Capitolo
8
L’unico rumore all’interno della grande sala era il
tacchettio dei tacchi della principessa e il frusciare della sua gonna. Tutto
sembrava fermo e immobile, tranne la coppia reale, che procedeva lentamente
verso il trono. Moon Maria poteva sembrare, all’apparenza, la solita, calma e
tranquilla regina che era sempre stata, ma dentro di lei tremava di angoscia.
Odiava quelle occasioni formali, ma soprattutto, odiava dare in pasto una
giovane a quelle bocce fameliche che erano i suoi nobili sudditi. Non le erano
sfuggite le occhiate nervose alla porta prima dell’arrivo dei due giovani
principi, né i bisbigli di certi individui. Sapeva che alla fine questo momento
sarebbe giunto, dopotutto era da più di un mese che gli inviti per quella sera erano
stati spediti, ma quando aveva pensato a quella serata, non si era certo
immaginata di vivere i drammi dei giorni precedenti. Rein aveva appena
riacquistato il sorriso, e lei la metteva in una situazione di stress. Si
detestava per ciò che aveva fatto, ma sapeva che non avrebbe potuto impedirlo.
Aveva pensato di annullare tutto, ma sapeva che sarebbe stato peggio. Sapeva
che l’intero regno, o per meglio dire, l’intero mondo di Wonder parlava di ciò
che era successo, se avesse cancellato la presentazione ufficiale a corte,
sarebbero girate ancora più voci, e in quanto sovrana, non se lo poteva
permettere. Quando le porte si erano aperte, i suoi dubbi furono per un attimo
cancellati dai sorrisi radiosi che si sprigionavano dal volto della giovane e
di suo figlio. Ma dopo un fugace attimo, si era accorta che la mano di Shade
era stretta saldamente a quella di Rein, e che, nonostante il sorriso, la
camminata della principessa mostrava, a tratti, tutta la sua agitazione. Tuttavia,
quando la coppia si ritrovò di fronte a lei, e eseguì l’inchino per renderle
omaggio, Moon Maria vide negli occhi turchesi che la fissavano una luce di
determinazione che le fecero svanire tutti i dubbi. Quella serata sarebbe stata
un successo. E senza esitare, diede il via alle danze
-Principessa Rein, benvenuta in casa mia-
-E’ un onore maestà-
La contessa
Trudy Gaumont guardava con aria scettica la giovane principessa. Aveva
accettato l’invito a corte solo perché sapeva di non potere rifiutare, anche se
si era ritrovata stranamente curiosa verso quella giovane donna che aveva fatto
così tanto parlare di se in quella settimana. Una principessa del regno del
sole, la “turchina” spesso definita per distinguerla dalla sorella gemella, la
“rossa”, molto misteriosa quanto affascinante. Trudy doveva ammettere che la
giovane quella sera era veramente incantevole. Quell’abito le donava alla
perfezione, un azzurro che le faceva risaltare la carnagione e non infastidiva
assolutamente con i suoi capelli, meravigliosamente raccolti in un’acconciatura,
per quanto semplice, terribilmente regale. E per finire quella parure di
diamanti, che invece di ingoffarla, la illuminavano, rendendola il centro
dell’attenzione. Tuttavia, quella semplicità osteggiata, la insospettiva. Si
era aspettata una persona pomposa e con l’aria di superiorità, dopotutto era
una principessa, e le principesse lo erano per principio, invece ostentava
semplicità e affabilità e, soprattutto, calore. Qualcosa le diceva che potevano
diventare molto amiche. E questo la insospettiva ancora di più
-Contessa
di Gaumont, non mi aspettavo di vedervi stasera-
-Come potevo resistere alla tentazione di non vedervi,
conte Gurganaish? Non
me lo sarei mai perdonato-
-Vi ho detto che siete una terribile adulatrice?-
-E io ho detto voi che so quanto adorate essere adulato?-
Il conte, un uomo sulla quarantina, con indosso un
pesante strato di belletto che lo faceva sembrava cadaverico, le sorrise
-Solo da voi-
Il conte le prese la mano, e le diede un bacio. Trudy
faticò a trattenere un brivido di disgusto, ma si trattenne. Per quanto il
conte di Gurganaish fosse disgustoso, e non solo per i suoi centoventi chili,
era un uomo terribilmente potente, e che conosceva i segreti peggiori di ogni
membro della nobiltà. Era meglio tenerselo amico, che contrariarlo
-Allora, contessa, cosa mi dite della principessa
dello scandalo?-
-Stupenda oserei dire-
-Concordo… anche se ha troppo un’aria di candore
attorno a se, non trovate-
-E’ un Altezza Reale, sarebbe grave se non l’avesse,
non vi pare?-
Il conte ridacchiò.
-Concordo. Ma troppa purezza nasconde sempre
dell’oscurità-
Trudy sentì che quella frase, più che alla
principessa, era rivolta a lei. Si voltò verso l’uomo, guardandolo dritto negli
occhi
-Se avete qualcosa da chiedere, fatelo senza problemi,
conte. Lo sapete che per voi non ho segreti-
-Arguta come sempre. Si dice che siate sparita negli
ultimi tempi-
-E invece sono proprio qui, di fronte a voi. Ho solo
passato molto tempo nella mia tenuta, signor conte-
-Ma avete totalmente abbandonato la vita di società, si
dice, e si parla anche di uno strano incidente…-
-Mia madre non è stata molto bene, nell’ultimo
periodo. Ecco il motivo della mia sparizione. Non me la sono sentita di
abbandonarla in un momento così delicato-
-Non ne sapevo niente-
-Non sempre ci sono cose di cui si ha piacere parlare,
signor conte. E ora, se mi volete scusare, ci sono alcuni amici che desiderei salutare-
Detto questo se ne andò, veloce. Il cuore le batteva
forte. “Si parla di uno strano incidente…” Come era possibile? Come aveva fatto
quell’uomo a sapere dell’incidente? E se lo sapeva lui… in quello stato, non si
accorse di quell’uomo che le si era parato di fronte, e a cui andò a sbattere
contro
-Oh, perdonate io…-
-Trudy?-
La giovane alzò gli occhi e si ritrovò a osservare due
occhi nocciola che conosceva fin troppo bene
-Thomas-
Il conte
Philip di Hoteval si sentiva fuoriluogo in quelle occasioni. Troppe persone lo
innervosivano, il rumore delle chiacchiere lo infastidiva, e le occhiate delle
giovani lo mettevano sempre a disagio. Ma quando l’invito della corona era
arrivato non aveva potuto rifiutare, anche se ne avrebbe avuto ogni diritto,
visto il periodo che stava passando. Ma il conte era un fedele suddito della
corona, e quando la regina lo convocava a palazzo, lui aveva sempre onorato
quell’invito e l’onore che gli veniva concesso. Non che fosse un membro di
spicco della società ma ogni volta che era andato ad un evento di corte, la
regina o il principe avevano sempre trovato qualche secondo da dedicargli e
questo era tutto ciò che un uomo come lui poteva desiderare. Quella sera, poi,
aveva un altro motivo per trovarsi lì, ed era la sua accompagnatrice. La giovane donna al suo fianco, che stava
fissando estasiata la sala, le persone che erano presenti, e da quando erano
entrati, la giovane coppia reale
-Se
continui a fissarli così penseranno che non tu abbia mai visto un reale in vita
tua, Charlotte-
-Ma è la
verità Philip. Non sono mai stata a corte-
-Si che
sei venuta a corte-
-Avevo sei
mesi quando sono stata presentata a sua maestà! Non vale-
-Per noi
conta lo stesso-
Charlotte
guardò suo cugino con un finto broncio, ma non essendone capace, si ritrovò a
sorriderli. Più che cugini, sembravano fratello e sorella. Da quando Charlotte
era rimasta orfana, dieci anni prima, erano stati gli zii a crescerla e a
prendersi cura di lei e nonostante la differenza di età tra i due, l’affetto e
la complicità che li legava erano indissolubili. Charlotte aveva compiuto i
diciotto anni sei mesi prima, e quella era la prima occasione formale cui
presenziava. Quando era andata a chiedere a Philip di portarla con sé, sapeva
che il cugino non glielo avrebbe negato come favore, e infatti il suo desiderio
era stato esaudito. Era una ragazza timida e un po’ impacciata, ma aveva deciso
di lasciare da parte la timidezza per una sera e andare a corte.
-Credi che
riusciremo a parlare con la principessa?-
-Non siate
sciocca, giovane contessa. Noi comuni mortali non abbiamo accesso alla cerchia
ristretta dei reali-
Charlotte
sentì Philip irrigidirsi e lei, si spaventò
-Non
sapevo aveste una così giovane e deliziosa cugina, Conte di Hoteval. Volevate
tenercela nascosta?-
La coppia
che si era avvicinata ai due era quanto di più sgraziata si potesse vedere
insieme. Lui, era decisamente troppo basso e tarchiato, lei troppo alta e
scheletrica. Per nascondere i loro difetti si erano camuffati dietro pesanti
stradi di tulle, lei, e dietro un tessuto cucito troppo stretto, lui.
-Charlotte,
permettimi di presentarti i visconti Dunnel. Teodore, Patricia, vi presento mia
cugina, la contessa Charlotte di Amondgnac-
I due si
inchinarono in una specie di inchino, e Charlotte fece lo stesso.
-E’ un
piacere conoscervi-
Disse con
un filo di voce, mentre chinava la testa al suolo.
-Oh, un vero incanto di fiorellino, signor conte-
Disse il visconte Dunnel. L’uomo stava guardando sua
cugina come se fosse un dolce. Disgustato, l’uomo sapeva che doveva
allontanarsi prontamente da quei due discutibili esemplari di nobiltà. E l’occasione
si presentò proprio in quel momento, come giunta dal fato. Un giovane valletto,
si avvicinò al conte, e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio
-Volgiate perdonarci, signori visconti. Ma siamo
richiesti-
-Chi osa portarvi via alla nostra piacevole compagnia?-
Chiese Patricia, mentre si sventolava con un ventaglio
grande quanto il suo busto
-Sua maestà la regina, che ha espressamente richiesto
di potere conoscere mia cugina. Se ci volete scusare-
Philip prese saldamente la mano della cugina e la
trascinò via. Dietro di loro, si sentì, non troppo malcelato, lo sconcerto dei
due giovani visconti
-La regina vuole parlare con quella mocciosetta e non
con noi? È uno scandalo!-
-Dove sono i miei sali? Credo di stare per svenire-
Philip si concesse un sorriso soddisfatto sul volto. Non
era un uomo vendicativo, e si riteneva uno capace di non provare sentimenti di
cattiveria verso nessuno. Ma sapere di avere sconvolto la vita dei alquanto
discutibili visconti Dunnel, gli concesse un sorriso
pieno di soddisfazione.
