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Autore: Tessie_chan    30/09/2018    1 recensioni
Questa è la storia di Yui Komori, e di come è entrata nella vita dei Sakamaki. Stessa famiglia, stessi drammi, stessa follia. E stessa Yui. O quasi.
Noi conosciamo la storia dei Sakamaki. Ma c'è una parte di quella storia che non è stata ancora raccontata, che ha come protagoniste cinque donne: Cordelia, Beatrix, Christa, Yui... e qualcun altro, ma di lei parleremo un’altra volta.
Cominciamo col dire che in questa storia Beatrix non è morta. Reji non l'ha mai uccisa e, sebbene sia relegata nell'angolo più silenzioso della famiglia, odiata dai propri figli e ignorata dagli altri, è tutt'altro che assente. Al contrario, è la custode di molti segreti, e l'unica che ha percepito il pericolo che incombe sui Sakamaki: un pericolo rappresentato da Richter, che trama contro la famiglia da anni, e che ora sembra deciso a fare finalmente la sua mossa.
Per questo Beatrix chiederà la protezione della più improbabile delle alleate. Ma ancora non sa che questa decisione metterà in moto gli eventi che modificheranno per sempre il destino di questa sanguinaria e tormentata famiglia.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ayato Sakamaki, Beatrix, Ruki Mukami, Yui Komori
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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 Prestami il tuo volto. Placa le mie tenebre. Affila la mia anima.



Y.K.


Capitolo 1


 
Una persona non può liberarsi dal passato
più facilmente di quanto possa farlo dal suo corpo.
 - André Maurois
 



