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Autore: Miryel    06/10/2018    16 recensioni
Dopo un tragico incidente di percorso, durante un salvataggio, Peter Parker causa la morte di otto persone innocenti.
Il senso di colpa è logorante e Peter inizia a desiderare solo di sparire per sempre. Così decide che, l'unica soluzione per mettere a tacere quel dolore, è smettere di parlare.
Tony Stark, da parte sua, vorrebbe essere in grado di spezzare quel silenzio. Tornare a vivere una vita deliziata dalla voce di quel ragazzo che gli sta cambiando la vita e, allo stesso tempo, salvare Peter dalla convinzione di essere ciò che non è: un assassino.
[ Tony x Peter | Angst | Malinconico | Tematiche Delicate ]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bruce Banner/Hulk, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ironguy and SpiderKid into the Canonverse'
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[ Starker | Tony x Peter | Angst | Malinconico | Tematiche Delicate | Word Count: 2917]

The Silence Remains

Starker â¤

•••

 

"Little darling, it's been a long cold lonely winter, Little darling, it feels like years since it's been here, 
Here comes the sun. Here comes the sun, and I say: 
It's all right"


 


Capitolo V - Here Comes the Sun



«Come stai?»

Peter si era aspettato - e un po’ lo aveva sperato - di ricevere quel messaggio, ancora una volta, dopo che il signor Stark lo aveva accompagnato a casa. Tony gli aveva sorriso, quando aveva abbandonato l’auto, e lui aveva fatto lo stesso, abbassando lo sguardo per non lasciare che l’amore gli uscisse troppo dagli occhi, e se lo tenne ancora per sé. Si era rubato quel fugace bacio, quel giorno, e se ne vergognava da morire e se da una parte sperava di poter discutere la cosa con il signor Stark, da una parte si augurava di non doverlo fare mai, per paura di scoprire una verità che non rispecchiava quella dei suoi desideri e non gli ci voleva anche quella batosta. Forse era stato proprio l’amore, ad averlo salvato dal baratro.

«Signor Stark, io…», aveva esordito, prima che l’uomo potesse rientrare in macchina, dopo essersi scambiati un abbraccio alla quale Peter non avrebbe mai detto basta.

«Non ti stressare… ne parleremo. Te lo prometto, se tu mi prometti che non te ne farai un cruccio, intesi?», gli aveva detto, scompigliandogli i capelli capendo come sempre ogni sua intenzione e Peter si sentiva com un libro aperto, certe volte e non gli piaceva così tanto quella sensazione.

Aveva arricciato le labbra, e aveva sbuffato leggermente dal naso. «D’accordo, glielo prometto».

«Bene, e non provare a smettere di parlare di nuovo. Sarò il tuo incubo, Peter, farai bene a non cascarci ancora», aveva poi concluso l’uomo e lui si era messo a sorridere senza rendersene conto, nemmeno più abituato a farlo in modo così genuino. Esattamente come gli era appena successo, leggendo quel messaggio. Aveva passato la serata a parlare con zia May; le aveva spiegato tutto, le aveva raccontato una mezza verità: le aveva detto che si era ritrovato a passare proprio lì, davanti al luogo dell’esplosione, e che lo shock lo aveva colpito in pieno, specie quando le persone se l’erano presa con Spider-Man, senza alcun motivo.

«Quel poveraccio ha solo fatto il suo dovere. E se non fosse intervenuto affatto? A volte mi domando perché la gente necessiti così tanto di trovare dei capri espiatori», aveva sbuffato zia May, in lacrime, di rabbia, tristezza e gioia di sentirlo parlare di nuovo e Peter le aveva tenuto la mano tutto il tempo e aveva pianto con lei, di tanto in tanto. Prese il telefono, mentre si chiudeva di più nella sua felpa e si prendeva le ginocchia in petto, buttato in un angolo del suo letto, incapace di dormire, troppo scombussolato dalle emozioni che come una tempesta lo avevano inondato e troppo logorato dai sensi di colpa, ogni volta che chiudeva gli occhi. Si sentiva come un fiume in piena.

«Meglio. Decisamente meglio. Lei come sta, signor Stark?»

L’uomo era rimasto online, in attesa forse della sua risposta e iniziò subito a scrivere, cambiando poi idea in un lampo, chiamandolo.

«Ne approfitta del fatto che parlo di nuovo?», gli chiese, ridendo leggermente, dopo aver risposto alla chiamata.