Rein non era abituata ad essere al centro dell’attenzione,
di solito era la principessa ignorata nelle occasioni formali, mentre
l’attenzione era concentrata tutta su sua sorella Fine. In quella occasione,
invece, sentiva gli occhi di tutti i presenti su di lei, che la scrutavano e la
guardavano, in cerca di qualche segno di debolezza o cedimento, o solo per una
non celata curiosità. Era l’attrazione principale della serata, dopotutto, e
anche se cercava di non farlo vedere, era molto nervosa. Soprattutto, era molto
nervosa alla vista dei nobili in fila, pronti per fare la sua conoscenza e per
parlare, anche seppur brevemente, con lei. Dalla sua posizione sopraelevata
riusciva a vedere tutto. Il trono della luna, infatti, era posto su una specie
di piattaforma appoggiata al muro di fondo della sala. L’avere un trono in
posizione elevata rispetto al normale livello della sala era una cosa piuttosto
comune in ogni castello. Essere in alto, infatti, permetteva a chiunque fosse
presente in sala, e, soprattutto, in qualsiasi punto della sala, di potere
vedere il re, o in questo caso la regina e la sua famiglia. Ma la cosa valeva
anche al contrario. Dal luogo del trono, infatti, si aveva una perfetta visuale
della sala e Rein, appunto, stava ammirando il numero
di presenti con cui avrebbe dovuto parlare. E la cosa la stava facendo agitare
leggermente. D’un tratto, sentì la presenza, ormai confortevole, di Shade al
suo fianco. Il principe le si era avvicinato, e osservava fisso la folla dei
suoi sudditi davanti.
-So che non è la prima volta che ti trovi in questa situazione
ma, mi raccomando, sta attenta. La mia corte sa essere… terrificante-
Rein ridacchiò
-Posso farti una confessione, principe?-
-Tutto quello che vuoi-
-Ogni corte è terrificante-
Shade rimase in silenzio per qualche secondo, poi si
lasciò andare ad una leggera risata, che coinvolse anche la turchina. I due si
guardarono di sottecchi, cosa che provocò ancora una risata.
-Bene, visto che sei preparata, direi che prima
iniziamo, prima finiamo. Sei pronta?-
La turchina annuì
-Principessa, posso avere l’onore?-
Shade le si era inchinato, e allungò una mano verso di
lei. Rein si inchinò a sua volta e afferrò la mano del principe
-L’onore è tutto mio-
I due scesero la piccola scalinata che li portò al
normale livello della sala, e si fermarono lì, in attesa. I primi ammessi a
conoscere personalmente la principessa erano già pronti, così come il
ciambellano di corte, che aveva il compito di presentare alle altezze reali chi
stava per porgergli gli omaggi. Il principe e la principessa erano fermi al
loro posto, mentre sopra di loro, seduta sul trono, Moon Maria li osservava. Ad
un cenno di Shade, la cerimonia cominciò
-Il conte e la contessa di Fosmore-
Una coppia anziana si avvicinò ai due reali. Arrivati
ad una distanza di un metro, si inchinarono.
-Principessa Rein, lasciate che vi presenti uno dei
migliori consiglieri che abbia mai avuto, era a suo tempo consigliere di mio
padre, ed è stato una delle mie guide e mentore durante i miei primi passi nel
mondo della gestione di uno stato. E ovviamente, la sua incantevole come
sempre, moglie, la contessa di Fosmore-
La coppia, decisamente lusingata dalle parole di
Shade, si inchinò di nuovo, sorridendogli grati.
-E’ un onore fare la vostra conoscenza-
Disse semplicemente Rein, sorridendo.
-Il giovane principe esagera elogiando il mio operato,
ma ammetto che da vecchio cortigiano, le lusinghe di un giovane principe fanno
sempre piacere. Principessa, è un onore fare la vostra conoscenza e permettemi
di dirvi che siete ancora più bella di quel che dicono-
-Vi ringrazio-
I conti presero congedo, e subito un’altra coppia era
pronta per le presentazioni.
-Se continua così credo di potercela fare-
Shade
si volse verso la turchina
-Temo di deluderti, Rein.
Credo tu abbia conosciuto le prime e ultime persone gentili in fila-
Rein
gli rivolse un sorriso sarcastico
-Stai cercando di spaventarmi per caso? Perché servirà
di più-
Shade
rise mentre rifece un cenno al ciambellano
Dalla sua posizione elevata, Moon Maria osservava
tutta la sala e tutti i presenti. Era impressionante il numero di conti, baroni
e visconti che avevano accettato l’invito a corte. Addirittura, persone che non
si facevano vedere a corte da più di dieci anni, erano venuti, tutti per
scrutare la giovane “principessa dello scandalo” come qualcuno aveva
ribattezzato Rein. Tuttavia, tra la marea di curiosi e pettegoli, vi erano
alcuni elementi che valeva la pena di fare conoscere alla giovane nuova principessa.
E non appena aveva avuto la conferma del conte di Hoteval e aveva saputo che
anche la giovane contessina, sua cugina, sarebbe venuta, aveva dato precise
istruzioni. Gli Hoteval erano da sempre stati una famiglia leale alla casata
reale, e l’integrità del giovane conte era stata sempre elogiata. La cugina,
invece, appena diciottenne, era un giovane e fresco viso nel mondo della corte.
La ragazza, infatti, aveva debuttato in società solo cinque mesi prima, e
ancora non era stata corrotta dalle dinamiche di corte, e, soprattutto, non
aveva avuto modo di essere coinvolta o irretita dai peggiori soggetti che la
sua corte, purtroppo, offriva. Per questo aveva dato precise istruzioni di fare
in modo che i conti fossero presentati a Rein. E la regina sperava, con tutto
il suo cuore, che il buon cuore di Rein li potesse conquistare e, soprattutto,
che la coppia potesse diventare una sostenitrice della principessa. In questo
modo, almeno, Rein avrebbe potuto contare su degli alleati, se la situazione lo
avesse richiesto, anche se la donna sperava, con tutto il suo cuore, che una
situazione del genere non si verificasse mai.
Una giovane coppia si stava avvicinando alla coppia
reale, scortata da un valletto. Shade li fissò, incuriosito. Il volto dell’uomo
lo conosceva, solo che non riusciva a ricordarne il nome. Mentre la giovane,
non sapeva assolutamente chi fosse. L’unica certezza era che lei era
decisamente giovane, forse una nuova debuttante, e stava guardando
assolutamente meravigliata ogni cosa, ma soprattutto lui e Rein.
Lui era alto, quasi quanto il principe. Aveva dei capelli castani scuro
tagliati corti e una barba perfettamente curata che gli incorniciava i delicati
lineamenti del volto, ma che grazie a quello strato di peluria, gli dava
un’aria di autorità e rispetto. La stessa aria che trapelava dagli occhi
grandi, di un castano scuro molto intenso. Camminava dritto, sicuro e aveva
degli abiti assolutamente impeccabili e ordinati. Era un uomo che faceva
prevalere due sentimenti, rispetto e consapevolezza, che erano due
caratteristiche che a Shade piacevano molto in
un uomo. La ragazza al suo fianco, invece, mostrava una radiosità contagiosa e
assolutamente giustificata dalla sua età. Aveva dei lunghi capelli castano
scuri, raccolti in una semplice acconciatura fermati da dei fermagli a forma di
fiori. Il suo viso, leggermente a cuore, era totalmente oscurato dagli occhi
grandi, anch’essi castani ma più chiari rispetto all’uomo, e con una luce
dentro che li facevano brillare ancora di più. Indossava un abito di un
delicato colore verde, forse un po’ troppo ampio per la sua piccola figura, ma
nonostante questo la giovane si muoveva con grazia e delicatezza, cosa che
colpì Rein. vedendoli arrivare, sia Shade che Rein furono pervasi dal desiderio di sapere chi fossero
-Il conte Philippe di Hoteval
e la contessa Charlotte di Amoundgnac-
Disse il ciambellano, e la giovane coppia si fece
avanti. Con una grazia infinita, i due si inchinarono all’unisono
-Grazie per essere venuti questa sera a palazzo-
Disse semplicemente Shade alla coppia
-L’onore è nostro, altezza. Ed è un onore potere
presentare i nostri omaggi alla principessa del regno del sole-
Rein gli sorrise, riconoscendo un genuino benvenuto
-Grazie per le vostre parole, signor conte-
Il conte osò solo in quel momento posare lo sguardo
sulla principessa. Alla vista del suo sorriso e dei suoi occhi luminosi, si
bloccò, estasiato. Mai aveva visto una donna così bella. Il conte rimase
immobile per qualche secondo di troppo. Sentì sua cugina dargli una piccola
stretta alla mano, e si riscosse. Balbettando, continuò a parlare
-Principessa, vorrei avere l’onore, se mi permettete…
vi presento mia cugina, la contessa di Amoundgnac-
-Molto lieta, contessa-
-E’ un onore altezza-
Rispose la giovane con una voce leggermente tremante.
Rein riconobbe in quel momento una esitazione e una emozione che aveva visto
capitare alle giovani che erano presentate a corte per la prima volta. Anche
Shade dovette riconoscerlo
- Contessa, è la prima volta che venite alla mia corte?-
La ragazza annuì, sorridendo al principe
-Esatto maestà, o almeno, è la prima volta che posso
ricordare-
Shade sollevò un sopracciglio
-Avevo appena sei mesi quando venni qua la prima
volta, ma come potete immaginare, ero troppo piccola per potermene ricordare-
Shade si ritrovò ad annuire. Era di certo una ragazza
molto giovane, emozionata e forse, anche leggermente stordita dalla serata, ma
dopo una prima esitazione, aveva parlato con voce chiara e sicura, per niente
intimorita di parlare con il suo principe.
-Allora spero che il castello e la serata sia di
vostro piacimento, contessa -
La giovane annuì
-E’ tutto meraviglioso altezza. Anche se devo
ammettere che nessuno può competere con la principessa. Siete in assoluto la
donna più bella qui stasera-
-Charlotte!-
Le disse suo cugino, leggermente imbarazzato per ciò
che la ragazza aveva appena detto. Non si poteva essere così diretti con un
colloquio con i reali, soprattutto, Charlotte non avrebbe mai dovuto continuare
a parlare così liberamente. Avrebbe dovuto sorridere, ringraziare il principe e
poi si sarebbero dovuti congedare. Tuttavia Rein si ritrovò a sorridere,
lusingata dalle parole della giovane, e si affrettò a prestare soccorso alla
giovane
-Conte di Hoteval, per favore, non siate così duro con
vostra cugina. Dopotutto, non ha fatto assolutamente nulla di male-
Rein si avvicinò alla giovane, che resasi conto di ciò
che aveva detto, era arrossita e aveva abbassato lo sguardo. La principessa si
dovette leggermente chinare per potere vedere gli occhi della ragazza
-Non nascondete il volto, contessa. Un complimento,
quando sgorga dal cuore, non è mai fuori luogo. E poi, è piacevole conoscere
qualcuno che, come me, trova tutto nuovo per la prima volta. Possiamo
condividere la stessa emozione, e saperla di condividerla con voi è una cosa
che mi riempie di felicità-
Philip osservò meravigliato Rein. Non solo aveva
perdonato Charlotte, ma era anche riuscita a rimetterla a suo agio e a farla
sentire in quel momento, una delle donne più importanti di tutta la sala, dato
che la principessa l’aveva accomunata a lei. E sapeva che quello, per
Charlotte, sarebbe stato il ricordo più bello di quell’evento. Charlotte aveva
gli occhi che le brillavano per la gioia. Si inchinò alla principessa, e le
sorrise.
