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Autore: SaraPon_    05/10/2018    2 recensioni
"Perchè sì, siamo in due qui dentro. Ci sono due Takanori…solo che a volte non riesco a capire chi sia il buono, e chi sia la bestia."
"Cado sulle ginocchia, mi dimeno, sbatto i pugni a terra con tutta la forza che ho in corpo e canto, canto come non avessi mai cantato prima d’ora, come canterebbe un muto dopo che gli è stato fatto il dono della voce. Mi sento i polmoni in fiamme, un fuoco vive, si espande e mi consuma dall’interno."
"Percepisco il mio esile corpo creparsi, mentre dall’interno sento spingere sempre di piu’, la pressione si fa insopportabile, i miei demoni vogliono uscire, vorrebbero essere liberi di camminare su questa terra e sarebbero disposti a spezzarmi le ossa pur di riuscire nel loro intento."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, sono tornata con una nuova ff dopo mesi ahahah Finalmente l'ispirazione è arrivata e con sé questa piccola ff su DEUX, una canzone che amo immensamente, che porto nel cuore e non potevo non dedicarle una storia. Qui dentro c’è molto dei miei pensieri, è un brano che sento mio e ci sono estremamente legata. Mi dispiace dedicare principalmente ff solo a Ruki, ma che ci posso fare, mi ispira troppe, troppissime idee quell'uomo, lui e il suo genio ahah. Non so dire se sia pienamente soddisfatta di questa Oneshot, perciò lascio il giudizio a chiunque la leggerà. Non è una vera e propria SongFic, nel senso che non ho ripreso tutto il testo della canzone, ma solamente una piccola frase, in generale la ff è comunque costruita tenendo a mente il testo della canzone, la sua melodia e soprattutto l'esibizione live dei the GazettE. Buona lettura! <3 P.S.: (Consigliato vivamente l'ascolto di Deux mentre si legge questa FF <3) Sara.


SPLIT
 
Che odore dolciastro. Assomiglia quasi a quello della frutta matura, troppo matura, quando sta gia’ iniziando a scurirsi e a marcire.

Talmente intenso da essere quasi nauseante. Mi chiedo se io sia l’unico a sentire questo odore, in effetti gli altri sembrano non notarlo, persi come sono tra i propri pensieri e le vibrazioni degli strumenti. Anche le persone di fronte a me sembrano non farci troppo caso, decise a guardarmi bene negli occhi, senza battere ciglio e attente a non proferire parola alcuna.

Eppure l’aria che si respira qui dentro è elettrica, mi dà quasi la scossa. È pesante, imponente, si adagia sul mio petto e mi piomba nei polmoni come un enorme macigno.

Non mi sento bene, non sono sicuro di volerlo fare. Cantare questa canzone è tanto liberatorio quanto pericoloso e autodistruttivo, ormai lo so.

Una parte di me tenta sempre di venire a galla durante i versi del brano, una parte che a volte vorrei nascondere, cancellare dalla faccia del pianeta, quella parte piu’ profonda, impura e sporca che ogni giorno le persone normali tentano di sopraffare ad ogni costo, attanagliate dallo sconforto e dalla vergogna.
 
 
DEUX.

Ho scelto di scrivere questo brano proprio riflettendo sull’altra personalità che si nasconde nei cunicoli bui della mia mente, come fosse un tarlo, che divorandomi dall’interno prende possesso delle mie capacità, decidendo di fare capolino nei momenti meno opportuni.
Una sorta di burattinaio, che ha a disposizione i miei sentimenti e le mie emozioni per controllarli a proprio piacimento.
 
 
Ognuno di noi possiede una vocina, anzi, diciamo due, voci che ci ordinano cosa fare, come comportarci, ma sta a noi scegliere quali parole ascoltare, quali consigli seguire, da che parte stare.
Ad esempio, quella voce che ci dice di saltare nel vuoto quando siamo di fronte al cornicione di un altissimo palazzo, per poter assaporare il brivido, per capire cosa si prova davvero, pur sapendo che sarebbe solo per un momento, un istante di euforia e poi il vuoto assoluto, visto che si andrebbe incontro a morte certa.
E poi c’è quell’altra voce, quella piu’ razionale, oggettiva, che ci riporta alla realta’ evitando di farci compiere cosiddette “sciocchezze” o “errori fatali” che potrebbero poi costarci un caro prezzo.
 
 
Perchè sì, siamo in due qui dentro. Ci sono due Takanori…solo che a volte non riesco a capire chi sia il buono, e chi sia la bestia.
 
 
Quell’intenso odore di prima torna a torturarmi nuovamente, e mentre deglutisco goffamente tutto attorno a me si fa buio, ci siamo.
Le lunghe dita di Uruha si muovono sinuose sfiorando appena il manico della chitarra, ed ecco percepire le spesse corde del basso di Reita risuonare nell’aria, mentre l’energia di Aoi e Kai dà il via alla mia morte.
Delle luci dai toni caldi iniziano ad illuminare la scena, e in un attimo tutto il palco sembra venire sommerso da una coltre dorata, me compreso.
 
Ho il cuore in gola.
 
