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Autore: Sophie_moore    01/10/2018    0 recensioni
Questa storia appartiene alla serie: "Inktober - Persona's stories"
Campus!AU
Il ragazzo si passò le mani sul viso, pensando a quanti motivi avrebbe potuto inventare per evitare quella gogna, ma decise di bussare, raccogliendo la sua voglia d’approvazione a due mani.
[...]Sapeva benissimo cosa fosse, e lo distraeva a tal punto da non riuscire a continuare la sua farsa. Quella maschera bianca dagli occhi neri sembrava che lo scrutasse nell’anima, lo faceva sentire peggio che avere a che fare con quel ragazzo.

Spero che questo esperimento vi piaccia! Enjoy!
Sophie!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goro Akechi, Phantom Thieves, Ren Amamiya/Akira Kurusu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia appartiene alla serie “Inktober – Persona’s stories”

Prompt: Phantom Thieves
Personaggi: Goro Akechi/Phantom Thieves
Li distruggerò.
Goro era stato spedito alla confraternita.
Non ci voleva andare, e l’aveva messo in chiaro, eppure aveva obbedito all’ordine del rettore. Non che nutrisse qualche speranza di fargli cambiare idea: quando il rettore si metteva in testa qualcosa era impossibile togliergliela, anche con la migliore della dialettica o della logica.
Quella confraternita stava creando troppi problemi nel campus, cercava di sovvertire lo status quo generale e non era proficuo per il buon nome dell’università.
Il ragazzo si passò le mani sul viso, pensando a quanti motivi avrebbe potuto inventare per evitare quella gogna, ma decise di bussare, raccogliendo la sua voglia d’approvazione a due mani.
La confraternita PT era rintanata in un piccolo edificio, una casetta sembrava. Aveva poche stanze, pochi iscritti, ma c’era una mascotte, un gatto nero.
Che cosa se ne facevano di una mascotte? Non erano neanche così ben voluti al campus, erano famosi perché così potevano essere evitati più facilmente.
Il portone d’ingresso si aprì, scoprendo una stanza dai colori caldi e un ragazzo dai capelli scuri arruffati e occhi tanto profondi da sembrare neri. «Ciao, chi sei?»
«Goro Akechi.» si presentò, porgendo la mano educatamente.
«Ren Amamiya. Vieni dentro, così mi racconti cosa ti porta qui.» Ren spalancò bene la porta e si spostò per far entrare Goro, un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
Goro sentiva dei brividi corrergli per la schiena. C’era qualcosa in Ren che lo metteva profondamente a disagio, ma fece finta di niente. Non poteva far notare nessun sentimento, o il suo piano – il piano del rettore – sarebbe fallito.
«Perdona il disastro, qui viviamo un po’ arrabattandoci come meglio riusciamo.» Ren afferrò un reggiseno nero dal divano e lo spostò sull’appendiabiti all’entrata. «Cosa vorresti sapere?» domandò con una dolcezza estrema.
Goro inclinò la testa, simulando confusione, quando in realtà reprimeva l’istinto di tirargli il collo. «Beh ecco, ho sentito molto parlare di questa confraternita… e volevo sapere se avreste accettato nuovi mem- quello cos’è?» si interruppe, guardando oltre le sue spalle. Sapeva benissimo cosa fosse, e lo distraeva a tal punto da non riuscire a continuare la sua farsa. Quella maschera bianca dagli occhi neri sembrava che lo scrutasse nell’anima, lo faceva sentire peggio che avere a che fare con quel ragazzo.
Ren si voltò e si batté una mano sulla fronte. «Oggetti di scena, ogni tanto ci si traveste… niente di che.» sorrise candidamente e nascose la maschera sotto al cuscino del divano.
Ma ormai Goro aveva capito. Il rettore aveva puntato il dito contro di loro per i disordini che causavano ribellandosi alle sue regole, e non era a conoscenza di quanto in realtà fossero invischiati in cose molto più grandi. Quella maschera l’aveva già vista, era del leader di un gruppo di attivisti del web per i pari diritti e contro le ingiustizie.
Che fortuna, pensò Goro. Poteva distruggere sia il gruppo di attivisti che quella confraternita di rivoluzionari da quattro soldi.
Ora sì che era motivato.
«Oh beh, anche a me piacciono le maschere. Ultimamente vanno particolarmente di moda, non trovi?»
Ren sorrise. Goro ebbe un formicolio alle mani. Si guardarono cercando di studiarsi a fondo, osservando ogni dettaglio con occhio critico. Entrambi sapevano che cosa stava per succedere, era quello sguardo che non lasciava fraintendimenti.
Poi, Ren si rilassò.
«Permettono di mostrarsi per quello che si è davvero, proteggendosi allo stesso tempo. Servono perché in futuro non servano più, capisci quello che intendo?» il ragazzo gli fece l’occhiolino. «Accettiamo nuovi membri, assolutamente, ma devi conoscere anche gli altri… arriveranno tra non molto, sono a lezione.»
La tensione si sciolse, Goro si convinse di potersi infiltrare senza conseguenze.
Li avrebbe distrutti.
E avrebbe distrutto Ren, in particolare. Quella faccia gentile, quel modo delicato di parlare, quella cortesia, tutto insieme risultava irritante.
Sogghignò.
Era pronto ad indossare la sua maschera personale, così avrebbe fatto funzionare il piano del rettore. Di suo padre.
  
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