-Grazie altezza-
Rein le sorrise ancora e le fece un occhiolino, poi si
voltò e si ridiresse al fianco di Shade.
-Conte, contessa, sia io che la principessa saremmo
lieti di continuare a parlare con voi, ma temo che degli impegni richiedano la
nostra presenza ancora per un po’-
Philippe e Charlotte si inchinarono e si congedarono.
Prima di andare via, però, Philip, spinto da un impulso improvviso, si ritrovò
a parlare direttamente con la principessa
-Altezza, perdonatemi la sfacciataggine ma… posso
sperare di avere l’onore di un ballo più tardi? Per me sarebbe un onore-
Rein lo fissò un attimo meravigliata. Shade, al suo
fianco, si irrigidì. La turchina lo guardò di sottecchi, ma Shade non incrociò
il suo sguardo. Così, si ritrovò a prendere una decisine
-Sarà un onore per me-
Philip le regalò un suo raro sorriso, si inchinò e si
allontano con Charlotte, che meravigliata del suo comportamento, di solito così
chiuso e privo di qualsiasi iniziativa, lo fissò con la bocca leggermente
aperta, lo stupore più sincero dipinto sul suo volto. Quando la coppia si fu
allontanata, Rein si ritrovò a bofonchiare
-Mi ha preso alla sprovvista. Io… credi che abbia…-
-Non hai fatto nulla di male, anzi. Di sicuro avrai
altri nobili che ti chiederanno di ballare con te. Poi il conte d’Horval sembra
un brav’uomo-
Rein annuì. Aveva percepito una leggera tensione nella
voce di Shade.
-Volevo solo accertarmi di non avere contravvenuto a
nessuna regola di palazzo-
-Alcuna-
-Bene-
-Dopotutto è l’uomo che chiede ad una signora di
ballare, qui nella mia corte si fa così-
-Una donna non può chiederlo?-
-No, almeno che non siano casi eccezionali. Fa parte
del cerimoniale di corte. Solo gli uomini possono fare inviti-
-Oh, non lo sapevo-
Rimasero in silenzio per alcuni secondi, una tensione
sempre più crescente tra loro. Per cercare di spezzarla, Rein provò a
riprendere il discorso
-Peccato però. Immagino quante giovani vogliano
ballare con il proprio principe e quanto debbano soffrire, nella speranza di un
tuo invito-
-Saranno perennemente deluse allora temo-
-Come mai?-
-Io non ballo mai agli eventi di corte… nessuna
eccezione esclusa-
Il tono duro di Shade chiuse definitivamente la
conversazione. Il principe fece un cenno al ciambellano, e le presentazioni ripresero,
in un clima molto teso.
Trudy fissava quel sorriso sornione di Thomas e si
ritrovò a sorridere
-Come fai ad essere sempre così dannatamente sorridente?-
-Devo contrastare contro il tuo perenne cattivo umore
dopotutto-
Trudy gli scoccò un’occhiataccia, prima di
sorridergli. Conosceva Thomas fin da quando erano bambini. Le loro madri erano amiche
e spesso aveva trascorso serate e pomeriggi a giocare. Si volevano bene come fossero
fratelli, avendo creato quell’amicizia che raramente si trovava, ma quando
succedeva, era destinata a durare fino alla fine.
-Allora, è un miracolo vederti a corte. Sei sparita
per un bel pezzo, lo sai?-
-Ho avuto da fare-
-Qualcosa di interessante spero-
-Sono stata con mia madre-
-Sta bene?-
-Ora si-
-Mi fa piacere. Sempre fissata con l’idea di combinare
un matrimonio tra noi due?-
Trudy roteò gli occhi, in segno di esasperazione
-Ovviamente. Parla in continuazione di te, solo di te
e del tuo ruolo prestigioso a corte, della posizione che copri, delle immense
ricchezze che sicuramente stai accumulando e, cito testualmente “le
innumerevoli occasioni di potersi mettere in gloria agli occhi del principe e
di guadagnare i suoi favori”-
Thomas ridacchiò.
-C’è solo un altro uomo di cui parla così tanto, ma
almeno con lui non mi stressa con la storia del matrimonio-
-Chi è questo villano che osa avere usurpato il posto
nel cuore di tua madre che prima era tutto ed esclusivamente mio?-
-Il tuo datore di lavoro, non che tuo migliore amico,
almeno da quello che dicono le voci-
Thomas alzò gli occhi al cielo, esasperato
-Shade, sempre e solo lui!-
Trudy ridacchiò. Sapeva che Thomas non lo diceva mai
seriamente, ma adorava stuzzicarlo con la sua proverbiale rivalità con il
principe.
-Almeno per te, nel tuo cuore, ci sono solo io, vero?-
Gli domandò Thomas, sfoderando il suo sguardo da
cucciolone e fissando la ragazza dritto nei suoi occhi verdi. Trudy era un vero
incanto. I capelli biondi lunghi, erano raccolti in una splendida treccia molto
vaporosa, che la contessa portava adagiata su una spalla. Lungo tutto la
treccia, come a formare una cascata, erano state poste delle perle, che
formavano una parure con gli orecchini e con la collana. Quella sera indossava
un vestito di un lilla pastello, molto delicato, che le lasciava scoperte le
spalle, dato che aveva una profonda scollatura a barchetta. I suoi grandi occhi
verdi, in quel momento, lo stavano guardando con uno sguardo languido
-Ovvio che sei sempre nel mio cuore, chi vuoi mai che
te lo porti via?-
Il ragazzo le sorrise, anche se qualcosa, nel volto di
Trudy, lo fece improvvisamente tornare serio
-Tutto a posto Trudy?-
-Certo-
Trudy spostò lo sguardo verso la sala, distogliendo lo
sguardo da Thomas. Trudy era brava a mentire, aveva affinato la tecnica ormai,
dopo gli ultimi anni. Ma sapeva che con Thomas certi trucchi non potevano
funzionare. La conosceva troppo bene per sapere quando qualcosa non andava.
Sperava solo che non insistesse con le domande, perché se c’era qualcuno in
grado di farla parlare, quello era proprio lui.
-Sai, non sembri tranquilla. È successo per cas…-
-Perché non usi il tuo potere e mi presenti alla
famosa principessa dello scandalo?-
La domanda colse di sorpresa Thomas, che fissò la sua
amica incerto
-Principessa dello scandalo?-
Trudy alzò gli occhi al cielo
-Thomas, la principessa Rein. Non dirmi che non hai
mai sentito le voci dell’ultima settimana. Dannazione, ci sei in mezzo a tutta
questa faccenda!-
-Sinceramente, non sono mai stato qualcuno che
prestava attenzione ai pettegolezzi, e dovresti saperlo, e soprattutto, nessuno
conosce veramente Rein. Non sanno che ragazza incredibile sia. È buona, dolce,
gentile… l’ultima cosa che si merita è che ci siano delle voci contro di lei-
-Rein? da quando in qua puoi chiamare un’altezza reale
per nome?-
-Da quando ho avuto l’onore di avere l’amicizia della
principessa-
-Ne parli come se fossi un uomo innamorato-
Thomas ridacchiò, scuotendo la testa
-Non dire cavolate Trudy. Ma devi credermi, Rein
è veramente una bellissima persona. Se la conoscessi te ne accorgeresti-
-A me sembra solo una opportunista-
-Trudy!-
-E’ la verità. Avrebbe potuto rifiutare l’incarico,
non aveva nemmeno partecipato alla selezione. Invece si ritrova ad accettare
scatenando il putiferio che è successo. E per cosa poi, se non avere
l’opportunità di allontanarsi dal regno del sole e di allontanarsi dall’ombra
della sorella, e, in questo modo, avvicinarsi a Shade? E se mirasse al trono?
Ci hai pensato?-
Thomas la fissò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere.
-Trudy, Trudy, Trudy… mi sei veramente mancata, lo
sai? Se solo sapessi quante cavolate hai detto una dietro l’altra, in una volta
sola… Rein, mirare al trono? Questa è bella-
Trudy incrociò le braccia al petto, indispettita.
-Le donne sono capaci di qualsiasi cosa, ricordatelo-
-Non Rein. Fidati di me su questo, Rein non è qui per
il trono. Anche se, lascia che te lo dica in confidenza, se Shade riuscisse a
conquistare il cuore della principessa, farebbe il colpo del secolo. Sarebbe
una regina meravigliosa-
-Thomas! Come puoi dirlo?-
-Dopo che l’avrai conosciuta, te ne renderai conto-
-Non sono così importante da potere avere questo
onore-
Disse leggermente sarcastica la contessa. Thomas la
fissò e improvvisamente un sorriso che non prometteva niente di buono, fece
capolino sul volto del conte, un sorriso che lei conosceva fin troppo bene, e
che in quel momento voleva dire solo una cosa: guai, per lei.
-Thomas, cosa hai in mente?-
-Sono o non sono il capo delle guardie di sua maestà
il principe? Tua madre su una cosa ha ragione, ho un certo potere qui, sai?
Vieni con me-
Thomas afferrò la mano di Trudy, e iniziò a
trascinarla con sé
-Thomas, ma cosa fai!-
Parecchi in sala si voltarono a vedere cosa stesse
succedendo, e trudy sentì il rossore salirgli sulle
gote.
-Thomas, lasciami ti prego. Ci stanno guardando tutti-
-Ignorali. Io lo faccio sempre-
Fu la semplice risposta del conte. Intanto Thomas si
era avvicinato veloce al ciambellano, e prima che potesse annunciare qualcuno,
lo aveva zittito con un colpo della mano.
-Ora procedo io, se non vi dispiace. e’ una richiesta ufficiale dai piani alti, se capisce cosa
intendo-
Thomas sorrise all’uomo, che lo fissò incapace di dire
qualsiasi cosa, poi procedette veloce e in pochi secondi, si trovò davanti a Shade e a Rein, con la mano di trudy sempre stretta tra le sue
-Perdonate l’intromissione, altezze, ma dovevo farlo.
