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Autore: Cailiel    01/10/2018    0 recensioni
Adriel Rosewain non potrebbe essere più felice di così. Presto sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon e basta.
Beh, non proprio e basta... Sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon ma con sei zeri nel conto corrente.
Il suo matrimonio con Dante Rosewain era miseramente fallito e lei ci aveva guadagnato due case, il 30% dei suoi soldi e uno stipendio mensile di diecimila dollari australiani. La vita potrebbe andare meglio di così? Certo che sì: ora che Derek, il suo primo amore, è tornato nella sua vita.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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FARFALLINO ALPHABET 

 

Adriel si risvegliò in un letto vuoto disturbata dal ronzio del cellulare. 
Fece una smorfia e sbuffò sonoramente per poi alzarsi a sedere: Dante non c'era, di nuovo.

Afferrò il telefono e con un po' di fatica lesse il nome che lampeggiava sullo schermo: Derek.

-Pronto?- era sorpresa di sentirlo, credeva che non l'avrebbe mai richiamata da come l'aveva trattato l'ultima volta.
-Adriel, sei tu?- Derek dall'altro capo del telefono sembrava affannato.
-Si, che succede?- gli chiese.
-Grazie a Dio.- sospirò lui parlando con un filo di voce appena percettibile.

 

Dante guardò di sottecchi la sostituta della sua segretaria che stava scrivendo sull'agenda gli ultimi dettagli della riunione amministrativa che avevano appena concluso. 
L'uomo si passò la punta della lingua fra le labbra tornando poi a guardare lo schermo del tablet che aveva fra le mani.

-E' tutto signor Rosewain?- gli domandò lei scuotendo la biro fra le dita.
-E' tutto.- confermò l'uomo domandandosi se quel tono di voce caldo e avvolgente fosse suo di natura o lo stesse usando di proposito con lui.

Leda guardò il suo nuovo datore di lavoro, aveva le gambe accavallate e muoveva di tanto in tanto il piede sospeso a mezz'aria aspettando che lui ricambiasse i suoi sguardi ma non lui non sembrava decidersi ad alzare gli occhi da quel maledetto schermo, le sembrava quasi che la sua presenza in quella stanza fosse surpeflua e che lui la notasse appena. Umiliante.

-Quindi posso andare?- insistette lei e finalmente Dante levò gli occhi nella sua direzione, si fissarono per qualche istante lui annuì.
-Puoi andare.-

Nessuna emozione, né nel tono di voce e nemmeno sul suo viso. Leda sorrise spostandosi i capelli lisci e neri tutti su una spalla.

-D'accordo, allora mi chiami quando avrà bisogno di me.- gli disse alzandosi e sistemandosi la gonna dell'abito giallo che le fasciava praticamente alla perfezione il corpo.
-Senz'altro.- tagliò corto Dante tornando a concentrarsi sul tablet. 

Non appena fu solo, tirò un sospiro di sollievo portandosi una mano verso il collo per poter allentare il nodo della cravatta, dopodiché si massaggiò gli occhi pensando che quella con la sua nuova segretaria non sarebbe stata una collaborazione semplice. Soprattutto perchè era evidente che la donna voleva attirare la sua attenzione in sotto un profilo ben diverso da quello professionale.

 

Emily aveva appena finito di rimettere ordine nell'appartamento di Lucien; l'unica stanza che non aveva dovuto pulire era il suo studio che l'uomo teneva pulito e lucido come uno specchio.

Il bel moro tenebroso era al lavoro mentre, quel giorno, lei era libera. Pulire era da sempre stato il suo passatempo preferito, la solitudine  e un lavoro che non richiedeva alcuno sforzo mentale la rilassavano.
Si era ormai trasferita definitivamente nella casa del fotografo, lui non le aveva chiesto esplicitamente di starci ma a quanto pare aveva inteso che la ragazza non aveva un altro posto dove stare, i due convivevano pacificamente; la loro non era quella che si poteva definire una relazione vera e propria: Emily non se la sentiva ancora di iniziare una nuova storia e voleva prendersi il suo tempo per poter dimenticare del tutto Derek prima di lanciarsi in una nuova avventura. Inoltre stava ancora imparando a fidarsi di Lucien, perciò i due si erano accordati di essere semplici amici. 

