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Autore: CryBaby_    30/09/2018    1 recensioni
In questi manoscritti come avrete capito narrerò ciò che è accaduto prima, durante e dopo lo scontro più devastante di tutti i tempi, il terzo conflitto di Tolemac. Non sarà illustrata in modo oggettivo e in terza persona ma attraverso il punto di vista del personaggio chiave di tutto l'evento. Solo quando sarà necessario ci sarà quello di tutti gli altri soggetti principali. I vari cambi di visuale renderà il racconto più completo e pulito possibile cosicché possiate sapere come sono andate realmente le cose anche se lui non avrebbe voluto.
Riuscirete a capire in questo modo chi era dalla parte dei buoni e chi no? Ne dubito, anche se neanche io ho una risposta corretta a questo quesito.
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2
Il primo incontro


Molteplici sono i richiami di mia mamma per svegliarmi e avvertirmi dell’arrivo di Dom però li ignoro tutti quanti. Finalmente, dopo un anno, ero riuscito a dormire per più ore consecutive, sicuramente avrei continuato se solo non avessi proposto questa dannata uscita. Sapendo che l’amico di mio nonno avrebbe placato la rabbia di mamma scaturita dalla mia abitudine di essere perennemente in ritardo, me la prendo comoda. Una volta finito, scendo al pian terreno e, facendo finta di niente, io e Dominic ci dirigiamo verso la sua auto sportiva. Quando saliamo, mentre metto la cintura, inizia a parlarmi compiaciuto del suo gioiellino, un’auto sportiva verde acqua, aspettandosi che anche io fossi un patito delle automobili. Accorgendosi del buco nell’acqua, passa alle classiche domande di rito per rompere il ghiaccio durante il viaggio. Ci raccontiamo del più e del meno, lui del suo lavoro mentre io del mio percorso scolastico e di quello che mi è successo ultimamente. Mi narra dei suoi viaggi in giro per il mondo, delle persone che ha incontrato e del dolore che porta ancora nel cuore per la morte di mio nonno. Durante la mia infanzia non era così difficile parlarci, al contrario ora lo è grazie anche al periodo in cui siamo stato separati. L'unica cosa che abbiamo in comune adesso è solo questo, un vuoto causato da una morte. Dall’impianto stereo della macchina esce un vecchio pezzo di un cantautore di cui non ricordo il nome. Le sue parole si adagiano perfettamente sulla melodia della chitarra che sta suonando tanto da catturare la mia attenzione. Vedendomi rapito dal musicista Dominic decide di smettere di parlare anche perché, prima che potesse crearsi un silenzio imbarazzante, arriviamo a destinazione. Il luogo è un lago circondato da una fitta foresta, dove è anche possibile dormire con le tende oppure organizzare grigliate. Entrambi ci sediamo sulla stessa panchina di anni fa, che ha ancora delle mie vecchie incisioni. Per quanto una persona cerchi di andare avanti, si finisce sempre con l’azione di guardarsi indietro, per non dimenticare ciò che si è lasciato alle spalle. Ogni volta che prometto a me stesso che non sarei più tornato qui, la infrango senza però pentirmene.

«Ti pare il momento di perderti nei tuoi pensieri? Ora voglio vedere se sei forte come una volta, guarda cosa ho portato!» Esclama entusiasta tirando fuori da suo zaino una scacchiera portatile.

Grazie Dom.

***


«Scacco matto mister tinta»
«È-è-è impossibile, non c'è logica in tutto ciò!»
«Se vuoi posso darti un’altra rivincita.»
«No! Ti prego, basta! È impossibile che vinci sempre te!» Esclama affranto.

Finito di giocare si fa sera quindi prima di ripartire, come tutte le altre famiglie che non si sono premunite di tenda, ci mettiamo a mangiare.
Dal suo zaino estrae un panino imbottito per ciascuno e, soddisfatti della giornata divertente passata insieme come i vecchi tempi, ci mettiamo a guardare il lago calmo che riflette il sole calante. Se mi mettessi davanti a quello specchio d’acqua e lanciassi un sasso sembrerebbe quasi di poter beccare il Sole, sono tentato tuttavia rovinare tutto sarebbe orribile. Quando mi giro per vedere se anche Dominic si stesse godendo lo spettacolo, con la coda dell'occhio destro intravedo una figura alle mie spalle che, appena mi volto nella sua direzione, scompare immediatamente.