Per una volta, faccio valere il mio ruolo qui a palazzo-
Shade
lo fissò torvo
-Thomas… che stai combinando?-
-Sto facendo un favore ad un’amica, e, cosa più
importante, presentando a Rein una delle persone più sincere, schiette che io
conosca, nonché una sorella per me. Rein, è un onore presentarti la contessa
Trudy Gaumont, amica intima di famiglia nonché, una mia probabile fidanzata che
con molto garbo e tatto, alla sola età di dieci anni, mi disse che piuttosto
che sposare me si sarebbe fatta rinchiudere in una torre-
-Thomas!-
Trudy diede uno schiaffo sul braccio del conte, cosa
che lo fece scoppiare a ridere. Rein e Shade fissarono i due perplessi, poi Rein
si lasciò andare ad una risata, e anche Shade. Trudy, mortificata, si imporporò
tutta
-Perdonatemi contessa, non sto ridendo di voi, lo
giuro-
Disse Rein, cercando di contenere le risate e di darsi
un contegno. Trudy si limitò a farle un cenno con la testa, ancora rossa in
viso. La contessa, poi si spostò da Thomas, finalmente libera dalla sua
stretta, ed eseguì un inchino perfetto
-Chiedo scusa per questa testa vuota, altezza, ma
permettetemi di presentarmi, come si deve. Sono la contessa Trudy di Gaumont
delle terre dell’ovest. È un onore fare la vostra conoscenza-
-Un viaggio decisamente lungo, contessa, per essere
qui stasera. Grazie per avere accettato il nostro invito-
-E’ stato un onore essere omaggiata con il vostro
invito, altezza, non potevo assolutamente rifiutare-
-In più ha avuto l’occasione di rivedere me, che
ovviamente basta a giustificare il viaggio, non è vero Trudy?-
-Sarei stata meglio senza averti incontrata, credimi-
-Conosco perfettamente la sensazione, contessa,
credetemi-
Le disse Shade, provando
subito una forte empatia con la giovane contessa. Dopotutto, se entrambi
avevano avuto la disgrazia di avere come amico Thomas, il minimo che lui potesse
fare era darle tutto il suo appoggio e sostegno. Tuttavia Thomas, per niente
poco colpito dal gesto di Shade, incrociò le braccia
al petto e fissò minaccioso il suo principe
-Ehi… ricordati che quello che ti guarda le spalle
sono sempre io-
-Per fortuna che nel mio castello di pericoli seri non
ce ne sono-
-Mi stai per caso insultando, principe da strapazzo?-
-Come potrei mai permettermi, conte da due soldi-
Rein fissò sconsolata Trudy
-Ecco a cosa partecipo quasi tutti i giorni. Ma è un piacere
fare la vostra conoscenza. Spero potremmo diventare buone amiche-
Trudy fissò gli occhi sorridenti di Rein. Chinò la
testa in avanti
-Grazie per le vostre parole, principessa-
Detto questo, fece un inchino più profondo inchino a
lei e a Shade e si congedò
-Ehi Trudy, aspetta…-
Le disse Thomas, ma la donna si era già allontanata.
Il conte la fissò, perplesso
-Giuro che di solito non è così-
-Forse l’hai messa in imbarazzo, non credi?-
-Non dire cavolate Shade. Io e Trudy ci siamo fatti di
peggio… non lo so, mi sembrava… ma lasciamo perdere, probabilmente il viaggio
l’avrà stancata. Bene, altezze, perdonatemi, vado a cercare qualcosa da
mangiare, sto morendo di fame. Ci vediamo dopo-
E veloce come era arrivato, Thomas sparì. Shade si
portò una mano sul volto
-Giuro che se non gli volessi bene, lo avrei già fatto
allontanare dalla corte-
-Dovrai concordare con me però che Thomas ha un
grandissimo pregio -
-E quale sarebbe? Sul serio, sono curioso-
-E’ vero-
Shade la fissò, gli occhi spalancati per la sorpresa. Ma
si ritrovò ad annuire alle parole di Rein
-Non potrei essere più d’accordo. Ma rimane sempre un
idiota, un uomo vero, ma… idiota-
Rein si lasciò sfuggire una risata, e sul volto di
Shade comparve, anche se per pochi secondi, un bellissimo sorriso.
Le presentazioni ufficiali erano ormai terminate. Chi
aveva avuto l’onore di parlare con la giovane coppia reale, stava riferendo a
chi non ne aveva avuto la possibilità e in tutta la sala si erano formati dei
gruppi di persone che stavano chiacchierando. I commenti, in generale, erano
tutti positivi nei confronti di Rein. la principessa era riuscita là dove la regina Moon Maria
aveva sperato: per un modo o per un altro, aveva abbagliato la sua corte. E
tutti stavano riferendo proprio questo: il suo sorriso, il suo calore sincero,
avevano fatto colpo, conquistando i conti, duchi, marchesi e baroni che avevo
avuto il piacere di poterle parlare. E dopo quell’impresa la turchina si era
accomodata vicino alla regina, in un’apposita poltrona che era stata messa
vicino al trono. Al centro si trovava la regina, alla sua destra il trono del
principe e alla sua sinistra si trovava Rein. Di
solito quello era il posto occupato da Milky, nelle
poche cerimonie a cui aveva partecipato, ma quella sera le era stato categoricamente
proibito di potere partecipare, e il posto della principessa, era andato alla
principessa. In quel momento Rein stava prendendo fiato, godendosi quell’attimo di
tregua che gli era stata concessa. Shade, al
contrario, dopo avere riaccompagnato Rein vicino alla
madre, si era affrettato a scendere di nuovo, e stava parlando con alcuni
uomini, alcuni dei ministri del suo gabinetto
-Spero sia andato tutto bene-
Disse Moon Maria alla giovane, strappandola dai suoi
pensieri
-Tutto perfetto. Solo non credevo fosse così…-
-Stancante?-
Rein annuì. La regina le sorrise, materna
-Sei stata bravissima. E da quello che ho potuto
vedere da quassù, tutti sono stati entusiasti di te-
-Ho solo sorriso e ringraziato-
-Un sorriso può smuovere gli animi, ricordalo sempre-
Un valletto si avvicinò alla regina, e le bisbigliò
qualcosa all’orecchio. Quando si fu allontanato, si voltò verso Rein
-Temo mia cara, che la tua pausa sia giunta al
termine. È ora di tornare al nostro lavoro-
La regina si alzò, e come un magnete, tutti i presenti
si zittirono e si voltarono ad osservare la loro regina
-Signori, signore, che le danze abbiano inizio-
Un fremito di eccitazione si propagò in tutta la sala.
Da una porta nascosta, fecero il loro ingresso dei musicista e per ultimo,
anche se non per importanza, comparve il maestro d’orchestra. I musici si
inchinarono alla famiglia reale, poi presero i propri posti, in una zona ben
precisa della sala, e quando ogni strumento fu accordato e tutti furono pronti,
seduti ai loro posti, il maestro si mise loro di fronte e si voltò verso la
regina. Moon Maria fece un gesto con la mano, e il maestro diede il via ai suoi
musici, che iniziarono a suonare. La dolci note di una ballata si levarono e la
sala ne fu piano piano investita. Le coppie presero posto al centro e
iniziarono a ballare. La regola avrebbe imposto che il primo ballo fosse fatto
da una coppia reale, ma al palazzo, tutti sapevano che il principe non ballava
mai durante le occasioni formali e la regina, anche a causa della sua salute,
aveva rinunciato a questa abitudine ormai da tanto tempo. Rein stava osservando
le coppie seduta al fianco della regina, e si gustava lo spettacolo, in
silenzio. La regina, invece, aveva spostato lo sguardo su suo figlio. Shade era vicino a Thomas, i due stavano parlando, e
sembravano non curarsi di ciò che stava avvenendo loro attorno. Il volto di
Moon Maria si offuscò per un attimo
-Credevo che questa volta Shade avrebbe fatto
un’eccezione-
-Come maestà?-
-Il primo ballo… speravo che Shade avrebbe danzato con
te, per aprire le danze. L’etichetta lo avrebbe imposto. Ti sta facendo un
torto, lo sai? Sei una principessa ospite nel nostro castello, avrebbe dovuto
ballare con te. Anche se spero, che magari, in un altro momento della serata…-
-Mi dispiace deludervi maestà ma… mi ha detto che non
ballerà-
Disse Rein, il tono di voce
leggermente malinconico. Moon Maria si voltò a guardarla, leggermente stupita
per il tono usato della turchina. Rein non la stava
guardando, stava guardando in direzione di Shade, lo
sguardo velato come dalla tristezza
-Tutto a posto tra voi due?-
Rein
si voltò a guardare la regina. Arrossì leggermente, prima di annuire
-Assolutamente si-
-Cosa mai…-
-Chiedo perdono maestà, scusate l’intrusione-
Il lord ciambellano si era avvicinato alla regina,
cogliendola totalmente di sorpresa
-Lord Kentor, volete farmi prendere un colpo al cuore?-
-Vi chiedo perdono maestà, non vi volevo spaventare-
-Cosa desiderate?-
-La principessa Rein è richiesta-
-Rein?-
La regina si voltò verso la turchina, che si era
alzata dalla sua sedia
-Immagino ci sia qualcuno che voglia danzare con me-
-Esatto principessa. Il principe ha detto che non ci
sono problemi, anzi, ha detto che così la principessa potrà divertirsi-
Rein fece un sorriso di circostanza e si affrettò a
scendere la scalinata, seguita dal lord ciambellano. La regina fissò sbalordita
Rein, e si affrettò a cercare con lo sguardo suo figlio. Non trovandolo, chiamò
un valletto
-Chiamatemi subito mio figlio-
-Certo maestà-
Mentre la regina aspettava Shade, vide Rein raggiungere
il conte Philip di Hoteval, parlare un poco con lui, e non appena la musica
finì, li vide prendere il posto in sala per il prossimo ballo.
-Ma cosa sta succedendo?-
Rein si trovava al centro della pista da ballo, pronta
per danzare con il conte. Sembrava più nervoso lui di lei, e anche se
all’inizio avevano chiacchierato un poco, ora lui era molto silenzioso. La
turchina sperava che il conte spezzasse quel silenzio che stava, a poco a poco,
diventando imbarazzante, dato anche che quasi tutti i presenti in sala si erano
voltati per vedere lei e il conte che avrebbero ballato, e molti già stavano
parlando di quell’accaduto. Fu la musica,
tuttavia, a salvarla in quel momento, perché fece capolino nel loro silenzio, e
il conte, come svegliatosi all’improvviso, si riscosse
-Volete farmi questo onore, principessa?-
Rein non rispose, si limitò ad alzare la mano,
affinché il conte la prendesse e iniziassero così a danzare. Philip non perse tempo, afferrò la mano
saldamente nella sua, e passò il suo braccio attorno alla vita di Rein,
avvicinandola a se. Rein si lasciò guidare dal conte, e iniziarono a ballare.