Amici che di tanto in tanto, spesso, ... beh diciamo praticamente ogni notte... si scambiavano i benefici della propria compagnia.

Afferrò il portatile che aveva lasciato sul tavolino e con grande disappunto notò che la batteria era scarica. Lucien l'aveva di nuovo usato senza poi metterlo in carica.

Alzò gli occhi al cielo decidendo che avrebbe usato quello che lui aveva nel suo studio.
Si tirò in piedi e passeggiò fino alla stanza con la porta bianca mentre canticchiava a bassa voce una canzone che lui le aveva fatto sentire alcune sere prima. A Emily non era piaciuta ma il ritornello le era rimasto in testa e non sapeva proprio come farselo passare.

Si sedette dietro l'ampia scrivania e non riuscì a non pensare alla prima sera che ci aveva messo piede.
Era entrata per portare la cena a Lucien che stava esaminando alcuni lavori dei suoi studenti, l'uomo quella sera aveva finito per mangiare tutt'altro.

Arrossì violentemente al ricordo delle sensazioni che aveva provato, tutto ciò era una novità per lei; Lucien aveva una strana influenza su di lei, era in grado di far uscire il suo lato più libero e selvaggio eliminando -almeno per un po'- la Emily timida, chiusa e riservata.

Lo schermo si illuminò non appena il mouse si mosse di poco, il computer era sbloccato. Evidentemente il moro non aveva avuto il tempo di spegnerlo dato che quella mattina era uscito di fretta dichiarando che era in un ritardo tremendo.

Emily aveva riso vedendolo sfrecciare via come un fulmine con la giacca di pelle in una mano, le chiavi della macchina in un'altra e un pezzo di toast fra i denti.

Come sfondo del desktop c'era la foto in un bellissimo tramonto, il cielo era rosa e si rifletteva sull'acqua marina che aveva assunto delle tonalità di un blu-indaco molto intenso, in basso a destra vi era la firma di Lucien e fu proprio quell'angolo dello schermo che attirò maggiormente l'attenzione della bionda.

Mischiata fra tutte le cartelle ce n'era una chiamata Rofosefewafaifin
Alfabeto farfallino. Pensò immediatamente Emily decifrando facilmente il nome in codice: Rosewain.

Cliccò sulla cartella ma le chiese la password.

Furbo. Pensò nuovamente la bionda ormai troppo incuriosita dal sapere cosa c'entrasse un uomo come Lucien con un uomo come Dante Rosewain.

Digitò:
Dante.  Password errata.

Rosewain. Password errata.

Tamburellò nervosamente con le dita mordendosi il labbro.

Dafantefe.

Finalmente la cartella si aprì e una alla volta iniziarono a caricarsi tutte le foto in miniatura.
Emily cliccò sulla prima: c'era Adriel che stava uscendo da Starbucks con in mano una tazza di caffè, Derek le stava tenendo la porta.

La bionda sbattè le palpebre più volte iniziando a scorrere tutte le foto. Ma cosa..?

Adriel.
Adriel.
Adriel e Derek.
Adriel.
Adriel e Derek mano nella mano.
Adriel e Derek in spiaggia.
Adriel e Derek in macchina.
Adriel e Derek davanti a casa sua.
Adriel e Derek che si baciano.
Adriel al parco.
Adriel e Emily al parco.
Adriel e Emily.
Adriel e Emily.
Adriel.
Adriel e Dante.
Adriel e Dante.

-Puttana.- mormorò Emily con un filo di voce. Non pensava che una parola del genere le sarebbe mai uscita dalla bocca ma non potè farne a meno.

Scese più in basso nella cartella zeppa di moltissime altre foto e il cuore le balzò in gola quando ebbe raggiunto il fondo.

Efemifily. Emily.

