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Autore: Sinden    06/10/2018    1 recensioni
Seguito di "Roswehn di Dale".
FF genere fantasy basata su film Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate.
Roswehn lascia il Reame Boscoso per andare incontro a un'avventura... ma una nuova vita é in arrivo, e i fantasmi del suo passato si ripresentano, per la sfida finale.
Estratto:
"Voi siete avvelenato dall'ambizione e dall'egocentrismo. L'anno scorso siete venuto a Dale e ci avete aiutato solo per recuperare una collana, me l'ha detto Bard. Le gemme di Lasgalen, i diamanti inestimabili che Thror vi negó secoli fa. Ma dove eravate, negli anni precedenti? In quale circostanza il reame di Eryn Galen ci ha mai offerto solidarietà, durante gli inverni rigidi e le estati torride, dopo le inondazioni dovute alle piogge, quando l'acqua del lago allagava le nostre case? Quando non avevamo cibo, né si poteva pescare, perché un'improvvisa frana aveva riempito il lago di fango? Nemmeno un elfo si vide da quelle parti, allora, tanta era l'amicizia che ci dimostravate." terminò Hannes, amaro.
Matching: Thranduil e nuovo personaggio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bilbo Baggins, Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Guardalo." 
Roswehn esortó il re ad avvicinarsi a letto. "Non è un amore?" 
Thranduil lentamente avanzò fino alla sponda del letto in legno di quercia dove la ragazza e suo figlio lo aspettavano. Il re elfo lasciò cadere uno sguardo pieno di tenerezza sulla piccola creatura, e rimase in silenzio per qualche attimo. Una nuova vita, sangue del suo sangue.

"Vuoi tenerlo un po'?" Chiese Roswehn. 
"Sì. Dallo a me." annuì il sovrano.

Nel frattempo, Amon ascoltava in silenzio in fondo alla stanza, le braccia conserte, appoggiato a una delle pareti. Sembrava si stesse pregustando qualche interessante spettacolo. Probabilmente stava immaginando la reazione irata del suo sovrano nel momento in cui avrebbe notato quella piccola anomalia del bambino. Del bambino umano.

I mezzosangue avevano sempre le orecchie a punta, Amon lo sapeva. Era un tratto caratteristico ereditario e immodificabile, anche se uno dei due genitori era di razza mortale. Magari non avevano l'agilità degli elfi puri, non avevano sensi sviluppati, avevano un'aspettativa di vita ridotta, seppur molto più lunga rispetto a quella degli umani. Ma le orecchie a punta, quelle dovevano essere presenti nel figlio di un elfo.

Thranduil non sembró notarlo, però. Strano, pensó il guaritore. Forse è talmente preso dall'amore per questa piccola creatura da non essersene accorto.

"Lord Thranduil, perché non portate il piccolo vicino alla finestra, così lo vedrete alla luce del sole." gli suggerì allora.

Roswehn si girò verso di lui. "Amon sostiene che questo non sia figlio di un elfo. Tu cosa dici, Thranduil?"  chiese, in tono provocatorio.

Il re si giró subito a squadrare il guaritore. "Che cosa?!"

"In effetti, Maestà, questo bambino presenta caratteristiche inconsuete per uno della nostra razza. Vogliate perdonarmi se vi chiedo di osservarlo bene." rispose Amon. Lui e Roswehn si fissavano con odio. 

Morath, Nim e Yohlande stavano trattenendo il respiro. In quella stanza c'era una tensione talmente densa da tagliarla con un coltello.

Silenziosamente, il re portó il neonato, che nel frattempo si era calmato fra le sue braccia, vicino a una delle ampie finestre. Lo guardó meglio. Aveva le piccole labbra carnose, come quelle della ragazza. E anche la forma degli occhi poteva ricordare quelli di Roswehn. Ma il colore degli occhi, quello rivelava la sua razza elfica. La razza dei Sindar. Le iridi avevano già screziature di ghiaccio. "Ha i miei occhi, gli occhi di mio padre." Mormorò. "Azzurri come il cielo invernale."

"Tutti bambini nascono con gli occhi blu," osó dire Yohlande. "Ma il colore può cambiare... cioé...per noi umani è così."

"Non sono blu. Sono azzurri. E i suoi capelli, sono biondi come quelli di Legolas." rispose il re, gli occhi sempre fissi sul viso del piccolo. Certo che era suo figlio. Nessun dubbio.

