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Autore: Ily Briarroot    01/10/2018    8 recensioni
[Fanfic partecipante al contest "Il volto delle donne" indetto da _Ayaka_ sul forum di EFP e giudicato da wurags]
"Poi, di colpo, senti nuovamente quelle urla. Toni accesi di voci familiari, porte che sbattono.
Ti guardi riflessa nello specchio della cameretta; hai quasi tredici anni, adesso. Stringi fra le mani un oggetto, un peluche o un cuscino, non ricordi, nel tentativo di concentrarti su altro che possa sovrastare quei rumori."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola guerriera 


 
[I cannot cry
Because I know that's weakness in your eyes
I'm forced to fake
A smile, a laugh everyday of my life
My heart can't possibly break
When it wasn't even whole to start with]


Because of you - Kelly Clarkson



«Avanti, papà! Per oggi basta bere».

Togli l'ennesima lattina di birra dalle mani di tuo padre, sospirando. Noti immediatamente il rossore sulle sue gote e gli occhi spenti, sintomi che ormai conosci bene.

«Uffa, come sei noiosa!». 
Kogoro sbuffa irritato, ma non si oppone particolarmente alle tue parole. Poggia una mano sotto al mento mentre le sue palpebre si abbassano pian piano, preda del sonno imminente. 
Ti dirigi verso l'uscita dell'agenzia investigativa, ancora un po' incerta. 
«Io vado a scuola. Mi raccomando». 

Lui mugugna appena qualcosa, dopodiché comincia a russare di colpo. Rimani a scrutarlo attenta ancora qualche istante, trattenendo le lacrime che minacciano di traboccarti dagli occhi, maledicendo quella terribile sensazione di impotenza che ti sommerge ogni volta senza lasciarti via di scampo. 

"Ran, vieni a vivere con me. Devi pensare a te stessa e lasciare perdere tuo padre. Non ti fa bene stare con lui". 

Avevi rifiutato l'offerta di tua madre senza troppi ostacoli, pensando fosse la soluzione migliore. 
Lei se la cava da sola, è in gamba. 
Anche tuo padre lo sarebbe. Se solo lo volesse. Se solo non si ubriacasse ogni volta davanti alla televisione, se pensasse allo spettacolo al quale costringe sua figlia ogni volta. 

No, non puoi pensarlo. Hai deciso di restare con lui perché gli vuoi bene e sai che anche lui te ne vuole. Morirebbe senza averti accanto, sei il suo tesoro più prezioso. La sua principessa.

Una principessa che vorrebbe crollare, a volte, ma non può farlo. 
Non puoi farlo perché sei grande, hai diciannove anni e sei perfetta nei tuoi modi, sei gentile, sei serena. 
Poi la maschera crolla e tu ti ritrovi sola e disperata, in quel marasma di sentimenti ed emozioni che non riesci più a gestire. 

Lontana da tua madre, che lavora tutto il giorno e con la quale riesci a ritagliarti qualche spazio ogni tanto, in pausa pranzo.

Lontana da tuo padre, che non capisce che fa del male a te, oltre che a se stesso.

Lontana dal ragazzo che ami, che se ne è andato due anni fa senza darti spiegazioni e che, ogni volta che ricompare, è una pugnalata al cuore per tutto ciò che non riesce a dirti. 

Il peso di una figlia unica con tutte le responsabilità del mondo addosso, che non puoi di certo raccontare a Sonoko. Non lei, così diversa da te, nonostante l'affetto e il profondo legame d'amicizia. 

Infine arriva Conan, il bambino che vive con te e al quale ti sei affezionata moltissimo. Il tuo fratellino, una delle persone a cui non rinunceresti mai nella vita. 
Hai imparato a confidarti con lui, nel corso del tempo. Hai cominciato a parlargli senza neanche rendertene conto, confidandogli ciò che non riuscivi più a trattenere dentro e lo fai ancora. Così, istintivamente, te ne accorgi solo quando lui ti guarda spalancando gli occhioni blu e, solo in occasioni simili, realizzi di avere il viso rigato di lacrime. 
Perché è tutto davvero troppo, troppo impegnativo, troppo complicato da gestire. Sola, completamente sola. 


