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Autore: Tima_Las    30/09/2018    0 recensioni
"Acqua.
Tanta acqua.
Tanta acqua illuminata d’arancio; il sole che colpiva di striscio la cresta dell’onda prima che questa si scagliasse contro la roccia sotto all'elfo seduto in cima ad essa."
Il principe di Bosco Atro torna nella terra di mezzo diversi anni dopo la sua partenza per Valinor.
Troverà un mondo nuovo, completamente cambiato: intrighi, sotterfugi, nuovi elfi, vecchie storie taciute...e amori.
Genere: Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Eldarion, Elfi, Elrond, Glorfindel, Legolas
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 9

Legolas rientrò per pranzo lanciando solo una lunga occhiata al guerriero quando si sedette al tavolo al quale era seduto anche il sovrano.
“Ti hanno accolto bene i miei figli?” domandò Eldarion.
“Oh...si...si non hai nulla di che preoccuparti.” rispose sorridendogli anche se non sfuggì agli occhi di Glorfindel l'espressione falsa che il principe si era dipinto sul volto. Solo un altro elfo avrebbe potuto accorgersene, un elfo della sua stessa levatura.
Legolas era ben conscio di saper mentire molto più che egregiamente al bisogno, ma Glorfindel conosceva il motivo di quella reazione così evidente, mentire ad Eldarion per Legolas era come mentire al padre del sovrano, Aragorn.
Elrohir non era presente al pranzo, evidentemente impegnato con i suoi uomini, mentre Elladan si sedette, presentandosi in sala da pranzo per ultimo, al fianco del nipote, Elrond, guardandolo mangiare lentamente, quasi incitandolo con il suo sguardo a farlo: trattava quel ragazzo quasi come un figlio più che un nipote nonostante la freddezza e la serietà con cui si rivolgeva spesso ad egli.
Elrond non sembrava esserne spaventato, non provava terrore, se mai era più uno sguardo d'aiuto verso quell'elfo così simile ad egli e del quale sapeva di potersi fidare.
Il pranzo si concluse velocemente, il sovrano era atteso per alcuni impegni assieme alla regina, grande sollievo per Legolas che passava il tempo di quegli incontri conviviali a rifiutare gentilmente pietanze. Non per la poca maestria in fatto di cibo, le cuoche erano sicuramente le migliori del regno, ma Legolas da elfo sindar non aveva bisogno di tutta quella quantità di cibo che probabilmente sommatoavrebbe potuto far parte della sua dieta per un tempo minimo di due mesi. Al contrario Glorfindel accettava ben volentieri il cibo che gli veniva offerto, ormai avvezzo alla vita dei noldor e dei mezz'elfi aveva preso anche le loro abitudini durante la vita vissuta a Gran Burrone. Fu solo quando Elladan accompagnò Elrond in stanza, lasciando soli i due nuovi arrivati, che il pranzo si ritenne definitivamente concluso.
“Allora?” domandò Glorfindel.
“Vieni in stanza.” sussurrò Legolas facendosi seguire.
Solo quando la stanza fu chiusa dietro di loro il principe parlò.
“Dov’è Elrohir?”
“Non è un bambino e sinceramente per altro puoi aspettare fino a sera.” lo redarguì Glorfidel corrucciando la fronte.
“Non è per quello!!!” Esclamò a bassa voce “La figlia non si regge in piedi, il figlio...credo che abbia preso una pugnalata questa notte, al più tardi ieri nel pomeriggio.” spiegò Legolas informando l'uccisore del Balrog delle novità che aveva appreso quella mattina durante la visita ai figli minori del sovrano.
“Ed Elladan non dice nulla?” domandò Glorfindel stupito.
“Elladan non sai quanto gli ha urlato contro a tutti e due.” ammise Legolas chiudendo gli occhi alcuni momenti per poi sbattere le palpebre e guardare l'elfo biondo di fronte a lui “E lo capisco...lo capisco eccome. Non si può rovinarsi così senza...miei Valar.”
“Reagire? Qui mi sembra tutto possibile Legolas. Guarda la madre.” disse il guerriero più stanco che allibito dalla cosa.
“Voglio essere sicuro da Elrohir che domani partiremo e che ha effettivamente studiato tutto per la fuga. Ho il presentimento che non ci lasceranno partire così facilmente.” l'informò il principe di Bosco Atro.
“Ma a loro che importa?” domandò Glorfindel “Tu stai cercando tuo padre.”
“Si ma rischio di dover uccidere loro figlio o fratello...o nipote...” rispose pensoso “Se...fosse tuo figlio ad aver preso mio padre e venissi da te a raccontare questa storia...mi lasceresti partire?”
“Ma...ed Elladan?”
“Elladan ancora qualche tempo legato qui e non avrà più abbastanza sanità mentale.” sussurrò Legolas velocemente “Sono i figli e i nipoti di Arwen, Elladan non è logico come Elrohir, è più emotivo e lo sai. E' l'unica cosa che rimane ai gemelli di lei. Soprattutto per Elladan...”
“Ha sempre avuto bisogno di una svegliata quel ragazzo fin da quando è nato...” sbuffò il guerriero “Ma non credo ci ostacolerà...si è vero gli serve una strigliata, parecchie gliene sono giunte dalle mie labbra, questa volta Arwen ed Aragorn sono morti dopo la nostra partenza, Elrohir non l'ha mai redarguito in vita sua e mai lo farà...toccava a me, ma non c'ero. Elrond li ha cresciuti, ma da grandi e dopo la questione della madre non ne ha più avuto il coraggio. Questo è il risultato, ma non credo che ci fermerà e poi...i soldati rispondono ad Elrohir che è con noi.”
“I soldati rispondono ad Eldarion che se ordina di chiudere gli accessi loro lo fanno!” disse Legolas “Dobbiamo partire questa notte.” disse soppesando le sue parole ed avvicinandosi alla porta.
“E il tuo legame?”
“Per questo vado a cercare Elrohir.”
“Non fare cose stupide. Hai capito?”
“Si.”

