È un pomeriggio di agosto come tutti gli altri trascorso scomodame posata su di una sedia atroce con atroci pensieri su questo nostro tragico fato.
Esaurite le idee mi si ripetono le solite canzoni e il lamento dell’empio stomaco, non meno famelico di quest’animo pelle e ossa.
Tremante si spegne tra le dita la sigaretta. La riaccendo, non è lacero a sufficienza il petto, ma la brama d’un qualche salvifico genio con essa di rispegne.
In un momento tanto arido di significato, è gravoso solo esistere. Anche la lacerante attesa d’una salvifica carezza, si spegne.
Sento la tua mancanza infinitamente. Ti prego, dunque, di non tornare mai.