«Non sia mai che ti venga in mente di smettere di parlare di nuovo. Mi avevi promesso di non sparire e lo hai fatto lo stesso, quindi ora mi tocca starti dietro.»

Peter sospirò, colpito in pieno da quella innocente accusa, che forse non era nemmeno tale. «Mi dispiace di averlo fatto… non avrei voluto ma ne avevo bisogno, in qualche modo, di staccarmi da tutto».

«È tutto okay, Peter. Lo capisco. Sono io che avrei dovuto romperti le scatole fino a sfinirti», ammise Tony, la voce un po’ rauca, forse per via della stanchezza accumulata, ma una palese voglia di parlare che Peter avrebbe assecondato per sempre, se solo avesse potuto farlo. «Hai cenato?», gli chiese ancora, forse con l’intento di cambiare argomento.

«Sì, zia May ha cucinato un pollo arrosto tutto bruciato. Penso di non mangiare un piatto decente da anni, ormai. Non è molto brava, in cucina», raccontò, e si morse un labbro, un po’ pentito di aver fatto quella confidenza, ma quando sentì Tony ridacchiare, si sentì meno in colpa nei confronti della zia. «Le ho parlato. Le ho raccontato una balla, almeno per metà ma… ha capito e ha pianto così tanto… sembrava una fontana.»

«Mi sento sollevato, se dici così.  Ho evitato tua zia e le sue domande per quasi due mesi. Deve odiarmi a morte.»

«Le ho parlato anche di lei… del fatto che è riuscito nel miracolo di sbloccarmi e», rispose Peter, poi si bloccò e si stese sul letto, la testa appoggiata al muro, stropicciandosi un occhio, «ha detto che è felice di ciò che ha fatto ma che le deve molte spiegazioni.»

«Vorrà dire che un giorno la inviterò a cena fuori e le dirò tutto… o quasi.» Peter alzò un sopracciglio, sentendo nello stomaco la sensazione di una pugnalata e, nel cuore, un battito perdersi chissà dove.

«A cena fuori?», ripeté, in tono decisamente atono, se non aspro; se non il brutto tentativo di nascondere una gelosia fin troppo palese.

Tony scoppiò a ridere, dopo mezzo secondo passato in silenzio, forse provando a trattenersi; poi disse, in tono gagliardo: «Geloso, Parker?»  

Peter sbuffò. «Come se non lo sapesse, signor Stark…», poi piegò le ginocchia e si sporse in avanti per abbracciarle al petto con un braccio, un po’ malinconico, «Sarò ancora instabile, a tratti debole, a tratti incapace di accettare ancora questa cosa ma… se c’è una cosa di cui sono sicuro, è quello che provo per lei», ammise, col cuore in gola, ma una strana calma che derivava dal fatto che, dopotutto, Tony ormai lo sapeva e tentare di nasconderlo era inutile e, per come si sentiva in quei giorni, quasi impossibile.

«Ti ho promesso che ne parleremo, Peter. Non ho voluto farlo prima, e non voglio farlo ora, perché certe cose non si discutono per telefono. Ora voglio solo che tu stia bene, che ti concentri solo su questo, c’è sempre tempo per il resto.»

«D’accordo, va bene», disse, sospirando e non andava bene per niente ma sapeva anche che, come sempre, doveva darsi una calmata. Quella smania di fare, di sapere tutto e subito, doveva cercare di tenerla a bada e comportarsi da adulto, ogni tanto. «Comunque non mi ha detto come sta lei.»

«Distrutto», rispose Tony, lapidario e sbadigliò. Peter poteva immaginarselo, intento a stiracchiarsi sulla sua sedia girevole dello studio, «Stanco morto, invecchiato di dieci anni ma sto bene. Come sempre, d’altra parte!»

Era una sua prerogativa, quella di dire sempre e comunque che stava bene, e per chi non lo conosceva abbastanza, poteva quasi sembrare che fosse così ma effettivamente Peter lo aveva sentito più tranquillo, ed era un sollievo non indifferente sapere quanto quell’uomo si era dato da fare per salvarlo, per tirarlo fuori da quel buio pesto in cui era caduto. Era stato la sua salvezza, letteralmente, e non aveva ammesso nemmeno una volta di aver passato l’inferno, a stargli dietro; perché Peter era convinto che fosse questo, che aveva sfiancato quell’uomo; lo aveva prosciugato di tutte le sue energie solo per… solo perché... si sentiva l’anima in subbuglio, come del resto la testa e il cuore e si rese conto solo quando Tony parlò ancora, che si era messo a piangere un’altra volta, stavolta per dei sensi di colpa diversi.

