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Autore: Clown    07/10/2018    0 recensioni
Una lettera di licenza e il desiderio di un momento di normalità. Il Comandante Shepard non desiderava altro che abbandonarsi al sogno di quell'istante. La sensazione di sentirsi una donna, prima di un soldato. Di sentirsi un essere umano, prima di un eroe. Ma di fronte a sé, solo la realtà dell'esercito e della guerra. E di un sentimento che detestava non riuscire a sopprimere. [FemShepxVega]
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, James Vega, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO IN TERRA STRANIERA






«Sei in ritardo.»

James alzò le spalle, appoggiando il cartone di birre sul tavolino del salone.

«Non è colpa mia se al negozio c’era un sacco di gente.»

«Avresti dovuto usare i tuoi gradi per superare la fila.»

Liara si coprì gli occhi con una mano.

«Shepard, quello che stai suggerendo tu si chiama abuso di potere, ed è un reato…»

«Le birre calde sono un reato.»

«Va bene. Le metto in frigo.»

«Sbaglio o sono delle Guinness? La fabbrica non era andata distrutta?»

«Non la ricetta.»

«Ehi, Shepard, adesso riesci davvero a leggere la scatola di cartone o hai tirato a sorte?» chiese Garrus, scrutandola con i piccoli occhi da rettile.

«Riesco a leggere, ovviamente senza i dettagli. Devo ringraziare Miranda e Mordin se da questi ultimi due mesi finalmente posso riconoscere un bicchiere di birra da uno di piscio.»

«Aspetta… un bicchiere di…?» un paio di spalancati occhi asari si fissarono sul volto della donna.

«Chiedi a Joker.»

«Ehi, era calda, non pensavo avrebbe provato a bere birra calda!» Joker interruppe la sicura filippica morale dell’asari prima che potesse partire e Garrus colse la palla al balzo per troncare l’argomento.

«Chi stiamo aspettando?»

«Manca ancora Jacob…»

«Che deve badare al figlio e non può venire» concluse Miranda.

«Grunt…»

«Che arriverà verso sera» puntualizzò Shepard.

«Mordin…»

«Ci contatterà via digitale da Acapulco» precisò Liara.

«Non Bora Bora?»

«Voleva studiare diverse tipologie di conchiglie.»

«Tali?» chiese James.

«Arriverà a momenti, tempo di raccogliere abbastanza filtri per sopportare la festa. Zaeed?»

«Credo che adesso sia su Marte a fare un corso accelerato di combattimento corpo a corpo in stile Justicar…» ridacchiò Shepard.

«Non voglio sapere altro. Javik?»

Un colpo di tosse sommesso richiamò l’attenzione del gruppo. La dottoressa T’Soni, solitamente composta, si stava grattando i tentacoli in visibile imbarazzo.

«Non verrà, ma… a tal proposito, avrei da comunicarvi una cosa.»

«Avanti, siamo tutt’orecchi.»

«Come sapete, Javik mi ha molto aiutata in questi anni a raccogliere materiale sui protean e si può dire che sia grazie a lui se attualmente ne vengo considerata la più grande esperta vivente…»

«Vai al punto» tagliò corto Shepard, imitando con pollice e indice un paio di forbici.

Liara tirò un lungo sospiro.

«Vi ricordate che le asari sono in grado di riprodursi attingendo al codice genetico del partner, generando una nuova asari dall’aspetto tipico della nostra specie ma con il DNA di entrambi, giusto?»

«Certo» commentò James, subito bloccato da una mano di Joker sul braccio.

«No. Fermi tutti. Temo di aver capito dove si andrà a parare.»

«No, non è possibile…» ribatté Shepard, il volto paralizzato su un’espressione disgustata.

«Dicci che non stai per dirci quello che vuoi dirci…» infierì Lawson.

«Sì. Abbiamo deciso di riprodurci assieme appena raggiungerò la piena maturità sessuale» confermò Liara, annuendo con decisione.

«Ecco, di questo! Di questo non voglio sapere davvero altro!» sbottò Shepard, parlando a nome di tutti.

«Ma è l’unico modo sicuro per impedire che i geni protean scompaiano definitivamente. Non possiamo fidarci della crio…»

«Alt! Non voglio…»

«Ma…»

«No!»

«Va bene, continuerò dopo che avrete metabolizzato la notizia.»

«Allora mi sa che dovrai aspettare a lungo» bofonchiò James, visibilmente disgustato.

«Ho ancora circa novecento anni di vita, posso permettermelo» l’asari ci scherzò sopra a sua volta. Aveva messo in conto una reazione simile e non aveva dubbi che, col tempo, l’avrebbero compresa.

