Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Ricorda la storia  |       
Autore: Naco    05/10/2018    3 recensioni
Un giorno, su consiglio di Miki, Kaori decide di provare a non usare più il martello contro Ryo. Ma cosa accadrebbe se, proprio in quel momento, dal passato di Umibozu spuntasse una donna bellissima intenzionata a chiedere la protezione dei nostri amici sweeper?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa Questa storia fa parte di una serie di fanfiction che rispondono a una domanda comune: cosa è accaduto tra Ryo e Kaori dopo la fine del manga? Le storie, infatti, sono tutte ambientate dopo il matrimonio di Miki e Umibozu e vedono l’evoluzione del rapporto tra i nostri due amici in modo diverso (più che altro a seconda dei film mentali dell’uno o dell’altro XD), con qualche piccolo elemento.
In ogni caso, le storie tra loro non hanno alcun legame, quindi sono leggibili separatamente.


Le regole dell’amore perfetto



La strategia di Miki
Ovvero
Regola n. 1: Conta fino a 10: vedrai che nel frattempo qualcuno farà il lavoro sporco al tuo posto


Era una splendida mattinata soleggiata. Bella come non ne se ne vedevano molte in quel periodo, quando le piogge torrenziali si abbattevano su Tokyo anche per giorni.
Dal proprio posto dietro il bancone del bar, Miki notò le strade riempirsi di gente che passeggiava godendo di quella giornata inaspettata e sorrise fiduciosa: con quel tempo così clemente, quel giorno, avrebbero avuto un buon numero di clienti e sarebbero riusciti a chiudere in positivo. Certo, quella non era la vera e propria fonte di reddito per lei e Falcon, ma quel luogo le piaceva e sperava iniziasse a prosperare sul serio. E questo poteva succedere solo se non c’erano guai ogni due per tre.
Quei guai potevano essere racchiusi in un nome: Ryo Saeba. Ogni volta che lui e Kaori litigavano, finivano per sfogarsi nel locale e lei era costretta a spendere i propri miseri guadagni per ricomprare tutto quello che quei due distruggevano. E pensare che avrebbe potuto evitare tutti quei grattacapi se solo Saeba avesse iniziato a comportarsi meglio con la propria socia e, magari, ad accettare e a ricambiare i suoi sentimenti. Ma, purtroppo, lei non poteva fare nulla in proposito.
Ad un tratto, la porta sbatté con violenza e Kaori varcò la soglia con aria bellicosa e un enorme martello tra le mani.
“Parli del diavolo…” non poté fare a meno di pensare la povera donna sospirando. Miki adorava Kaori, le voleva un bene dell’anima e le faceva una gran pena, ma a volte preferiva che sfogasse la propria frustrazione a casa sua piuttosto che nel bar.
«Kaori-san, buon giorno! Ma che succede? C’è qualcosa che non va?»
La ragazza non le ripose subito, ma continuò a guardarsi intorno guardinga. «Miki-san, non è che hai visto Ryo, per caso?»
“Rieccoci”, si tenne pronta lei. «No, oggi non è passato proprio».
«Capisco». Kaori depose l’ascia di guerra, o meglio il martello, e si accomodò davanti all’amica che le servì un caffè ancor prima che lei lo chiedesse.
«Che altro ha combinato Saeba-san, oggi?» domandò alla fine curiosa.
