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Autore: Abby_da_Edoras    05/10/2018    3 recensioni
Questa long fic è il racconto dettagliato del sogno che Tristan ha fatto quando era rinchiuso nella cella di villa Mikaelson. Chi segue le mie storie sa che, nella mia ff "I can hear you asking me why", Elijah aveva fatto rinchiudere Tristan, considerandolo colpevole di alcuni omicidi avvenuti a New Orleans. Tristan, di nuovo deluso e abbandonato dal suo Sire, sceglieva di accettare il suo destino e si lasciava andare, abbandonandosi a un sogno di mille anni prima. Questa ff racconterà il suo sogno: a Marsiglia, Elijah trasforma Tristan, ma poi decide di non sacrificare lui e Aurora...
Dedico questa ff ad Aliseia, che aspettava di sognare con me con questa AU medievale, e a Lilyy che con tanto affetto segue le vicende passionali e spesso dolorose di questa magnifica OTP.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La vie (capitolo primo)

 

Je vois ainsi cela était ma vie

Toutes les erreurs de mon passé

Ont renforcé ma vie

J’avance seule la tete haute

Je ris face à la vie

La vie la vie! Je ris face à la vie

La vie la vie! Personne ne changera ma vie.

(“La vie” – Marianne Mirage)

 

 

Tristan non aveva più speranze di essere salvato e non lo desiderava nemmeno.

Elijah aveva commesso l’ultimo e più terribile abbandono, lo aveva fatto rinchiudere in una segreta di villa Mikaelson e aveva mandato Klaus e Marcel a massacrare i membri della Strix di New Orleans.

Lui non aveva potuto fare niente per salvarli.

Aveva affidato con un’ultima telefonata a Madame Angéle la protezione dell’amatissima sorella Aurora e adesso…

Adesso poteva anche lasciare che il suo corpo marcisse nella segreta. Il Conte De Martel non sarebbe esistito più per nessuno.

Tristan chiuse gli occhi, raggomitolato a terra, e la sua mente abbandonò il suo corpo per recarsi in un mondo onirico più felice e sereno, dove tutto sarebbe andato bene.

 

Un raggio del sole del mattino penetrò dalla finestra e raggiunse il volto del giovane Conte addormentato nel suo letto. Tristan De Martel strizzò gli occhi, quasi a volersi liberare dal raggio fastidioso, fece una smorfia, poi si voltò dall’altra parte.

Allungò una mano verso l’altro lato del letto, ma lo trovò freddo e vuoto.

Tristan aprì gli occhi, sorpreso. Si guardò attorno ma, evidentemente, nella sua grande camera da letto, addobbata da arazzi alle pareti, non c’era nessuno.

Possibile che tutto ciò che era accaduto la notte precedente fosse stato soltanto un sogno? Una visione onirica originata dai suoi desideri sempre più ardenti e indecenti?

Ma ben presto le prove concrete del fatto che non era stato tutto un sogno si presentarono ai suoi occhi e ai suoi sensi… stranamente amplificati, come mai prima di allora.

La luce del sole era straordinariamente vivida, quel mattino, e gli aveva ferito gli occhi. Adesso si stava abituando, ma non ricordava di aver mai provato tanto fastidio davanti alla luce solare.

Provava una fame, una fame insaziabile, ma non della solita colazione che i servitori gli avrebbero portato non appena avesse suonato il campanello, lui desiderava… voleva… sì, affondare i denti nella gola di qualcuno e dissetarsi con il caldo sangue che ne sarebbe sgorgato.

Fuori le guardie si stavano addestrando e le loro voci, il nitrito dei cavalli, le urla, i rumori del cozzare di armi e armature, era insolitamente fastidioso.

E poi… c’era del sangue sul letto, il bordo della coperta era macchiato e anche il suo cuscino.

Dunque ciò che ricordava della notte precedente era tutto vero!

Il barbaro venuto dal nord, il tenebroso e affascinante Elijah Mikaelson, aveva finalmente messo da parte la sua recita, buona solo per gli stolti. Lui aveva compreso fin da subito che Elijah e la sua famiglia non erano chi dicevano di essere, bensì dei potenti mostri, delle creature che si nutrivano di sangue umano e che possedevano capacità straordinarie, dei vampiri.

Tristan li aveva osservati, spiati, persino sfidati… ma ciò che aveva bramato fin dal primo istante era stato il barbaro dai capelli scuri, la misteriosa creatura che poteva risucchiare via la sua anima solo fissandolo con quegli occhi neri e scintillanti.