Dieci anni dopo, Monti Carpazi, Transilvania

 
Il nostro mondo è da sempre abitato da numerose e diverse creature. Ciascuna specie ha una propria specifica origine, ma ciò che è fondamentale sapere è che questo mondo è diviso in due diverse dimensioni: la Dimensione Demoniaca e la Dimensione degli Uomini. La leggenda vuole che Lucifero, dopo che fu scagliato giù dal Paradiso ed ebbe creato con il proprio corpo una spaccatura nella Terra che divenne la sua casa e il suo regno, volle avere come Dio un proprio popolo creato a sua immagine e somiglianza. Ma Lucifero non era come Dio, e dunque non aveva il potere di creare, ma solo di corrompere e distruggere, così emerse dall’Inferno insieme a coloro che avevano scelto di cadere con lui, e cominciò a vagare per la Terra per reclutare i propri sottoposti tra coloro che Dio aveva creato.
Gli umani possedevano il libero arbitrio: potevano dunque scegliere liberamente il loro modo di agire e pensare, e a chi offrire la propria lealtà. Lucifero perciò avvicinò quelli che tra loro erano i più ambiziosi, insoddisfatti, scettici e superbi, e in cambio della loro fedeltà offrì loro tutto ciò che Dio aveva loro negato: forza, potere, piaceri, vita eterna. Alcuni resistettero, altri invece cedettero, e mutarono sotto l’influsso di Lucifero: nacquero così i Fondatori, chiamati così perché Lucifero auspicava che creassero un nuovo ordine nel mondo, e perché a loro volta questi generarono le altre sottorazze demoniache: vampiri, vibora, licantropi e adler. I clan demoniaci dovettero però pagare a caro prezzo la loro scelta: ripudiarono ogni regola di giustizia e onore, cancellarono la pietà dai loro cuori, e dimenticarono il vero significato dell’amore. Tutto ciò che conoscevano ormai era il potere, e il possederlo li rese arroganti, crudeli, incapaci di riconoscere la virtù, e di ricordare da chi avessero ricevuto la vita. Dio vide ciò che erano diventati, e disgustato dal loro tradimento li bandì, costringendoli a vivere in un’altra dimensione, dove non avrebbero potuto danneggiare quelli che avevano respinto le tenebre. Ma tutti sapevano, da entrambe le parti, che la contesa non era finita lì, e che ben presto ci sarebbe stata la resa dei conti.
Dopo secoli di relativa quiete, si giunse infine ai tempi delle crociate. Sebbene i Fondatori e le stirpi demoniache avessero lasciato il mondo degli umani da secoli, il seme della discordia e della brama di potere era stato ormai sparso tra gli uomini, i quali cominciarono ben presto a combattersi l’un l’altro celando i propri oscuri desideri dietro falsi ideali di fede e giustizia, combattendo in nome di un Dio che aveva sempre ripudiato la violenza, predicando invece un mondo di amore e uguaglianza.
L’arroganza degli uomini non restò impunita, che ben presto rimpiansero la loro superbia e la loro sete di potere. Vedendo infatti ciò che stava accadendo sulla Terra, e credendo che finalmente il suo momento di gloria fosse arrivato, Lucifero indebolì le barriere tra la Dimensione demoniaca e quella degli Uomini, consentendo così ai suoi protetti di varcarle e di mescolarsi di nuovo tra gli umani. Fondatori, vampiri, licantropi, vibora e adler iniziarono a portare ovunque morte e distruzione, forti della propria superiorità nei confronti degli uomini, ma ben presto la situazione precipitò anche fra le loro schiere: animati dal desiderio di conquistare il mondo e di tenerlo solo per sé, i clan demoniaci iniziarono a scagliarsi gli uni contro gli altri, in un gioco di potere in cui ben presto anche gli umani, contro la loro volontà, furono coinvolti. Gli umani rivolsero così le loro preghiere a Dio, scongiurandolo di salvarli da quell’invasione oscura che stava sterminando interi popoli e villaggi con una guerra che non li riguardava. Dio però, adirato con i propri figli per l’abuso che avevano fatto del Suo nome nelle crociate, ignorò le loro suppliche.
Negli ultimi secoli nel frattempo aveva iniziato a diffondersi tra gli uomini un bizzarro fenomeno. A volte capitava che venisse al mondo un essere umano apparentemente uguale in tutto e per tutto a suoi simili, ma che in realtà nascondeva dentro di sé una dote particolare. Gli uomini erano stati creati dal potere di Dio, e una volta su un milione capitava che la scintilla di potere divino che li rendeva vivi fosse un po’ più intensa in una persona, e questa forza in più donava a quella persona una facoltà particolare, una sola tra le infinite che Dio possedeva. Gli altri uomini li chiamavano Nati Speciali però, malgrado il titolo lusinghiero che avevano loro concesso, li odiavano ed erano invidiosi di loro, e decisero di dare loro la caccia, accusandoli di essere servi del demonio. I Nati Speciali tuttavia si dimostrarono pragmatici, e compresero che tentare di opporre le proprie ragioni a quelle dell’ignoranza e della gelosia sarebbe stato inutile, così scelsero invece di nascondere i propri poteri, che chiamavano Arti Nobili, e di vivere pacificamente con i loro simili, nella speranza che con il tempo avrebbero avuto l’opportunità di vivere liberamente, senza essere perseguitati. Vissero in incognito per secoli, ma quando le barriere tra le due Dimensioni furono indebolite furono obbligati ad uscire allo scoperto. Le razze demoniache infatti intuirono il loro segreto e iniziarono a dar loro la caccia, per poterli asservire e sfruttarli per i loro scopi.
