotta poteva scorgere una piccola lama di luce rossastra e udire i suoni della foresta. Doveva essere già tardo pomeriggio.
A un tratto ricordò ogni cosa: la tempesta improvvisa che l'aveva sorpresa durante la cavalcata, Ronzinante che la disarcionava, la caduta, il fulmine, il ramo che stava quasi per travolgerla... evidentemente doveva aver perso i sensi perché da quel momento in poi la sua memoria era un buco nero. Ma qualcuno doveva averla aiutata... magari un guardiacaccia che passava per quel sentiero e l'aveva portata in quel rifugio di pietra nel ventre della terra, o forse un nano... si diceva che conoscessero ogni spelonca e ogni caverna del regno grazie al loro lavoro di minatori.
Lo sguardo le cadde allora sul mantello che l'avvolgeva come una coperta. Lo tastò e lo accarezzò delicatamente con le mani. Era soffice al tatto e straordinariamente caldo. Non era suo quindi doveva appartenere alla persona che l'aveva soccorsa e, a giudicare dalla misura, l'ipotesi che si trattasse di un nano era assolutamente da scartare.
Proprio in quel momento, dal taglio nella parete di roccia spuntò uno strano uomo che le sorrise: - Ah, finalmente ti sei svegliata, dearie. -
Lo sconosciuto si scostò una ciocca di capelli ondulati dal volto e Regina si sentì gelare quando vide la pelle verdastra e squamosa che luccicava sinistramente alla luce delle fiamme, per non parlare degli occhi ferini e spiritati che assomigliavano più a quelli di un rettile che di un essere umano, le sue mani poi erano dotate di lunghi artigli neri dall'aria sudicia.
La ragazzina fece per balzare in piedi e tentare di fuggire ma un dolore lancinante alla caviglia destra le mozzò il fiato e lei cadde di nuovo a terra con una smorfia e un gemito.
L'uomo le s'inginocchiò accanto e la trattenne gentilmente per le spalle per impedirle di riprovare a mettersi in piedi. - Non muoverti, dearie. Hai la caviglia slogata, devo sistemartela prima che tu possa alzarti. -
Rumpelstiltskin notò l'espressione impaurita e sgomenta di Regina, allora addolcì il tono della voce e cercò di tranquillizzarla: - Non devi aver paura di me. Non voglio farti del male, al contrario. -
La bambina parve leggermente più calma, anche se ancora diffidente nei confronti del suo inquietante salvatore.
- Allora... siete stato voi a portarmi qui? -
Lui annuì. - Ti ho vista cadere da cavallo. Eri a terra, completamente priva di conoscenza. Pioveva a dirotto e così ti ho presa in braccio e portata in questa grotta. Ma ora lasciami dare un'occhiata a quella caviglia. -
Ancora un po' riluttante, Regina si tolse lo stivale da cavallerizza serrando i denti per la fitta di dolore che avvertì a quel gesto, poi si scostò un poco per lasciare che l'uomo misterioso le esaminasse il piede, sgradevolmente gonfio e livido.
Rumpelstiltskin pose delicatamente una mano sul punto nevralgico e Regina avvertì immediatamente una piacevolissima sensazione di frescura. Strabuzzò gli occhi quando si accorse che le dita dello sconosciuto brillavano di un bagliore violaceo ma non si ritrasse; aveva l'inspiegabile certezza che chiunque egli fosse, non avesse nessuna intenzione malvagia nei suoi confronti.
Dopo pochi secondi, Rumpelstiltskin ritirò la mano e Regina scoprì con sorpresa che il dolore era scomparso e la caviglia era tornata perfettamente sana.
- Ma... come avete fatto? -
Lui sogghignò: - Non è ovvio, dearie? Ho usato la magia. -
- Magia? Allora siete un mago o uno stregone? - domandò la ragazzina, la voce venata di nuovo di una nota diffidente e sospettosa.
- Sì, una specie... diciamo. Anzi, permettimi di presentarmi: io sono Rumpelstiltskin, al tuo servizio. -
Non potendo alzarsi in piedi a causa del soffitto basso, il folletto si proferì in una sorta di mezzo inchino. Sulle labbra di Regina si dipinse un sorriso: - Io sono Regina. Regina Mills. È un vero piacere, signore. -
Così dicendo, gli tese il braccio con grazia così come aveva visto fare a sua madre Cora ogni volta che un gentiluomo si presentava al suo cospetto.