È la prima volta che ci esibiamo di fronte a tutte queste persone con questa canzone, e mentre gli altri sembrano solo eccitati e pieni di energia, io…io mi sento mancare le forze.
Devo farmi forza, il brano è iniziato e le note stanno avanzando facendosi largo nelle mie orecchie come tamburi assordanti.
“Takanori, devi farti forza, farti forza.” È l’unica cosa che riesco a ripetermi insistentemente in questo momento, ma tutto quello che ne sto ricavando è il digrignare senza freni dei miei denti, mentre tento con tutte le forze di rimanere aggrappato alla realta’.
È il mio momento, apro la bocca e lascio che siano le mie corde vocali a fare tutto il lavoro, inizio finalmente a cantare.
Non so bene come ci stia riuscendo, è come se una parte di me volesse a tutti i costi rimanere ancorata a questo momento, facendomi sputare fuori le parole come fosse un automatismo, con una tale potenza da ferirmi la gola.
La mia mente però in questo momento sta solo urlando, quell’altro Takanori, quello piu’ debole e indifeso, quello spregevole e codardo vorrebbe solo fuggire lontano, e non tornare mai piu’.
Percepisco i suoni come flebili e lontani, le vibrazioni si fanno sempre meno intense e inizio a vedere sfocato. Forse la mia sanità mentale mi sta davvero abbandonando.
A mano a mano che le immagini scorrono velocemente sui grandi schermi alle mie spalle, sento le gambe cedermi.
Non ha senso reagire in questo momento, non ha senso urlare, combattere.
Non posso nascondere ciò che sono e quello che sento ancora per molto, e di certo questa canzone non ha scelto di scriversi da sola.

Cado sulle ginocchia, mi dimeno, sbatto i pugni a terra con tutta la forza che ho in corpo e canto, canto come non avessi mai cantato prima d’ora, come canterebbe un muto dopo che gli è stato fatto il dono della voce. Mi sento i polmoni in fiamme, un fuoco vive, si espande e mi consuma dall’interno.
Riesco a sentire chiaramente il mio alter ego strisciarmi dentro, percepisco le sue unghie affilate attaccarsi alle mie pareti lacerandomi la carne, il suo sguardo è così penetrante che lo sento perforarmi il corpo, mentre la testa mi scoppia e mi ribolle di rabbia e rancore.
I miei pensieri sono ormai contaminati da un passato con cui dovrei aver gia’ chiuso i battenti, ma che in questo momento riesco a vedere chiaramente davanti ai miei occhi.
Vorrei solo che tutto questo potesse essere un brutto sogno, ma non lo è.

Cerco di sforzarmi, non posso smettere di cantare proprio ora e deludere tutte queste persone, deludere me stesso.
Non ha senso combattere ma è anche vero che i demoni vanno tenuti a bada quando si manifestano con troppa violenza.
Percepisco il mio esile corpo creparsi, mentre dall’interno sento spingere sempre di piu’, la pressione si fa insopportabile, i miei demoni vogliono uscire, vorrebbero essere liberi di camminare su questa terra e sarebbero disposti a spezzarmi le ossa pur di riuscire nel loro intento.
Mi rialzo a fatica e sento i miei occhi bagnarsi, per poi notare minuscole lacrime precipitare abbondantemente ai miei piedi.
Cosi piccole, eppure a me sembrano grandi come una casa, e spero che il mio pubblico e gli altri non l’abbiano notato.
Continuo a cantare, continuo e non mi fermo cercando di sputare fuori tutto il male e lo schifo che mi affligge, il mio corpo sta cedendo, si fa sempre piu’ debole, e non so per quanto tempo potrò andare avanti.

Ma ad un certo punto, la canzone finisce.
Il mio urlo squarcia la notte artificiale che regna nel palazzetto, mentre i riflettori sono tutti puntati su di me.
 
 
“We will die.” Queste sono le parole che pronunciano le mie labbra. Moriremo tutti.”
 
 
Questa frase mette fine a tutto. Rimango in silenzio, e assieme a me rimane in silenzio tutta la platea.
Guardo alle mie spalle, e mi accorgo che i ragazzi mi stanno osservando dritto negli occhi senza proferire parola, pietrificati.
Sembrano essere straniti, tristi, confusi e rapiti allo stesso tempo.
Forse i miei demoni si sono intravisti, forse non sono riuscito a camuffarli del tutto.
Reita e Uruha mi stanno guardando in modo particolarmente apprensivo, siamo amici da anni ormai e capiscono immediatamente quando qualcosa non va.
Hanno lo sguardo languido, i loro occhi sono lucidi e intensi, e non appena sento gli applausi sfumare e le luci affievolirsi per poi scomparire del tutto, avverto il peso delle loro braccia che mi stringono forti le spalle e il collo, avvolgendomi in un abbraccio silenzioso.
Ho scelto di scrivere ed interpretare questa canzone con la consapevolezza di quello che sarebbe successo, sapevo che avrei sofferto, che avrei dovuto lottare contro me stesso, che avrebbero fatto capolino parti di me che tento disperatamente di celare agli occhi degli altri, ma nonostante tutto ho deciso di farlo comunque, di fare quello che mi viene meglio, cantare.
I miei demoni saranno sempre lì a tormentarmi, nonostante io li abbia ormai sconfitti da tempo, ma è così che funzionano le cose.
Ci si fa del male, si soffre e si avanza.
Ci si ciba di abbracci, d’affetto e a volte anche d’amore, le crepe sono presenti, o possono riformarsi, ma nulla che poi non si possa richiudere.
Le toppe si possono ricucire, i pezzi si possono incollare, i demoni sanno nuotare ma si può sempre fare in tempo ad affogarli.
È una continua lotta contro noi stessi, andiamo avanti sanguinando ma a volte è tutto ciò che ci resta, per farci capire che nonostante tutto siamo ancora vivi.
 
   
 
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