«Bene, il futuro padre di famiglia imperialista non viene. Chi altro?»

In quel momento il campanello dell’ingresso lanciò un breve trillo e Glifo si precipitò a informare il gruppo dell’arrivo del nuovo invitato.

«Comandante, è arrivato il Capitano Kaidan, accompagnato.»

«Grazie Glifo, lo immaginavo» si limitò a commentare, ammirando non senza una punta di divertimento gli sguardi perplessi degli ospiti, «che c’è? Pensavate che non l’avrei invitato?»

«No, Shepard. È che non capiamo da chi possa essere accompagnato.»

«Lo vedrete» sogghignò, dirigendosi con passo sicuro, finalmente sicuro, verso la porta. Fu dunque privo di alcuna nota di stupore il saluto che con calore rivolse al canadese e alla donna che lo accompagnava.

«Kaidan, che bello rivederti!» Jane si slanciò in un abbraccio, ricambiato dall’uomo.

«E io sono felice di trovarvi così in forma, tu e gli altri a quanto vedo» replicò, lanciando uno sguardo ai suoi vecchi compagni e lasciando che fosse la donna a scegliere il momento in cui sciogliere la stretta, pochi istanti più tardi, «ti sei sistemata bene, eh?».

«Mi hanno imposto di fingere di nuovo la mia morte per impedire nuovi attentati. Almeno ho potuto scegliere dove vivere in attesa di rimettermi!»

«Giustamente hai scelto una villa in uno sperduto arcipelago polinesiano.»

«Mi daresti forse dell’idiota per questo?»

«No, per niente.»

«Vedi? Adesso lasciami indovinare… questa deve essere tua moglie.»

Shepard allungò la mano verso la donna, rimpiangendo al contempo di non poterne osservare i lineamenti del volto e di non riuscire ad ammirare le espressioni meravigliate degli ospiti alle sue spalle.

«Mi chiamo Kara. È un piacere conoscerla, Comandante. Mio marito mi ha parlato a lungo di lei» la donna ricambiò la stretta di mano e Shepard credette di aver sentito una particolare enfasi nella pronuncia del legame che aveva con Kaidan. Si chiese per un attimo se non la vedesse come una vecchia rivale.

“O forse mi sto facendo delle gran seghe mentali…” «Forza, entrate. Volete stare davanti alla porta tutto il giorno?»

«Veramente le presentazioni non sono terminate…» commentò Kaidan, trattenendo a stento una risatina.

«Come?»

Alenko lasciò che il braccio destro, sino a quel momento celato dietro la schiena, scivolasse in avanti trascinando con sé una piccola manina rosata.

«Vieni, non aver paura. Non li mangia gli amici di papà.»

Shepard sbarrò gli occhi e poté giurare di aver sentito il cigolio delle mandibole dei suoi ospiti che precipitavano verso il pavimento. Dinnanzi a sé vide comparire il profilo di una piccola bimba, i capelli scuri e ondulati come quelli del padre che incorniciavano un volto paffuto, ostinatamente attaccata ai pantaloni dell’uomo.

“Cosa cazzo succede oggi? È la giornata mondiale della riproduzione?”

La donna vide il cadanese abbassarsi con un sospiro, alzare la bimba e, prima che entrambe potessero in alcun modo protestare, mettergliela in braccio. Sentì il cervello andare in tilt, terrorizzato dall’idea di lasciarla cadere e al contempo spaventato al pensiero di farle male stringendola troppo forte. Sentì il suo stesso collo ritrarsi, il volto segnato di cicatrici fin troppo vicino a quel viso ancora innocente.

«Jane, ti presento Jane. Ha due anni, è nata sei mesi dopo che sei tornata tra noi.»

Pur nella sua nuova condizione di statua di sale, il Comandante udì distintamente la voce bitonale di Garrus.

«L’hai chiamata come Shepard in suo onore o hai seguito la moda di metà pianeta Terra?»

«In suo onore.»

«Temerario.»

Shepard si morse il labbro inferiore per impedirsi di lanciare un insulto al turian.
Fu allora che la piccola Jane, fino a quel momento intenta a studiare l’estranea che aveva il privilegio di tenerla in braccia, mosse la manina verso i capelli della donna.
Shepard lasciò che li sfiorasse, vi immergesse le dita, giocherellasse con la sua zazzera riccioluta. Sentì qualcosa incrinarsi nel suo petto quando la risata di bimba le solleticò l’udito e con stupore sentì i suoi stessi zigomi sollevarsi in un sorriso.

«Ciao, Jane.»

La voce di Joker si alzò nel silenzio generale.

«Che carina, Shepard ha dimostrato di avere un cuore.»