Rumpelstiltskin rimase interdetto per un attimo, poi avvolse la manina di lei nelle sue e vi depositò un lievissimo e rapidissimo bacio sul dorso.
- Sapete, - proseguì la ragazzina, che ora sembrava molto più a suo agio, - anche mia madre sa usare la magia, ma a me non piace per niente quando lo fa. Finisce sempre per fare del male agli altri... o a me. -
Una cortina di amarezza calò dietro gli occhi color nocciola di Regina, scurendoli fin quasi a farli diventare due pozzi neri.
Rumpelstiltskin annuì, comprensivo. - Sì, conosco tua madre, dearie. -
Lei lo fissò, stupita. - Davvero? -
Il folletto si strinse nelle spalle. - Be', l'ho conosciuta tanto tempo fa ma ora sono anni che non la vedo. Ad ogni modo, so che è una donna... complicata. Non dev'essere facile per te vivere con una madre come lei. -
Regina fece un cenno di assenso e abbassò lo sguardo, mesta. - In effetti, a volte vorrei solo che se ne andasse e non tornasse mai più. Vorrei che lasciasse da soli me e papà. Con lui è diverso, lui mi capisce ed è sempre gentile. Non si arrabbia mai... la mamma invece... -
Rumpelstiltskin non aveva bisogno di udire il resto della frase per capire ciò che Regina stava pensando. Aveva assistito fin troppe volte alle sfuriate di Cora nei confronti della figlia e provò un moto di compassione per la bambina che gli sedeva accanto e scrutava il fuoco con espressione triste.
- Credimi, dearie. Per quanto tua madre possa essere un tipo... difficile, non c'è niente di peggio di un genitore che scelga di abbandonare il proprio figlio. Sono sicuro che non pensi sul serio quello che hai detto. -
Regina arricciò le labbra, un gesto che aveva ereditato da sua madre e che Rumpelstiltskin aveva avuto modo di osservare molte volte quando ancora i suoi rapporti con Cora erano... intimi.
- Ad ogni modo, - disse il folletto, per distogliere la mente da quei ricordi, - poco prima che ti svegliassi ero uscito dalla grotta per accertarmi che avesse smesso di piovere e ho trovato una cosa che credo possa interessarti. Vuoi venire a dare un'occhiata? -
Incuriosita, Regina annuì e si alzò con cautela, testando le condizioni della propria caviglia e constatando con piacere che quella reggeva perfettamente il suo peso senza causarle neanche il minimo fastidio.
Rumpelstiltskin se ne accorse e ghignò di nuovo: - Avevi dei dubbi riguardo al mio incantesimo di guarigione, dearie? Potrei quasi ritenermi offeso, sai. -
Regina arrossì vistosamente: - Oh, no! Certo che no! Volevo solo... essere sicura di riuscire a reggermi in piedi. -
Il Signore Oscuro condusse la bambina fuori dalla grotta e il viso di lei s'illuminò di gioia quando si accorse che il suo cavallo era legato ad un albero lì vicino e brucava l'erba in tutta tranquillità.
- Ronzinante! - gridò, correndogli incontro e accarezzandogli la criniera, ancora umida e pesante di pioggia. - Stai bene? Sei ferito? - chiese, studiando l'aspetto dell'animale in cerca di eventuali graffi o segni di lesioni.
- Non preoccuparti, dearie. Si è solo preso un bello spavento, come te, del resto. L'ho trovato che vagava qui intorno e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere rivederlo. -
Regina si voltò verso di lui con un sorriso radioso, poi gli corse incontro e gli saltò al collo. - Grazie! Grazie! -
Rumpelstiltskin rimase impietrito, tutti i sensi del suo corpo acuiti e all'erta come se fosse stato appena attaccato da una belva feroce anziché abbracciato da una felicissima e riconoscentissima bambina di undici anni.