La notte precedente, finalmente, Elijah aveva ceduto ai suoi giochi di seduzione e lo aveva seguito nella sua camera. Tutto ciò che Tristan aveva sognato si era avverato durante quella notte infinita e in modo ancora più appagante e meraviglioso di quanto avesse osato immaginare.

Elijah lo aveva preso in giro, lo aveva irriso scherzosamente con quel suo sorriso beffardo.

“Dunque il piccolo e altezzoso figlio del Conte non disdegna la compagnia dei barbari né quella dei mostri?” gli aveva detto, facendosi tanto vicino a lui da costringerlo contro il muro. Era stato in quel momento che Tristan aveva capito che non era lui a guidare quel gioco, che non era mai stato lui, si era soltanto illuso di farlo. Elijah aveva compreso quello che voleva e aveva aspettato a concederglielo, perché si tormentasse nell’attesa. Tristan avrebbe dovuto sentirsi indignato e offeso, avrebbe dovuto punire quel barbaro arrogante, frustarlo… ma aveva preferito lasciarlo fare, in fondo era quello e solo quello che aveva desiderato fin da subito.

Imprigionato tra il muro di pietra e il corpo forte e muscoloso del barbaro, Tristan aveva sentito le ginocchia tremare, una sensazione nuova per lui: aveva avuto tanti amanti, giovani soldati che aveva posseduto talvolta con violenza e altre volte con maggior delicatezza, fanciulle smaniose che si erano succedute nel suo letto… ma era sempre stato lui a dominare e non aveva mai provato altro che il piacere più o meno intenso dell’atto sessuale.

Con Elijah era diverso, c’era un’emozione nuova che lo divorava e non era soltanto il desiderio, non solo la brama lussuriosa di ciò che stava per accadere. Elijah lo metteva in soggezione e lo faceva sentire fragile e indifeso… assurdo, lui era il figlio del Conte e quello soltanto un barbaro incivile… eppure era così che si sentiva e la cosa peggiore era che gli piaceva sentirsi così con lui.

Elijah lo aveva baciato, sollevandolo da terra. Aveva premuto la bocca contro la sua e lo aveva esplorato con la lingua, dapprima esitante, poi sempre più audace e indecente, violandogli la bocca e riempiendolo del suo sapore. Mentre lo baciava con sempre maggior passione aveva iniziato a sfilargli i vestiti, le sue eleganti vesti di velluto; lo aveva accarezzato a lungo con voluttà, compiacendosi di passare le sue mani grandi e ruvide sopra la sua pelle delicata, lungo il suo corpo flessuoso e atletico. Poi anche Elijah si era spogliato, strappandosi le vesti di dosso, e il suo corpo mascolino e poderoso si era incollato a quello di Tristan. Il contatto aveva accelerato i battiti del cuore del giovane nobile e gli aveva incendiato il sangue nelle vene, tanto che aveva dovuto sforzarsi non poco per non sospirare e gemere prima del tempo. Oh, certo non avrebbe concesso una simile soddisfazione al barbaro che lo aveva tenuto sulla corda tanto a lungo!

Elijah lo aveva portato di peso sul letto e si era sdraiato su di lui, sovrastandolo con il suo peso e continuando a baciarlo in quel modo sempre più intimo; lo aveva accarezzato fino a fargli perdere il lume della ragione, fino a fargli mordere il labbro inferiore per soffocare i gemiti. Poi, con una gentilezza che Tristan non avrebbe mai sospettato in un uomo simile, gli aveva divaricato le gambe e le aveva accarezzate a lungo prima di iniziare, lentamente, a farsi strada nel suo corpo. Era stato paziente, delicato, attento e premuroso non appena aveva compreso che il ragazzo, tanto insolente, spregiudicato e arrogante, non aveva mai avuto un uomo dentro di sé. Si era mosso con lentezza, aspettando che l’inevitabile dolore divenisse piacere, che il gemito di Tristan, non più trattenuto, si trasformasse in un ansito di godimento, che il giovane corpo del nobile si adattasse al suo. Poi si era spinto con più passione, mentre Tristan si aggrappava alle sue forti spalle e cercava di assecondare i suoi movimenti. Le ondate di piacere si erano succedute sempre più incalzanti, i loro corpi sempre più all’unisono, con il figlio del Conte che, in un insolito sussulto di pudore, nascondeva il volto contro il suo petto per soffocare le grida… fino alla fine, un lungo istante di estasi assoluta seguito da un languido calore nei loro corpi.

Erano ancora stretti l’uno all’altro, sudati e scarmigliati, quando Elijah aveva parlato di nuovo e questa volta il suo tono era stato grave.

