Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    03/10/2018    1 recensioni
Un normale liceo italiano caratterizzato dalla vita energica di tantissimi adolescenti. L'arrivo di una nuova studentessa Judy Hopps, alunna geniale con una particolare dote investigativa, migliorerà la vita di Anna, Elsa, Kristoff, Jack, Hiccup, Merida, Rapunzel e Flynn. L'amicizia aiuterà Judy ad aprirsi e a dimenticare i traumi del passato...ma lei non sa che tutti i suoi amici sono in pericolo...per colpa sua.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XLII.
LIETO FINE

 

10 anni dopo…


Un uomo dai capelli biondi e i profondi occhi celesti aspettava fuori da un’aula. Stava per compiere 30 anni, indossava una camicia bianca e una cravatta azzurra.

Era in trepidazione e attendeva da circa un’ora il suo turno per poter essere interrogato all’esame di stato di avvocato. Jack aveva studiato giurisprudenza, si era laureato a pieni voti ed ora era pronto a concludere il suo percorso. Non era un esame facile, la maggiorparte delle persone non lo passava, motivo per cui il giovane uomo era particolarmente agitato.

“Jack Frost, è il suo turno!” lo chiamò un docente senza guardarlo in faccia e facendolo accomodare.

Jack entrò tenendo fra le braccia la giacca del vestito e serrando i pugni. Non guardò la sala per paura di emozionarsi e si sedette al suo posto accarezzando l’anello dorato che gli ornava l’anulare della mano sinistra. Quel gesto lo caricò molto: doveva mettercela tutta per sua moglie e la sua famiglia perché anche il loro futuro dipendeva da quell’esito.

I vari docenti cominciarono ad interrogarlo e Jack, seppur titubante e imperfetto in alcune risposte, riuscì a fronteggiare le avversità finché eccolo giunto all’ultima domanda.

“Mi enunci l’articolo che tratta la violenza sulle donne e le conseguenze a cui vanno incontro vittime e aggressori”

Frost rimase di sasso. Ghiacciato. La risposta la sapeva benissimo ma gli si formò un nodo in gola. Quell’esperienza l’aveva vissuta sulla propria pelle 10 anni prima, quando sua moglie subì violenza da uno dei bulli del loro liceo. Jack cercò di rilassarsi e superare quel piccolo trauma poi, preso coraggio, rispose alla domanda.

“Questo argomento è trattato dall’articolo 3 che afferma la pari dignità ed eguaglianza di diritti per tutti i cittadini senza discriminazione sessuale o razzista. Esistono poi diverse leggi contro il femminicidio e la violenza sulle donne. Le conseguenze per l’aggressore sono molte. Sicuramente a questi spetta il carcere e sarà l’entità del danno provocato a stabilirne la durata. La donna, invece, ha diritto a un risarcimento per far fronte al danno fisico ma specialmente psicologico che la accompagnerà per il resto della vita”

La commissione terminò il colloquio e, dopo aver fatto attendere Jack fuori dall’aula per deliberare, richiamò il candidato.

“Dott.Jack Frost laureato in legge, la commissione ha deciso di dichiararla IDONEO. Da questo momento potrà sottoporsi al giuramento statale per la proclamazione di avvocato. Congratulazioni!”

Non ci poteva credere! Ce l’aveva fatta! Jack strinse la mano a tutti i commissari per poi uscire dall’aula e guardarsi intorno. Scrutò ogni angolo accanto a sé alla ricerca di lei. Il suo angelo, la sua musa, la sua metà, la sua migliore amica, sua moglie… ed eccola comparire: una donna dai lunghi capelli biondi, il viso dai lineamenti delicati e gli occhi azzurri lo attendeva vicino alla porta d’uscita.

L’uomo si mise a correrle incontro e, appena raggiunta, la strinse tra le sue braccia e la baciò energicamente. Elsa, sua moglie, aveva sempre creduto in lui. Gli aveva dato forza nei momenti di sconforto e aveva mandato avanti la casa senza lamentarsi quando lui non riusciva a ricavare un profitto. Ora che era avvocato sarebbe cambiato tutto.

“Hey piano a baciarmi, non respiro!” rise lei staccandosi da quel bacio caloroso che le ricordava la giovinezza.
“Hai ragione, devo prestare attenzione e non farti affaticare troppo!” rispose lui accarezzando il grembo della moglie.

I due erano in dolce attesa da quattro mese. Presto sarebbe arrivato la loro prima bambina.