Quando Regina mollò la presa senza smettere di sorridergli, il folletto si lisciò la giacca di pelle di drago con fare impacciato. - Ehm... bene, direi che è ora che tu torni verso casa, dearie. I tuoi genitori saranno preoccupati. -
Lei arricciò di nuovo le labbra, come se la prospettiva di tornare a casa fosse meno allettante rispetto a quella di rimanere nel bosco con quell'eccentrico sconosciuto dall'aspetto di rettile, ma poi pensò a suo padre Henry e a quanto si sarebbe allarmato non vedendola rientrare prima di sera e decise di fare come Rumpelstiltskin le aveva suggerito. Slegò Ronzinante che la seguì docilmente e s'incamminò lungo il sentiero.
Il Signore Oscuro l'affiancò e rimase con lei fino a quando non furono in vista della magione dei Mills. Regina continuò a chiacchierare allegramente per tutto il tragitto; parlò della sua vita, di suo padre, raccontò della sua passione per i cavalli, e del figlio dello stalliere con cui ogni tanto si metteva a chiacchierare quando sua madre non era a portata di sguardo. Naturalmente Rumpelstiltskin era già al corrente di tutto grazie ai suoi metodi di spionaggio non proprio ortodossi, ma gli fece comunque piacere ascoltare il suono della voce vispa della bambina.
Quando raggiunsero il limitare della foresta, Rumpelstiltskin si fermò. - Temo che le nostre strade si dividano qui, dearie. -
Lei gli rivolse uno sguardo deluso. - Ma come? Non volete venire almeno a prendere un tè? Voi mi avete salvato la vita e i miei genitori vorranno di certo ringraziarvi di persona, e poi avete detto che non vedete mia madre da tanto tempo. Sono certa che le farà piacere una vostra visita! -
Rumpelstiltskin scoppiò in una risata del tutto priva di gioia. - Ho dei forti dubbi in proposito, piccola! -
Allora Regina gli prese le mani e lo guardò con espressione supplichevole. - Per favore. Per favore, Rumpelstiltskin, fermatevi solo per un attimo. -
Lui si sorprese a sorridere di fronte a quella bonaria ruffianeria che è propria dei bambini che cercano disperatamente di ottenere qualcosa dagli adulti ma scosse la testa con decisione. - Mi dispiace tanto, Regina, ma non credo che sarei il benvenuto e comunque devo tornare al mio castello, ho molto lavoro da fare. -
La bambina si arrese e annuì, mogia.
- Oh, quasi dimenticavo! - esclamò il folletto e, così dicendo, infilò una mano nel piccolo tascapane che portava legato alla cintura e ne estrasse una fialetta contente un fluido trasparente che porse alla ragazzina.
- Questa è una pozione anti-raffreddore. Sei rimasta sotto la pioggia e al freddo per un bel po' e rischi che ti venga la febbre. Bevi questa e starai benissimo. Non farai neanche uno starnuto. -
Le strizzò l'occhio e lasciò che Regina studiasse il liquido con occhio curioso.
- Ti conviene berla subito, dearie. Altrimenti potrebbe non fare effetto. -
Rumpelstiltskin le diede le spalle e fece per inoltrarsi nuovamente nel folto della vegetazione.
- Aspettate! -
Il folletto si voltò di nuovo verso la bambina, che si morse il labbro e si dondolò un pochino sui piedi, incerta se pronunciare a voce alta la domanda che la tormentava. Alla fine optò per il sì: - Vi rivedrò un giorno? -
Rumpelstiltskin sorrise di nuovo, con l'aria furba di chi la sapeva lunga. - Oh, sì, dearie. Mi rivedrai molto presto. -
Anche se non ti ricorderai di me.


Il Signore Oscuro si appostò nell'ombra di un cespuglio e si assicurò che Regina sorbisse la pozione fino all'ultima goccia. Naturalmente non si trattava affatto di una cura preventiva per il raffreddore, ma di un potente filtro dell'oblio che il folletto teneva sempre con sé, per ogni evenienza.
Osservò la ragazzina guardarsi intorno con aria spaesata per qualche istante, per poi salire in sella a Ronzinante e partire al trotto in direzione della grande casa, canticchiando spensieratamente tra sé.
Aveva funzionato.
Cora non avrebbe mai saputo della sua piccola visita a Regina e i fatti di quel giorno sarebbero rimasti un segreto di cui lui sarebbe stato l'unico custode.