-Vogliate perdonarmi, altezza. Temo di essere un
compagno decisamente poco adatto-
-Non direi conte. Stiamo ballando e anche molto bene,
direi-
Il conte le sorrise, grato per quelle parole
-Non sono, però, un ottimo comunicatore. Temo di non
sapere intrattenere un’altezza reale con la mia misera conversazione-
-Perché, di cosa credete parliamo noi altezze reali?-
-Sicuramente di… sono certo che…-
Rein ridacchiò, guardando il conte balbettare
-Vi assicuro, conte, che non abbiamo argomenti
esclusivi di conversazione. Di solito ci lamentiamo di quanto sia noioso
passare intere giornate a provare abiti o a studiare lunghe cerimonie che
probabilmente non affronteremo mai nelle nostre vite-
Philip la guardò con gli occhi granati, prima di
sorridere
-Dovrete pensare in questo momento che sono uno
sciocco-
-Niente affatto. Siete stato onesto, e questa è una
cosa rara in questo mondo-
-Vi ringrazio… in effetti, la mia Lucille, dice sempre
che mi faccio problemi molto più grandi di quanto in realtà non siano, e del
tutto infondati a volte-
-Le donne vanno sempre ascoltate, conte, siamo divulgatrici
di verità-
I due scoppiarono a ridere, mentre continuavano a
ballare.
-Non sapevo aveste una donna nel vostro cuore. Come
mai siete venuto senza di lei stasera?-
Il conte si fece un attimo scuro in volto e restò in
silenzio. Rein percependo la tensione, si diede della stupida per avere fatto una
domanda così personale
-Vi chiedo scusa, non sono affari miei, non volevo…-
-La mia Lucille è venuta a mancare un anno fa, ormai.
Sono un uomo vedono, maestà-
Rein sentì il suo cuore fermarsi per un attimo
-Sono desolata, non volevo farvi ricordare una cosa
così dolorosa-
-In realtà, è un ricordo che porto sempre con me, non
avete fatto assolutamente niente di sbagliato, altezza. Sono stato io a
nominarla, voi non avete colpe. Dopotutto non avreste potuto saperlo-
Fecero alcuni passi in silenzio. Fu il conte a
spezzarlo
-Grazie per essere stata così gentile con mia cugina.
È la prima volta che viene a corte e si è lasciata andare con voi prima. Grazie
per averle perdonato la sfacciataggine-
Rein scosse la testa
-Non dovete ringraziarmi. Ha una spontaneità tale, che
credo le si possa perdonare qualsiasi cosa. Siete fortunato ad avere una cugina
così solare al fianco-
-Avete ragione. Sapete, da quando sono rimasto vedovo,
si è sempre presa cura di me. Si è sempre assicurata che non passassi troppo
tempo immerso in ricordi o nella tristezza, e ha sempre cercato di farmi avere
un buon’umore. A messo a soqquadro una casa, ha rivoluzionato ogni cosa, ma ha
portato gioia e allegria, e devo ammettere, ci voleva proprio-
Rein gli sorrise
-Quando qualcuno ci vuole così bene, dobbiamo
ringraziare gli dei-
-Assolutamente d’accordo con voi, maestà-
I due si sorrisero, poi rimasero in silenzio.
Tuttavia, non fu un silenzio carico di tensione o di agitazione. Fu un silenzio
piacevole, tra due persone che avevano condiviso qualcosa, e che si lasciavano
cullare dalla musica.
Shade era accorso subito al fianco di sua madre.
-Madre, che succede? Non vi sentite bene-
-Sto benissimo..-
-Allora cosa...-
-Cosa hai detto a Rein?-
Shade la guardò perplesso
-Come?-
-Rein, la principessa che vive nel nostro castello,
con cui hai passato un’ora prima a parlare. Che le hai detto?-
-Niente!-
-Allora spiegami questo-
Moon Maria indicò la sala e precisamente la coppia al
centro che stava ballando. Shade fissò i due, poi
distolse lo sguardo, tornando a guardare sua mamma
-Non le ho fatto niente-
-E allora come mai era così strana prima e,
soprattutto, cos’è questa storia del “così la principessa può divertirsi”?-
Shade
fissò sua madre negli occhi, poi abbassò lo sguardo, colpevole
-Sai che io non ballo-
-Avresti potuto fare un’eccezione, anzi, avresti dovuto-
Shade
tenne sempre lo sguardo abbassato, ma la regina non aveva finito
-Avresti dovuto ballare con lei. È una altezza reale,
nostra ospite. Il cerimoniale per cui ti batti tanto e che obblighi chiunque a
rispettare prevedeva che tu ballassi con lei, per primo-
-Se lo avessi fatto domani tutti avrebbero parlato di
questa cosa e avrebbero continuato anche per le prossime settimane inventando
chissà quali storie e ricamandoci sopra chissà cosa. Ecco perché non ho ballato
con lei. Non si merita altre chiacchiere-
Moon Maria guardò suo figlio, e un sorriso dolce le si
dipinse sul volto
-Non puoi proteggerla da queste cose. Fa parte nel
nostro mondo, lo sai-
-Ma ora è una mia responsabilità. Non farei mai niente
per metterla a disagio-
-E costringerla a ballare con degli estranei non lo è?-
-E’ stata lei ad accettare un invito per prima-
-Come?-
-Il conte d’Hoteval. L’ha presa di sorpresa,
invitandola, e lei ha accettato. Mica potevo impedirglielo, dopo tutto-
-Almeno questo spiega quello che sto vedendo-
Shade si voltò, e puntò lo sguardo nello stesso punto
di sua madre. Rein stava volteggiando leggiadra tra le braccia del conte nel
centro della pista. Era incredibile come anche da così lontano, Shade vedesse
il sorriso sul volto della turchina, un sorriso che in quel momento era rivolto
a un altro uomo. Anche il conte stava sorridendo, e nel vederli così, Shade
sentì qualcosa insinuarsi dentro di lui, in modo forte e prepotente. Moon Maria
si accorse subito del cambiamento del figlio e in quel momento, decise di agire,
decise di fare una cosa, che mai si sarebbe immaginata di fare a suo figlio.
-Dopo tutto devo darti ragione. Sembra che si stia
divertendo-
-Così sembra-
-Mi sembra anche normale, dopotutto-
-Che cosa vorresti dire?-
-Oh, niente di speciale…-
Shade continuò a guardare i due, che stavano
continuando a ballare, allegri.
-Che cosa volevi dire, mamma?-
-Immagino che a Rein non
dispiaccia ballare con il conte d’Horval. E’
sicuramente uno degli uomi più rispettosi del
regno, è educato e da quello che vedo un ottimo ballerino. E poi…-
-Poi?-
-E’ un bellissimo uomo, non trovi, per di più così
irreprensibile, dalla reputazione immacolata, un uomo di sani principi e ideali.
E’ senza ombra di dubbio una delle scelte migliori, in fatto di uomini questa
sera con cui ballare. L’unico che conosco che gli possa rivalere come rispetto
e reputazione siete tu e Thomas. Ma tu non balli e Thomas deve fare il suo
dovere quindi… Ma da quello che vedo non ci dobbiamo preoccupare con simili
discorsi. A Rein
sta piacendo ballare con lui non vedi? Guarda come sta sorridendo-
Shade,
lo sguardo sempre fisso su Rein, si fece sempre più
cupo man mano che sua mamma parlava. Si era trovato d’accordo con lei, e la
cosa lo stava facendo arrabbiare, invece che calmare. Rein era decisamente bella quella sera. Il
vestito, i gioielli, il sorriso… era difficile staccarle gli occhi di dosso.
Senza rendersene conto, Shade si trovò a scendere le scale, veloce. Non badò a
nessuno, si diresse veloce verso la pista da ballo. La folla si aprì
automaticamente al suo passaggio, e tutti osservavano curiosi il principe.
Shade non badò a nessuno di loro e continuò la sua marcia. Anche quella volta,
sembrò che il destino si mettesse di mezzo. Nell’esatto momento in cui Shade
aveva messo piede sulla pista da ballo, la musica era cessata, le coppie si
erano fermate, e alcune si stavano dirigendo al di fuori della pista, mentre
altre erano pronte a prendere il loro posto. Ma alla vista del principe, tutti si
erano fermati, immobili. Le coppie presenti ancora sulla pista, si affrettarono
ad inchinarsi e ad allontanarsi. Rein e il conte di Hoteval erano fermi,
immobili. Shade non disse niente. Si mise al fianco della turchina e allungò
una mano verso di lei. Non le chiese niente, perché non c’era bisogno di
chiederle niente. Il principe sentì lo sguardo di Rein
addosso, ma non la guardò. Era fermo, immobile, solo la mano tesa tra di loro
tremava impercettibilmente, in una implicita richiesta, quasi una
preghiera
“Vuoi ballare con me?”
La mano protesa davanti a lei aspettava. Non la stava guardando, ma sapeva che era
impaziente di sapere la sua risposta. Piano piano sentiva che tutti gli sguardi
della sala si stavano posando su di lei, e sapeva che, in un modo o in un
altro, tutti avrebbero parlato di ciò che sarebbe successo. Per questo motivo,
forse, o forse proprio per la voglia di ballare con lui che le era nata dentro,
senza pensarci, afferrò quella mano, e si lasciò andare. Il silenzio ora si era
fatto assoluto. L’unico rumore era il suono dei loro passi, dato che si stavano
apprestando a raggiungere il centro della sala e a mettersi in posizione. Non
ci fu bisogno di parole tra loro. Shade si fermò e la
fece volteggiare, fino a trovarsela davanti a se. Senza esitare le afferrò la
vita con una mano, portandola vicino a lui, mentre l’altra mano, già impegnata
con quella della turchina, strinse ancora di più la presa. Rein
si limitò a farsi trasportare, e poggiò la sua mano sulla spalla del principe. Ora
erano perfettamente l’uno di fronte all’altro e si guardarono negli occhi. Rein cercò di afferrare i pensieri che potevano passare
dentro la testa del principe, ma si trovò incapace di riuscirci, e si perse
nello sguardo intenso di Shade. Le sembrava che lui
la stesse guardando con una intensità che non le aveva mai visto prima. Sentì il
suo cuore aumentare in modo esponenziale i battiti del suo cuore e un leggero
rossore imporporarle le guance. Sarebbe rimasta ferma solo ad osservarlo, ma Shade ruppe quel momento di perfetta immobilità. Il
principe, infatti, distolse lo sguardo da Rein, e
fece un piccolo cenno con il capo al direttore d’orchestra. Fu tutto quello di
cui ci fu bisogno. Un piccolo, semplice, cenno del capo, e la macchina si mise
in moto. Il direttore si girò verso i suoi musicisti e con un leggero, ma
deciso colpo di bacchetta, diede il via alla musica. Le note di un valzer
presero vita dagli strumenti e in perfetto tempo con la musica, Shade fece un passo, iniziando così la loro danza. Per Rein fu tutto, assolutamente, perfettamente straordinario.
Non badò ai suoi piedi, non badò ai passi da fare, si lasciò guidare da lui.