Poi, di colpo, senti nuovamente quelle urla. Toni accesi di voci familiari, porte che sbattono. 
Ti guardi riflessa nello specchio della cameretta; hai quasi tredici anni, adesso. Stringi fra le mani un oggetto, un
peluche o un cuscino, non ricordi, nel tentativo di concentrarti su altro che possa sovrastare quei rumori. 

«Con te diventa tutto impossibile!»
«Pensi questo di me? Allora cosa fai ancora qui?»
«Già, bella domanda! Tranquillo, me ne vado!». 

Chiudi un secondo le palpebre, mentre l'eco di quelle voci si ripete nella testa. 
Mamma e papà...

Così non ci pensi; devi andare via, devi allontanarti e non sai come fare. Devi farlo prima che lo facciano loro, perché hai la certezza di come finirà quella situazione e stavolta non si può fare niente per rimediare, non c'è niente che tu possa fare. 

Forse hai fatto qualcosa, forse è colpa tua. Forse no. Forse non hai fatto abbastanza per sistemare le cose tra loro. 
Ma non vuoi vedere, non più.

E allora esci di casa in fretta, spalancando la porta. Ti ricordi la pioggia che scende fitta e l'immagine della villa di Shinichi, l'unico posto dove ti senti al sicuro, adesso. 

Premi il tasto del citofono sollevandoti sulle punte e raggiungi l'ingresso non appena scatta la serratura del cancello. 
E lui è lì, sulla porta, fingendo il massimo dell'indifferenza. Le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, i capelli leggermente scompigliati. 
«Ran? Cosa ci fai qui a quest'ora?».
«Shinichi... ». 

Lo osservi qualche istante, inizialmente senza il coraggio di soffermarti negli occhi blu che ti scrutano. Il suo tono di voce nasconde una reale preoccupazione, oltre la sicurezza che lo contraddistingue. 
«Cosa succede? I tuoi hanno litigato ancora?». 

Lo guardi, annuendo appena, e le lacrime scivolano dagli occhi senza più ostacoli. Ti lanci verso il suo corpo caldo, incurante delle tracce umide che gli macchiano i vestiti. 
Shinichi rimane in silenzio, serio, mentre ti stringe impacciato verso di sé. Sa benissimo che non c'è nulla da dire e percepisce la tua sofferenza, riparandoti da quegli attimi di panico e dolore che sono ancora così vividi nella testa. 

"Aiutami"

Lui capisce al volo quella richiesta silenziosa, lasciandoti sfogare con calma quel dolore troppo grande per una ragazzina di tredici anni. 



«Ran! Sei in casa? Ti aspetto qui!».

La voce di Sonoko ti ridesta bruscamente da quei ricordi. 
Ricordi che fanno ancora male, nonostante il tempo trascorso. 
Soltanto quando passi le dita sullo zigomo ti accorgi di aver pianto sul serio. 

«Sì! Arrivo subito». 

Ti volti ancora una volta verso Kogoro che sta dormendo profondamente, mentre cerchi di ripulire ogni traccia di quella debolezza, di quel senso di smarrimento totale che ha preso di nuovo possesso su di te.  
Indossi ancora una volta il tuo sorriso migliore, quello gentile e dolce che ti sforzi di mostrare ogni giorno, per gli altri e per te stessa. 

Dopodiché ripensi a quella forza che hai dentro, quella che tiri fuori quando ce n'è bisogno. Quella che ti fa vincere e che ti tiene in vita.
E devi farlo ancora e ancora, devi combattere. 

Perché tutte le donne nascono principesse, poi la vita le addestra guerriere








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Note dell'autrice
L'ispirazione mi è venuta così, di getto, scrivendo di Ran. Il contest in cui partecipo mi parlava di lei, con questa Oneshot. Ritrovo tantissimo di lei in me, per questa sua situazione di certo non facile. Ran è una ragazza forte, ma che ha bisogno di crollare ogni tanto, che riesce a gestire casa, famiglia e scuola come non farebbero altre della sua età. L'ho sempre stimata molto per questo motivo; nonostante ciò, riesce a mascherare la fragilità della situazione tra i suoi che vorrebbe rivedere insieme e indossare il migliore dei sorrisi. Dovevo questa oneshot sia a lei che a me. 
A presto,
Ile


 
  
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