«Ehi», mormorò Tony, calmo, quella velata tristezza in quella semplice affermazione che fu come un'onda d'urto, per Peter.

«Sto bene», disse, e si asciugò gli occhi con l’ausilio di una mano. Era la verità.

«Peter…», sospirò l’uomo, e c'era sempre un sacco di premura in quel tono esasperato che spesso gli altri travisavano, non capendo quanto in realtà potesse invece comunicare.

«Davvero, sto bene. Solo… è ancora difficile accettare quello che è successo e non è semplice gestirla. Non sempre, almeno. Ho una paura sconfinata di mettermi a dormire e vedere ancora quelle immagini e so di aver fatto un casino, di aver smosso il mondo per una cavolata…», si fermò, con la voce spezzata, mentre cercava di allontanare il pensiero prima che prendesse piede nella sua mente e iniziasse di nuovo ad espandersi e spegnerlo.

«Non è una cavolata. Vuoi che venga lì?», gli chiese Tony, e Peter avrebbe voluto quasi dire di sì, se solo il pensiero che dipendere dall'uomo completamente non lo bloccasse; che non voleva in alcun modo dargli ancora problemi, di pesargli ancora addosso.

Scosse la testa e tirò su col naso: «No, me la caverò, solo… le va di stare al telefono ancora un po’? Anche solo una manciata di minuti...», chiese infine, timidamente. Tony non rispose e per Peter quei secondi di silenzio potevano significare tutto, ed ebbe quasi paura che l'uomo gli avrebbe risposto di sì solo perché era un ragazzino debole bisognoso di aiuto. Poi Tony fece uno sbuffo, che racchiudeva tutto, di tutto, tranne che quell’accondiscendenza forzata che spaventava tanto Peter. Era un insieme di tenerezza, apprensione e quasi sollievo e quando l'uomo poi rispose, non ebbe dubbi sulle sue intenzioni.

«Sto arrivando sotto casa tua. Aspettami.»

 



 

Ormai riconoscere l’auto dell’uomo era diventato un gioco da ragazzi. Così tanto che Peter sgataioló fuori dalla finestra non appena la sentí spegnersi sotto casa. Scese giù dalla parete arrampicandosi senza alcuna fatica, poi fece un balzo e si ritrovò sul giardino condominiale, che abbandonó per raggiungere l’ingresso e infine l’auto. Tony era già sceso. Poggiato alla vettura con le braccia incrociate e una stanchezza addosso difficile da non notare.  Ma era lì. Come sempre, per lui. Sorrise. Leggermente.

Si strinse di più nella felpa, e si diede dell’idiota per non essersi dato almeno un’occhiata allo specchio. Doveva avere un aspetto orribile, sebbene Tony, quando lo vide, gli riservò un sorriso che decisamente tolse importanza a quel fatto. «Ehi, signor Stark», mormoró, alzando una manina per salutarlo, per poi infilare di nuovo le mani nelle tasche perché la sera rinfrescava sempre un po' di più.

«Come stai?», gli chiese di nuovo, e lo studió, inclinando la testa di lato e Peter non si nascose. Stavolta non avrebbe reso le cose complicate come sempre.

Sapeva di avere gli occhi rossi e gonfi, sicuramente le occhiaie fino ai piedi, e questo di certo non era la prova che stesse poi così bene.

«Un vero schifo», ammise, poi fece un passo avanti, «Confuso, arrabbiato, incapace di gestire le emozioni ma meglio. Decisamente meglio rispetto a questi giorni».

Tony sorrise ancora, poi infilò le mani nelle tasche dei pantaloni gessati e, assorto, guardò un punto lontano. Segno che stava formulando qualcosa da dirgli ma che come sempre stava cercando di pesare le parole. Schioccò la lingua e lo guardò di nuovo, con un’impercettibile frustrazione negli occhi. «Senti, Peter… me la togli una curiosità? Perché hai deciso proprio di smettere di parlare? Tra tante opzioni, intendo… perché proprio questa?»

Peter alzò un sopracciglio, chiedendosi perché una domanda del genere? Perché lo tormentava così tanto l'idea che aveva smesso di parlare? Perché, quel gesto, era peggio di molte altre cose per lui? «Non la manda proprio giù, questa cosa, signor Stark.»

Tony storse la bocca, incerto. «Non proprio. No. Me lo chiedo da due mesi, il perché. Insieme ad un’altra serie di domande che non mi fanno dormire, ma questa, Peter…», si bloccò, e attese.

