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Autore: DreamFyre    29/09/2018    0 recensioni
La sirena aveva sentito le grida di quelle creature innocenti ed era accorsa con uno sbattere frenetico di pinna, e col suo pugnale ricavato da spesse conchiglie si era messa a tagliare la rete per tentare di liberarli tutti.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Era una notte come tante e Galene aveva seguito una nave che aveva colmato le proprie reti di pesci. La sirena aveva sentito le grida di quelle creature innocenti ed era accorsa con uno sbattere frenetico di pinna, e col suo pugnale ricavato da spesse conchiglie si era messa a tagliare la rete per tentare di liberarli tutti. Ne liberò tanti da morte certa ancor prima che quegli umani spregevoli iniziassero a tirar su le reti, e nella sua intensa attività non si accorse di aver incastrato le squame della coda in modo pericolosissimo e letale. Lo capì solo quando ormai la rete venne tirata su e lei tentò di liberarsi in tutti i modi, urlando e strattonando disperatamente fino a ferirsi. Ma non ci fu nulla da fare. L'aria gelida della notte le colpì tutto il corpo stordendola come uno schiaffo, e lei iniziò a tremare dal freddo oltre che dalla paura. Galene finì distesa sul ponte umido e puzzolente della nave, e si volse da sotto la massa di reti che la avvolgeva per cercare di capire con quanti umani avesse a che fare. Sentì numerosi sussulti e con sua enorme sorpresa vide che le reti erano state tirate su da giovani mozzi, ragazzi che non avevano nemmeno diciotto anni secondo il calcolo del tempo umano. Ragazzi che, se avessero raccontato al sottufficiale o al capitano di aver pescato una sirena, sarebbero stati presi per pazzi. La marina si strinse nella coda rosso vermiglia, mentre i giovani umani tiravano via le reti increduli e sconcertati da ciò che i loro occhi stavano vedendo. Erano sbalorditi, ciò che fino ad un momento prima per loro era solo leggenda adesso era lì, palese, davanti a loro. Galene si fece piccola piccola premendo la schiena contro la balaustra della nave, certa che da un momento all'altro l'avrebbero eviscerata come un pesce. E invece i secondi passarono, e nessuno si mosse. La sirena osò alzare lo sguardo color del cielo estivo su di loro, sentendo le goccioline d'acqua di mare scorrerle giù per la pelle e per le squame. Li vide tutti incantati dalla sua bellezza, ed erano quasi una dozzina di ragazzi. Galene si mosse molto, molto lentamente, e con molta più lentezza di prima tentò di liberarsi le squame incastrate. Stavolta ci riuscì, e guardandosi per un attimo vide che le era uscito un pò di sangue blu, ma era un dolore più che sopportabile. Nessuno lì sembrava volerle fare del male, forse perché non erano malvagi o forse perché semplicemente il suo fascino li aveva stregati tutti quanti. Finalmente uno di loro sembrò volersi avvicinare a lei, abbassandosi e allungando una mano nella sua direzione. Un ragazzino imberbe ma con un fisico di tutto rispetto. » "Mi capisci?" « Galene si ritrovò ad annuire senza sapere il perché. Per quale ragione avrebbe dovuto interagire con loro? Erano dei mostri, degli assassini, dei farabutti. Alzò le mani e, molto lentamente, si aggrappò alla balaustra sedendosi sul bordo. La sua coda non si era ancora trasformata in un paio di gambe, ma l'avrebbe fatto di certo se avesse continuato a stare in superficie. » "Sei bellissima... stai tranquilla, qui nessuno ti farà del male." « Sentì che le diceva il giovane marinaio, e guardandolo negli occhi capì che era sincero. Nessuno di quei mozzi le avrebbe fatto del male, Galene credeva nella loro buona fede. Ma non credeva nella buona fede di chi comandava la nave, e non poteva stare lì ancora per molto. Un vecchio capitano non avrebbe esitato a venderla al miglior offerente pur di guadagnare, questo perfino Galene riusciva a comprenderlo. Si guardò alle spalle e vide il vuoto, il buio della notte che si confondeva con il mare corvino. E quando i giovani mozzi capirono le sue intenzioni ormai era troppo tardi. La marina si gettò all'indietro dalla balaustra e dopo una caduta che le sembrò interminabile, si tuffò di testa nel suo ambiente naturale. Senza guardarsi indietro o rialzare la testa in superficie nuotò via, lontano da lì, verso la sua vita libera di sirena. Scomparve negli abissi, così in profondità che la sua coda rosso rubino non rifletteva alcuna luce, e nessuno di quei giovani marinai la vide mai più.»
   
 
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