**

“Ehi...Elrohir...” sussurrò Legolas così che solo l’elfo potesse udirlo.
Il moro alzò il viso dalla corda dell'arco che stava ingrassando.
“Legolas?” Domandò perplesso quando, voltandosi nella piccola via poco sotto la sommità della cittadella, non lo vide.
“Ascolta, non guardarmi. Riesci ancora a sentire i miei pensieri?” domandò Legolas mentalmente.
“Si! E non ti guardo perché non so dove sei!!!” rispose Elrohir fingendosi interessato al lavoro che stava svolgendo.
“Fra mezz’ora nella tua stanza.”
“Cosa?”
“Vieni fra mezz’ora!”
“Che succede Legolas?”
“Tu non preoccuparti, finisci e vieni in stanza.”
“E' chiusa a chiave.”
“Chi ti ha detto che entro dalla porta?” sorrise mentalmente il principe e il moro lo udì molto chiaramente.
“Ah ah, molto divertente. Grazie per farmi notare che sei più agile di me.” ammise in un sorriso “Sta attento, le mie finestre sono in alto.”
“Ci sono abituato alle altezze.”
“Ma dove sei? Perchè mi parli nella mente?”
“Così...”
“Legolas.” “Eh?”
“Perché?” “E va bene, volevo essere sicuro che tutto fosse come un tempo.”
“E' come un tempo.” ammise sottovoce, seppur mentalmente, il moro “Non è cambiato nulla Legolas, solo il tempo. Vieni qui...”
“No io...ci vediamo fra poco. Mezz'ora Elrohir.”
“Inizia a salire, arrivo.” rispose il moro posando l'arco sulle sue ginocchia e tirando un lungo respiro quando fu certo che Legolas non fosse più in ascolto. Avrebbe forse tradito suo padre, ma non avrebbe permesso che il loro odio secolare trafiggesse il suo cuore e se quello era il volere dei Valar avrebbe combattuto affinché quel sogno che bramava da una vita diventasse finalmente realtà.

