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Autore: lmpaoli94    04/10/2018    2 recensioni
Tutti lo credono morto.
Tutti credono che il suo corpo sia ormai diventato polvere, ma che il suo spirito vaghi per tutto il Regno di Camelot e nel cuore della Regina Ginevra, l’unica donna che aveva sempre amata.
Ma un Re non si da mai per vinto.
Nemmeno da morto…
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il contadino che aveva ospitato Artù e il Duca di Devonshire era appena entrato nella loro stanza per farli soccombere con un veleno talmente potente che non si sarebbero mai più risvegliati.
L’alleato di Lancillotto doveva mettere il veleno sulle loro labbra dormienti senza fare il minimo rumore.
Ma non era così facile come poteva sembrare.
Il contadino era troppo nervoso e impaziente.
Se fosse riuscito nel suo intento, avrebbe ricevuto una degna ricompensa che l’avrebbero fatto vivere in tranquillità per il resto dei suoi giorni.
Il momento era giunto.
Il contadino si trovava dinanzi al corpo addormentato di Artù per compiere il misfatto.
Ma con uno scatto repentino, il Re di Camelot aprì gli occhi di soprassalto scansandosi e gettandosi fuori dal letto.
«Che diavolo volevate fare?!» tuonò il ragazzo svegliando anche il Duca.
«Io? N-niente…»
«Che cosa avete in mano? Fatemi vedere!»
Preso dalla rabbia, Artù strappo di mano il veleno al vecchio contadino.
«Mi dispiace, maestà. Non dovevo farlo» fece il vecchio tra i singhiozzi e le lacrime.
«Maledetto! Volevate ucciderci!»
«Vi prego. Non fatemi del male.»
«Perché dovrei risparmiare la vostra inutile vita?»
«Perché sono solo un contadino che vive sotto la tirannia di un Re che non lo rispetta.»
«Quindi il Re ci voleva uccidere facendo passare il tutto per un suicidio?» domandò il Duca.
«Sì. Esatto.»
«Che sia dannato… Artù, dobbiamo andare subito al castello e rendergli pan per focaccia.»
«No, Duca… Adesso scommetto che il Re saprà che noi siamo morti, vero?»
«Devo scrivergli una lettera.»
«Allora fatelo. Deve sapere che il vostro compito è andato a buon fine.»
«Maestà, il Re non è così sciocco come si può pensare…»
«Tu fai come ti ordino… Se vuoi riscattare la tua meschinità e dimostrare il tuo onore, devi fare come ti diciamo noi. Sono stato abbastanza chiaro?»
«Sì, Maestà. Provvedo subito a scrivergli la lettera.»
«Ben fatto… Duca, preparatevi pure voi. Stanotte entreremo di nascosto nel mio castello.»
«Sì. È il momento di agire.»
 
 
Una volta rientrato nella sua camera, Lancillotto trovò Ginevra ancora sveglia.
«Ginevra, cosa stai facendo? Non sei a dormire?»
«No. Non mi riesce trovare la pace necessaria per riposarmi.»
«Stai ancora pensando a lui, non è vero?»
Lo sguardo di Ginevra si fece più serio e tetro che mai.
«Lasciati andare, Ginevra. Dopo questa notte passata insieme, non penserai mai più a lui.»
Lancillotto la stava toccando e baciando in ogni centimetro del suo corpo.
Ma la giovane Regina era molto restia sotto i suoi tocchi.
«Lasciami andare, Lancillotto» replicò Gwen allontanandosi di scatto.
«Che cosa ti prende?»
«Io… non voglio…»
«Ginevra, smettila di fare la difficile.»
«IO non ti amo più, Lancillotto. Il mio cuore è solo per Artù.»
Nel sentire quelle parole, Lancillotto cambiò radicalmente espressione, fissando la ragazza con sguardo rabbioso.
«Non ti permetto di rifiutarmi in questo modo» fece il Re sguainando la sua spada.
«Che cosa vuoi farmi? Uccidere?»
«Se non ti sottometterai al mio volere, non mi lascerai altra scelta.»
Ma prima che la discussione potesse degenerare, qualcuno bussò alla loro camera.