Peter alzò le spalle, perché dopotutto nemmeno lui sapeva esattamente perché, ma la cosa decisamente non lo aveva turbato come invece era successo all'uomo e, lì per lì, gli venne da dare l’unica risposta che trovó sensata. «Perché non avevo niente da dire.»

«Proprio tu? Proprio tu che hai sempre avuto così tanto da dire?», rispose Tony, forse sconvolto, incredulo. Forse nemmeno così soddisfatto dalla risposta. Forse ferito da qualcosa che Peter proprio non riuscì ad afferrare.

«Mi sentivo in colpa, mi ci sento tutt'ora ma… signor Stark, la verità e che non l’ho fatto perché lo volevo. Non è stata una vera e propria scelta, è stato un pensiero preso in considerazione che poi ha deciso di muoversi da solo, di bloccare ogni mio tentativo di parlare. Era al di là del mio stesso controllo…»

«Con tutti.»

«Nessuno escluso.»

Tony si indicò: «Nemmeno io», disse, piccato.

Bingo. Qualcosa nell'aria fece crack, si sentì persino il rumore stridente di quando un vinile smette bruscamente di suonare nel giradischi. Eccolo là. Il problema. L’unico vero problema. Peter si sentì un idiota a non averlo capito prima. «Vuole sapere perché lei non è stato esonerato da questo mutismo, come dire, selettivo? Signor Stark, io non parlavo nemmeno con me stesso…», gli confidò, più a bassa voce. Come se in un certo senso se ne vergognasse.

«Ma con me, Peter? Davvero?»

«Senta… io… io ci ho provato, okay? Lei c'era quasi riuscito a sbloccarmi e, quel giorno a casa sua se solo… se solo lei non…»

Tony ridusse gli occhi a due fessure minuscole, in attesa. «Non...?»

«Se solo non mi avesse scansato a quel modo, io… io…», farfugliò, poi si passò le mani tra i capelli. Isterico. Decisamente isterico. «Volevo solo che fosse sincero con me, e… che mi dicesse l'unica cosa che avrebbe dovuto dirmi quel giorno», sbottò. 

Tony si esibì in una risata senza entusiasmo, indicandolo con un gesto teatrale: «Che ricambio i tuoi sentimenti? Che per me è stato difficile scansarti? Che volevo parlassi solo con me, per me? Perché è così».

Peter scosse la testa e corrugò la fronte, poi sospirò: «Che non l’ho delusa…»

La consapevolezza allora esplose sul volto di Tony. Come una bomba. L’ennesima, nella vita di Peter. Questa però non era stata distruttiva, piuttosto l’avrebbe definita risanatrice, rivelatrice. Forse quasi giusta. Essenziale.

«Ma che accidenti st-», sbottò Tony, e lo abbracciò di colpo, sospirando, facendo rumore, sbuffando dal naso tutta la sua frustrazione, o il suo senso di colpa forte, «Tu non…»

C’era quasi riuscito, a dirglielo. C’era mancato davvero poco, ma andava bene così. Lo sapeva, quanto era difficile, tirare fuori anche solo una frase all'apparenza così stupida. Tony poi schioccò la lingua, di nuovo e lo invitò ad alzare il viso con il gesto di una mano sotto al mento e quando Peter incontrò i suoi occhi, ne trovò inesorabilmente un rifugio e si perse. Le loro labbra si unirono, in un infantile posarsi l’una sull’altra e quando l’uomo lo prese per le braccia e se lo tirò contro, Peter non riuscì nemmeno a chiudere gli occhi. Era una sua prerogativa, quella di non sentirsi mai pronto a nessuna nuova esperienza, per quanto avesse sempre una morbosa fretta di bruciare le tappe. Cercò di familiarizzare con quella nuova sensazione, chiudendo le palpebre che lo permearono per un attimo di un leggero sfarfallio. Lasciò che le mani si posassero, senza alcuna malizia, sul petto di Tony coperto da una maglietta a maniche corte attillata. Schiuse le labbra, come a dargli il permesso di non limitarsi solo a quella carezza fatta di libido e accolse timidamente quel tentativo goffamente riuscito di fondersi di più. Per Peter quello era il primo, vero bacio e il suo cuore non aveva mai battuto così forte come il quel momento, probabilmente.

Chissà se anche la mia bocca sa di ciliegia come la sua…, si ritrovò a pensare, sentendosi stupido come un bambino innocente e quando infine si divisero lentamente, tornando ad aprire gli occhi per proseguire quello scambio di sguardi che avevano lasciato a metà, Peter si leccò le labbra senza alcuna malizia. 

