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Autore: Abby_da_Edoras    30/09/2018    3 recensioni
Elijah e Tristan sono tornati a New Orleans, più uniti di prima, ma i problemi sembrano tornare subito a tormentarli, specialmente Tristan. Elijah, infatti, ha ancora delle questioni da risolvere, prima tra tutte quella di Antoinette, che aveva promesso di sposare... e questo non piace assolutamente al giovane Conte De Martel!
Dedico il mio finale di stagione ad Aliseia, che come me sta intessendo un mondo in cui Elijah e Tristan sono insieme per sempre e che mi ispira, mi incoraggia, mi motiva con le sue storie e con i suoi commenti; a Spensieratezza, che sta seguendo con tanto affetto le mie storie e mi regala sempre recensioni intense e partecipate, e a chiunque legga e ami queste mie ff.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono interamente a autori, registi, produttori e sceneggiatori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Je sais pas si je t'aime'
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Seconda parte

Elijah era in una gelateria di Mystic Falls con Hayley e Hope. Era partito quella mattina da New Orleans per trascorrere la giornata con loro e le aveva portate prima a mangiare una pizza e poi a prendere un gelato. Dopo quello che gli aveva raccontato Klaus riguardo l’aggressione subita da Hayley a opera dei vampiri puristi di Greta e la loro distruzione da parte di Hope, il vampiro Originale aveva voluto verificare con i suoi occhi che entrambe stessero bene e che non risentissero dell’episodio.

In realtà non avevano parlato di questo e avevano invece passato una giornata serena, discorrendo di cose più leggere come la scuola e le amicizie di Hope e il rapporto che Hayley stava stringendo con Declan. Ma era proprio quello che Elijah voleva: osservandole mentre parlavano della loro nuova vita a Mystic Falls, lui aveva potuto rendersi conto del fatto che non erano turbate da ciò che era avvenuto e che era stata solo una delle tante parentesi drammatiche della loro esistenza.

Ormai era passato, era finito tutto bene e sia Hayley sia Hope cercavano di andare avanti il più serenamente possibile.”

“Sai? Credo proprio che chi ci vede qui seduti insieme, felici e sereni, pensi che siamo una vera famiglia. Non pare anche a te, Elijah?” disse ad un certo punto Hayley, con un sorriso malizioso.

“Forse Declan non sarebbe d’accordo” insinuò Elijah, troncando sul nascere il tentativo di Hayley. “Io sono solo uno zio affezionato che è venuto a fare visita a sua nipote.”

“Oh, beh, Declan…” fece Hayley, subito imbronciata. “Era così, per dire. Comunque penso che potresti anche rimanere qualche giorno in più a Mystic Falls per passare più tempo con noi.”

Elijah esitò. Capiva che le motivazioni di Hayley non erano così innocenti come lei voleva far credere, ma anche a lui sarebbe piaciuta l’idea di restare qualche giorno in più insieme a Hope. Aveva fissato una stanza all’hotel per quella notte e avrebbe potuto benissimo prolungare la prenotazione per qualche altro giorno.

Poi, però, ripensò a quello che era successo quella mattina con Tristan, prima di andare in aeroporto per il suo volo.

Il giovane Conte non gli aveva quasi rivolto la parola, offeso a morte. Prima Antoinette e poi Hayley erano state troppo per lui. Non aveva fatto scenate, ma il suo silenzio e i suoi occhi colmi di delusione e di tristezza avevano detto abbastanza.

“No, domani tornerò a New Orleans” rispose Elijah, sentendo sempre più acuta la mancanza del giovane Conte. “Magari la prossima volta sarete tu e Hope a venire a far visita a me, Niklaus e le zie Freya e Rebekah, no?”

Hayley sbuffò. L’atmosfera serena della serata si era già incrinata ed Elijah iniziava a sentirsi a disagio. Il pensiero di Tristan lo distraeva sempre di più e pensava che sarebbe stato ben diverso se avesse potuto portare anche lui. Certo, Hayley non l’avrebbe mai accettato, eppure la cosa migliore sarebbe stata venire a Mystic Falls con Tristan, presentandolo a Hope come suo compagno e come una sorta di zio acquisito. Sì, sarebbe stato tutto diverso…

“Insomma, Elijah, non mi stai ascoltando, si può sapere a cosa pensi? O forse dovrei dire… a chi?”

