Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Longview    03/10/2018    0 recensioni
Se era già avvilito per ciò che aveva compreso quella mattina, il suo morale era sceso sotto i tacchi quando, ancora immerso tra i suoi pensieri infelici, vide il più piccolo ad attenderlo radioso e, soprattutto, con addosso solo un paio di pantaloncini. Fu come se tutti i suoi difetti fossero stati improvvisamente quadruplicati a confronto con il fisico slanciato e atletico di Eren: dal viso fresco e giovane ai muscoli allenati e ben definiti, era tutto così perfetto. Tanto perfetto che lo odiava, almeno in quel frangente.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Levi e la dieta










Era quasi l'alba, e Levi non era ancora riuscito a chiudere occhio. Certo, non era raro che venisse colto dall'insonnia, magari proprio quando aveva più bisogno o possibilità di dormire. Fissò per dieci minuti la grande finestra della camera da letto e attese finché non vide i primi raggi di sole trasparire timidamente tra le tende di lino. Era presto per alzarsi e cominciare la giornata, ma anche troppo tardi per cercare di prendere sonno una volta per tutte: pertanto decise di farsi coraggio e si scollò da quel materasso che, a causa della calura estiva, era diventato un lago di sudore. Prima di dirigersi verso il bagno e potersi dedicare a una piacevole e corroborante doccia fredda, si incamminò in punta di piedi fino all'altro lato del letto: sfiorò con i polpastrelli i capelli del compagno, che ancora dormiva placidamente avvolto nelle lenzuola. Levi non aveva molto di cui preoccuparsi dal momento che Eren non si sarebbe svegliato nemmeno se una palla da demolizione avesse colpito in pieno la facciata della casa, ma spesso approfittava di quegli attimi per osservarlo di nascosto, senza che quella bocca rosea e invitante cominciasse a parlare non dandogli più tregua. Sì, Levi considerava il più piccolo alquanto petulante ma, no, non lo avrebbe comunque mai scambiato con nessun altro al mondo. Con passo leggero si infilò dietro la porta del bagno e, dopo essersi svestito, si lanciò sotto il getto dell'acqua fredda, finalmente sollevato di potersi lavare via quel sottile strato di sudore che lo ricopriva dalla testa ai piedi. In seguito, si asciugò con cura -detestava quando il pavimento si riempiva di goccioline, anche se, convivendo con Mr. Sbadataggine, aveva in qualche modo imparato a sopportare queste piccolezze- e, prima di tornare in camera, si avvolse in vita un asciugamano. Si avvicinò all'armadio, ma non fece in tempo ad afferrare i vestiti e tornare da dove era venuto, perché sentì una flebile voce giungere dalle sue spalle.
-Levi- in un primo momento, il diretto interessato non si scompose: non era sicuro se il più piccolo fosse effettivamente sveglio o se stesse farfugliando nel sonno.
-Levi... è presto, torna a letto- e, per sottolineare ciò che aveva appena detto, allungò timidamente una mano verso Levi; quest'ultimo si avvicinò, e la strinse piano nella sua.
-Ho appena finito di fare la doccia, non posso rimettermi a letto- ma quando cercò di allontanarsi, Eren lo tirò verso di sé: perse l'equilibrio e atterrò goffamente tra le braccia del moro, che per buona parte pareva ancora immerso nel mondo dei sogni; nonostante ciò, tratteneva il maggiore con tutte le sue forze -e che forze, pensò Levi, quando fu costretto ad arrendersi al suo volere. Questo pensiero gli rimase fisso nella mente mentre Eren, con molta calma, ribaltava la situazione, bloccandolo sotto il suo corpo.
-Non riuscivi a dormire?- domandò allora, mentre il suo sguardo si faceva pian piano più languido e attento. Nonostante l'orario improbabile, i suoi secondi fini si resero subito manifesti non appena iniziò a disegnare una scia di baci roventi lungo il collo del compagno, ma quest'ultimo non si lasciò trascinare in quel sensuale gioco, anzi, quando ne ebbe l'occasione, si liberò da quella stretta e si accinse, finalmente, a completare la sua routine mattutina. Levi poté percepire la delusione di Eren fin oltre la porta del bagno, e in parte provò una certa compassione per lui; tuttavia, si sentiva logorato dentro da un certo fastidio per ciò che era successo, sebbene a un occhio poco attento sarebbe potuto apparire come normalità: fino a qualche tempo prima, Levi non si sarebbe mai lasciato sovrastare in quel modo -nel senso letterale e metaforico del termine-, ma gli era stato praticamente impossibile ristabilire l'ordine naturale delle cose. Certo, era sempre stato consapevole della grande differenza di età tra lui e Eren, e, infatti, con il passare degli anni era stato difficile rimanere al passo con i suoi bisogni e con la sua, per così dire, esuberanza giovanile. Tuttavia, solo in quel momento comprese che stava totalmente perdendo tutta la prestanza fisica che si era guadagnato con enorme fatica nel corso di anni e anni; tra il lavoro e i piccoli impegni quotidiani, aveva completamente messo da parte l'esercizio. Si guardò allo specchio, e un solo pensiero gli attraversò la mente.
-Mi sono proprio lasciato andare-