Aurora aveva impiegato diverso tempo per arrivare. Per Jack non fu facile ricostruire le ferite della moglie ma la loro piccola era la prova vivente che ora, al posto del ricordo della violenza, c’era un atto d’amore condiviso che aveva portato frutto.

I due si incamminarono e salirono in macchina pronti a tornare a casa.

“Chi chiami?” chiese Jack al volante vedendo la moglie intenta a cercare un numero in rubrica.

“Chiamo Anna, sta preparando una cena per tutti per fare una rimpatriata!” rispose lei portando il telefono all’orecchio.
“Pronto?” rispose una voce femminile abbastanza acuta e gracile.

“Emma? Sei tu? Sono la zia. Puoi dire alla mamma che Jack ce l’ha fatta e arriveremo tra un’oretta?” spiegò Elsa felice di sentire la nipotina.
Dall’altra parte del telefono, infatti, rispose una bambina di circa 9 anni. Aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una treccia e gli occhi azzurri nascosti da una miriade di lentiggini che le decoravano il volto.

Emma stava crescendo forte, educata e sana. La piccola venne alla luce in una fredda mattinata autunnale da mamma Anna e papà Kristoff.
Per i due genitori l’anno della quinta superiore non fu facile: accudire una bambina che richiedeva energie, studiare per gli esami e decidere che strada intraprendere nel proprio futuro non furono impegni semplici da conciliare.

“Mammaaa… gli zii arriveranno tra un’ora. Zio Jack ha passato l’esame!” urlò lei dal soggiorno mentre pettinava i capelli della sua bambola.

“Davvero tesoro?! Sono felice! Sarà una bella festa allora vedrai!” rispose una donna alta con il viso sporco di farina mentre era intenta a cucinare ed imboccare il suo terzo bambino.

“Oh insomma Nico, dammi una mano! Ho poco tempo e devi collaborare anche tu!” disse lei esasperata di fronte allo scatenato cespuglio biondo di un anno e mezzo che aveva davanti ai suoi occhi.

La verità è che Anna era nata per fare la mamma. Dopo le superiori frequentò il corso di Scienze dell’Educazione finendo così per laurearsi e insegnare presso gli asili nido utilizzando anche, grazie alle proprie conoscenze, la didattica musicale. Kristoff, invece, investì tutto quello che aveva nell’istituzione di un’azienda di legname. Non fu facile giocarsi tutti i risparmi in quell’attività ma ora, l’uomo dai folti capelli biondi, vestiva sempre in giacca e cravatta ed era diventato un imprenditore riuscendo a guadagnare il giusto per vivere serenamente con la propria famiglia.

La nascita di Emma riuscì ad unire ancora di più i due portandoli alle nozze l’anno del loro 25esimo compleanno. Il progetto di vita vedeva per loro l’arrivo di tre bambini che ora giravano per casa e rappresentavano la loro gioia più grande. Emma di 9 anni, Ariel di 4 e l’agitato Nicola di 1 e mezzo. Kristoff era maturato molto e si era trasformato in un marito amorevole e padre affettuoso. Quella lampada regalata ad Anna il giorno del primo appuntamento in quarta liceo, aveva ancora due desideri inespressi: Anna affermò che non aveva bisogno di quelli perché tutto ciò che sognava lo possedeva già.

“Sono a casa!” annunciò Kristoff aprendo la porta e prendendo subito in braccio la bambina di 4 anni dai capelli rossi e gli occhi celesti che protese le braccia verso il collo del padre.

“Ciao amore, gli ospiti stanno per arrivare. Jack ce l’ha fatta!” salutò Anna baciando dolcemente il marito sulle labbra.

“Che bella notizia allora non ci resta che aspettare gli invitati!” disse Kristoff mettendo giù la piccolina ed aiutando la moglie ad apparecchiare la tavola.

In un’altra casa…


“Come sto?” chiese un uomo dai capelli rossi e gli occhi color smeraldo rivolto alla consorte.

“Benissimo!” rispose una donna dai lunghi capelli mori e gli occhi violacei avvicinandosi a lui e abbottonandogli la camicia.

“Senza la divisa mi sento strano!” rise lui dando un bacio alla donna.

Nick e Judy erano entrati in accademia e, da un anno, prestavano servizio all’arma. I due si erano sposati un anno prima e quella sera la donna avrebbe dato a tutti un annuncio importante. Il fratello Oliver aveva ormai 22 anni e studiava chimica all’università. Anche lui cresceva forte e sano trasformandosi in un giovane affascinante e rubacuori anche se, da circa due anni, frequentava una ragazza di cui era follemente innamorato.