«Senti Law, c'è un motivo se ti ho portato qui», esclama Dominic.
«Forse perché te l'ho chiesto io?» Ribatto.
«Sì, ma te lo avrei chiesto comunque io perché credo sia il momento che tu sappia la verità. Prima che succeda qualcosa, vorrei che mi parli delle voci che hai sentito durante l'incidente, era la prima volta che le sentivi?»
«Dai smettila di scherzare, non mi piacciono questi giochetti» rispondo.

Prendo il cellulare dalla tasca e, prima che potessi leggere la nuova notifica che mi è arrivata, Dominic mi toglie prontamente il cellulare di mano. Non capendo il perché di questo gesto repentino lo inizio a guardare negli occhi scocciato, tuttavia la sua domanda, nuovamente, ha l'aria di essere più importante di quello che sembra.

«Law non sto scherzando, ti prego spiegami cosa ti dicevano»
«Mi davano dei consigli sconnessi per salvare il ragazzino, parlavano d'impugnare qualcosa e poi mi avevano persino definito patetico. È ovvio che fossi tu, non so come hai fatto ma sei stato veramente bravo.»

Il volto duro di Dom lentamente ricomincia a perdere colore e ad imperlarsi di piccole gocce di sudore. Quelle voci, non sono opera sua e non fanno neanche parte di un suo scherzo come pensavo. Le sue reazioni sono fin troppo realistiche, sebbene lui non c’entri è comunque al corrente di qualcosa che io non so. Se riguardasse altro potrei anche crederci ma stiamo parlando di frasi che suppongo siano di provenienza inconscia. Tutto questo mi sta mandando persino il cervello, tanto da farmi venire dubbi su quello che è successo ieri.

Possibile che sia tutto reale?

«Vecchio tutto bene? Devo chiamare un'ambulanza? Non dirmi che ci sei rimasto male che ti ho scoperto.»
«L-Law giurami che non stai scherzando.»
«V-vuoi che chiami qualcuno?»
«N-non è possibile, questa non è la sua guerra. Vi state sbagliando.» bisbiglia Dominic in continuazione abbassando lo sguardo.

Che sta succedendo? Sta avendo per caso una crisi?

«Dominic stai delirando, è meglio se vado a chiedere aiuto…» Spiego preoccupato.
« No, devo raccontarti una cosa. Non posso tenerti all'oscuro di tutto, malgrado quella promessa.»
«Smettila sembri uno psicopatico. Senti, facciamo così. Ho visto un chioschetto qui vicino, che ne dici se andassi a prenderti una bottiglia d'acqua fresca? Intanto tu respira e rilassati, torno subito.»
«Grazie», risponde sconsolato.

Meglio lasciarlo a schiarirsi le idee. Dovrebbe essere qui vicino, spero che per lo meno non sia chiuso.

***


Mi sono perso. Possibile? Eppure avevo in mente il percorso preciso da fare, è come se l'ambiente a me circostante fosse cambiato. Il cellulare non funziona neanche.
Non ti sei perso, hai solo ritrovato la tua vera strada.
Pensi di essere all'altezza? Di sacrificare te stesso pur d'impugnarla?
Incomincio a innervosirmi, questa storia è durata abbastanza.

Inizio a esaminare l’ambiente intorno a me minuziosamente insieme ai miei vestiti, la ricerca della strada del ritorno ora può aspettare. Non mi muoverò finché non avrò la certezza che quella stramaledetta voce ha una natura irrazionale. Malgrado il mio impegno non trovo nulla, l’ipotesi che io stia impazzendo può non essere una teoria. Continuare a pensarci seriamente non avrebbe portato a niente ora. Forse la ricerca ossessiva di una risposta, avrebbe solamente accelerato il processo che mi avrebbe poi portato a essere completamente uno squilibrato. Questa miscela di eventi mi sta chiaramente suggestionando e, la mancata conoscenza della mia posizione è la ciliegina sulla torta. Devo risolvere una questione per volta, il recuperare la calma è la priorità fra tutto, Dominic ha bisogno di me. Appena mi rimetto a trovare la via di ritorno, sento muoversi qualcosa tra i cespugli. Tranquillamente mi giro pensando che sia uno scoiattolo ma, quello che trovo davanti a me non è un animale. È una piccola ragazzina scalza e con i capelli arruffati, con delle foglie tra essi. Indossa un vestito semplice che le arriva alle ginocchia, la tonalità bianca, a dispetto del suo aspetto delle apparenze, è immacolato. I suoi lunghi capelli sono nero corvino con dei riflessi bluastri, mentre gli occhi sono azzurro chiaro, direi come il ghiaccio.