Il mondo ormai era al collasso, e se le cose avessero continuato ad andare in quel modo, per presto le stirpi demoniache si sarebbero sterminate tra di loro, trascinando nella loro caduta anche gli esseri umani. A quel punto i Nati Speciali, angosciati non solo per il proprio futuro ma per quello di tutti quanti, si decisero a intervenire: nel 1385, grazie ad un incantesimo rubato al Re dei Licantropi dell’epoca, tutti i Nati Speciali si riunirono in un castello della Transilvania da ogni angolo del mondo, e tutti insieme in quel luogo fondarono l’Ordine dei Cavalieri del Drago, una congregazione di uomini e donne che giurarono di usare le proprie Arti Nobili per liberare i propri compagni ancora prigionieri, e di riportare l’equilibrio nella Dimensione degli Uomini.
La loro contesa fu lunga e travagliata, e in un primo momento le razze demoniache si trovarono in difficoltà davanti ai poteri dei Cavalieri. I clan demoniaci avevano infatti sempre considerato gli umani una specie debole e incapace, ma i Nati Speciali, che erano intelligenti, astuti, e possedevano conoscenze vastissime, raccolte in secoli di ricerche segrete, si rivelarono dei validi avversari. I prigionieri vennero liberati, ma la guerra non finì come i Cavalieri avevano sperato, e ben presto l’Ordine si trovò in difficoltà. Malgrado i talenti che possedevano, i Cavalieri infatti restavano comunque umani in tutto e per tutto, con le debolezze e le fragilità che ciò comportava. Molti si ammalarono, debilitati dalle privazioni della guerra, moltissimi caddero in battaglia, altri rimasero invalidi per sempre, e nel frattempo le forze demoniache incalzavano, nettamente superiori sia per forza che per numero.
Sembrava essere la fine, ma fu proprio in quel momento che Dio, riconoscendo la disparità tra le due fazioni, decise di intervenire, e offrì ai Cavalieri la Sua protezione: disse loro che, poiché si erano dimostrati coraggiosi e degni di rispetto, avrebbe creato un luogo solo per loro dove i clan demoniaci non avrebbero potuto raggiungerli, salvandoli così da morte certa. I Cavalieri però, a sorpresa, rifiutarono sdegnati l’offerta, che avrebbe potuto sì salvare loro, ma avrebbe lasciato gli altri umani indifesi e alla mercé delle razze demoniache; risposero perciò che avevano giurato solennemente di riportare l’equilibrio nella loro dimensione, e che non sarebbe mai venuti meno alla parola data, nemmeno per salvarsi la vita.
Fu in quel momento che avvenne: le loro anime, rese salde dalla loro incrollabile determinazione, si concretizzarono e si trasformarono, materializzandosi sotto forma di armi nelle mani dei Cavalieri: armi diverse fra loro, quasi vive nelle mani di chi le aveva create, e che riflettevano ciascuna la personalità e la natura del Cavaliere che le brandiva.
Quella fu la svolta: armati e animati da una nuova forza, che nasceva dalla pura risolutezza, i Cavalieri si risollevarono e si scagliarono alla riscossa contro il nemico. I clan demoniaci accolsero con scherno quel nuovo attacco, convinti di avere già la vittoria in pugno, ma dovettero ricredersi: non solo i Cavalieri erano più forti di quanto non fossero mai stati, ma le nuove armi erano leggerissime e indistruttibili nelle loro mani, e i Cavalieri le brandivano con una maestria sorprendente, come se queste non fossero che un muscolo come gli altri che obbediva alla loro volontà. Lo scontro fu lungo e sanguinoso, ed entrambi gli schieramenti lasciarono molti morti sul campo di battaglia, ma nonostante ciò non ci fu alcun vincitore. I due eserciti rimasero perfettamente pari, e non sembrava esserci via d’uscita.
Fu allora che uno dei membri dell’ordine, Stefan Obilic, comprese che quella guerra ormai era inutile, e che se fosse continuata avrebbe condotto tutti alla rovina: era infatti evidente che, malgrado l’attuale parità di forze, i Cavalieri non avrebbero mai potuto vincere quella guerra, perché stanchezza, ferite e privazioni avevano ricominciato ad imporre il loro tributo; inoltre, Stefan possedeva un’Arte Nobile particolare, che gli permetteva di scrutare l’anima delle persone, e ciò che vedeva nei condottieri di entrambi gli eserciti era molto chiaro: il male era presente nel mondo già da molto prima dell’arrivo dei clan demoniaci, anche se non occorreva un’Arte Nobile per capirlo… così come era vero che, seppur seppellita in profondità nelle loro anime, i clan demoniaci possedevano ancora parte della loro antica umanità.
Probabilmente era utopico sperare di riportare alla luce quella parte di loro un giorno, ma era l’unica speranza a cui l’umanità potesse aggrapparsi. I Cavalieri si dimostrarono così ancora una volta pragmatici e, dopo aver invitato i maggiori esponenti dei clan demoniaci nella loro roccaforte in Transilvania, proposero dunque di concludere la guerra, stipulando con loro un accordo: se lo desideravano, i clan sarebbero potuti restare nella Dimensione degli Uomini, a patto però che le ostilità, sia interne che esterne, terminassero, e accettassero di coesistere in pace con gli uomini. Le razze demoniache, ormai anche loro stanche della guerra, accettarono, e finalmente venne inaugurato un periodo di pace, che dura ancora tutt’oggi… ed è nostro compito garantire che continui.
Noi siamo Cavalieri dell’Ordine del Drago. Umani nati con capacità speciali che scelgono di mettere i propri doni e le proprie vite al servizio di una causa più alta. Risolvere i conflitti tra le razze è compito nostro, da sempre. Non prendiamo mai le parti di nessuno, vigiliamo solo sulla pace, per il bene di tutti, umani o razze demoniache che siano. Sin dal giorno in cui abbiamo giurato, mantenere l’equilibrio nel Mondo dei Demoni, che sia con la diplomazia o con la forza, è il compito nostro, la nostra sacra missione…