“So che non era solo questo che volevi, piccolo Conte” gli aveva detto, fissandolo negli occhi, facendolo annegare nel suo sguardo scuro e penetrante, “ma ti rendi conto di cosa significherà per te quello che mi chiedi?”

“Voglio essere come te” aveva risposto Tristan, ricambiando fieramente lo sguardo, sebbene dentro di sé si sentisse ancora tremare e fremere. “Voglio vivere per sempre ed essere potente come te.”

“L’immortalità non libera dal dolore, anzi, forse lo intensifica” lo aveva messo in guardia Elijah.

“Io sono il figlio del Conte De Martel. Con i poteri delle creature come voi, potrò diventare invincibile e conquistare e governare tutta l’Europa” aveva dichiarato Tristan con arroganza.

Elijah lo aveva guardato con una strana espressione negli occhi, si sarebbe detta forse… cosa? Preoccupazione? Tenerezza? Suvvia, non era possibile…

“Ti trasformerò, se è ciò che vuoi, Tristan De Martel, ma poi avrai bisogno della mia guida per imparare a gestire il tuo potere e io non lascerò che tu ne abusi, sappilo.”

“Io non ho bisogno della guida di nessuno!” aveva protestato Tristan, indignato, ma subito Elijah lo aveva interrotto con un altro bacio e, poi, aveva ripreso a parlare.

“Sono io a crearti, perciò sarò il tuo Sire e non potrai più permetterti di rispondermi così” gli aveva detto.

Tristan non era riuscito a capire se stesse scherzando o meno.

Elijah si era morso il polso e gli aveva fatto bere il suo sangue. Alcune gocce erano cadute sulla coperta e sul cuscino, macchiandoli, come testimonianza di tutto ciò che era accaduto in quella notte. Tristan aveva bevuto quel sangue caldo, ostentando una sicurezza e una forza che non provava realmente e poi… e poi c’era stata la mano di Elijah sul suo collo, un colpo secco, una torsione improvvisa… e il buio.

Finché non si era risvegliato quella mattina, stordito, confuso e domandandosi se non si fosse trattato solo di un sogno, eppure le macchie di sangue sul letto e i suoi sensi gli dicevano che tutto ciò era successo davvero.

Tristan De Martel, adesso, era un vampiro.

Un’ombra si mosse nella camera e il giovane si mise subito all’erta, con tutti i sensi tesi per affrontare il pericolo… ma era soltanto Elijah, il barbaro che lo aveva trasformato. Il suo Sire, aveva detto la notte prima.

Non crederà davvero che mi metterò a chiamarlo Vostra Maestà, adesso, vero? Perché può anche scordarselo fin da subito… si domandò Tristan, che ancora non aveva capito molto sul legame di sangue e sulla trasformazione.

Elijah aveva in volto un’espressione stanca e, pareva, addolorata.

Guardò a lungo Tristan come se non lo avesse mai visto prima e poi si avvicinò a lui e lo strinse tra le braccia con veemenza.

“Come stai? Avrai bisogno di nutrirti, immagino” gli disse poi, con una premura inaspettata che confuse ancora di più il giovane nobile. “Posso darti il mio sangue, poi ti insegnerò io come cacciare senza uccidere le prede.”

“Senza uccidere? E perché? Potremmo nutrirci dei servitori indisciplinati o dei villici del paese… a cosa servono le loro vite?” replicò il ragazzo, viziato e spocchioso come sempre.

Ma Elijah non perse la pazienza con lui, gli accarezzò la testa e lo strinse di nuovo a sé, prima di offrirgli il polso perché potesse nutrirsi.

“No, Tristan, dovrai imparare ancora molto sull’essere un vampiro, ma non preoccuparti, io sarò con te ogni momento e ti insegnerò, ti guiderò. Sei la mia creatura e ho la responsabilità delle tue azioni” disse, e Tristan restò sorpreso soprattutto da quel tono affettuoso che gli aveva sentito riservare solo a fratelli e sorelle. “Guarda l’anello che ti ho messo al dito ieri notte, dopo averti trasformato: è un anello solare che nostra madre, una potente strega, ha realizzato anni fa per tutti noi. Ne aveva fatti qualcuno in più perché, se lo avessimo perduto, sarebbe stata la fine: un vampiro non può tollerare la luce del sole e morirebbe bruciato. Io ho dato a te uno dei miei, così come Rebekah ha fatto con tua sorella Aurora.”

Tristan si nutriva dal polso di Elijah, ma non perdeva una sola delle sue parole. Sentiva che qualcosa era cambiato nel barbaro rispetto alla notte precedente… ma cosa?

Quella tenerezza sembrava talmente insolita…

Fine primo capitolo

 

 

 

   
 
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