Kaori sospirò. «Erano mesi che non avevamo un cliente, e oggi finalmente qualcuno ha lasciato un messaggio in bacheca. Solo che Ryo ha riconosciuto subito la grafia di un uomo e l’ha cancellato prima ancora che riuscissi a prenderne i dati. Poi è scappato via a rotta di collo e non sono riuscita a fermarlo».
Miki non riusciva a capire come la fissazione di quell’uomo per il mokkori potesse essere così forte rispetto al bisogno di quattrini. Per fortuna, il suo Falcon non era affatto così.
Kaori mise le braccia sul bancone e vi appoggiò sopra la testa. «La verità è che sono stanca».
C’era qualcosa che non andava nel tono di Kaori. Sapeva che soffriva per la situazione che c’era con Saeba, ma non l’aveva mai sentita così arrendevole.
«Dài, Kaori-san, vedrai che avrete presto un altro cliente. O magari quell’uomo, non ricevendo risposta, vi ricontatterà di nuovo». Cercò di tirarla su.
«No, non è questo che mi preoccupa. È che... ormai sono passati mesi dal vostro matrimonio e io pensavo che le cose tra noi sarebbero cambiate. E invece Ryo si comporta sempre come al solito. Non è successo proprio per niente: lui continua ad andare dietro alle belle donne, io gli lancio uno dei miei martelli e lui, come se nulla fosse, ricomincia daccapo. Sto cominciando a stufarmi di questa storia» ammise.
Miki poteva capire come si sentisse l’amica. Vederli darsele di santa ragione era divertente dall’esterno, ma non doveva essere una bella situazione per Kaori. Oltre a essere distruttivo per i suoi affari.
«Forse dovresti semplicemente smetterla di usare il martello», le scappò tutt’a un tratto.
Kaori alzò la testa e la guardò sorpresa. «Eh?»
«Ma sì, prova a pensarci: ogni volta che Saeba corre dietro a una donna, tu lo stendi con un martello; eppure, questo metodo non è servito certo a calmare i suoi bollenti spiriti. E se invece smettessi di usarlo e cambiassi tattica?»
«Tipo? Usare un mattone? Un fucile?»
Miki si passò una mano sulla fonte. Certo che quei due erano davvero uguali: l’uno fissato con il mokkori; l’altra, con le punizioni corporali.
«Ehm, no. Stavo pensando che potresti semplicemente ignorarlo e fargli fare quello che vuole».
«Ma Miki-san, in questo modo non ci sarebbe nessuno a proteggere le donne di Shinjuku e lui avrebbe campo libero!»
«Lo credi davvero? Perché non fai una prova e vedi come va?»
Kaori soppesò per un attimo l’idea. «In effetti, non hai tutti i torti: il martello finora non ha funzionato molto: non sarebbe male provare qualcosa di diverso».
«Esatto!» “Così smetterete di distruggermi il locale!” si disse, ma ovviamente non rese Kaori partecipe di quel pensiero.
«Ma così tutte le donne sarebbero in pericolo! È mio dovere difenderle, soprattutto le nostre clienti! Ne va del buon nome di City Hunter!» obiettò lei.
«Di questo non ti devi preoccupare: loro sanno cavarsela da sole contro i tipi come lui!»
Kaori non era molto convinta.
«Però non so se ne sarò davvero capace. Quando lo vedo fare il cascamorto, non più capisco nulla…» ammise più a se stessa che all’altra.
Miki le fece un occhiolino: «Sta’ tranquilla, ho un’idea» e, anche se non c’era nessuno nel locale, le fece cenno di allungarsi oltre il bancone e le sussurrò qualcosa all’orecchio.