Con mano tremante schiacciò sull'icona, questa volta il computer non le chiese alcuna password.
La bionda guardò le foto che le erano state scattate di nascosto e sentì una morsa alla bocca dello stomaco. Un improvviso senso di nausea le fece venire le vertigini e dovette appoggiarsi alla scrivania per non scivolare giù dalla sedia.

Quando le aveva fatto tutte quelle foto? Possibile che lei non si fosse minimamente accorta di essere stata seguita fino a quel momento?

Chiuse velocemente le cartelle e scattò in piedi correndo fuori dalla stanza. 

Lucien l'aveva stalkerata per tutto quel tempo, l'aveva raggirata per i suoi comodi e ora la stava usando per un po' di piacere e lei, come una stupida, ci era cascata. Ci era cascata con tutte le scarpe.

 

-Signor Rosewain?- Leda si era appena sporta dalla porta d'ingresso dell'ufficio di Dante che alzò lo sguardo dal computer, un po' stordito.

Leda sorrise alla sua espressione confusa e decise di entrare nella stanza, chiuse con delicatezza la porta alle sue spalle e camminò come se stesse sfilando fino alla scrivania del biondo. 
Appoggiò entrambe le mani sulla superficie del tavolo e si sporse in avanti per vedere quello che l'uomo stava facendo.

-Sono le otto di sera, non sarà il caso di tornare a casa per cenare con tua moglie?- gli chiese con voce che voleva far apparire calma e suadente ma che esprimeva tutt'altro. 
-Io...- Dante si concentrò per guardarla negli occhi: -Non sono sposato.- le rispose appoggiandosi allo schienale della poltrona. Gli bruciavano gli occhi e sentiva la gola secca. Aveva passato le ultime ore completamente immerso nel lavoro tanto da non essersi nemmeno reso conto del tempo che passava e dell'ora che si era fatta.
-Ah.- Leda si finse stupita: -Beh, torna a casa a riposare. E' stata una lunga giornata.- 
-Mi stai cacciando dal mio posto di lavoro?- domandò ironicamente Dante: -Se devi tornare a casa da tuo marito sei libera di farlo: il tuo turno finisce alle sei.-

Leda sospirò sedendosi su una delle poltroncine imbottite poste di fronte alla scrivania dell'uomo, accavallò di nuovo le gambe e scosse leggermente il capo.

-Abbiamo una cosa in comune: nemmeno io sono sposata. Ma vorrei riposare e non mi fido a lasciarti qui da solo.- lo prese in giro usando il suo stesso tono di voce ironico. 

 

Adriel stava dando la pappa a Liam quando Dante rientrò finalmente in casa. Fingersi una mamma le aveva occupato tutto il giorno e non credeva fosse un compito così difficile. Era più sicura che mai sul fatto che mai nella vita avrebbe avuto figli, si sarebbe pure risparmiata le smagliature.

-Ehi.- la salutò distrattamente il biondo entrando in cucina.

La mora inarcò un sopracciglio seguendo i suo movimenti con fare vigile e rispose con un semplice: -Ehi.- dopodichè tornò a concentrarsi su Liam che stava scuotendo le braccia per avere altro cibo. Il bambino solitamente per attirare la sua attenzione le tirava i capelli, ma lei si era fatta più furba ed aveva inziato a legarseli in una coda ben alta così da sfuggire alle manine paffute. Il piccolo era tanto goloso quanto vulcanico ed aveva sempre bisogno di mangiare per essere carico di energie e correre ovunque.

-Noi abbiamo già cenato, Marietta è andata da Gloria. Trovi tutto nel forno.- 
-Ho fatto qualcosa che non va?- domandò Dante appoggiandosi contro il bancone della cucina ed incrociando le braccia al petto.
-Assolutamente no.- Adriel non lo stava nemmeno guardando in faccia: -Che avresti mai dovuto fare?- la sua voce traboccava sarcasmo e questa volta fu l'uomo a inarcare un sopracciglio.
-Non so, dimmelo tu.- rispose con tono pacato al che Adriel scattò in piedi, sbattè la ciotola piena di pappa sul tavolo ed afferrò Liam che per lo spavento aveva sobbalzato uscendo poi dalla cucina a grandi falciate. Per sua fortuna la porta della cucina era scorrevole o avrebbe sbattuto anche quella con una forza tale da far tremare tutti i vetri.