“Ok andiamo allora” concluse Nick prendendo le chiavi della macchina e dirigendosi verso il garage.


A casa di Anna e Kristoff…


Tutto era pronto per accogliere gli ospiti. La casa era calda e in ordine.
Sul divano le bambine erano intente a giocare con le bambole mentre il piccolo Nicola zampettava felice intorno al suo papà.

“Ecco i primi!” esclamò Anna pronta ad aprire la porta.

“Stranamente in anticipo vero?” rise Flynn, un uomo alto muscoloso e dai capelli castani.

“Sì, sai come sono fatti gli ingegneri!” si aggiunse la donna bionda al suo fianco abbracciando calorosamente la padrona di casa.

Flynn, dopo essersi diplomato, riuscì a laurearsi in ingegneria e anche lui aveva da poco superato l’esame di stato diventando ufficialmente ingegnere. Rapunzel, invece, aveva conseguito la laurea in conservatorio diventando così una delle migliori chitarriste in circolazione.

Pian piano la casa si riempì di voci e affetto perché arrivarono tutti gli invitati.

All’appello mancavano solo Hiccup e Merida…dov’erano quei due?

Merida, oltre ad aver studiato Scienze Motorie, si allenò duramente in tiro con l’arco riuscendo quell’anno a partecipare alle Olimpiadi. Era la concorrente più giovane. Hiccup, invece, lavorava come veterinario realizzando il suo grande sogno di curare gli animali.

“Accendiamo la tv, spero non abbiano già fatto vedere Merida! Ci sono le finali!” spiegò Anna portando in tavola le varie vivande.

“Giusto! Speriamo…se lo merita!” aggiunse Jack accendendo la televisione.

Ed ecco che, appena illuminato lo schermo, tutti i presenti videro l’esibizione di Merida. La rossa era a parimerito con la campionessa giapponese in carica. Non doveva sbagliare quel lancio!

“Vai Meri, dai il massimo ti prego!” sussurrò Judy stringendo la mano a Nick in trepidazione.

Un attimo di silenzio con il fiato sospeso ed ecco la rossa che scocca. In un millesimo di secondo la freccia raggiunge l’obbiettivo e si sente il boato della folla.

Merida fa il massimo del punteggio portando così l’Italia a festeggiare l’oro nel tiro con l’arco, vedendosi rappresentata da una ragazza focosa e dolce che aveva lottato a lungo per i propri sogni.

Gli amici iniziarono ad urlare felici e a Judy scese addirittura la lacrimuccia di fronte al successo della sua migliore amica.

La rossa venne inquadrata a lungo ed eccola in lacrime intenta a correre verso gli spalti. Dove andasse? Gli amici lo sapevano bene.

Tutti, infatti, vedono la rossa gettarsi tra le braccia di un uomo dai capelli castani con in braccio una bimba dalla folta chioma color rubino e ricevere i loro baci tra le lacrime. La trasmissione dei giochi olimpici si conclude così: con Merida avvolta dall’affetto della sua famiglia.

“Bene, allora io, come siamo soliti fare, proporrei un brindisi a Merida e al suo successo!” esordì Kristoff levando il calice ricordando così le tradizioni di quando erano ragazzini.

“Sì a Merida e a Jack! Ora caro il mio cognato sei finalmente avvocato e ti aspetta una delle avventure più belle: diventare papà!” si aggiunse Anna guardando negli occhi Jack e sua sorella in dolce attesa.

“A proposito di questo… anche io ho una notizia da darvi!” si intromise Judy provocando il silenzio generale.

“Sono incinta anche io” affermò la poliziotta pronta a gustarsi la reazione di Nick, all’oscuro della novità.

Partirono subito le congratulazioni e il neo papà abbracciò emozionato la moglie. Ora anche loro sarebbero diventati una famiglia.

Tutti gioivano…tranne Flynn e Rapunzel. La coppia, infatti, si limitò a sorridere e ad applaudire. Erano felici per gli amici ma anche un po’ invidiosi per non aver ricevuto la loro stessa grazia.

Rapunzel, infatti, durante il percorso universitario avvertì dei dolori al basso ventre venendo a conoscenza del fatto di avere veramente quella malattia, l’endometriosi, ipotizzata quando aveva vissuto l’episodio di pneumotorace in quarta superiore.