**

Elrohir entró in stanza trovandovi Legolas seduto sul bordo del letto.
“Pensavo di dover attendere questa sera.” disse il moro sorridendogli con un tono agitato nella voce.
“Partiamo questa notte.” rispose il biondo alzando il viso lentamente, quasi come se si vergognasse ad ammetterlo.
“Come mai questo cambio di programma?”
“Non ci vogliono far partire, vero?” domandò Legolas “Io non posso permettermelo, c’è in ballo la vita di mio padre e non sarete voi a fermarmi.”
“No...non...Valar Legolas, io vengo con voi! Fermarvi perché?” lo fermò perplesso il moro corrucciando la fronte e cercando d'assemblare assieme ogni tassello di quella discussione.
“Chiedilo ad Eldarion. Lui non vuole che trovi suo figlio. Anche se...non me lo dirà mai apertamente...” sospirò Legolas guardando il pugnale al suo fianco, elemento principale del rituale che si accingevano a compiere.
“Ora?” domandò Elrohir quando lo notò, il respiro che gli si mozzò in gola. Visto le parole aveva appena accantonato l'idea di un legame in quel momento.
“Si...se dobbiamo partire fra poche ore...a meno che non decidiamo di rinviare il tutto.” ammise il principe guardandolo negli occhi, l'agitazione era evidentemente in entrambi.
“Bhe...tu guarisci più rapidamente di me e io guarisco più rapidamente di un umano.” sorrise Elrohir.
“Ti stai dando forza flagello degli orchi?” sorrise il biondo più per paura che per altro.
“Se permetti...” rise il moro.
“Forse...è...avventato...sono qui da due giorni, non ci vediamo da anni e...insomma la situazione non è...io...”
“Ah! Fermo, tu mi avresti fermato se non avessi voluto, ma non l'hai fatto...Quindi...insomma tu lo vuoi tanto quanto me e...Legolas...ora o...dopo...insomma io lo voglio e tu?”
“Si...” annuì Legolas sorridendo a quelle incerte parole del compagno.
“E...ho...Forse avevo già preso dei fiori che tu non volevi.” disse sorridendo il moro alzandosi e togliendo un mazzo di rose da sotto al letto “E scusami, ma almeno questo...non volevo neppure darteli così, volevo metterli in qualche vaso ma tu...sei qui...e poi mi sono ricordato che tu odi tagliare fiori e piante e li ho nascosti sotto al letto, ma avrei...fatto dei vasi che...insomma.”
“Cos...che? Fermo Elrohir!” lo richiamò ridendo “Respira...fermo.”
“Mi hai detto non portare fiori prima...”
“Ma che centra? Ah...E va bene posso accettarli...” sorrise Legolas “Io...si...però calmo.”
“Tu sai...tutto?” domandò Elrohir “Perdonami, sembra che abbia cento anni e nessuna esperienza.” disse sottovoce socchiudendo lo sguardo.
“Come si svolge? Si...” disse guardandolo negli occhi posandogli le dita sotto al mento e facendogli alzare il viso.
“Sembriamo due ragazzini! Abbiamo più di duemila anni. Facciamolo, basta pensarci.” annuì Elrohir risoluto “Voglio partire di qua sapendo che siamo legati.”
“Come doveva essere fin dall’inizio.” rispose Legolas.
“Già...” disse prendendo in mano il pugnale e liberandolo dalla fodera di cuoio “Era bellissimo quando ce lo raccontavano da bambini...”
“Ah si.” sorrise il principe “Si trattava sempre e solo di dividere il letto...mai nessuno ci aveva detto questa parte.”
“Appunto...” sorrise Elrohir schiarendosi la voce “Dobbiamo...”
“Si...dobbiamo invocare i Valar.” annuì Legolas.
“A Elbereth Gilthoniel, silivren penna miriel, o menel aglar elenath...” sussurrò Legolas affermando stretta la mano dell’altro “Ricordi vero?”
“Na-chaered palan-diriel o galadhremmin ennorath Fanuilos,le linnathon nef aear,si nef aearon...si ricordo...” disse sussurrando ad occhi semi chiusi.
“Volta la mano...In Ristannen Aear min hain darthanner, A na medui ad gevennir Ar and io hain firnir, Ned i taur linnad ú nîr...” terminò tagliando lentamente il palmo del moro porgendogli poi il coltello “Fallo a me...”
Elrohir annuì incidendo al pelle.
“Farà male Elrohir...” sussurrò guardando negli occhi.
“Lo so, sono un mezz’elfo in qualche modo devo patire.” sorrise passandogli la mano sana sulla guancia “Va bene...” sussurrò unendo le mani ferite sibilando subito dopo e serrando gli occhi.
Un lento e basso dolore si propagò dalla ferità fresca sul palmo all'intero braccio martellandogli in testa.
“Man mathach?” (Cosa senti?) sussurrò Legolas.
“Brucia...” disse il moro sollevando il viso facendosi forza e non ammettendo il vero dolore provato “Valar!” Esclamò sorridendo “Dove...nascondevi questo potere?” Sorrise lasciandosi stringere dall’altro.
Il sangue era il fulcro del legame e l'unione di quello dei due compagni. Legolas, da elfo puro, sovrastava di gran lunga il potere del compagno che, in buona parte mezz'elfo, si sarebbe dovuto adattare a quella nuova realtà, il potere del principe sarebbe scorso nelle sue vene, così come quello del moro nelle vene di Legolas.
“Il nostro sangue ora è una cosa sola, ma il legame non è completo.” sussurrò Legolas accarezzandogli la schiena, il moro tremava fra le sue braccia riprendendo fiato.
“Deve essere fatto ora?” Domandò Elrohir schiarendosi la voce scostandosi lentamente.
“Si...” annuì Legolas.
“Potresti star male.”
“È un eventualità che voglio correre.” Rispose risoluto.