La voce aspra di Hayley interruppe le riflessioni del vampiro Originale. La giovane donna si stava innervosendo sempre più e, di conseguenza, si rendeva sempre più sgradevole. Elijah si domandava come avesse potuto pensare, un tempo, di volerla al suo fianco per sempre. Non era stato realmente innamorato nemmeno di Antoinette, ma almeno con lei aveva trascorso dei mesi sereni, si era sentito a suo agio e conservava dei ricordi felici di quel periodo. Hayley, al contrario, finiva sempre per irritarlo…

Il primo impulso di Elijah sarebbe stato quello di alzarsi dal tavolino e piantare in asso la donna e non lo fece solo perché c’era anche Hope e non voleva deluderla. Però la serata era ormai guastata e Elijah non vedeva l’ora di tornare al suo albergo e restarsene in pace.

Hope propose una passeggiata fino alla sua scuola e Elijah accettò con gioia, mentre Hayley continuava a tenere il muso. La ragazzina riuscì a rasserenare lo zio parlando dei suoi amici, di quello che imparava, di cosa le sarebbe piaciuto fare da grande…  così l’atmosfera migliorò e, quando fu ora di rientrare in albergo, Elijah era più tranquillo e contento di aver fatto visita alla nipote.

Siccome il mattino successivo sarebbe partito presto, salutò Hayley e Hope prima di salire nella sua stanza. La nipote lo abbracciò.

“La prossima volta verrò io a New Orleans per incontrare papà e anche le zie che non vedo da tanto tempo!” disse.

“Ma certo, anche loro saranno molto felici di vederti. Chiamami appena hai qualche giorno di vacanza da scuola” rispose Elijah, ricambiando l’abbraccio.

Hayley, invece, era ancora offesa e lo salutò freddamente, ma il vampiro Originale non se ne curò. I suoi pensieri ormai erano ben lontani da quella ragazza arrogante e presuntuosa e non le avrebbe permesso di rovinare i momenti felici che aveva trascorso con Hope.

Erano ormai le nove e mezza quando Elijah si ritrovò da solo nella sua camera d’albergo. Era soddisfatto di aver trascorso la giornata con sua nipote, ma c’era qualcosa che continuava a disturbarlo.

Poteva essere l’atteggiamento di Hayley? La sua presunzione nel cercare di riconquistarlo, per poi mostrarsi fredda e sgarbata non appena aveva constatato l’inutilità del suo sciocco flirtare?

No, non era quello, però…

Un ricordo di quel mattino si affacciò alla sua mente: Tristan, deluso e indignato, che lo rimproverava per la sua ingenuità.

Sei davvero così candido come vuoi apparire, Elijah? Tu vuoi andare a trovare Hope e speri che la tua visita sia quella di uno zio e un amico, ma quella cagnetta infida approfitterà della tua presenza per sfoderare il suo presunto quanto inesistente fascino. Sei tu l’ingenuo che non lo capisce oppure… oppure in realtà anche tu hai voglia di vederla e sei compiaciuto all’idea di farti sedurre da lei?

Quel mattino, nella fretta di partire, non aveva dato tanto peso alle parole del giovane Conte e le aveva liquidate in modo brusco, ritenendole figlie della sua mai sopita gelosia per Hayley. Invece, quella sera, aveva dovuto ammettere che Tristan aveva ragione e che la donna si era comportata come un’amante respinta.

Tristan aveva sofferto, probabilmente si era tormentato per tutta la giornata e, magari, pensava perfino che avrebbe passato la notte con Hayley.

Il Conte De Martel non aveva detto altro, ma lo sguardo con cui lo aveva fulminato era stato molto eloquente. Nei suoi occhi prevaleva il dolore rispetto alla rabbia e anche qualcos’altro… la rassegnazione di chi ha ormai accettato di venire sempre per ultimo, di non essere amato e considerato.

Un brivido attraversò la schiena di Elijah: e se Tristan fosse partito di nuovo? Se avesse voluto punirlo ancora una volta con una fuga? Oppure se ne fosse semplicemente andato ritenendo che avesse scelto Hayley, come già aveva fatto in passato?

In un istante il vampiro Originale rivisse lo strazio, l’angoscia, il senso di vuoto e solitudine provati nel lunghissimo, interminabile anno e mezzo durante il quale aveva cercato Tristan per tutto il mondo, arrivando sempre troppo tardi, temendo di averlo perduto per sempre. E se fosse successo di nuovo?