"....ma... i lobi delle orecchie, lord Thranduil. V'invito ad osservarli bene." disse il guaritore.

"Sono come quelli degli uomini, è vero." Poi, il re si giró verso Roswehn. "Mi hai detto di aver incontrato Aragorn, nel villaggio di Brea. Ti è sembrato che avesse le orecchie appuntite?"

Nim e Morath corrugarono la fronte. Quella domanda c'entrava come un cavolo a merenda nella discussione.

Roswehn rispose: "No... no, non mi sembra. In realtà, non l'ho guardato bene. Gli ho parlato solo per qualche minuto. Però... era un ragazzo umano, non aveva nessuna caratteristica degli Elfi"

"Eppure, ha anche sangue della nostra razza nelle vene. E' lontanamente imparentato con Elrond, sapevi?" chiese il re, gli occhi ancora persi nel viso di suo figlio. Il piccolo fece una smorfia che somigliava tanto ad un sorriso.

"Sì. Lo so." mormoró la ragazza. Amon, sarà meglio che ti prepari a quella che noi miseri umani chiamiamo "defenestrazione", pensó.

"Allora, è lecito supporre che questa peculiarità non debba essere per forza presente in un mezzosangue, vero Amon?" continuó il re.

Il guaritore sentì un brivido gelido sulla schiena. Provó a rispondere.: "Sì, credo si possa dire così. Però..."

"Vedi, ho la sgradevole sensazione che tu stia cercando di umiliare Roswehn di fronte a me. E mi dispiacerebbe se fosse così, perché ho sempre nutrito grande stima nei tuoi riguardi." disse Thranduil, girandosi a guardarlo. Il neonato si lasció scappare un gorgoglio di disapprovazione, come se il fatto che il padre avesse distolto momentaneamente l'attenzione da lui lo avesse irritato.

"Sì, sono d'accordo con te, figlio mio. Credo che in questo reame ci sarà un guaritore in meno da domani." annunció Thranduil. "Forse troppi secoli sono passati, hai perso la tua arte. Forse domani dovresti sellare il cavallo, e metterti in viaggio verso il Mithlond. Forse è tempo che tu vada a Valinor."

"Ma... mio signore, io ho servito la vostra famiglia con devozione e al meglio delle mie possibilità. Sempre! Ho solo ritenuto giusto portare alla vostra attenzione un dettaglio che forse avrebbe potuto rivelare..." rispose Amon, tremando.

"La mia famiglia? È questa la mia famiglia ora, e Roswehn ne fa parte. Se manchi di rispetto a lei, manchi di rispetto a me." ribattè Thranduil. "Non aggiungerò altro. Ora esci dalla stanza."

Amon rimase fermo per qualche attimo. Incredulo. Una nuova occhiata di Thranduil lo convinse ad andarsene.

"Morath e Nim, siete congedate per il momento. Signora Monrose, voi invece potete rimanere con Roswehn, se credete." disse alle tre donne.

Madre e figlia seguirono Amon in silenzio, e anche Yohlande fece per uscire. "Mamma, dove vai? ...aiutami con il bambino...devo allattarlo adesso, vero?" chiese Roswehn.

"Sì, lascia che si attacchi e faccia da sè. Tuo figlio deve imparare a riconoscerti, inizierà con l'odore della tua pelle. Tienilo fra le braccia adesso. E credo che voi tre dobbiate stare soli. Verró più tardi." rispose Yohlande, raccogliendo i panni sporchi di sangue. "È davvero bellissimo, Roswehn. Sono tanto felice." disse singhiozzando.

Thranduil riportó il piccolo alla madre e lo osservó incuriosito mentre cercava di attaccarsi al seno gonfio di latte. "Si sta nutrendo, così?"

"Sì...ahi! Mi ha morso!" si lamentó la ragazza. Poi rise. "Irruente come il padre."

"Sai che non ha un nome, ancora?" rifletté Thranduil.

"Certo che ce l'ha." rispose Roswehn, appoggiandosi meglio ai cuscini. "Si chiama Haldir ed è affamato."

Thranduil sospiró.

"Non ne voglio più parlare. Ho deciso così, va bene?" disse la donna, guardando il re.