**

Elrohir si svegliò sbattendo lentamente le palpebre, sorrise quando avvertì il calore dell’altro contro il suo fianco. I lunghi capelli biondi si perdevano oltre le sue spalle nude e scoperte dal lenzuolo, sembravano così chiari in quel momento quando il moro li fissò, come se fosse la prima volta che notava davvero il loro colore. Una ciocca dei suoi capelli, insolente forse, si mischiava a quella dell'altro. Giorno e notte, nulla poteva essere così incisivo, meno marcato, la differenza delle loro famiglie che da secoli si portavano dietro il rancore di due lutti a loro quasi inspiegabili.
“Dormi ancora?” domandò Elrohir sottovoce accarezzandogli le spalle. L'atto che avevano compiuto portava il sindarin a dormire, cosa che non avrebbe mai fatto normalmente.
“No...”
“Stai bene?”
“Credo di sì...” ammise Legolas sollevandosi appena.
“Sei pallido.” preoccupato Elrohir lo fissò accarezzandogli il viso poco prima di allentare la coperta nel quale erano avvolti “Fammi vedere.”
“Sto bene, davvero!” lo fermò Legolas “Sul serio...”
“Fammi vedere Legolas!” disse scostando infine le coperte e notando la chiazza di sangue sul materasso.
“Ho smesso di sanguinare.” sussurrò Legolas non guardandolo negli occhi, per quanto sfrontato e sicuro, in quel momento Legolas si sentiva vulnerabile, quasi imbarazzato per quello che, nonostante significasse il loro amore, era pur sempre una chiara presenza di qualcosa che per secoli era stata nascosta fra le mura domestiche.
“Miei Valar...” sussurrò Elrohir accarezzandogli il fianco.
“È normale! Che ti aspettavi? Il legame è così.” rispose Legolas.
“Così tanto?” domandò preoccupato indicando appena il sangue.
“È ancora poco, fidati.” sorrise Legolas notando in quella voce una punta d'incertezza che trovò dolce e tenera, infondo Elrohir era pur sempre un guerriero.
“Sicuro che non ti serva Lindir?” domandò il moro.
“Sono sicuro.” sorrise il principe lasciandosi abbracciare dall'altro quando questo si ristese al suo fianco avvolgendolo con le braccia.
“Non dovevo permettertelo. Dovevo aspettare, anzi dovevamo.”
“Ssssh...entro un'ora sarò in piedi.” disse sottovoce il biondo chiudendo gli occhi, ne era certo che in pochissimo tempo sarebbe stato meglio. Lo sapeva, ne era certo.
“Dimentichi che ora sento quello che senti tu...”
“Dimentichi che sei un mezz'elfo.” sorrise Legolas “Stò bene...”
“Sicuro?”
“Si...se mi vuoi aiutare accendi il camino. Dobbiamo bruciare queste lenzuola.” disse il principe scostandosi dal compagno e guardandolo negli occhi “Allora?”
“Non fa parte del legame.”
“No...” sorrise Legolas “No, hai ragione...ma spiega tu come mai hai lenzuola sporche di sangue nelle tue stanze.” sorrise Legolas appoggiando la fronte alla spalla dell'altro.
“Io chiamo Lindir!” esclamò uscendo velocemente dal letto.
“No!”
“Si!” disse indossando una larga tunica e lasciando subito la stanza.
“Fifone...” sospirò Legolas stendendosi a letto e prendendo un lunghissimo respiro.