«Non mi hai deluso. Mai, nemmeno una volta, Peter», gli disse Tony, poi gli lasciò un fugace bacio sulle labbra, che fu solo l’ennesimo brivido dietro la schiena, «Se quel giorno ti ho scansato è solo perché non volevo diventare la tua unica ragione per andare avanti. Ecco perché l’ho fatto e sono io, alla fine, ad averti deluso».

Peter era ancora stordito da quel bacio. Era ancora un recipiente troppo piccolo, per emozioni troppo grandi, e continuò a perdersi nello sguardo infinitamente pentito - da cosa, poi? - di Tony, prima di aprire la bocca e boccheggiare un paio di frasi sconnesse e insensate. Poi abbassò lo sguardo per un secondo, come a voler riavviare il cervello impallato.

«Non mi ha deluso… mai, nemmeno lei e dovrebbe smetterla di provare a non farlo, tanto non ci riuscirà comunque, a deludermi», si sentì di dire, cercando di sorridere, ma era ancora tutto troppo difficile da assimilare, persino quel sentimento ricambiato che aveva rincorso per troppo e che ora aveva trovato. «Non ho dimenticato quello che è successo, non ho ancora fatto pace con me stesso, so di aver fallito, pur avendocela messa tutta ma piano piano lo sto accettando, so di aver almeno evitato una tragedia molto più grande ma… non mi ha deluso, ma ammetto… lo ammetto con tutto me stesso, che avevo bisogno di lei… e ho ancora bisogno di lei.»

Tony gli regalò un sorriso malinconico, visibilmente più tranquillo, più consapevole e fu un sollievo. Lo strinse, di nuovo, in un abbraccio che lo scaldò. «Ed io sono qui.»

Peter rilassò la testa contro la sua spalla; si sentì più sereno, con quella conferma, che sapeva di una promessa che Tony avrebbe sicuramente mantenuto, perché malgrado tutto era l’unico che, a discapito di qualunque cosa, c’era sempre stato.

Sorrise e chiuse gli occhi. «Lo so», rispose, con una sconfinata dolcezza impregnata di malinconia. Ora tutto avrebbe iniziato ad avere di nuovo un senso, lentamente. La vita non sarebbe stata facile e non avrebbe mai dimenticato quello che era successo, ma almeno sapeva di non essere solo. 

Non più.

 
"Little darling, the smiles returning to the faces, Little darling, it seems like years since it's been here, Here comes the sun. Here comes the sun, and I say: It's all right"
Here Comes The Sun - The Beatles

 

Fine

 


 
Angolo angolare delle angolate angolose di Miryel che è un angolo maggiore di 90°, quindi ottuso:

Dovete sapere che, quando la sottoscritta finisce una storia, non sa mai cosa dire.
Ho scritto parole su parole, dialoghi su dialoghi, baci dopo baci, lacrime dopo lacrime e poi arrivo qui, finita.
Non so che dire perché so che arrivata alla fine di una storia, le parole quasi diventano banali, però io non ce la faccio a non rigraziare tutti quelli che sono arrivati fin qui, e che hanno recensito, e che hanno vissuto questo piccolo (nato piccolo e divenuto grande, tacci sua) percorso.
Grazie di cuore a padme (a cui, per un motivo preciso, la voglio dedicare questa storia... perché spero che possa portarle fortuna, in ogni ambito...), 
Grazie alla Marvel per averli resi così pulcini, grazie a mia mamma che mi ha fatto emotiva, grazie a Tom Holland per gli ormoni e grazie a Tony e Peter per avermi rovinato l'esistenza, diventando la ship più significativa e importante dell'universo, in quella maledettissima scena di Civil War (non se fanno 'ste cose, Marvel! To to!).
Grazie a voi, di nuovo, sperando che il finale abbia chiuso il cerchio in modo esaustivo, perché l'idea non è mai quella di dare agli altri la felicità totale, siccome è pure impossibile che accada, ma almeno donare loro un motivo per andare avanti e ricordarsi, di giorno in giorno, quanto sia meglio rispetto a quello prima.
Per Peter e Tony, ora, sarà così (almeno finché non scriverò un'altra fic angst, allora lì so cacchi amari, regà)
Okay, divento deficiente quando finisco le storie ç__ç
A prestissimo, ma davvero prestissimo! (è una minaccia...?)
La vostra amichevole Miryel di quartiere ♥
   
 
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