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Autore: DreamFyre    29/09/2018    0 recensioni
Gli umani erano di una cattiveria inenarrabile. Sottraevano alla natura più di quanto occorresse loro per sopravvivere, erano selvaggi senza rispetto che uccidevano senza pietà pesci, balene, delfini, squali e quant'altro, credendosi i padroni indiscussi del mondo.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Gli umani erano di una cattiveria inenarrabile. Sottraevano alla natura più di quanto occorresse loro per sopravvivere, erano selvaggi senza rispetto che uccidevano senza pietà pesci, balene, delfini, squali e quant'altro, credendosi i padroni indiscussi del mondo. Una delle primissime baleniere di quel periodo aveva appena cessato un intenso mese di caccia a quelle povere bestie. Il ponte era pieno di carcasse di balene e nell'aria c'era un puzzo insostenebile, dovuto al fatto che gli umani evisceravano gli animali per estarne il rinomato grasso di balena, che sarebbe stato usato ancora fino ad oltre la metà del secolo successivo. La nave era talmente stracolma di carcasse che faceva perfino fatica ad avanzare sull'acqua, ma l'avidità umana non era qualcosa di contenibile. Era immensa. E la puzza era qualcosa di insostenibile. L'uomo sistemato sulla sommità del nido del corvo aveva il compito di segnalare tutto ciò che vedeva direttamente a chi manovrava il timone, fosse esso il capitano o il secondo in comando. La sua posizione era la più alta in assoluto, e vedeva più di chiunque altro, ma era uno spazio scomodissimo e angusto. Non mancava molto, quella sera, prima che arrivassero sulle coste di Nantucket per poter finalmente scaricare quelle puzzolenti carcasse di balena. L'uomo però vide qualcosa che si muoveva sotto il pelo dell'acqua scura come la notte, e non erano mulinelli né tantomeno giovani esemplari di capodogli. Segnalò la cosa al capitano in modo non chiarissimo, perché in gran segreto si era decisamente sbronzato per festeggiare la fortuita caccia che avrebbe fruttato loro un bel pò di quattrini. Il capitano e il secondo in comando rimasero perplessi e mandarono alcuni dell'equipaggio ad andare a vedere a prua, ma essi dissero di non aver visto niente gridando a gran voce, facendo il baccano che solo l'uomo può fare. Stavano per lanciare all'uomo appostato sul nido del corvo una marea d'insulti, quando udirono un canto soave, benché lontano e remoto. Voltandosi, videro tutti con enorme stupore una bellissima creatura dal busto di donna e la coda brillante di pesce, aggrappata con una mano alla cima che reggeva l'ultima vela, la randa. Era completamente bagnata come se fosse appena uscita dal mare e il suo busto di donna era totalmente nudo. Alcuni uomini gridarono, altri si fecero il segno della croce e altri ancora rimasero completamente immobili, terrorizzati o forse incantati da quella bellezza demoniaca. Un marinaio tentò di prendere un arpione e d'infilzare la sirena ma un giovane mozzo, mosso da una rabbia inspiegabile, buttò l'altro sul legno umido del ponte con un vigoroso pugno. La cosa era alquanto strana, perché fino a poco tempo prima i due erano sempre stati grandissimi amici e confidenti. Dopodiché, il giovane si rivolse alla sirena con un sorriso perfettamente ebete. » "Stavi cantando tu?" Sì. Ti piaceva come cantavo? « L'altro annuì, povero fesso citrullo completamente annebbiato dalla bellezza di Darya. Qualcuno tentò di trattenere il giovane, urlandogli che quella era un demone e che non doveva assolutamente parlarci, ma lui non li ascoltò, non ascoltò nessuno che non fosse quella bellissima donna dagli occhi verdi. Le sorrise con lo sguardo che brillava, come se stesse guardando la cosa più bella del mondo. » "Ti prego, canta ancora per me." « La sirena allora iniziò a cantare con una voce indescrivibilmente bella e soave, potente ma gentile al tempo stesso. E se la sua voce non bastò ad irretire la mente di tutti gli uomini, ci pensarono le altre sirene che poco a poco emersero dai flutti, aggrappate tutte quante alle cime che sostenevano le vele. Cantarono tutte insieme, e un incantesimo così potente non può essere ignorato da nessuno che possa ascoltare qualcosa. Non occorreva avere gusti verso le donne, il canto in sé era qualcosa che irretiva pressocché chiunque. Era magico, forte, pacato come una ninna nanna e possente come lo splendore della prima alba del mondo. Legava la mente e la volontà con lacci più resistenti e robusti del cuoio, o nel nerbo di un bovino. Ligeia era incinta per la seconda volta in quel periodo, ma la curva del ventre celante la nuova vita marina si notava ancora poco. Si avvicinò al capitano che flebilmente teneva ancora le mani sul timone non appena la sua coda d'oro divenne un paio di gambe. » "Lasciate che vi sveli un segreto." « Si chinò su di lui e gli prese il volto tra le mani, e non appena l'umano la guardò negli occhi sussultò e le sue mani lasciarono andare il timone condannando la nave ad andare alla deriva. » "... voi state per morire, tutti quanti." « Egli però non reagì in nessun modo alla notizia, troppo assuefatto dal canto delle sorelle di lei per ragionare in modo lucido, e completamente stregato la guardò in volto, mentre le carezzava i fianchi d'ebano e il seno scuro. Balbettò, quasi farneticante. » "Ma sì, ma sì, che m'importa di morire? Senza di voi tornerei a casa, alla mia vita miserabile, alla mia moglie brutta e sdentata. Trascinatemi in mare, voglio stare con tutte voi!" « In quel momento la nave sbatté prepotentemente a dritta contro uno scoglio, e lo schianto del legno che s'infrangeva contro le rocce fu possente. Qualche marinaio cadde sul ponte o fuoribordo, ma nessuna sirena sussultò o si smosse di un millimetro. Ligeia alzò lo sguardo su Darya, constatando che lei aveva già banchettato con la carne viva. Difatti aveva stretto il giovane mozzo a sé e gli stava divorando la carne del collo strappandola con le sue lunghe zanne, e quello non emetteva un singolo lamento, se ne stava fermo lì a farsi mangiare vivo. La bocca della sirena era completamente sporca di sangue, lo era fin quasi alle guance. Ci fu un altro gran fracasso, l'albero maestro si spezzò e cadde sul ponte sfondando il legno che lo componeva. L'uomo appostato sul nido del corvo era caduto ed era morto nell'impatto, e alcune sirene portarono in acqua il suo cadavere ancora caldo per mangiarselo. In tutto ciò le marine cantavano ancora e il loro canto si era fatto possente come non mai, accorato e disperato. La morte ormai era su tutti i membri dell'equipaggio. Smisero di cantare solo quando stare sulla nave diventò troppo pericoloso, e il fragore delle onde e del legno rotto copriva ogni cosa. Ogni sirena si portò sott'acqua un umano da divorare, ma quando videro sprofondare le carcasse delle balene pescate negli abissi si fecero cogliere dalla tristezza per qualche momento. Loro erano innocenti, non avevano fatto nulla di male, perché le avevano massacrate? Questo dimostrava solamente che gli umani si meritavano quel destino crudele. Darya nuotava tenendo tra le fauci un braccio del mozzo, che si era staccato a causa di un potente morso di lei. Lo spolpò con gusto, strappando la carne dalle ossa. La nave colò a picco, fracassata in più punti, con pezzi di legno, cime e vele che galleggiavano da tutte le parti. »
   
 
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