**

“Non mi da ascolto.” sussurrò Legolas seguendo le indicazioni di Lindir e sollevano la mano quando questo glie la chiese.
“Per fortuna...” sussurrò Lindir aiutandolo ad alzarsi e testando la sua capacità di sorreggersi in piedi.
“Ma...sarei stato bene...guarda ora! E' lui che...”
“Sssh...Legolas ti prego.” lo richiamò Lindir controllando ancora alcuni momenti la sua guarigione prima di guardarlo negli occhi “Che vi è saltato in mente?”
“Non potevamo aspettare.” rispose Elrohir “Ti prego Lindir lo sai...” disse guardandolo negli occhi.
“Si lo so di voi, ma...ora? Comunque...ormai è fatto.” disse trattenendo per le spalle il principe “Ti reggi in piedi?” “Credo di si...” rispose Legolas.
“Bene, Elrohir accendi il camino, brucia le lenzuola. Forza.” disse scioccando le dita quando lo trovò imbambolato “Non sei tu ad avere qualche problema ora.” sorrise Lindir “E per quanto riguarda te...”
“Sto bene...” sussurrò Legolas.
“Legolas...ancora una volta che sento sto bene e ti arriva un pugno.” disse sorridendogli strappandogli un sorriso.
“Si...” annuì il principe “Sto...zitto.”
“Bene...” disse aiutandolo a cambiarsi per poi farlo sedere sul letto appena pulito.
“Grazie...” annuì Legolas.
“Riposa, al momento tu non hai nulla da fare.” disse Lindir mentre Elrohir si voltò quando avvertì bussare alla porta.
“E' Glorfindel.” sussurrò Elrohir ascoltando con l'orecchio teso verso la porta.
“Apri...lo sa...” annuì Legolas.
Glorfindel entrò chiudendosi la porta alle spalle.
“Ehi...” sorrise scrutandoli tutti e tre in viso.
“Ehi...” sorrise Legolas.
“E' tutto...” mormorò fra l'incuriosito e l'agitato.
“Finito, si.” rispose il principe.
“Le mie congratulazioni allora.” disse guardandolo per poi spostare lo sguardo su Elrohir “Lo lasciamo un momento con Lindir? Vieni con me Elrohir.”
“Ma...”
“Vai...” sorrise Legolas “Ho solo bisogno di riposare.”
Lindir attese che i due uscissero prima di parlare.
“Sicuro di star bene?” domandò l'elfo toccandogli la fronte.
“Mi sento debole, tutto qui.”
“Non è stato così poco il sangue.” sospirò “Ma capisco la smania. Ma...va bene forse non sono il più indicato per dirlo, però...lascia perdere, sto parlando a vanvera perchè, infondo...mi fa impressione vederti così principe.” disse alzandosi e preparando un decotto “Bevi questo, ormai devi solo aspettare di star bene.”
“Entro sera.”
“Fuori discussione, domani sera forse”
“No, questa notte partiamo. Non sono messo peggio di Elrond, posso cavalcare.”
“Io non capisco la vostra pazzia, tu...sei sempre stato pazzo, ma questo...” sospirò Lindir sedendosi sul letto “Io...sapevo di voi due, ma...”
“E allora sai il perchè, non c'era modo d'aspettare.”
“Si che c'era modo.”
“No, credimi...” sorrise Legolas.
“Non capirò mai il vostro pensiero.” sorrise Lindir.
“Se non tornassi...” disse Legolas voltandosi a guardando “Sarebbe stata una promessa non mantenuta...”
“Fatta da due ragazzini.” annuì Lindir “E ora...invece?”
“Sarebbe morto in ogni caso, ora sarà con me. Verrà con noi, potrò sentirlo.” disse Legolas alzando una mano e passandosela sul petto “Mi sono sempre sbagliato Lindir, non è vero che...non volevo sentire nulla...”
“Va bene, accetto questa tua scusante campata per aria.” ammise Lindir sorridendo “Anche se credo che l'abbiate fatto perchè soli e per non doverlo spiegare a nessuno...ad ogni modo...questa notte?” domandò Lindir con un sospiro.
“Si...me ne dai ancora?”
“No!” disse prendendogli il bicchiere dalla mano “Ora dormi, cerchi di dormire quanto meno. Riposi un paio d'ore e poi ceniamo.” disse sicuro alzandosi.
“Va bene...”
“E' strano vederti a letto.” sorrise Lindir.
“E' strano anche per me restarci.” ammise Legolas.
“Vado da Elrond.” “Si...”


