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Autore: Hiroshi84    04/10/2018    3 recensioni
In questo racconto narrato in prima persona, il protagonista, alla morte dello scontroso e avarissimo nonno, riceve una grossa eredità in quanto accetta di seguire la sua ultima volontà espressa nella scheda testamentaria ovvero di continuare a prendersi cura del suo adorato pappagallo di nome Paulie.
Non tarderà molto che l'erede scoprirà di come il pennuto ha una sua particolarità.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Il pappagallo del nonnaccio, fa parte di una trilogia intitolata Il pappagallo che comprende anche Epicuro, il pennuto e Il re, la regina e il pappagallo i cui testi risultano senza apparenti legami. 
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Mio nonno paterno aveva una fervida passione per i pappagalli. L'ultimo di una lunga serie si rilevò un conuro capoazzurro dagli occhietti semichiusi, di nome Paulie, soprannominato Il Brasiliano, in quanto il piumaggio si associava alla bandiera del Brasile. 
Il nonno con Paulie ebbe una dedizione senza precedenti, dall'alimentazione alla pulizia spendendo ore e ore in veranda per insegnargli a parlare. 
Mi ricordo che dieci anni fa, quando nonna morì d'infarto, il nonno appariva più afflitto per la candida del pennuto in questione che per quella che era stata una brava moglie per ben mezzo secolo. Da quel momento in poi iniziai a manifestare disprezzo per quel "pappagallaro" esageratamente fissato, considerando pure che una forma di avversione c'era già, visto che non aveva alcuna stima nei miei confronti. Non per nulla, spesso mi dava del coglione. Un'altra caratteristica principale del nonnaccio era la sua tirchieria, tant'è vero che da bambino non mi comprava nemmeno un gelato.
Nonostante il nostro rapporto non fosse dei migliori, alla sua recente dipartita, causata da un brutto male, inaspettatamente mi ha lasciato un'eredità di circa quattrocentomila euro, a patto che io accettassi la sua ultima volontà espressa nella scheda testamentaria, ovvero di continuare io stesso a prendermi cura di Paulie. Pur non essendo un amante dei pappagalli, sarei stato... un coglione se avessi rifiutato. 
A casa, sistemai quel "pollo colorato" in soggiorno, relegandolo dentro una gabbia oppure piazzandolo libero sopra un trespolo di legno. Notai fin da subito che, a differenza di quando il vegliardo era in vita, Paulie parlava poco, oltre a ciò tendeva ad assumere un'espressione tipica del nonno, cioè sgranare di tanto in tanto gli occhi e inarcare la testa di lato. Ipotizzai che potesse trattarsi di un'imitazione, d'altro canto il volatile non conosceva altri che il suo vecchio padrone. 
Ma non è tutto, sembrava prestare particolare attenzione alle conversazioni, comprese quelle telefoniche, di cui una degna di nota va raccontata. 
Al telefono, a Mirella, la mia ragazza, comunicai che, data la grossa disponibilità economica, progettavo di acquistare una BMW, una tenda da trekking, una barca, un set di attrezzi per la pesca, una mountain bike e di regalarle un paio di borse di Gucci. 
Appena finii di stilarle la lista dei desideri, in men che non si dica, vidi Paulie aggrapparsi alle sbarre della gabbia e ad agitarsi freneticamente, reiterando un fastidioso "No! Non ti permettere!"
Avvertii un senso di angoscia e soggezione, al punto che dovetti inventare una scusa a Mirella e riattaccare velocemente la cornetta. Benché il pappagallo si fosse zittito, uscii quasi correndo dal salone per rifugiarmi in cucina. Mi venne in mente il nonno che, avarissimo com'era, odiava gli sperperi, difatti non perdeva mai l'occasione di etichettarmi come uno scialacquatore dalle mani bucate. 
Nel cercare di trovare una prova che avvalori la mia tesi, con un po' di coraggio, ho deciso di stuzzicare il pappagallo, a mia volta a mo’ di pappagallo, con delle brevissime frasi ripetitive del tipo: "Nonno, sei tu?"
Dopo innumerevoli tentativi, finalmente... ha aperto il becco.
«Certo che sono io, coglione!» ha esclamato il volatile gracchiando e per di più strabuzzando gli occhi e piegando la testa di lato.
   
 
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