«Chi ci disturba a quest’ora?!»
«Maestà, mi dispiace interrompervi, ma è arrivata questa per voi.»
La persona in questione non era altro che il suo più fidato cavaliere.
«Grazie, Eloyd. La leggerò più tardi.»
«D’accordo. Buonanotte e scusate per l’ora» replicò il soldato senza insistere ulteriormente.
«Chi è che ti scrive a quest’ora della notte?» domandò Ginevra con tono pungente.
«Questi non sono affari tuoi.»
«Io sono la Regina…»
«Ed io il tuo Re!»
«Grazie a me se lo sei diventato!»
«Ginevra, non ti azzardare a rivoltarti contro di me.»
«Allora uccidimi se hai il coraggio.»
Nel mentre Lancillotto era alquanto combattuto se fermare la sua collera o uccidere sua moglie, Artù irruppe nella loro stanza tenendo in ostaggio il fidato cavaliere di Lancillotto.
«Che diavolo significa tutto questo?!»
«Non ve l’aspettavate, vero?» domandò Artù tagliando la gola al pover’uomo.
«C’era bisogno di ucciderlo?»
«Sì. Era un traditore come voi.»
«Guardie!»
Con tono rude e perentorio, Lancillotto diede immediatamente l’allarme.
«Che cosa pensi di risolvere in questo modo?»
«Domani mattina verrai giustiziato all’alba e a pranzo brinderò sul tuo cadavere.»
«Sembra un sogno troppo bello, non credete?»
«Un sogno che presto si realizzerà. Te l’assicuro.»
«Non finché ci sarò io a proteggerlo.»
Gwen, con tono coraggioso, si frappose tra il suo amato e la spada di Lancillotto.
«Gwen, finiscila di fare la stupida.»
«La vita di Artù è legata alla mia. Non scordartelo.»
In pochi minuti, tutte le guardie reali del castello si radunarono nella stanza di Ginevra e Lancillotto circondando Artù.
«Allora anche tu verrai accusata di tradimento… Guardie! Arrestate la Regina e quest’uomo!»
Ma l’ordine di Lancillotto non venne minimamente ascoltato.
«Che cosa state facendo? Non mi avete sentito?! Arrestateli!»
«Loro non arresteranno mai i loro Sovrani» rispose il Duca di Devonshire dietro le spalle di Lancillotto.
«No… non è possibile…»
«Lunga vita alla Regina Ginevra! Lunga vita al Re Artù!» disse il Duca seguito da un coro di un migliaio di voci.
«Che siate tutti maledetti!»
Prima che Lancillotto potesse colpire la Regina, il vecchio contadino si frappose tra lei e la spada, finendo infilzato e sanguinante a terra.
«Arrestatelo immediatamente!» ordinò Artù.
Lancillotto fu allontanato con la forza e gettato nelle segrete del castello.
«Se non ti potrò uccidere, la tua anima verrà corrosa dall’odio e della rabbia… E sarà così che morirai…» gli sussurrò Artù.
«Non finisce qui» disse infine Lancillotto dimenandosi tra le prese delle guardie.
«Artù! Aiutami qui, presto.»
Il povero contadino riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti.
«Sta tranquillo. Ti aiuteremo a curarti.»
«Non ce ne sarà bisogno, maestà. Ormai la mia ora è giunta.»
«Calmatevi. Non dite così. Duca! Andate a chiamare un medico.»
«No! Ormai non potete fare niente per me…»
«Ma noi…»
«Sono felice che siate ritornate ad essere il Re di Camelot… Lunga vita al Re! E che tu possa trascorrere altri cento anni come condottiero di questo Regno insieme alla bellissima Ginevra… Addio.»
Le parole del contadino ucciso furono poche e coincise.
Alcuni giorni dopo la sua morte, Artù, Ginevra e il Duca di Devonshire organizzarono un funerale dove partecipò tutto il Regno, dando un ultimo saluto ad un uomo che non si era piegato definitivamente al volere di un impostore che avrebbe distrutto tutto il Regno creato dagli avi di Artù.
   
 
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