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Autore: Relie Diadamat    01/10/2018    2 recensioni
John Smith perde una scommessa con la sua migliore amica e adesso Donna è pronta a guidare la sua auto d'epoca. In parole povere: un incubo...
*
[Dal testo]
«Guarda che non puoi tirarti indietro. Hai perso la scommessa, ti ho battuto a carte e quindi guiderò la tua stupida auto fino al ricevimento.»
Con un ampio sorriso gli sventolò le chiavi sotto al naso, emettendo dei gridolini di gioia. «Non posso crederci che lo sto per fare sul serio».
John Smith avrebbe voluto divorarsi le mani. «Nemmeno io».
Ma cosa gli era saltato in testa, poi?
Donna Noble che guidava la sua piccola bambina. Doveva essere decisamente un incubo.

Prima classificata a pari merito al concorso "Flash Contest: in meno di 500 parole [Drabble & Flashfic]" indetto da AleDic sul forum di EFP
Genere: Commedia, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Donna Noble
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname sul forum e su EFP: Rita221b (forum), Relie Diadamat (efp)
Fandom (se ne utilizzate più di uno): Doctor Who
Personaggi e pairing (se presente):Tenth Doctor & Donna Noble (bromance)
Numero Parole: 479
Note autore (se necessarie): Questa storia è un grandissimo “What If” ambientato nella quinta stagione, quando il Signore dei Sogni si burla del Dottore. In questa versione, Ten non si è ancora rigenerato in Eleven. Non so esattamente se intendessi scrivere un “What If” sull’episodio in questione o su un momento impreciso della stagione prima o dopo il matrimonio dei Ponds. Sta di fatto che qui Ten ha già detto ampiamente addio a Rose, si è ormai rassegnato all’idea che lei sia felice con l’altro lui. L’unico modo per torturarlo, potrebbe essere quello di fargli pensare di avere ancora la sua migliore amica, che lei possa ancora ricordarsi di lui. E, come colpo di grazia, regalargli la vita che non potrà mai avere: quella di John Smith ( a cui probabilmente piace il caffè).
 

Congelato nel tempo
 
Batté le palpebre e gli sembrò di essersi appena risvegliato da un lungo sonno.
Il bianco della neve gli bruciò gli occhi e in un attimo sentì il freddo di quel pomeriggio penetrare nei vestiti. Il caffè caldo che stringeva nella mano destra lo aiutò solo in parte ad allontanare la sensazione di congelare.
«Aspetti che passi un pinguino per fotografarlo o possiamo andare?» Uno sbuffo. «Andiamo, hai anche il caffè».
Finalmente distolse lo sguardo dalla strada e una chioma rossa riempì il suo campo visivo. Si sentì quasi uno stupido a pensarlo, ma i capelli di Donna erano strani in quel momento. Erano vivi, intensi, quasi aggressivi in contrasto con tutto quel bianco.
«Non ho voglia di caffè», confessò più a se stesso che a lei, le sopracciglia increspate come un matematico che coglie una falla in un teorema.
Donna roteò gli occhi, le mani già sul volante. «Allora non berlo» gli disse irritata, e più che un suggerimento quello gli parve un ordine. «Guarda che non puoi tirarti indietro. Hai perso la scommessa, ti ho battuto a carte e quindi guiderò la tua stupida auto fino al ricevimento.»
Con un ampio sorriso gli sventolò le chiavi sotto al naso, emettendo dei gridolini di gioia. «Non posso crederci che lo sto per fare sul serio».
John Smith avrebbe voluto divorarsi le mani. «Nemmeno io».
Ma cosa gli era saltato in testa, poi?
Donna Noble che guidava la sua piccola bambina. Doveva essere decisamente un incubo.
La vide inserire la chiave nel quadrante e in preda al panico gridò il suo nome.
«Cosa c’è?» gli urlò contro, anche se con un pizzico di preoccupazione.
Forse in un’altra circostanza ne avrebbe riso, ma era della sua adorata auto d’epoca che si stava parlando, così continuò a mordersi le dita col pensiero indicandole il problema: «La cintura».
Donna rise, realizzando il suo banale errore. «È vero!»
Tentò di rilassarsi, annotando in un taccuino mentale di non fare mai più scommesse come quella in futuro, fallendo miseramente quando Donna mise in moto. «Donna!»
L’amica si morse l’interno labbra, serrando i pugni. «Qual è il problema, adesso? Il parabrezza non è abbastanza pulito e rischiamo di investire Babbo Natale?»
«Devi essere delicata. È una macchina importante, non puoi trattarla come un cellulare di seconda mano», la rimbeccò, accarezzando inconsciamente il sedile. «E poi cosa ti ha mai fatto Babbo Natale?»
Lei scosse il capo, ignorando ogni sua parola. «Se faremo tardi la colpa sarà solo tua, e la sposa non ti perdonerà mai» decretò categorica. «Se fossi io quella vestita di bianco, probabilmente ti ucciderei».
John non capì. «Di cosa stai parlando?»
«Del matrimonio di Amy e Rory, idiota».
Non so chi siano.
«Svegliati, spaceman, o morirai congelato».
Il cuore sembrò fermarsi in gola. «Come mi hai chiamato?»
Come se non la vedesse da secoli, improvvisamente sentì la mancanza della sua migliore amica, la donna che guidava al suo fianco.
Quando riaprì gli occhi era disteso al suolo. In un TARDIS congelato.


 
   
 
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