Cosa ci fa lei qui?

«Ehi scusa, potresti dirmi dove si trova l'inizio di questo bosco, oppure come ritornare al lago? Penso di essermi perso», dico ma invece di rispondermi, inaspettatamente decide di correre via.

Non si farà male a correre senza scarpe?
Bhe tanto vale seguirla, non posso lasciarla sola. Magari mi conduce all'uscita. Spero solo che questa situazione non venga fraintesa.

Oramai è da tempo che la seguo, anche se piccola corre molto velocemente, a volte la perdo persino di vista come se si teletrasportasse. Proprio quando incomincio a stufarmi di questo inseguimento la vedo intrufolarsi in una zona coperta dai rami di due pini e dei cespugli. Superata anche io quella barriera, mi trovo in un piccolo prato circondato da varie piante. Alcune di quelle, a primo sguardo credo che ci siano anche specie che non dovrebbero esserci nei boschi. La bambina, intanto che io ammiro il posto, si siede difronte un laghetto per accarezzare la superficie della sua acqua, ignorandomi.

«Finalmente ti sei fermata. Ti prego, potresti indicarmi la via per ritornare alla civiltà?»

Forse non parla la mia lingua...

«Do you speak English?»
«¿Hablas español?»
«Français?»
«Auch Deutsch?»
«日本の?»

Avendo sempre lo sguardo fisso verso l’acqua, è inutile provare a utilizzare il linguaggio dei segni. Sono inoltre convinto che non sia sorda. In questo modo sto perdendo solo tempo, però non dovrei lasciarla qui da sola. Proprio quando mi sto avvicinando a lei, per cercare di rassicurarla si alza in piedi e, subito dopo avermi mostrato i suoi occhi colmi di lacrime per una frazione di secondo, decide di buttarsi all’interno di quel bacino. Quella che pensavo essere poco più profonda di una pozza risulta essere l’esatto opposto. Conoscendo fin dall’inizio la presenza di questo luogo nascosto, potrebbe essere normale che si sia tuffata, magari non è la prima volta. Lentamente dall'acqua vedo emergere la sua manina e, quando sto per tirare un sospiro di sollievo vedendola riemerge, ritorna immediatamente all'interno dell’acqua seguita da un verso straziante.

Aiuterai qualsiasi persona che ne avrà bisogno?
Sta affogando?!
Paura? Come pensi di poterla utilizzare senza esitazione?

«Maledizione» sussurro.

Con un filino d'indecisione mi lancio anche io all'interno e cerco di nuotare il più veloce possibile. Appena intravedo la sua mano tesa verso di me, proprio quando sto per raggiungerla subentra il bisogno irrimandabile di respirare. Tutti gli anni in cui ho praticato nuoto e immersione, il cui scopo era allenare i miei polmoni sott’acqua, sono stati vani se fin da ora mi manca l’ossigeno.

Devi imparare a superare i tuoi limiti.
Non resisto.

Il più velocemente possibile mi faccio strada tra le varie alghe, non sarei riemerso senza di lei. Procedo spedito, ignorando il mio malessere, fino a quando sono costretto a fermarmi. La parte inferiore della mia gamba sinistra è stata avvolta da una pianta situata sulla parete adiacente. Provo due o tre volte a liberarmi agitando il piede, fallendo miseramente, così prendo le chiavi di casa che ho in tasca e, frettolosamente, le utilizzo per tagliare parte di quel groviglio. La mia forza non basta contro quel vegetale, come se avesse vita propria e il suo intento è proprio quello di bloccarmi. Quando sto per gettare la spugna, distendo in modo secco entrambe le gambe contro quella facciata e, miracolosamente, mi svincolo da quella trappola. Ricomincio a nuotare però, man mano che vado avanti, i miei movimenti rallentano e la mia vista gradualmente si annebbia. È la corrente che ora comanda il mio corpo e essa mi sta trasportando verso il fondo, dove finalmente suppongo potrò riposarmi.

Non ho più energie e sto persino per perdere i sensi. Mi spiace di non esserci riuscito.
Mi spiace di non essere riuscito a salvare almeno quella bambina.

 

***

 

   
 
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