No, no, stavolta non lo avrebbe permesso!

Fulmineo, preparò la sua valigia e, nel frattempo, fece due telefonate: una alla reception, per disdire la prenotazione della stanza per la notte, la seconda all’aeroporto per prenotare il primo volo in partenza per New Orleans. Ce n’era uno che partiva alle undici e Elijah comprò subito il biglietto. Avrebbe dovuto viaggiare per tutta la notte e sarebbe arrivato a New Orleans solo alle tre del mattino, ma non gli interessava. Non sarebbe riuscito a riposare in quella stanza, non avrebbe avuto pace finché non si fosse ritrovato a casa sua, da Tristan, finché non lo avesse stretto tra le braccia.

Nemmeno Tristan dormiva. Così come si era aspettato Elijah, aveva passato l’intera giornata ad arrovellarsi su ciò che stesse facendo il suo Sire con quella cagnetta e, venuta la sera, i pensieri si erano fatti ancora più dolorosi e tormentosi. La sua mente partoriva febbrilmente immagini di Hayley che si recava nella stanza di Elijah, che si spogliava, ovviamente con il suo solito fare da donnetta di malaffare e senza la minima eleganza e sensualità… che si infilava nel letto di Elijah.

Tristan non riusciva a scacciare quei pensieri. Aveva misurato le stanze del suo appartamento in lungo e in largo, camminando nervosamente per esorcizzare le immagini che lo straziavano, ma era stato tutto inutile. Ad un certo punto era perfino uscito da villa Mikaelson e si era diretto verso le rovine di Davilla Estate, sperando che un po’ di aria fresca e la vista del suo ex quartier generale potessero distrarlo. Aveva cercato di concentrarsi sui progetti che aveva in mente per la villa: l’avrebbe fatta ricostruire ancora più bella e lussuosa di prima, avrebbe contattato i migliori architetti e arredatori dello Stato. I giardini sarebbero rifioriti sotto l’abile tocco di giardinieri creativi e originali e Davilla Estate sarebbe tornata ad essere la residenza più in vista di tutta New Orleans. Poi avrebbe reclutato nuovi membri per la sua Strix e così il quartier generale sarebbe tornato a nuova vita, come prima, meglio di prima.

Certo, avrebbe dovuto fare tutto da solo. Le promesse di Elijah si erano sciolte come neve al primo sole e chissà, forse in quel momento lui si trovava tra le braccia di Hayley, dimentico di tutto…

Tristan, in un moto di stizza, calciò via un pezzo di legno bruciacchiato che si trovava su quello che sarebbe dovuto tornare ad essere l’elegante viale d’accesso alla villa.

Non ho bisogno di te per la mia Strix, Elijah. Tu hai abbandonato la tua discendenza… e me… una volta di troppo. Sarò io a ricostituire la Strix a New Orleans e a nessuno importerà più nulla di te!

Ma non era così. A Tristan importava eccome. Il suo sogno di ricostruire e guidare la Strix al fianco del suo Sire si era infranto una volta ancora e lui non riusciva a sopportarlo, niente poteva alleviare quel dolore…

Un orologio lontano suonò le due e mezza. Era davvero così tardi?

Tristan controllò l’orologio. Sì, forse avrebbe fatto meglio a tornare a villa Mikaelson e mettersi a letto. Il mattino successivo per prima cosa avrebbe contattato un’impresa edile per la ricostruzione della villa e così avrebbe avuto un’occupazione utile e appassionante alla quale dedicarsi per i giorni a venire. Che Elijah e la sua cagnetta si impiccassero pure, lui non aveva bisogno di nessuno, doveva concentrarsi sulla rinascita della Strix!

Ritornò a passo lento verso la dimora dei Mikaelson, soddisfatto della decisione presa. Si sarebbe impegnato nella riedificazione di Davilla Estate e nella ricerca di membri degni di far parte della nuova Strix e così non avrebbe avuto il tempo di pensare a Elijah e al suo ennesimo abbandono. Quel dolore che sentiva in fondo al cuore, col tempo, avrebbe finito per dissolversi e lui non avrebbe più avuto alcun bisogno di chi non lo rispettava, di chi calpestava continuamente i suoi sentimenti.