Dante fece un profondo respiro e scosse la testa, era troppo stanco per correrle dietro a chiederle cose le fosse di nuovo preso. Pensò che sarebbe stato più facile per lui convincersi che la ex soffrisse di qualche disturbo di personalità multipla o che quei cambiamenti repentini fossero dovuti al ciclo mestruale. 
L'umore di Adriel in quel periodo era una montagna russa e lui non riusciva a trovare altre soluzioni plausibili.

Si sedette a tavola: non aveva nemmeno fame. Leda aveva deciso di portargli la cena in ufficio, non era stata in grado di dargli concretamente una mano con il lavoro perciò gli  tenuto compagnia ed i due avevano finito per cenare sul tetto del palazzo mangiando cibo cinese.

Adriel si era chiusa in bagno dopo aver lasciato Liam nella sua culla, sperava si addormentasse in fretta giacché aveva corso e giocato per tutto il giorno.
Deglutì avvicinandosi allo specchio a figura intera e si voltò a guardarsi di profilo, con mano tremante alzò la larghissima felpa nera di Dante che aveva addosso e osservò la pancia. 
Si morse il labbro inferiore inclinando leggermente il capo: il ventre ogni giorno che passava le diventava sempre più gonfio e pareva che nessuno a parte lei si accorgesse del cambiamento.

Riabbassò la felpa che le arrivava a metà coscia e uscì dal bagno. 
Marietta non avrebbe passato la notte in casa quindi lei aveva deciso che avrebbe dormito in un'altra stanza. Aveva bisogno di tranquillità.

 

Dante girò la testa verso il lato del letto vuoto, alzò il busto tenendosi sui gomiti e nella penombra fissò la porta aspettandosi che da un momento all'altro arrivasse Adriel per coricarsi vicino a lui. Ma non successe niente. La porta restò chiusa, il silenzio restò immutato.

Scostò le coperte sbuffando e scese dal letto. Doveva fare quattro chiacchiere con quella donna prima che lo mandasse completamente fuori di testa.

Andò al piano di sotto della casa trovandolo avvolto nel buio, ritornò quindi di sopra e andò fino alla cameretta di Liam: si avvicinò alla culla, il bambino dormiva quiete nella sua solita posizione: con le gambe divaricate, i piedini puntati verso l'esterno e le braccia alzate sopra la testa.
Senza nemmeno pensarci si chinò verso di lui stampandogli un bacio leggerissimo sulla fronte. Il piccolo inspirò a fondo per poi espirare scuotendo piano le manine strette in piccoli pugni dopodiché torno alla sua beatitudine. 
L'uomo sentì un nodo alla bocca dello stomaco perciò decise di uscire da lì il più in fretta possibile.

 

-Adriel.- Dante chiamò la donna chiusa in una delle camere degli ospiti. Abbassò la maniglia un paio di volte aspettandosi che la serratura scattasse magicamente per farlo entrare dentro: -Adriel, apri la porta.- la pregò appoggiando la fronte contro la fredda superficie di legno ma non ottenne nessuna risposta.

Starà dormendo? Si chiese. L'aveva sicuramente svegliata. Si chiese se era il caso di insistere, conoscendola avrebbe perso la pazienza e sarebbe uscita fuori per fargli una sfuriata per averla svegliata a quell'ora della notte. Fece un passo indietro guardando per un'altra manciata di secondi la porta chiusa, sospirò per poi tornare verso la sua camera da letto. Sapeva che l'attendeva una notte insonne.

 

Adriel era accovacciata sul letto, gli occhi spalancati e fissi sul muro davanti a lei. Aveva le guance bagnate di lacrime ed ascoltava Dante che la chiamava da fuori la stanza. 
Singhiozzò a bassissima voce coprendosi la bocca con la manica della felpa per non farsi sentire.

  
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