- Milady, c’è una lettera per voi.
Una giovane donna sui vent'anni alzò lentamente lo sguardo dal libro, un po’ intontita per essere stata riportata così bruscamente alla realtà, e fissò senza dire niente la giovane cameriera che la stava guardando in attesa, porgendole un vassoio d’argento su cui è poggiata una busta bianca. La donna non parlò e non prese la lettera, si limitò a guardarla in silenzio con una strana espressione, come se si aspettasse di vederla sparire da un momento all'altro. O meglio, ci sperasse.
- Ehm… milady? – chiamò confusa la cameriera, abbassando lo sguardo su di sé. Possibile che quella Cavaliere la stesse fissando in quel modo perché aveva qualcosa fuori posto? La cameriera si controllò la divisa, e si specchiò con discrezione nel fondo del vassoio. Non le sembrò di avere niente di strano… ma no, la donna non stava guardando lei, bensì il sigillo di ceralacca impresso sulla lettera.
- Chi l’ha consegnata? – chiese improvvisamente la donna indicando la busta, facendo sobbalzare la cameriera. Dopo qualche istante questa riuscì a rispondere – Non lo so, signora… era in mezzo a tutte le altre lettere arrivate oggi al castello, non ho visto chi l’ha portata…
La Cavaliere serrò le labbra in un’espressione irata, e la cameriera cominciò a sudare freddo. Forse la giovane signora voleva prendersela con lei...?
Invece la donna si limitò a prendere alterata la busta dal vassoio e andarsene senza dire una parola, lasciando la cameriera allibita sul posto.
La Cavaliere attraversò il giardino a testa bassa, fendendo senza alcun riguardo i diversi gruppi di persone riunite per allenarsi nella spada e nelle arti marziali, ignorando saluti, richiami, rimproveri. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era aprire la lettera, ma le sue mani tremavano così tanto che faceva fatica persino a tenerla in mano. Alla fine il sigillo si spezzò, e quando arrivò sulla soglia del portone del castello la donna era anche riuscita a spiegarla:

Mia cara figlia,
non riesco ancora a credere di star scrivendo questa lettera. Credevo di aver pagato a caro prezzo la mia inettitudine e la mia ingenuità piangendo la tua scomparsa dieci anni fa, e invece ora sono qui, che ti scrivo, più felice che mai nel saperti non solo ancora viva, ma adulta, forte e di successo, come avevo sempre sognato che tu diventassi. Non sai cosa darei per poterti vedere ancora, per poterti parlare, e se il destino lo vorrà questo accadrà, ma non in circostanze piacevoli, purtroppo.
La verità è che ho bisogno del tuo aiuto. Non voglio scrivere su questo foglio cosa sta succedendo in casa, temo che qualcuno potrebbe scoprirmi. So di non avere alcun diritto di chiederlo, e sono consapevole di metterti in difficoltà, ma ti prego, vieni a casa ad incontrarmi. Qui sono sola, i miei figli e i miei figliastri non si fidano di me, o semplicemente di me non gli importa; tu sei l’unica a cui io possa rivolgermi, davvero.
Se vorrai restare lontano dagli intrighi di questa famiglia, lo capirò. Ma se hai anche solo la metà del buon cuore dei tuoi genitori, allora sono fiduciosa nel fatto che presto ti rivedrò.
Sinceramente tua
Beatrix

La Cavaliere sbuffò lasciando cadere il braccio, rassegnata.
Certo, come se avesse potuto scegliere.