Erano ormai le tre passate quando il Conte De Martel raggiunse villa Mikaelson e, immerso nei suoi pensieri, salì le scale diretto verso i suoi appartamenti privati. Entrò nelle sue stanze e sistemò la giacca nell’armadio prima di iniziare a prepararsi per la notte. Ovviamente, una volta che Davilla Estate fosse stata ricostruita e fosse tornata ad essere la villa splendida e sfarzosa che era stata, lui avrebbe lasciato quello stupido appartamento e sarebbe tornato a vivere con gli altri membri della Strix. Quella sarebbe stata la sua vera casa. Che cosa ci stava a fare a villa Mikaelson, dove lo tolleravano a malapena? E Elijah… forse non sarebbe nemmeno tornato, forse sarebbe rimasto a Mystic Falls con Hope e con quella sgualdrinella di Hayley… tanto peggio per lui!

Si era appena messo a letto quando la porta della sua camera si aprì e sulla soglia apparve Elijah.

Sbalordito, Tristan balzò a sedere sul letto.

“E tu cosa ci fai qui? Ti credevo a Mystic Falls” disse, tentando di mantenere ferma la voce.

Elijah lasciò cadere la valigia e si avvicinò al letto a grandi passi, togliendosi la giacca e la camicia mentre camminava.

“C’ero, infatti, ma non sono potuto rimanere. Volevo tornare da te” replicò, con voce roca. “Mi sono reso conto che non era quello il mio posto, che dovevo tornare qui. Temevo che… che te ne fossi andato di nuovo.”

Tristan era attonito, ma cercò di ostentare una sovrana indifferenza… anche mentre Elijah si sfilava i pantaloni e i boxer e si introduceva nel letto, accanto a lui.

“Perché me ne sarei dovuto andare? Non dipendo da te, sai? Ho progetti grandiosi per New Orleans, voglio far riedificare Davilla Estate e…” dichiarò, ma il vampiro Originale non lo lasciò finire. Lo sovrastò, inchiodando il corpo di lui con il suo, e iniziò a baciarlo con tutto il fuoco della passione trattenuta durante il viaggio.

“Ho viaggiato per tutta la notte, ho preso il primo aereo disponibile per tornare da te” sussurrò Elijah, mentre continuava a coprire di baci ogni centimetro del suo adorato viso. “Non potevo trascorrere nemmeno una notte senza averti con me… tu sei mio e io ti voglio con me, sempre e per sempre.”

Tristan avrebbe voluto replicare con qualche frase ironica e pungente, ma non poteva, tanto la passione infuocata del suo Sire lo travolgeva e gli toglieva ogni forza, ogni energia; sentiva le gambe che gli tremavano e il sangue che gli si incendiava nelle vene a ogni tocco, a ogni bacio di Elijah. L’Originale indugiò a lungo ad ammirare e ad accarezzare quel corpo delicato e flessuoso che aveva temuto di non poter stringere mai più. Affondò le mani nei riccioli scomposti di Tristan e lo baciò sulle guance, sulle palpebre, agli angoli della bocca, finché non catturò le sue labbra morbide, schiudendole e cercando la lingua di lui con la sua. Continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito, sentendo che avrebbe potuto divorare la sua bocca senza mai stancarsi del suo sapore. Quando riuscì a strapparsi da quel bacio, Elijah divaricò le cosce del giovane Conte, accarezzandole per non turbarlo troppo, poi affondò nelle sue carni più intime fino a sentirlo fremere, si spinse in lui ancora, ancora e ancora, lasciando che il giovane assecondasse ogni suo movimento e contorcesse il ventre contro il suo. Insieme gemettero e ansimarono al ritmo delle onde di piacere che li pervadevano, finché non raggiunsero insieme l’apice.

Elijah era sereno, adesso. Tristan non era fuggito, era lì con lui, e poteva sentire il suo sapore, il profumo e il tepore del suo corpo, la sua pelle vellutata. Era lì con lui e non lo avrebbe lasciato mai più. La bramosia si era placata ed era sopraggiunto un dolce languore che li invitava al riposo, un riposo tranquillo, l’uno tra le braccia dell’altro, con i corpi allacciati, in una fusione che completava entrambi.

Hayley, Antoinette… erano solo nomi che si perdevano nelle ombre della notte. Tristan era l’unica realtà concreta e preziosa per Elijah, era solo lui che voleva con sé e non importava quanto ancora avrebbero dovuto lottare, quanto sarebbe stato difficile sopportarsi e superare gli ostacoli. Essere uniti era il loro destino, essere insieme era la loro dolcissima maledizione.

 

 

 

FINE

   
 
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