**

Kaori uscì dal bar di Miki che era ormai sera. Aveva trascorso tutto il pomeriggio con l’amica cercando di stabilire una linea di azione, o piuttosto, di non azione. Miki, infatti, era riuscita a prevenire tutte le sue obiezioni al piano che le aveva proposto e a insegnarle metodi per resistere e non impugnare il martello. O, almeno, ci aveva provato.
«Riuscirò davvero a trattenermi?» si chiese, per nulla sicura di se stessa.
Aveva quasi raggiunto la casa dai mattoni rossi che divideva con il suo collega, quando un grido attirò la sua attenzione e, senza perdere un solo attimo, corse nella direzione dell’urlo. Che poteva essere successo? Mille pensieri si affollavano subito nella sua mente: un rapimento? Un tentativo di rapina? Fece un rapido controllo mentale delle proprie armi: aveva sempre con sé la pistola e un martello: dopotutto, aveva promesso a Miki che non l’avrebbe usato contro Ryo, ma come arma per prevenire un crimine era tutt’altro discorso.
Appena svoltò l’angolo, si fermò di botto: l’oggetto dei suoi pensieri era steso a terra, la forma delle cinque dita ben visibile sulla guancia sinistra, il suo amichetto che faceva bella mostra di sé; qualche metro più in là, una ragazza – quella che probabilmente aveva lanciato quel grido – che si allontanava mentre blaterava parolacce e offese verso l’uomo che l’aveva molestata.
Kaori stava già per saltargli al collo per punirlo come era giusto che facesse, quando la voce di Miki le si insinuò nel cervello: “Regola numero uno: conta sempre fino a dieci e vedi che succede”.
La ragazza fece un gran respiro e: «Uno…»
Ryo, intanto, per nulla intenzionato a darsi per vinto, appena una nuova donna apparve all’orizzonte, fu già in piedi, pronto a ricominciare la caccia.
«Due…»
«Questi sacchetti saranno pesanti per le tue braccia delicate: lascia che ti aiuti io» commentò, prendendo i pacchetti dalle mani della malcapitata.
«Tre…»
«Non ti preoccupare, non voglio niente in cambio, mi basterà un tuo bacio!» concluse, tendendo le sue labbra verso quelle di lei.
«Quattro…»
«Sparisci, deficiente!» urlò la giovane, dandogli un calcio proprio in mezzo alle gambe. La botta gli fece mollare i sacchetti che la ragazza recuperò subito, prima di allontanarsi.
«Cinque…»
«Ma perché fai così? Io volevo solo aiutarti!» pigolò lo sweeper tra le lacrime – anche se non era chiaro se causate dal dolore fisico o dal fatto di essere stato rifiutato ancora una volta.
«Sei…»
Kaori scosse la testa: era arrivata a mala pena a metà del conto che le previsioni di Miki si erano avverate: le donne non avevano bisogno di un suo aiuto, erano capaci di mandarlo al tappeto da sole.
Non che questo non lo sapesse già: era lei che continuava a mentire a se stessa dicendo che lo faceva per loro, quando era palese che il martello servisse a lei per sfogare la propria rabbia e frustrazione. E questa consapevolezza le fece ancora più male che vedere Ryo correre dietro alle gonne delle donne.
«Sei un idiota. A me, invece, non dai una mano neanche se ti costringo!» commentò avvicinandoglisi e rivelando la propria presenza.
Ryo si voltò nella sua direzione, sorpreso di trovarla dietro di sé: «Beh, tu sei un maschiaccio, non hai bisogno del mio aiuto, ce la fai benissimo da sola!»
«Ah sì? E questa sarebbe una giustificazione?» gli domandò, mentre, con una martellata, lo affondava nell’asfalto.
Forse questa regola sarebbe andata bene per difendere le clienti, ma dubitava che sarebbe riuscita davvero a trattenersi quando lui la riempiva di simili complimenti.
«Certo! Nessuna donna normale riesce a sollevare simili pesi!» tentò di giustificarsi da sotto il martello.
«Una donna normale ti avrebbe già mollata, razza di cretino!» gli urlò di rimando e, furibonda, gli diede le spalle per tornarsene a casa.
Non aveva alcuna voglia di cenare, perciò salì subito in camera sua e si mise a letto.
Ryo aveva ragione: lei non era una donna normale. Nessuno usava martelli quando si arrabbiava. In propria difesa poteva dire che nessun uomo normale si comportava come Ryo, ma sapeva che non reggeva come scusa: le foto testimoniavano che erano sempre stati la sua arma preferita, fin da quando era bambina. Non che fosse interamente colpa sua: essendo cresciuta con degli uomini, non aveva avuto una figura femminile di riferimento nel momento in cui ogni donna inizia a sbocciare, qualcuno che le insegnasse come dovesse comportarsi con l’altro sesso e le tecniche per conquistare chi le faceva battere il cuore, e aveva continuato ad agire come un maschiaccio, nonostante le proteste della sua amica Eriko. Inoltre, pur adorando suo fratello, gli era parso sempre un po’ tonto e questo l’aveva spinta a cercare di essere forte per poterlo sostenere e aiutare nei momenti di difficoltà.
Quindi, sì, lei non era una donna normale e non aveva chissà che grandi qualità: non era seducente come Saeko, non era forte come Miki e non era bella e formosa come... beh, come tutte le clienti che avevano. L’unica cosa che sapeva fare era usare il martello. Non proprio una delle occupazioni più adatte per una donna, insomma.
Miki aveva davvero ragione: forse era arrivato davvero il momento di metterlo via e sforzarsi di cambiare. Magari Ryo avrebbe iniziato a trattarla finalmente meglio. Non era sicura che ce l’avrebbe fatta, ma tentare, in fondo, non costava nulla.