**

“E' ora di cena dormiglione.” sorrise Glorfindel toccandogli la spalla.
“Hum...”
“A me non succede nulla...” borbottò il guerriero imitando la sua voce “Certo...Legolas ci sei?”
“Si...Dov'è Elrohir?” rispose sbattendo le palpebre “Perchè l'hai portato fuori prima?”
“Con suo fratello.” rispose toccandogli la fronte “Quanto meno non hai febbre.”
“Ci manca anche questo.” rispose spostandogli la mano “Ehi!” esclamò sbuffando.
“Bentornato fra noi. Come va?” domandò aiutandolo a sedersi sul letto.
“Meglio, molto meglio. Che dovevi dire a Elrohir?”
“Una pazzia dovevi farla. Te l'ho anche concessa...ma ora basta, ora si va a Bosco Atro e poi torniamo a Valinor.”
“Glorfindel...”
“E va bene!!! Dovevo chiedergli delle cose per la fuga che a te non devono importare ora! Intesi? Stanne…lontano ancora un paio d'ore, mangia e rimettiti in sesto poi te ne riparlo. Non sei fuori pericolo ancora sai?” disse Glorfindel sincero ma risoluto “Manca poco, ma...non pensare ad altro.”
“Non morirò dissanguato Glorfindel.” sorrise il principe.
“Lo diremo dopo che che ne dici?” rispose il guerriero “Prima ti devi mettere in piedi su...”
“Si.” annuì Legolas.
“Ed eccolo qua il principe...” sorrise Glorfindel “Sai...io vi ricordo tutti e due che ancora non camminavate.” disse accarezzandogli la spalla quando il biondo si sollevò sedendosi sul morbido materasso.
“Non mi racconterai tutta la storia vero ora?”
“No...volevo...insomma...oh Legolas Stai zitto! Stavo solo per dire che se doveste cadere, tutti e due....io ci sarò. Vi aiuterò...” “Grazie.” sorrise appena Legolas.
“Con calma, prendi il tuo tempo. Poi andiamo.”
“Si...” sorrise il principe.
   
 
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