Quell'incontro clandestino si era rivelato molto più utile di quanto il folletto si sarebbe aspettato; oltre ad essersi sincerato delle enormi potenzialità magiche di Regina, si era anche reso conto del pericolosissimo sentiero che egli aveva ingenuamente intrapreso ormai da tempo e, ora che finalmente ne aveva preso coscienza, sarebbe tornato sui propri passi, sulla retta via.


Una volta tornato al Castello Oscuro, Rumpelstiltskin non ebbe dubbi sul da farsi. Afferrò una lancia strappandola a una delle armature che ornavano le pareti della sala dell'arcolaio e, con una calma glaciale a dispetto del gesto che stava per compiere, distrusse tutti gli specchi che possedeva, mandandoli in frantumi uno ad uno e provocando un clangore che fece volare via un paio di spaventatissimi corvi che si erano appollaiati sul davanzale della finestra.
Alla fine di quella drastica opera di distruzione, il Signore Oscuro si ritrovò ansante al centro della stanza, circondato da frammenti di specchio di ogni forma e dimensione nei quali il mondo si rifletteva in tanti brandelli distorti.
Gettò a terra la lancia e si lasciò cadere su una poltrona accanto al camino, massaggiandosi le tempie e maledicendosi per essere stato così stupido da cadere nella solita vecchia trappola dei sentimenti e delle emozioni.
Quel giorno, mentre si prendeva cura di Regina nella grotta e la osservava dormire avvolta nel suo mantello, qualcosa si era risvegliato prepotentemente in lui; un mostro silente ma caparbio contro cui aveva lottato per anni e che pensava di aver finalmente sconfitto: la sua umanità.
Si era crogiolato troppo a lungo nelle infinite ore che, negli ultimi undici anni, aveva trascorso seguendo la crescita di Regina, e poco importava che continuasse a ripetersi che il motivo di quella sua ossessione fosse esclusivamente legato alla parte che ella avrebbe avuto nel suo piano per ritrovare Bae. Senza neanche rendersene conto, era arrivato al punto di non considerarla più una mera pedina della sua scacchiera ma una persona, una persona a cui, suo malgrado, aveva finito per affezionarsi. Ne aveva avuto conferma proprio quel giorno, quando il sorriso della bambina gli aveva sciolto un po' del ghiaccio in cui il suo cuore era intrappolato da molto tempo e il suo abbraccio così sincero, così spoglio da ogni secondo fine o interesse gli aveva provocato un brivido caldo e piacevole lungo la schiena.
Non poteva permettersi un altro momento di debolezza come quello, mai più. Era troppo pericoloso per la missione in cui si era impegnato solennemente la fatidica notte in cui lui e Baelfire erano stati separati; aveva giurato a se stesso che non si sarebbe dedicato a nient'altro e non avrebbe amato nessun altro fino a quando lui e suo figlio non fossero stati di nuovo insieme.
L'affetto che si era insediato nel suo animo per Regina avrebbe potuto mettere a rischio tutto ciò per cui aveva lavorato duramente tutti quegli anni.
Ma aveva imparato la lezione: non avrebbe mai più cercato di intrufolarsi nella vita della ragazzina lasciando che il veleno infido dei sentimenti attecchisse nel suo cuore, inoltre avrebbe rispettato il suo piano originario, ovvero aspettare che Regina crescesse per iniziare a farle da maestro e a trasformarla nella donna rancorosa e vendicativa che avrebbe lanciato il suo Sortilegio Oscuro.
Doveva riconoscere che, almeno su una cosa, Cora aveva proprio ragione: l'amore era una debolezza... che lui non poteva permettersi.





Da Stria93: Hello, dearies!
Eccomi con una nuova storia sul legame tra Regina e Rumpel. Ho sempre amato il loro rapporto di amore-odio e mi sono sciolta come un gelato sotto il solleone quando, nella 7x22, Regina bacia Rumpel sulla fronte, gli dice addio e lo ringrazia per la sua ultima lezione. :'(
Avrei tanto voluto vedere qualcosa in più del loro passato comune nella FTL, ma dato che gli autori non ci hanno accontentati ho dovuto provvedere da sola e quindi ecco a voi questa shot forse un po' troppo fluffosa, ma tant'è...
Mi auguro davvero che vi sia piaciuta e grazie a tutti i lettori che spenderanno qualche minuto per questo mio ennesimo trip mentale.
A presto!

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stria93