Eren, superato un primo momento di delusione per il rifiuto del maggiore, non fu più in grado di riprendere sonno, e, pertanto, decise di compiere un bel gesto e preparare la colazione per tutti e due. Proprio mentre stava mettendo in tavola l'immancabile tazza di té di Levi, questi fece il suo ingresso in cucina. Eren gli dedicò un sorriso sincero, e gli fece cenno di sedersi; ma avvertì all'istante che qualcosa non andava, e procedette con molta cautela. Sapeva molto bene che, se l'atmosfera si faceva troppo tesa, anche il minimo gesto poteva essere interpretato nel modo sbagliato; e Eren non voleva diventare il bersaglio degli sfoghi isterici del compagno.
Levi, da parte sua, aveva già trovato il suo motivo per irritarsi. Se era già avvilito per ciò che aveva compreso quella mattina, il suo morale era sceso sotto i tacchi quando, ancora immerso tra i suoi pensieri infelici, vide il più piccolo ad attenderlo radioso e, soprattutto, con addosso solo un paio di pantaloncini. Fu come se tutti i suoi difetti fossero stati improvvisamente quadruplicati a confronto con il fisico slanciato e atletico di Eren: dal viso fresco e giovane ai muscoli allenati e ben definiti, era tutto così perfetto. Tanto perfetto che lo odiava, almeno in quel frangente.
-Stai bene?-
-Non mi parlare-
Eren era abituato a quel tipo di comportamento, ma non poteva far finta che non gli interessasse ciò che stava accadendo. Posò la sua tazza di caffé e cercò di essere paziente e comprensivo.
-Levi, non mi puoi ignorare senza motivo-
-Ti ho chiesto di non parlarmi. E ora, comunque, esco-
Eren era confuso. Erano in piena estate, ed era il primo lunedì della prima settimana di ferie che avrebbero trascorso quell'anno; eppure, Levi preferiva uscire in solitudine, arrabbiato per cause a lui sconosciute, piuttosto che rimanere con lui e godersi un po' la vita di coppia.
-Esci? Perché?-
-Vado a correre- e, infatti, si alzò da tavola, avanzando il suo sacro té e, subito dopo, uscendo di casa.
Eren era ancora più confuso. A quel punto, sapeva che non poteva far altro che attendere che si calmasse da solo.

Quando Levi fece il suo ritorno, il suo umore non era per niente migliorato; anzi, era perfino peggiorato. In un'ora, era riuscito a malapena a varcare la soglia dei cinque chilometri e, in realtà, per gran parte del tempo aveva camminato. Era esausto, sudato e arrabbiato, e tutto ciò che poteva desiderare in quel preciso istante era una doccia -la seconda nell'arco di due ore, ma questo non era un problema. Tuttavia, Eren non era della stessa idea, e infatti lo aveva aspettato pazientemente sul divano in soggiorno, se per "pazientemente" si può intendere l'addormentarsi di nuovo. Non appena Levi varcò la soglia di casa, notò un ammasso scompigliato di capelli spuntare dallo schienale, e, come per magia, sentì tutta la rabbia fluire all'esterno. Si fece più vicino e si chinò per posargli un bacio sulla fronte imperlata di sudore; quando scostò il viso da quello dell'altro, vide due occhi verdi fissarlo intensamente, e un piccolo sorriso increspò le sue labbra. Eren si illuminò, e decise di cogliere sapientemente quell'istante speciale: afferrò tra le dita il mento del più grande e lo attirò a sé in un piccolo e dolce bacio.