Tutto ciò che fece fu guardarlo negli occhi, e vi si perse dentro. La stanza,
la folla che li stava osservando, tutto svanì. Fu come se si trovasse sospesa a
metà tra un sogno e la realtà, l’unica certezza era data dalle note della
melodia e dalle forti braccia di Shade, che la
sostenevano e la circondavano. Era come una magia. Ad un tratto, Shade le sorrise e senza preavviso, la mano che la teneva
per la vita lasciò la presa, e Rein si ritrovò a
volteggiare, in una piroetta. Il vestito della turchina si aprì, in una
meravigliosa ruota di tulle azzurro e Rein ebbe la
sensazione di trovarsi in un mare morbido azzurro che la accoglieva, avvolgendola.
Quando ritornò tra le braccia di Shade, si lasciò
andare ad una risata spontanea, sincera e quasi liberatoria, mentre Shade si limitò a sorriderle. Era un sorriso che si vedeva
poco sul volto del principe, era un sorriso rilassato e che veniva dal cuore,
un sorriso che Rein faticava a ricordare di avergli
veramente mai visto sul volto. Sarebbero potuti andare avanti così, a ballare,
ancora per molto tempo, forse per tutta la notte, ma all’improvviso, lo sguardo
di Shade fu catturato da qualcosa, e quando spostò lo
sguardo su ciò che lo aveva distratto, in un punto dietro le spalle della
principessa, il suo sorriso si spense. E in quel preciso momento, l’incanto
finì. Per Rein fu come tornare improvvisamente
sveglia e consapevole su dove si trovava, sul chi era, con chi era, e cosa
stava facendo. Anche Shade sembrava esserne pienamente
cosciente, e qualcosa tra di loro si era come spento. Ben presto le note del
valzer si avviarono alla loro conclusione, e dopo poco, si spensero e il ballo
tra i due, finì. Shade lasciò la presa sulla
principessa e si allontanò da lei, veloce, di qualche passo. Le fece un piccolo
inchinò, a cui Rein rispose prontamente, poi lui si
voltò e se ne andò, lasciandola lì, al centro della pista, sola. La folla si
riaprì al suo passaggio e il principe si fece strada tra le facce sconvolte,
perplesse e basite dei suoi sudditi. Li ignorò tutti, e si diresse veloce verso
la scalinata, che fece in pochi passi e poi si sedette al fianco di sua madre.
Moon Maria era impassibile, il volto una perfetta maschera che non mostrava
nessuna emozione. Non disse niente al figlio, e lui non si rivolse a lei.
L’unico movimento fu un gesto, la regina appoggiò la propria mano su quella del
figlio, protettiva. Tutto sembrò immobile ancora per qualche secondo e Rein, ancora ferma al centro della sala, non sapeva che
fare. Fu Thomas a salvarla. Le si avvicinò, si inchinò e allungò una mano verso
di lei
-Principessa, posso avere l’onore del prossimo ballo?-
Non la lasciò neanche rispondere, le afferrò la mano e
si mise in posizione. La musica tornò a risuonare nella sala, e Thomas diede il
via al loro ballo. E come per magia, tutta la sala sembrò riprendere vita,
anche se ora nessuno non faceva che parlare di una cosa sola: il ballo tra i
due giovani principi.
Charlotte stava fissando a bocca aperta sua cugino,
poi la principessa e infine il principe, in un moto perpetuo. Non riusciva a
credere a quello che aveva appena visto
-Non avevi detto che il principe non ballava mai?-
-Infatti-
-Eppure lui… con la principessa…-
-Sembrava arrabbiato quando è venuto a prenderla nella
pista da ballo?-
-Davvero?-
-Si… non ha rivolto uno sguardo alla principessa, ma
ha fissato me come…-
-Come?-
-Come se foste di troppo, non è vero?-
Philip si voltò di scatto e si ritrovò a fissare la
contessa Trudy di Gaumont.
-Contessa di Gaumont se non
sbaglio…-
Trudy fece un piccolo accenno di assenso con il capo
-Sono onorata che conosciate il mio nome-
-Conosce praticamente ogni albero genealogico del
regno-
Disse Charlotte, alzando gli occhi al cielo, in segno
di esasperazione
-Obbligava anche me a farlo ma troppi nomi e poi-
-Charlotte-
Philip non aveva alzato la voce ma era stato diretto e
fermo nel pronunciare il nome della cugina. Lei arrossì e voltò lo sguardo
-Chiedo scusa-
Trudy si affrettò a sorridere alla giovane, poi spostò
lo sguardo sul conte
-Se c’era una certezza nelle occasioni di corte, era
che il principe non ballava mai. Eppure questa sera abbiamo visto una sorta di
miracolo. E tutto per merito della principessa appena arrivata. Ditemi conte,
dato che avete ballato con la giovane principessa, che impressione avete avuto
di lei?-
-Con tutto il rispetto, contessa, non credo sia una
cosa che vi riguardi-
Trudy spalancò gli occhi, leggermente offesa. Non era
abituata a uomini che non le raccontavano qualcosa, di solito aveva il potere
di farsi dire ogni cosa volesse.
-Perdonatemi la mia era solo semplice curiosità non
intendevo…-
-Non sembrava. Per quanto vi possa riguardare,
sappiate che la principessa è stata molto cortese e gentile durante il nostro
ballo e anche con mia cugina Charlotte, sorvolando su una sua buona dose di
mancanza di buon senso. Non trovo niente di strano nel fatto che il principe
abbia voluto ballare con lei. Dopotutto si tratta di un evento ufficiale della
corte, e come da cerimoniale, quando un’altezza reale è in visita o ospite del
palazzo, il principe ha l’obbligo di ballare con lei. E ritengo abbia scelto il
valzer perché è assolutamente un ballo regale. Non trovo nulla di sospetto in
questo. E se sua altezza reale il nostro principe era arrabbiato con me, è
perché io stesso ho contravvenuto alle regole, chiedendo un ballo alla
principessa, e lei, molto generosamente mi ha concesso questo onore. Questo è
ciò che vi spetta di sapere, contessa. Se volete tramare o mettere in giro
pettegolezzi strani, andate a cercare altrove. Io non mi presto a queste
macchinazioni. Charlotte, andiamo-
Detto questo il conte fece un inchino a Trudy, e poi,
veloce, i due si avviarono. Trudy sentì le guance diventare sempre più rosse, e
sentì anche qualche bisbiglio dietro di lei, di qualcuno che aveva visto e
sentito tutto. Tuttavia non si fece sorprendere troppo dall’imbarazzo e a testa
alta, si avviò vicino alla pista da ballo. Tuttavia, mentre camminava, non riuscita
a non pensare a ciò che quell’uomo le aveva detto. Lei non era una pettegola,
era solo in guardia. C’era qualcosa in Rein che non
la convinceva, e dallo sguardo che aveva visto su Shade,
si era decisamente allarmata. Trudy aveva già visto quello sguardo prima.
Sapeva cosa voleva dire quando un uomo guardava così una donna quando era tra
le braccia di un altro. Forse era stata l’unica ad osservare Shade durante il ballo della principessa e del conte. E
aveva visto, quella gelosia che era esplosa prepotente. E lei lo sapeva bene…
la gelosia voleva dire che c’era un sentimento dietro. E quello che preoccupava
Trudy era proprio quello, il sentimento nascosto. Perché se era ciò che lei
temeva avrebbe potuto portare terribili guai al regno. Soprattutto se dietro
c’era la manovra di una donna che aveva un desiderio ben preciso: il trono.
Philip aveva lasciato la sorella alle cure di una
anziana coppia amica di famiglia e si era allontanato dalla sala. Aveva bisogno
di allontanarsi dal rumore, dalla confusione e dalla folla. Aveva bisogno di
riflettere. Non si incolpava per avere parlato in modo così duro a quella
donna. Dopotutto aveva fatto ciò che ogni fedele suddito avrebbe fatto: aveva
difeso il suo principe e la corona. Anche se nel suo cuore sapeva che più che
il principe, aveva voluto difendere la principessa. Aveva capito cosa voleva
insinuare la contessa, che Rein avesse fatto come una
sorta di incantesimo sul principe, ammaliandolo. E non poteva permettere che
qualcuno pensasse male di quella meravigliosa creatura che era Rein. tuttavia si domandava come
potesse, dopo una sola serata, avere già preso le parti della principessa, in
una fazione che sapeva si era creata quella sera stessa. Era entrato subito tra
i suoi sostenitori, ne era rimasto abbagliato, stupito, conquistato dal primo
sorriso che lei gli aveva rivolto. Solo un’altra volta gli era successa una
cosa del genere, e alla fine quella donna l’aveva sposata. Senza rendersene
conto aveva stretto i pugni talmente tanto che sentiva le unghie infilarsi
nelle carne della mano. Che cosa gli stava succedendo?
Rein
e Thomas stavano volteggiando tranquilli nella sala, ignorando gli sguardi
della gente e godendosi quell’attimo di pace
-Grazie-
Disse ad un tratto la turchina a Thomas, rivolgendoli
un sorriso
-Dovere… e poi scoprirete, cara la mia principessa,
che sono un ballerino migliore dello scorbutico lassù-
Rein
gli sorrise, e lui le fece l’occhiolino. Lentamente anche altre coppie presero
posto sulla pista tornando ad animare la serata.
-Mi dispiace avere rovinato l’atmosfera-
Rein
fissò Thomas, perplessa
-Come scusa?-
-Il repentino cambio di umore di Shade.
Perdonami, ma lo dovevo avvertire. Stavate decisamente attirando gli sguardi di
tutti quanti, in modo poco piacevole se me lo consenti-
Rein sentì
le guance imporporarsi
-Non stavamo facendo niente…-
-Solo ballando come se il mondo attorno a voi non
esistesse. Credimi, eravate assolutamente incantevoli da vedere. Non ho mai
visto Shade così rilassato e felice… credo di non
averlo mai visto ballare, lo sai? Ma stavate attirando un genere di chiacchiere,
come ti ho già detto, per niente gradevole, te lo assicuro. Sono dovuto
intervenire e avvertirvi. Meno male che Shade mi ha
visto… ma temo di doverti delle scuse. Non volevo rovinarti il ballo-
-Non l’hai fatto-
Fecero qualche altro passo in silenzio. Alla fine, Rein arrivò ad una conclusione
-Vi invidio, lo sai?-
Thomas alzò un sopracciglio, non capendo il senso di
quella frase.
-La vostra amicizia-
-Oh, non esagerare Rein.
Insomma, chiunque nella mia posizione avrebbe…-
Rein
scosse la testa, decisa
-Shade è fortunato ad avere
un amico come te. Avete un’amicizia speciale, ve la invidio tanto-
Thomas la fissò un po’ stupito e perplesso. Poi si
lasciò andare ad un sorriso.