Nonostante i numerosi interventi la ragazza non riuscì a combatterla entrando così a contatto con la dura accettazione di non poter mai avere dei bambini.

Flynn si abituò all’idea e, per dare forza alla loro coppia, chiese a Rapunzel di sposarlo. A lui non importava quella loro fragilità, a lui importava lei e la voleva come membro della sua famiglia. Subito dopo le nozze i due fecero domanda per adottare un bambino ma niente: silenzio tombale e nessuna risposta da anni.

Ed ecco invece un raggio di sole. Rapunzel, mentre osservava i suoi amici festeggiare il proprio lieto fine, sentì il telefono squillare e si allontanò leggermente per rispondere.

La ragazza rimase al cellulare per dieci minuti finché i presenti non la trovarono sul pavimento intenta a piangere e a tremare con la mano sul volto.

“Amore che succede?!” disse Flynn accorrendo preoccupato.

“Avremo un bambino! Mi hanno chiamata ora… si scusano per dircelo con così poco anticipo ma c’è questo piccino che cerca una casa. Si chiama Pietro, è italiano e ha solo 2 settimane. Domani possiamo andare a prenderlo!” riuscì a spiegare lei ancora scossa dalla forte emozione.
Flynn avvolse tra le braccia la moglie e la strinse forte a sé cominciando a piangere anche lui.

Si concluse così quella serata. Una serata speciale per un gruppo speciale. Una serata che celebrava l’amore, l’amicizia e il lieto fine. Una serata che custodiva i ricordi e le emozioni di tanti amici, uniti fin dal liceo, pronti a vivere la propria vita e a renderla ogni giorno, nonostante le difficoltà, un’opera d’arte.

Una serata speciale dedicata a tanti piccoli eroi della vita quotidiana: alle mamme che abbracciano i propri figli, ai mariti che amano le proprie donne, ai ragazzi che lavorano duramente per sé stessi e, soprattutto, agli uomini con la voglia di vivere per concretizzare il sogno che una piccola Judy dichiarò a 9 anni: rendere il mondo un posto migliore.
 

…e vissero tutti felici e contenti…

 

N.D.A:

Ciao a tutti! Eccomi giunta anche alla fine di questa storia. Non nascondo il fatto di essere particolarmente emozionata. Concludere questa ff mi rende triste perché ne vado abbastanza fiera. Per me incarna molti tentativi e obbiettivi. E’ la prima storia adattata ai nostri giorni, con tantissimi personaggi e una vicenda complessa da trattare. Ho fatto del mio meglio e chiedo scusa se, magari, a volte ho perso di vista l’obbiettivo o ho dimenticato qualche particolare.

Porterò sempre nel cuore questa ff perché è anche abbastanza autobiografica. La vita di Rapunzel e la sua malattia sono anche la mia quotidianità e scriverla mi ha permesso di affrontare dei momenti difficili che ogni giorno devo superare per colpa della mia salute.

Spero di aver toccato i vostri cuori. Premetto che il mio desiderio non era creare una storia così catastrofica! So per certo che è impossibile che tutti questi ragazzi, in un anno, vivano delle situazioni così difficili! Il mio obbiettivo era di rendere il tutto simbolico ma reale allo stesso tempo. I miei personaggi hanno incarnato le vicende di vita di tante persone nel mondo. Stupro, malattie, attentati, paure individuali, amori difficili, stalker, rapimenti, gravidanze giovanili…sono tutti avvenimenti che ogni giorno vediamo e sentiamo al telegiornale. Questo finale, nel quale ognuno ha trovato il proprio lieto fine, era per convincervi (e convincerMI) che trovare la felicità e realizzare i propri sogni non sono solo obbiettivi delle favole, ma anche nostri!

Ora non so se scriverò un’altra storia o continuerò questa visto che mi sono innamorata di tutti i protagonisti! Conoscendomi devo farmi venire un’idea pazzesca prima di mettermi a scrivere. Ora mi butterò nella mia realtà con i miei impegni e le mie attività sperando che, nei momenti di pausa, mi arrivi qualche ispirazione.

Non ho altro da aggiungere se non ringraziare chi nel silenzio ha letto questa storia, chi la leggerà e vorrà darmi un suo parere e chi, ogni giorno, mi ha supportata e incoraggiata a non smettere di scrivere: IVI, sto parlando di te che sei sempre stata la mia fan n.1!
Sperando di rileggerci presto, vi saluto…

Anna

  
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