"In fondo è un nome elfico. E sia. Credo di poterlo approvare." le disse Thranduil. Quella donna stava sacrificando la sua breve vita per stare con lui, per dargli un erede all'altezza del ruolo. Permetterle di scegliere il nome era una concessione accettabile.

"Legolas sta arrivando. L'ho fatto chiamare. Sarà felice." disse il re.

Non appena l'ebbe nominato, la porta di legno si aprì in un cigolìo. Entró il principe, il viso illuminato da un dolcissimo sorriso. "Scusate il ritardo, mi ero spinto fino al valico a sud."

"Vieni qui, dai! Ti vuole conoscere!" lo esortó Roswehn. Haldir giró il piccolo viso al suono della voce materna, interrompendo il pasto.

Legolas si avvicinó. Non sapeva cosa dire. Suo fratello. Aveva un fratello. 
"È...è... meraviglioso." mormoró, sedendosi vicino ai due.

"Sai, Legolas, questo piccolino rischia di diventare più bello di te da grande." lo prese in giro Thranduil.

"Hm. Anche di te, padre." rispose Legolas.

"Questo non è possibile." ribattè Thranduil.

"Scusate, nessuna parola per me? Sono quasi morta oggi." sbuffó la ragazza.

Il principe le diede un bacio su una tempia. Un gesto che Roswehn interpretó come il segno definitivo che quel giorno era nata una nuova famiglia. Loro tre, e Legolas. Si sentì come la sua vita, la sua vera vita, fosse iniziata quel giorno.

"Non lodarti troppo. Guarda in che stato si trova questa camera. Due cuscini in seta fatti a pezzi, un costoso talamo semi-distrutto..." osservó Thranduil, girando lo sguardo su quella specie di campo di battaglia che era il letto. "Mia moglie ci mise una manciata di minuti a far nascere Legolas."

"Scusa, puoi ripetere?" esclamó Roswehn. Ma poi vide il sorrisetto del re. Stava prendendo in giro anche lei. La nascita del secondogenito l'aveva riempito di inaspettata goliardia.

La donna abbandonó la testa sul cuscino e sospiró. "Per favore vieni vicino a me, qui, con Legolas e Haldir." gli chiese. Poi si rivolse a padre e figlio. "Vi amo immensamente. Tutti e tre. Ma non staró con voi per sempre, lo sapete. Voi continuerete con la vostra vita immortale, io fra diversi anni andró a Dale, e non torneró più. E mi dovete giurare, adesso, che non mi verrete a cercare. Lo permetteró solo a mio figlio, se vorrà. Non voglio che assistiate all'inverno della mia vita. Sarebbe penoso per me. Promettete." chiese lei.

Thranduil divenne serio. "Roswehn..."

"Ricordi? Ne abbiamo già parlato. È il
mio destino, purtroppo, e sono pronta ad accettarlo. Giurami che non verrai mai a cercarmi." ripetè la ragazza, stringendogli la mano.

Dopo un breve momento in cui l'antico dolore comparve sul suo bel viso, il re annuì. "Va bene."

"E tu, fa' lo stesso." disse rivolta a Legolas.

"Sì. Non capisco fino in fondo questa richiesta, ma se tu vuoi, te lo giuro." confermó anche il principe.

"Bene..." disse la donna, mentre sentiva un nodo alla gola. "...comunque, se ne riparlerà fra molti anni. Per ora sono qui. Cerchiamo di dare valore a ogni giorno, d'accordo?" si giró verso Thranduil. "Basta litigi, Maestà."

Il re le sorrise. "D'accordo. Ora, fammi tenere mio figlio un'altra volta." 
Roswehn gli passó Haldir, che sembrava sazio. Thranduil andó di nuovo verso la finestra, lasciando Roswehn e Legolas a parlarsi.

Guardó il suo secondogenito. "Se per caso dovessi ereditare il carattere insolente di tua madre ti porteró nella foresta. Ti porteró lì e ti lasceró con i ragni." gli sussurró. Haldir tiró fuori la lingua. Un gesto istintivo, la smorfia di un neonato che in quelle prime ore di vita stava imparando a deglutire. 
A Thranduil sembró una linguaccia.

"Hm. Cominciamo bene." mormoró il Re.

FINE 
 

⬇️⬇️⬇️
Grazie a chi ha letto e apprezzato questa storia. Il personaggio di Roswehn, e la sua storia con Thranduil, ricompaiono in “La donna dell’Est.” . 😊

   
 
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