-Grazie per le tue parole-
Non dissero più niente, e continuarono a ballare. Quando
la musica finì fecero ancora un ballo insieme, poi Thomas la accompagnò verso
la scalinata, dove doveva lasciarla. Quando fece per salutarla, Thomas le fece
un inchino
-È stato un onore ballare con voi stasera,
principessa-
-Grazie per avermi fatto compagnia-
-È stato un dolce dovere-
Rein
lo guardò perplessa e questa volta fu il turno di Thomas di ridacchiare.
-Non avrai pensato sul serio che io non avessi degli
ordini precisi per la serata, vero? Diciamo solo che un principe iper protettivo mi ha chiesto, se la situazione si fosse
fatta critica, di occuparmi di te, e di fare in modo di farti sempre avere un
sorriso sul volto-
Rein,
con gli occhi sgranati, spostò lo sguardo verso Shade,
che stava parlando con sua madre, e non aveva mai posato lo sguardo su di lei
dopo il loro ballo. Una parte di lei si sentì tradita dal principe, non voleva
essere considerata una bambina che non sapeva comportarsi in società, ma subito
quella sensazione se ne andò, lasciando crescere un sentimento di gratitudine
nei confronti del principe. Non la stava ignorando, stava facendo in modo che
non si divulgassero troppe chiacchiere inopportune.
-Puoi farmi un favore, Thomas?-
-Certo Rein, dimmi tutto-
-Riferisci al tuo principe che sono stata benissimo
questa sera. Hai portato brillantemente a termine la tua missione, signor
conte-
Thomas le sorrise e si inchinò
-Ovvio che ho eseguito bene il mio compito. Dopotutto
sono il miglior uomo, conte e capo della guardia reale di tutto il regno, anzi,
di tutti e sette i regni-
Rein
scoppiò a ridere assieme a Thomas.
-Oh Thomas, se non ci fossi la vita sarebbe
decisamente molto più triste qui-
La risata improvvisa e forte di Rein
fece voltare Shade. Rein e
Thomas stavano ridendo e scherzando, e il principe si lasciò andare ad un
sorriso. Thomas aveva mantenuto il suo impegno, far si che la serata passasse
in modo sereno e tranquillo per la turchina. E Thomas lo aveva fatto, fin
troppo bene, salvando così non solo lei, ma soprattutto, salvando lui. Cosa gli
era passato per la testa di ballare di ballare con Rein.
Quando l’aveva vista ballare con il conte di Hoteval,
così rilassata e sorridente qualcosa gli era scattato dentro. E agendo
d’impulso, l’aveva messa in pericolo. Eppure ballare con lei era stato come…
come perdersi in un sogno. La musica era partita, e lui non aveva più pensato a
niente, se non agli occhi della ragazza. Ci si era perduto nell’azzurro intenso
del suo sguardo, e non aveva prestato attenzione alle persone intorno a loro.
Era un miracolo che avesse incrociato lo sguardo di Thomas. Lui lo aveva
fissato, e lo aveva avvertito. Tutti i presenti avevano visto come stava
ballando e c’erano molti che bisbigliavano e indicavano. Si era lasciato andare,
troppo, e così facendo si era scoperto, ma ciò che più era pericoloso, era che
aveva fatto si che Rein diventasse un bersaglio e
questo era una fatto gravissimo. Per questo, non appena si era fermata la
musica, lui si era allontanato, arginando il più possibile le voci. Aveva
raggiunto sua madre e si era seduto, cercando di mantenere un’aria tranquilla e
impassibile. Eppure dentro di se era un fuoco, di rabbia e frustrazione, tutta
rivolta contro se stesso. Come aveva potuto abbassare così tanto la guardia non
lo sapeva. Sperava solo che non avesse combinato un danno irreparabile. Anche
se con la sua corte non si poteva mai sapere con esattezza. Sentiva gli sguardi
e udiva i bisbigli della sala, ma sapeva anche come ignorarli. E, soprattutto,
sapeva di avere sua madre come alleata. Non aveva fatto altro dopo il ballo,
era rimasto seduto, a chiacchierare con la madre, che non gli aveva chiesto o
detto nulla di quanto accaduto. E per fortuna, ormai, la serata stava per volgere alla sua
naturale conclusione. Come se fosse stato tutto programmato al secondo, quando
la musica finì, la regina Moon Maria si alzò dal suo trono, e quello fu il
segnale. Il direttore d’orchestra si inchinò ai reali e con un gesto veloce
congedò i suoi musicisti e se stesso. Tutti i presenti in sala si voltarono verso
il trono e attesero. Quando Moon Maria fu certa di avere l’attenzione su di se,
parlò
-Miei cari sudditi, a nome mio e dei miei figli, vi
ringraziamo per essere venuti qui stasera a averci deliziato della vostra
compagnia. Come tutti ben sapete, il motivo di questa serata è uno solo, ed un motivo ben
preciso. Sono lieta, a nome mio e della mia famiglia, di dare il benvenuto alla
principessa Rein del regno del Sole, nonché la nuova
Principessa Istitutrice di mia figlia, la principessa Milky.
Sono certa che accoglierete la principessa nei vostri cuori come un membro
della mia famiglia, e che la farete sentire bene accetta nel nostro bellissimo
regno.
A quelle parole seguì un applauso. Quando il rumore si
spense, la regina riprese a parlare
-Ora, dopo questa piacevoli ore di divertimento, è il
momento di tornare ai nostri doveri. Che la Dea della Luna accompagni il vostro
sogno e vi protegga-
E con quelle parole, la serata era finita. La famiglia
reale si alzò, e si avviò verso la porta. Rein, che
si era avviata con loro, si ritrovò di fianco a Shade.
Il principe, infatti, si era fermato ai piedi della scalinata e l’aveva
aspettata. Senza dire una parola le aveva afferrato la mano e così come erano
entrati insieme, uscirono insieme dalla sala. Era un semplice gesto di
cortesia, essendo Shade il solo principe presente in
sala, nonché uno dei padroni di casa, era suo dovere scortare un’altezza reale,
nonché sua ospite, fuori dalla stanza. Tutti lo sapevano, sia i presenti, che
la stessa Rein. Eppure, vedendoli andare via così,
qualcuno aveva già in mente cosa dire o fare. Dopotutto, una corte non è tale,
senza qualche pettegolezzo e con quella serata, di pettegolezzi, ne sarebbero
di sicuro stati messi in circolazione molti.
Arrivati al primo piano, Rein
prese congedo dalla famiglia reale e si diresse verso le sue stanze. Nonostante
tutto quello era successo, si sentiva bene, felice e rilassata. Era da tanto
che non rideva e ballava così, era da molto che una serata di corte non la
faceva stare così bene. E il ballo con Shade… era
stato un momento strano, ma bellissimo. Mai le era capitato di provare una
sensazione del genere ballando con qualcuno. Sapeva che Shade
era un ballerino eccezionale, ma quella sensazione, ciò che aveva provato… ma
non ebbe tempo di riflettere più di tanto perché Dreamy
la stava aspettando, impaziente. La tempestò di domande sulla serata, i vestiti, le persone
presenti, se aveva sentito qualche pettegolezzo… Invece che esserne
infastidita, Rein si trovò a ridere e a scherzare,
mentre la sua cameriera l’aiutava a svestirsi e a scioglierle i capelli.
-Sono contenta che sia stata una bella serata per voi,
principessa-
-Lo sono anche io-
-Sono lieta che vi troviate così bene qui al castello-
Dreamy
le sorrise e Rein si trovò a ricambiare
-Lo sono tanto anche io-
Rein
vide che uno strano sorriso era comparso sul volto di Dreamy.
-Dreamy, cosa succede?-
La giovane sembrava indecisa. Era come se volesse
chiederle qualcosa ma fosse trattenuta dal farlo. Seduta nella poltrona del suo
salotto personale, Rein osservava il dibattito
interiore della giovane, a metà tra il divertito e il preoccupato
-Andiamo Dreamy, se devi
chiedermi qualcosa, fallo e basta-
-Come è stato il ballo con il principe?-
Rein
fissò a bocca aperta la sua cameriera
-Come fai a…-
-Tutto il castello ne parla. Un valletto della sala lo
ha riferito ad una guardia che è subito scesa nelle cucine per dirlo ai
presenti e poi… il passaparola è stato rapido. Ma non voglio sentire dei
pettegolezzi quando posso chiederlo direttamente a voi… allora? Come è stato?
Bellissimo immagino-
-Si…-
Fu tutto quello che disse Rein,
sbalordita e frastornata
-Lo immaginavo. Tutte noi cameriere ci siamo sempre
dette che il principe doveva essere un ballerino eccezionale ma, sa, non
avendolo mai visto ballare… neanche con Milky, cioè
con la principessina, si lascia andare. E invece… con voi! Due altezze reali,
chissà quanto eravate belli insieme. Sono così contenta per voi. Deve essere
stato bellissimo, come un sogno, dopotutto parliamo di ballare con un principe
vero e… principessa state bene?-
Rein,
investita dal fiume in piena delle parole di Dreamy,
si ritrovò frastornata.
-Si certo, perdonami, sono solo un po’ stanca, credo-
-Ovviamente siete stanca, e io sono imperdonabile. Il
mio compito è prendermi cura di voi, e invece, vi tengo sveglia con le mie
domande. Non eravate nemmeno tenuta a rispondermi e invece… siete veramente
buona con me principessa, lo sapete? Ma ora sarà meglio che vi lasci riposare. Buonanotte
principessa-
-Buonanotte Dreamy-
Disse Rein, senza avere bene
capito cosa fosse successo. Dreamy aveva detto e
fatto tutto lei, lasciandola lì, senza parole. Così il castello sapeva già.
