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Autore: ChiiCat92    03/10/2018    1 recensioni
"Avanti e indietro, mentre la notte incalza. Sul pavimento i miei stivali hanno creato un solco, nelle orecchie è intenso il tamburellare del cuore.
Tump, tump, tump.
Mi volto quando arrivo alla fine della stanza.
Tump, tump, tump.
E ripercorro lo stesso tragitto al contrario.
Gli occhi lacrimano, le mani tremano, ma non riesco a 'smettere'."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sephiroth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core
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03/10/2018

 

Insomnia

 

 

Avanti e indietro, mentre la notte incalza. Sul pavimento i miei stivali hanno creato un solco, nelle orecchie è intenso il tamburellare del cuore.

Tump, tump, tump.

Mi volto quando arrivo alla fine della stanza.

Tump, tump, tump.

E ripercorro lo stesso tragitto al contrario.

Gli occhi lacrimano, le mani tremano, ma non riesco a smettere.

Pagine su pagine, documenti su documenti, parole su parole: le lettere, per la vista annebbiata, danzano tutto intorno dando risposte a domande che non sapevo di dovermi porre.

Perché?

« Jenova... »

Il nome di mia madre è ovunque. Scritto in caratteri bombati su cartellette piene di fogli, in piccolo in calce ad un documento, su bozzetti fatti a carbone.

Jenova, Jenova, Jenova.

La madre morta per darmi alla vita.

Una bugia.

Sento come un pungolo ardente trafiggermi la mente. Il dolore è atroce e per un attimo traballo su gambe instabili.

Sento il tonfo dei libri che sono caduti dallo scaffale, devo averlo urtato mentre cercavo un appiglio, un appiglio per non cadere nel baratro.

I libri a terra mi appaiono per un momento come cadaveri, bianchi e gonfi, lasciati ad imputridire all'aria.

Non sono un mostro.

Un pensiero veloce e traditore. Quando si è insinuato nella mia mente, quando ho cominciato a pensarlo?

Davanti agli occhi rivedo quelle creature nelle capsule, infuse di mako, create dagli stessi scienziati che hanno creato me.

Non sono un mostro.

Cos'era, cosa c'era negli occhi di Zack?

Paura, ribrezzo, orrore?

Non riesco a dimenticare l'immagine di quei corpi, malformati, sbagliati.

Abomini.

Sento me stesso emettere una risatina. Incredula, frustrata.

« Madre. » mi ritrovo a sussurrare.

Tutto quello che sono, tutto quello che ho.

Falso.

Genesis, Angeal.

Persi.

La mia vita, il mio addestramento, il mio onore.

Follia.

Non posso essere quello che loro dicono che io sia.

Con un ringhio a stento trattenuto rovescio uno degli scaffali.

Pagine bianche svolazzano su morbide ali, un lieve tonfo, poi più niente.

Ancora quel nome, il nome di mia madre, e poi una sfilza di dati, il resoconto di una vita intera, dattilografata da dita sconosciute mentre ero ancora un bambino, mentre imparavo ad usare un'arma, mentre diventavo un uomo.

Non sono un mostro.

Il dolore torna, più forte, più bruciante, sento fuoco e fiamme scorrermi nelle vene, camminarmi sulle ossa, consumarmi da dentro.

Niente sopravvive al fuoco, e niente al fuoco può nascere. Dentro di me c'è solo cenere.

Se devo bruciare, loro devono bruciare con me.

Gli scaffali svuotati sono come orbite vuote, mi fissano, ma non possono giudicarmi. Non so quando ho gettato a terra tutti i libri, non so quando la pazzia ha ottenebrato i miei sensi e mi ha permesso di fare uno scempio di quella biblioteca.

« Sei ancora lì, madre? » sussurro, colto da un brivido. In alto, da una minuscola finestra, intravedo un angolo di cielo nero trapunto di stelle. « Sei ancora in quella struttura? Ti tengono prigioniera? »

Sotto gli stivali le pagine dei libri scricchiolano come foglie morte.

« Chi sono io, madre? »

In risposta c'è solo silenzio.

Ma non ne ho bisogno, non ho bisogno che lei me lo dica, non ho bisogno che nessuno me lo dica.

« Io so cosa sono. »

Il primo e unico fiammifero che accendo spande nell'aria un sottile odore di legno e fumo.

La verità brucia meravigliosamente, prende fuoco in un attimo, smette di esistere in uno sfrigolio acceso di rosso, giallo, arancione. Sento il bisbiglio di mille lingue calde sussurrarmi all'orecchio, e so che nessuno oltre me le ascolterà mai.

« Ti hanno tolto questo mondo, madre. » il fuoco lambisce lentamente il pavimento zuppo di carta, s'inerpica sugli scaffali, illumina a giorno la notte insonne. « È giusto che ti restituisca ciò che è sempre stato tuo. »

Mentre mi allontano calpesto me stesso.

Sephiroth il Soldier First Class sta bruciando, si consuma insieme con la prova della sua creazione, della sua esistenza.

Io non sono lui. Io non sono un mostro.

Io sono il prescelto, e questo mondo finirà per bruciare tra le mie fiamme.

   
 
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