La stessa Shepard si appuntò mentalmente di rompergli il femore destro.

«Io vorrei presentare mia moglie a Liara. È una grande ammiratrice del suo lavoro sui protean e credo abbia parecchie domande da farle, ma temo che Jane si annoierebbe. Ti dispiacerebbe badare a lei per una decina di minuti?» Kaidan tornò a parlare, rivolgendo uno sguardo d’intesa a Kara e all’asari.

«Oh, certo. Sono certa che Shepard ne sarà felicissima» lo supportò Liara, seguita dal cenno d’approvazione della moglie, «andiamo nell’anticamera dove potremo parlare con più calma.»

La donna arretrò di qualche passo verso il centro della sala, consentendo ai coniugi di entrare. Con la coda dell’occhio li vide allontanarsi assieme all’asari mentre attorno a sé tornava a formarsi il capannello di vecchi compagni.

E adesso…?” si ritrovò a pensare, i muscoli delle braccia che cominciavano a protestare per il peso della bambina improvvisamente posseduta dal demonio.

«Ehm, credo che Jane voglia scendere» suggerì Garrus, alzando la mano tridattile a indicare la figlia del diavolo.

«Ah, giusto.»

Sfruttando una rinnovata lucidità, il Comandante appoggiò la bimba a terra che approfittò della ritrovata libertà per saltellare attorno alle loro gambe.
James la guardò per qualche secondo.
Poi, l’idea malsana.

«Sai, Shep, forse dovremmo pensare anche noi alla riproduzione.»

Shepard sbarrò gli occhi, ignorando le risate trattenute dei compagni.

«Io e te? Riprodurci? Hai idea del danno per il pool genetico umano?»

«Da quando conosci questi termini complicati?»

«Liara.»

«Giusto.»

«State veramente accarezzando l’idea di fare un figlio?» si intromise Garrus, la cui voce lasciava trasparire una discreta dose di perplessità.

«Sì.»

«No.»

«Decidetevi» sbottò Joker.

«Sì.»

«Dio, fa che prenda da James.»

«Fottiti, Joker. Ho detto di no.»

«Datemi il tempo di lavorarmela e vedrete che cambierà idea.»

Shepard si prese qualche attimo di riflessione.

«Sai, James, ci sono vari modi di interpretare questa frase e alcuni devo ammettere che non mi dispiacciono.»

L’ispanico scoppiò a ridere di gusto. «Lo sé, te quiero, Lola, y quiero recuperar el tiempo perdido, hacer una familia contigo...» disse, sicuro che nessuno a parte Shepard potesse capirlo.

Fu dunque con sorpresa che osservò il proprio Comandante inclinare la testa, gli occhi ridotti a due fessure.

«Lo so che?»

«Ma come? Non sei cresciuta nei quartieri malfamati di Vancouver?»

«I cartelli della droga che avevo la fortuna di incontrare non usavano proprio questi termini, che io ricordi.»

«Giusto, immagino usassero più parole come cabrón, hijo de puta, maldito…»

«Cabrón!» la piccola Jane singhiozzò divertita, battendo le mani dinnanzi allo sguardo allibito della donna e le risate di Garrus e Joker.

«Porca puttana, questa scimmia ripete le imprecazioni.»

«’occa putanna!»

«Questa però è colpa tua!» infierì il turian, supportato da una fragorosa risata di James.

«Direi che Kaidan ha azzeccato il nome per la piccola!»

«È una maledetta spugna per le volgarità. E voi smettetela di fare i coglioni.»

«Colionni!»

«Sempre meglio, Lola!»

Shepard si portò le mani alla fronte, pinzando la pelle in un plateale gesto di insofferenza.

«…James?»

«Dimmi.»

«Eres un pendejo.»

«Che vole die pendejo?» la voce della figlia di Alenko li interruppe di nuovo.

Il giovane N7 scoppiò a ridere.

« Muy buena, Shepard. Estás aprendiendo mi idioma... y Jane tambíen.»

«Kaidan mi ammazzerà. Dannazione, ragazzina, com’è che riesci a ripetere pure le imprecazioni spagnole?» protestò Shepard.

«Le ha dato il nome in tuo onore. Ha il destino segnato» commentò Jeff, il cui sorriso gli morì in gola quando vide il volto sogghignante della donna.

«Hai ragione, Joker, e tu non potevi che essere un...

»

«Colionne!»

Si girarono all’unisono verso la piccola, innocente Jane.
Shepard si concesse di continuare a ghignare. Abbassatasi all’altezza della bimba, le accarezzò affettuosamente la testa.

«No, piccola, si dice coglione

  
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