Dopotutto doveva immaginarselo, sapeva che certe cosa viaggiavano veloci in una
corte, solo che lei non ci si era mai ritrovata nel mezzo. Tuttavia era inutile
preoccuparsi ora di quello, la cosa migliore era dormirci sopra, così si alzò e
si diresse nella sua camera, dove si buttò sul letto. Si sentiva stanca e
desiderosa di riposare, ma il sonno tardava ad arrivare. Dopo essersi girata un
paio di volte
decise di alzarsi, sbuffando. Decise di provare a prendere una boccata d’aria
fresca, così si diresse verso la balconata, indossando, come protezione dal
freddo, la vestaglia. L’aria era particolarmente piacevole quella sera, e la
luna splendeva nel cielo stellato, illuminando il giardino. Rein
si sedette sulla balaustra, appoggiando la schiena contro una colonna. Il
contatto con il marmo freddo le procurò un brivido lungo tutto il corpo, ma
l’aria tiepida la riscaldò subito. Si stava piacevolmente rilassando, quando
qualcosa di inaspettato la sorprese. In un modo molto poco principesco, lo
stomaco della turchina brontolò. Rein si accorse solo
in quel momento di avere fame. Non aveva toccato cibo dal pranzo,dopotutto,
presa da tutto il resto. Il problema era che era notte ormai, e di sicuro tutti
stavano sicuramente già dormendo. Tuttavia, era certa che se fosse scesa in
cucina, avrebbe trovato. Doveva solo riuscire a sgattaiolare di nascosto di
sotto, senza farsi vedere, in camicia da notte e vestaglia. Era un piano folle,
e si ritrovò a scuotere la testa, come a scacciare via quell’idea, ma la fame
era decisamente troppa. Così, si affrettò a rientrare e si diresse veloce verso
la porta, la decisione già presa. Aprì piano e sbirciò il lungo corridoio. Era
vuoto, così, si affrettò a percorrerlo, veloce. Invece di aprire la porta che
l’avrebbe condotta verso il salone principale e alle scale principali del
palazzo, si fermò all’incirca a metà del corridoio e iniziò a cercare. Aveva
saputo da Dreamy che all’incirca in quel punto c’era
una porta che conduceva ad una scala di servizio che portava direttamente in
cucina. Infatti, essendo il castello una struttura grande e complessa, erano
state create queste scale e percorsi in modo da facilitare il percorso di
cameriere e valletti. E ora, quelle strade, sarebbero state di enorme aiuto
alla principessa. Non dovette cercare molto, perché ad un tratto Rein vide una scanalatura nella tappezzeria del corridoio.
Vi passò sopra la mano, fino a quando non sentì una rientranza nel muro. Infilò
la mano dentro e tirò decisa verso di se. La porta si aprì facilmente, senza
emettere un suono, ed eccola apparire lì, una scala. Veloce si affrettò ad
entrare, richiuse la porta dietro di se, e si affrettò a scendere. Il cibo la
stava aspettando, e il suo stomaco lo richiedeva con urgenza.
Shade
non dormiva. Era nel suo appartamento alla sua scrivania e controllava dei
documenti del regno. Appena tornato dal ballo si era liberato del pesante e
scomodo abito da cerimonia e aveva indossato qualcosa di comodo, e si era messo
al lavoro. Ormai era più forte di lui, il lavoro era diventato talmente tanto
parte della sua giornata, che non riusciva a staccarsene per troppo tempo. Sentiva
troppo su di sé il peso del suo ruolo per lasciarlo andare anche per una sola
serata. Eppure qualcosa gli impediva di concentrarsi a dovere. Si alzò e prese
a camminare, avanti e dietro, un foglio tra le mani, cercando di leggere
qualcosa del misterioso mondo dei trattati della politica. Tuttavia non
riusciva. Aveva bisogno di qualcosa per concentrarsi. Si avviò veloce verso la
porta che conduceva al corridoio e la aprì. Sapeva che le guardie di turno
quella notte si trovavano nella stanza proprio di fronte alla sua, dall’altra
parte del corridoio. Tutto quello che doveva fare era chiamarle, ma qualcosa lo
trattenne. Per una strana sensazione, decise di non chiamare nessuno. Chiuse la
porta dietro di se, e percorse veloce il corridoio degli appartamenti reali. Arrivò
in un lampo alle scale e con passo veloce le fece, arrivando al piano terreno
dopo pochi secondi. Ormai il palazzo era in penombra, e la sala del trono era
chiusa. Le tracce del ballo erano ormai state cancellate, ogni traccia della
festa sparita, e la tranquillità della notte regnava nel castello. Conoscendo
perfettamente il suo palazzo, Shade trovò con
facilità la strada che lo avrebbe condotto ad una piccola scala di servizio.
Non era una scala molto usata, non portava ai piani superiori, era solo un
piccolo collegamento tra le cucine e il piano terreno, una scala che usava solo
la servitù. In quel momento Shade aveva bisogno di un
bel the caldo, e forse qualcosa da sgranocchiare, e sapeva che le sue cucine
gli avrebbero regalato tutte e due le cose che desiderava. Aveva bisogno
proprio di una bella tazza di the per potere poi tornare e concentrarsi sul suo
lavoro.
Thomas non poteva permettersi il lusso di dormire.
Aveva ancora dei compiti da portare a termine prima del cambio della guardia,
che sarebbe avvenuto tra sette ore. Almeno, come capo delle guardie, aveva il
diritto ad un appartamento privato e anche se non era comodissimo o con delle
rifiniture particolari, era caldo e accogliente, e soprattutto si trovava al
piano terra del palazzo e in più era vicino ad una grande sala di allenamento
dove la mattina poteva riunire le guardie e dare loro le istruzioni della
giornata, o, più semplicemente, poteva dedicarsi ad una cosa che amava con
tutto se stesso: allenarsi con la spada. E per finire, aveva anche un
collegamento diretto con la cucina, cosa che in quel momento stava ringraziando
infinitamente. Infatti, dovendo ancora lavorare per altre due ore, aveva un
disperato bisogno di caffè e sapeva dove il cuoco lo teneva. Così si avviò veloce.
Quando fece per aprire la porta che conduceva al piano dei sotterranei, e
quindi alla cucina, la vide socchiusa. Quello era strano, perché sapeva che
dopo la mezzanotte ogni accesso al piano principale veniva chiuso, e a farlo
era il custode notturno del palazzo, che si assicurava di chiudere tutte le
porte. Il suo addestramento da soldato entrò in azione e si fece guardingo.
Qualcuno era nella scala. Thomas aprì piano la porta, e vide l’ombra di un uomo
che scendeva. Gli andò dietro, piano, cercando di non farsi udire. La figura
arrivò al pianerottolo e si sentì il rumore di una porta che si stava aprendo.
Prima che gli sfuggisse, Thomas gli arrivò alle spalle, e gli puntò contro la
spada.
-Spero tu abbia una valida motivazione per non farmi
usare questa spada. Chi sei e cosa vuoi?-
La figura, che si era irrigidita sentendo la punta
della spada contro la sua schiena, si rilassò e si girò verso di lui
-Idiota, sono io-
-Shade?-
-No, l’idiota che ti ha dato fiducia e ti considera un
buon amico. Certo che sono io-
-Cosa ci fai qua giù?-
-Sono nel mio palazzo, posso andare dove voglio-
-Cosa ci fai qui a quest’ora di notte?-
-Voglio solo una tazza di the-
-Perché non te la sei fatta portare?-
-Volevo fare due passi…-
Thomas lo fissò, leggermente perplesso
-Volevi fare due passi?-
-Cosa ci fai tu qui invece?-
-Caffè-
I due si guardarono. Thomas si affrettò a riporre la
spada, dato il cessato pericolo e si avvicinò al principe
-Dovresti dormire ogni tanto sai?-
-Anche tu-
-Io ho del lavoro da fare…-
-E io devo solo mandare avanti un paese-
Thomas fece per rispondergli, ma un rumore di pentole
cadute a terra li fece voltare. I due si guardarono e pensarono la stessa cosa.
Nessuno doveva esserci a quell’ora in cucina. Thomas riestrasse la spada e si
fece avanti. Shade si mise dietro di lui. Non avevano
bisogno di parlare per agire, sapevano perfettamente che strategia usare e come
comportarsi. Thomas aprì la porta ed entrò con il principe subito dietro di
lui. La cucina era al buio. L’unica fonte di luce proveniva dai fuochi delle
caldaie che servivano per portare l’acqua calda in tutto il castello ed erano
sempre accese. Qualcuno si muoveva piano tra i vari ripiani, e sembrava
sollevare qualcosa da terra e appoggiarlo sui lunghi banconi della cucina. I
due si mossero in silenzio. Ad un certo punto si divisero. Thomas, armato della
spada, sarebbe arrivato alle spalle dell’intruso, mentre Shade
si sarebbe messo di fronte, facendo da esca e da diversivo. Si misero in
posizione e poi Shade parlò
-Non muoverti e non pensare di scappare se non vuoi
che una lama ti perfori il torace. Chi sei e cosa vuoi?-
La figura, presa di sorpresa, lanciò un grido impaurito
e lasciò cadere ciò che teneva in mano, un coperchio che, cadendo sul
pavimento, provocò un forte rumore. Ma se la sorpresa della figura misteriosa
fu tanta, niente poteva essere paragonato alla sorpresa dipinta sul volto di Shade
-Rein?-
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Buonasera a tutti!
Come avevo promesso, eccomi qua, tornata! Ed eccoci al
famoso ballo. Spero di non avere disilluso con questo capitolo, ma una cosa ve
la posso dire: non sarà l’ultimo. Quindi, preparatevi, ne avete ancora da
vedere e da scoprire.
Poi, spero che le prime impressioni dei nuovi
personaggi vi piacciano. Si, avete immaginato bene, non ho perso tempo ha
parlare di qualcuno che poi avrei fatto sparire, e posso assicurarvi che diventeranno
presto molto importanti per la storia. Ammetto che la parte che preferisco è
parlare dei nuovi arrivati, anche perché hanno delle storie bellissime, almeno
per me, e spero veramente che vi possano conquistare come hanno fatto con me.
Infine, non per importanza, voglio dirvi che la parte
più bella è stata scrivere dell’incontro tra le scale tra Shade
e Thomas. Giuro, avevo il sorriso sulle labbra immaginandoli lì nel buoi, in
quella situazione, e alla fine quando trovano Rein…
volevo terribilmente continuare il capitolo con il dopo, ma mi sono resa conto
che il finale era meglio così. Forse voi mi vorrete uccidere, ma, dovrete
aspettare… anche se ormai lo sapete.
Come sempre, io sono lusingata, emozionata, commossa
dai vostri messaggi e dalle recensioni. Grazie, grazie come sempre, non solo perché
amata questa storia, che è la cosa importante, ma perché avete ancora la
pazienza di aspettare me, che credetemi, è il regalo più bello che possa
ricevere. Ormai lo sapete, lasciate un commento se mi volete fare sapere
opinioni, pareri, critiche, ogni cosa è bene accetta, e grazie anche solo chi
legge la storia e trova il tempo di dedicarmi un po’ del suo tempo.
Un bacione a tutti dalla vostra
Juls
P.S : dato
che sono una scrittrice pazza, io mi sono disegnata una piantina del castello
della luna… tutti i piani più il giardino… perché avevo bisogno di vedere come
fare muovere i miei personaggi in modo realistico. Lo so che sembra follia, ma
avevo bisogno di creare un luogo reale nella mia testa per scrivere questa
storia, quindi ho queste piantine… che vorrei condividere con voi ovviamente. Sapete
come fare ad inserire delle immagini nel capitolo? Io tutte le volte che ho
provato ho fallito… se potete aiutarmi ve ne sarei terribilmente grata, perché credo
possa essere di aiuto anche a voi per vedere o sapere come nella mia testa si
svolge l’azione, e quindi avere un’idea più chiara anche voi. Ovviamente se non
vi interessa, fa niente. Ma se comunque sapete come fare a mettere una immagine
ditemelo, ve ne sarà eternamente grata.
Ciao a tutti e buona serata