Non si dissero nulla, perché entrambi sapevano che anche una singola parola avrebbe potuto frantumare la tranquillità che pareva essersi ristabilita in quella casa. Eren seguì docilmente Levi quando questi entrò in bagno, e, senza ragionare troppo sul da farsi, si gettò sotto la doccia assieme a lui; il maggiore mostrò un po' di riluttanza in un primo momento, ma non riuscì a fare resistenza a lungo, e allentò ogni genere di tensione sotto il tocco esperto di quelle mani. Tuttavia, più volte gli era tornata alla mente la preoccupazione di quella mattina, anche mentre si trovava lì, premuto tra il petto di Eren e la parete, con una guancia schiacciata contro le piastrelle fredde e scivolose, mentre le continue spinte e gli ansimi dell'altro gli scuotevano le viscere e lo facevano tremare di piacere.
-Levi...- sussurrò Eren, direttamente nel suo orecchio, e potè sentire un leggero brivido percorrerlo dalla testa ai piedi. Adorava vedere Levi così docile e in balia del suo volere. -Levi, mi sembri distratto...-
Questi, di tutta risposta, mugugnò qualcosa di indecifrabile e cercò con una mano di avvicinare ancor più a sé il compagno: a entrambi si mozzò il fiato, e improvvisamente i loro sguardi si fecero liquidi, i baci più intensi; Eren si sentì attraversare da un'ondata di calore che dalle guance gli raggiunse il basso ventre, e si strinse a Levi, lo graffiò, lo morse e gli tirò i capelli, così da poter osservare la sua espressione estasiata mentre giungeva al culmine.
Rimasero per qualche istante abbracciati, gli unici rumori che si potevano sentire erano i loro respiri affannati e l'acqua che ancora scrosciava su di loro. Levi era sfinito; cercò spazio per uscire dal vano doccia e afferrò velocemente un asciugamano. Eren si lasciò scivolare sul pavimento, soddisfatto e trasognante: era felice di essere ritornato alla pace di sempre, dopo la mattinata un po' turbolento. Quello che Eren non sapeva, tuttavia, è che i guai per quella giornata non erano affatto finiti ma, anzi, erano solo iniziati.

-Levi, cosa diavolo stai facendo?- il più piccolo era rimasto bloccato sulla soglia della cucina, a osservare ciò che stava succedendo -sebbene non gli fosse affatto chiaro.
-Ho pensato fosse arrivato il momento di dare una svolta alle nostre abitudini alimentari- rispose quello, mentre gettava nell'immondizia una tavoletta di cioccolato fondente. Eren si slanciò per recuperare ciò che stava per andare irrimediabilmente perso a causa della fretta del compagno.
-Va bene, hai delle buone intenzioni, ma almeno lasciami conservare le mie fonti primarie di sostentamento!-
-Gli zuccheri fanno ingrassare- e, con uno scatto, tolse di mano a Eren la cioccolata, riportandola al luogo che le spettava: la pattumiera.
-Ma, Levi, io non ingrasso!-
Silenzio. Levi assunse un'espressione estremamente seria, i suoi occhi si ridussero a due fessure: si avvicinò al diretto interessato, finché non si trovò a pochi centimetri da lui, tanto che poté fiutare il terrore che si era impossessato del suo corpo. Eren, infatti, aveva -ovviamente- compreso di aver sbagliato qualcosa; e doveva comprendere cosa il più velocemente possibile se non voleva finire strangolato da quel folletto malefico che lo stava squadrando dal basso verso l'alto.
-Puoi dire addio anche ai tuoi adorati biscotti al burro- concluse, gettando i suddetti biscotti nel sacco nero; ma, come se non bastasse a far soffrire Eren, proseguì in un elenco alquanto consistente: -e alle caramelle- altra confezione gettata via, -e alle liquirizie- altro pacchetto cestinato, -e alle merendine- di nuovo, -e alla Nutella- e così via.
Eren fu distrutto psicologicamente da quella situazione, e il tutto peggiorò quando il maggiore lo costrinse ad andare al supermercato a fare rifornimento di frutta, verdura, zuppe di cereali e carne bianca; tutte cose che, onestamente, il moro odiava dover comprendere nella sua dieta.
-Levi caro, ora che sono le due del pomeriggio possiamo trovare un posticino carino e pranzare?- chiese allora, mentre si trascinava dietro un'enorme borsa frigo. Frugò nelle tasche dei pantaloni e tirò fuori le chiavi della macchina, caricò la busta e si mise alla guida, tutto sotto lo sguardo giudicante di Levi che, in tutto questo, non aveva mosso un dito.
-Va bene... ma scelgo io dove andare-
Dieci minuti dopo, i due erano seduti al tavolo di un ristorante crudista vegetariano, ed Eren comprese di non poter andare avanti così.

-Armin, ti prego, ho bisogno del tuo aiuto- dopo essere tornati a casa, Eren si era chiuso in bagno, aveva afferrato il cellulare e aveva immediatamente chiamato l'amico, convinto che lui avesse la soluzione adatta a quel problema.
-Eren, hai provato a parlargli?- domandò con fare ovvio.
-No! Ma sei pazzo? Sai com'è Levi, quando si mette in testa qualcosa di strano non vuole dare spiegazioni...-
-... Semplicemente perché se ne vergogna. Dio mio, Eren, state insieme da sette anni, di certo non ti ucciderà perché mostri un po' di interessamento!-
-Tu non sai di cos'è realmente capace-
Eren doveva tristemente ammettere di temere le reazioni del proprio compagno. Quando si arrabbiava -ovvero, una decina di volte ogni giorno- diventava davvero incontenibile: il primo passo erano gli sguardi di avvertimento, con i quali lo inceneriva sul posto; nel caso in cui non avesse compreso il messaggio, esplodeva nell'ira più pura, e a quel punto Eren non avrebbe più potuto placare i suoi insulti, le urla e i litigi.
-Eren, davvero, dovresti fregartene della sua possibile reazione e parlargli. Da quello che mi hai detto sembrerebbe che stia affrontando nel peggiore dei modi la crisi di mezza età o non so cosa. Ha bisogno di te-
-Forse hai ragione... grazie Armin, sei un vero amico- concluse, sorridendo. Sapeva di poter sempre contare su Armin.
-Di niente. Ora vai, recupera quella testa vuota di Levi-