**

La mattina successiva il telefono squillò quando avevano da poco finito di fare colazione.
«Kaori, rispondi tu!» gridò Ryo per farsi sentire dalla sua socia, mentre lui se ne stava stravaccato sul divano con in mano l’ennesimo hentai preso da chissà dove.
«Non posso, sto lavando i piatti e ho le mani bagnate!» ribatté lei «Alzati e vacci tu!»
«Se sei sempre così antipatica non troverai mai un marito!» la stuzzicò, ma la ragazza non diede segno di aver sentito perché non ebbe alcuna reazione e lui fu costretto ad alzarsi per prendere la chiamata.
«Pezzo di idiota, che diavolo fai? Io ti mando un cliente e tu neanche ti presenti all’appuntamento?» tuonò una voce di donna dall’altro capo del telefono non appena ebbe sollevato la cornetta.
«Certo che no! Io clienti uomini non ne voglio e tu dovresti saperlo bene, Saeko!» obiettò per nulla impressionato dal tono che la poliziotta aveva assunto.
«E così hai pensato bene di ignorare una richiesta di lavoro? Mi meraviglio che Kaori te l’abbia lasciato fare».
«Non le ho dato neanche il tempo di leggere il nome, ovviamente, altrimenti avrebbe accettato di sicuro!» ammise, senza farsi scrupolo.
«Ah sì? Va bene, vorrà dire che lo proporrò a Falcon. Peggio per te!» e, senza aggiungere ulteriori dettagli, gli sbatté il telefono in faccia.
Ryo rimase a fissare la cornetta, perplesso. Che diavolo voleva dire “peggio per te”?
«Era Saeko? Che cosa voleva?» domandò Kaori affacciandosi dalla cucina.
Ryo rimise il telefono a posto e alzò le spalle. «Non ne ho idea. Bah, chi la capisce è bravo!» commentò e se ne tornò tranquillo sul divano a leggere.
Kaori sospirò di sollievo: meglio così, si disse, quando si trattava di Saeko, non c’era mai da stare tranquilli.


Note dell’autrice
Salve a tutti *agita manina*
Ma come, sei di nuovo qui? Si chiederà qualcuno. Ebbene sì! *_* Mentre scrivevo Il mistero del Majesty un’idea ha iniziato a ronzarmi nella testa e alla fine mi sono decisa a metterla per iscritto. Il tutto nasce da una semplice domanda che un po’ tutti ci siamo posti (a cominciare da Miki e Bloody Mary a finire alle clienti e ai lettori): ma com’è possibile che uno con le abilità di Ryo non riesca a evitare il martello di Kaori? Ovviamente, è impossibile, quindi significa che è lui a non volersi spostare. Ma perché? Questa è la risposta che Ryo mi ha dato.
Come avete avuto modo di vedere, si tratta di una storia moooooolto più leggera dell’altra, meno introspettiva e più nello spirito del manga. O almeno, queste sono le mie intenzioni: chissà che cosa combineranno i due protagonisti fino alla fine! XD
Ah, se a qualcuno il titolo sembrerà una mezza citazione da Le regole del delitto perfetto (How to get away with a murder), sappia che no, non è impazzito e che, sì, la cosa è voluta. Perché? Perché mi piace. U_U
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: Naco