Y.K.

Beatrix posò la tazza di tè sul tavolino senza fare alcun rumore, riportandosi poi le mani in grembo con aria pensierosa. Era sola, lei era sempre da sola, nessuno le faceva mai compagnia.
Lei lo sapeva che quella dei figli e dei figliastri non era cattiveria. Era consapevole del fatto che lei stessa era stata la causa della loro diffidenza nei suoi confronti. Aveva commesso molti errori in passato, soprattutto con i due figli naturali, ma non ne avrebbe fatti altri.  
Cielo, il silenzio che c’era in quella casa è assordante. Beatrix andò verso la finestra e la aprì con decisione, lasciando che il vento fresco di fine autunno entrasse nella stanza. I ragazzi erano a scuola a quell'ora della sera, ma in realtà nemmeno quando erano a casa le cose sono molto diverse…
- Spero che tu abbia davvero un buon motivo per avermi fatto venire fino a qui, Beatrix. – esordì una voce femminile - Sono molto impegnata in questo periodo, e non posso assolutamente permettermi di perdere tempo.
Beatrix sobbalzò e si voltò di scatto, incredula. Seduta sulla poltrona, la stessa dove fino a qualche istante prima stava lei, ora c’era seduta una figura incappucciata, avvolta da un ampio mantello scuro, con il volto completamente nascosto nella penombra.
- Chi sei? – sibilò Beatrix, facendo uscire le zanne – Come hai fatto ad entrare?
La donna poggiò il viso su una mano – Dalla porta d’ingresso, mi sembra ovvio.
Era passata dalla porta d’ingresso? Assurdo. Come si poteva essere tanto sfacciati?
- Intendevo come hai fatto ad entrare senza che me ne accorgessi!
- La cosa ti sorprende? Se ricordi bene, lo so fare da quando avevo otto anni. È stato Subaru ad insegnarmelo, l’hai dimenticato?
Beatrix spalancò gli occhi e fece un passo avanti, mentre le zanne si ritiravano automaticamente. Possibile che fosse…?
- Sei… sei tu?
La donna annuì – Sì, sono io.
- Oh… - mormorò Beatrix, tendendo inconsapevolmente le mani verso l’altra – Non posso crederci… vieni, fatti vedere…
- Preferirei di no. – la bloccò con freddezza la donna, sollevando una mano per tenerla lontano – E preferirei anche che tu mantenessi le distanze, se non ti dispiace.
Beatrix lasciò cadere le braccia, dispiaciuta – Vedo che sei ancora arrabbiata con me…
- Non sono arrabbiata, è solo che non mi va di stare qui, quindi prima mi dici perché mi hai fatta venire, prima potrò andarmene. – replicò l’altra – Allora?
Beatrix sospirò, scuotendo la testa – Ascolta, Yu-
- Non chiamarmi in quel modo! – la interruppe la donna quasi urlando – Per favore, non farlo.
Beatrix la guardò confusa – E come dovrei chiamarti? È quello il tuo nome, no?
- No, non più. – replica la donna abbassando il tono – Adesso tutti mi chiamano Yui. Vorrei che lo facessi anche tu.
- Yui? – ripeté perplessa Beatrix – Non capisco…
- Per favore. – insistette la ragazza, e per un secondo Beatrix riuscì ad intravedere i suoi occhi sotto il cappuccio. Occhi viola, identici a quando era bambina, solo più grandi, e più tristi di quanto non fossero dieci anni prima.
- Va bene. Come vuoi tu, Yui. – disse Beatrix conciliante, come se stesse cercando di calmare un animale spaventato. Yui annuì e si ricompose, schiarendosi la voce – Allora, stavamo dicendo che ti serve il mio aiuto…
- Infatti.
- E il problema è…?
- Si tratta di Richter. È tornato alla villa.
La reazione di Yui fu evidente. Si mise a sedere dritta, sporgendosi verso Beatrix e guardandola finalmente bene in faccia – Cosa? Perché? Credevo che dopo la morte di Christa e dei miei genitori, Karl Heinz lo avesse fatto andare via!
- Non lo so. So solo che è tornato, e non una sola volta. Ormai si fa vedere qui almeno una volta a settimana, e vaga per la villa come se stesse cercando o aspettando qualcosa, e poi…
- E poi cosa?
Beatrix si torturò le mani. Sembra quasi un’altra persona dall'ultima volta che Yui l’aveva vista… l’angoscia era evidente nei suoi occhi, e il suo di solito impeccabile autocontrollo si stava incrinando, come una diga sottoposta a pressione eccessiva.
- Non lo so. Forse è solo una mia impressione, ma da qualche giorno percepisco in casa una strana presenza. Ho cercato ovunque, l’ho detto anche ai ragazzi, ma non abbiamo trovato nessun intruso. Però io continuo ad avvertirla, e a volte mi è anche sembrato di sentire la voce di qualcuno che piangeva.
- Una presenza, eh? – chiese Yui, umettandosi le labbra. – Per caso quando la sentivi piangere si alzava un’improvvisa raffica di vento?
Beatrix inarcò le sopracciglia – Be’, sì… ma tu come lo sai?
Yui ignorò la domanda - Be’, se davvero non avete trovato nessuno, allora forse potrebbe trattarsi di un fantasma…
- Un fantasma? E da dove dovrebbe arrivare? E che potrebbe volere da noi?
Yui non le rispose, ormai la sua mente era già al lavoro. La domanda di Beatrix non era illegittima, ma lei aveva fin troppo esperienza con i fantasmi per ignorare quei chiari indizi, anche se probabilmente non c’era da preoccuparsi di quello di cui parlava Beatrix. Tuttavia, se davvero Richter era tornato…
Ma no, che andava a pensare? I problemi dei Sakamaki non erano più affari suoi, e se qualcuno dell’Ordine avesse scoperto del legame che una volta lei aveva con loro, si sarebbe trovata in un mare di guai...
- Senti Beatrix, capisco la tua preoccupazione, ma come Cavaliere non posso intromettermi in conflitti familiari privati…
- Anche tu fai parte della famiglia. – dichiarò convinta Beatrix.
- Davvero? L’ultima volta non la pensavi così.
Beatrix incassò e abbassò lo sguardo, non riuscendo a replicare. Yui si alzò dalla poltrona, convinta che la discussione fosse finita… ma proprio quando era sul punto di avviarsi verso la porta, la voce di Beatrix la raggiunse – Senti, prometto che se mi aiuti a capire cosa sta succedendo in questa casa e cosa sta macchinando Richter, non dovrai più neanche pensare a noi mai più. Ti lascerò in pace e non ti chiederò più nulla, lo giuro.
Oh, andiamo, così però non vale! Pensò scocciata Yui, alzando gli occhi al cielo. Se glielo chiedeva così, come avrebbe potuto a dirle di no? E poi Richter era davvero pericoloso, e se stava combinando qualcosa di losco, allora era decisamente di interesse comune fermarlo, anche se questo avrebbe significato andare contro le regole. Dopo tutta la sofferenza che aveva già causato…
- Va bene.
Beatrix alzò lo sguardo di scatto – Va bene?
- Sì, ma sappi che sarà la prima e ultima volta. E non deve saperlo nessuno, sono stata chiara? Soprattutto i ragazzi! Non oso immaginare come la prenderebbero…
- Già, nemmeno io… - mormorò Beatrix, per poi alzare il tono – Come pensi di muoverti, allora?
- Tu di questo non devi preoccuparti. Mi farò viva io. Tu nel frattempo fai finta di niente…
- Te ne stai andando? – chiese Beatrix, vedendola andare verso la finestra. – Non passi dalla porta?
- I ragazzi staranno per tornare, e non voglio rischiare di farmi vedere. Devo sbrigarmi, alla Corte ho detto che andavo a far visita ad un amico e che sarei tornata domani, ma se non mi muovo perderò l’aereo. E poi, ho un matrimonio da organizzare.
- Davvero? E chi si sposa?
- Io. – rispose Yui senza voltarsi, saltando dalla finestra senza aggiungere altro. Scioccata, Beatrix raggiunse la balaustra e si affacciò, ma la ragazza era già scomparsa nella notte.
   
 
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