Eren uscì dal suo nascondiglio e si diresse verso le scale: prese un respiro profondo per farsi coraggio, e scese in direzione del soggiorno. Levi era lì, seduto sul divano a leggere un libro.
-Levi, posso disturbarti un attimo?-
Questi gli rivolse un fugace sguardo da sopra gli occhiali da vista, e dopo qualche secondo decise di riporre il volume sul tavolino di fronte a sé. Eren lo prese come un invito, e si sedette accanto a lui.
-Ascolta... ti va se parliamo un po' di cosa sta succedendo? Da stamattina ti comporti in un modo molto strano e vorrei capirne il motivo- disse, posando una mano sulla coscia del maggiore; in qualche modo, sperò che quel gesto bastasse per tenere a bada la sua irascibilità.
-Eren... è stato Armin a convincerti a farlo-
-C-cosa? No!- esclamò nel panico, -Dai, Levi, vederti così mi rende molto triste-
Levi sospirò; scosse la testa e fece per alzarsi, ma Eren lo trattenne: quel discorso andava concluso lì e ora.
-Mi sembri completamente ammattito! Prima ti arrabbi con me senza un motivo apparente e scappi via, poi cominci a fare tutti questi discorsi sul mangiare sano e cambiare stile di vita... non mi fraintendere, sono contento se vuoi mantenerti in forma, ma non voglio che questa diventi un'ossessione!-
Levi continuava a non parlare, poiché il suo orgoglio gli impediva di condividere ciò che lo tormentava tanto.
-Levi, sei veramente testardo! Sai che ti dico? Arrangiati- e così, Eren mise in atto il piano finale: accontentarlo e lasciarlo solo, in modo da lavorare sui suoi sensi di colpa. Tuttavia, per un momento pensò che il “sentirsi in colpa” non era mai stato riscontrato nell'indole di Levi Ackerman. Inaspettatamente, si sentì afferrare il polso, e, quando voltò il capo, incontrò uno sguardo profondamente esasperato.
-Eren, per te è tanto facile fare questi discorsi perché sei ancora giovane- disse, -mentre io, beh, inizio a preoccuparmi del mio fisico in declino-
Eren scoppiò in una risata: -Fisico in declino? Di questo ti preoccupi? Di star invecchiando?-
Questi annuì piano piano.
-Oh Levi, e hai tentato di evitarmi per tutta la mattinata solo per questo motivo? Beh, ovviamente, senza riuscirci appieno- ammiccò, lasciando intendere al piccolo cedimento di quella mattina nella doccia.
-Beh, non è di certo colpa mia se sei uno stupido idiota sexy- prese una piccola pausa, e poi aggiunse:-Ma soprattutto stupido e idiota-
-Levi, tra le tante cose, adoro questi anni che ci separano. Tu invecchi egregiamente e io imparo moltissimo da te. È tutto perfetto così com'è, non hai bisogno di renderti più gradevole ai miei occhi perché a me piaci già-
La tensione tra i due si allentò e lo sguardo assassino di Levi scomparve totalmente: non lo avrebbe mai ammesso, ma il più piccolo aveva ragione.
-Quindi, non importa se il tuo fisico non è più scolpito come una volta, non importa se metti su qualche chiletto- Eren lo strinse tra le sue braccia, e gli posò un tenero bacio tra i capelli, per poi ricordarsi:- oh, e non mi importa se ti escono i primi capelli bianchi!-
Levi sgranò gli occhi:-Capelli bianchi?- non voleva credere di star già diventando canuto.
-Shsh, è normale, sta tranquillo- inutile dire che Eren si stava largamente prendendo gioco del maggiore; ma quello era troppo impegnato a preoccuparsi della sua chioma per potersene accorgere.
Rise, e strinse Levi più che poté, fino a rimanere senza fiato: non avrebbe mai smesso di amare quel piccolo, tenero folletto ansioso.









Ciao a tutti! È da molto che non scrivo qualcosa ed è così strano tornare nuovamente su questo sito ahah mi sono un po' arruginita con tutta onestà lol in ogni caso, mi farebbe molto piacere conoscere la vostra opinione al riguardo :3 grazie per essere arrivati fino a qui e, niente, alla prossima!
-Longview

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Longview