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Autore: Signorina Granger    07/10/2018    8 recensioni
* Raccolta di OS collegate alla storia “Half-Blood” e dedicate ad alcuni dei protagonisti *
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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The wind rises 


Audrey & Haze 
 
Audrey Simmons 4311_ECBD-8_BC0-46_E3-85_DA-_AD023_BB1096_E& Haze Mallow00_ECD47_C-0_E84-4558-90_C0-9123523_A8613


Haze fu ben felice di uscire dal cinema, respirando la fresca aria serale mentre teneva Audrey sottobraccio, che invece sorrideva allegra:

“Mi è piaciuto tantissimo!”
Haze non rispose, limitandosi ad un borbottio indefinito: la fidanzata lo aveva trascinato – letteralmente – a vedere un musical appena uscito, non esattamente il suo genere di film preferito.

“Sì, insomma, proprio non capisco cosa passasse nel cervello di quella cretina che durante i titoli di cosa si è chiesta ad alta voce se Meryl Streep fosse la persona più adatta per il ruolo… avrei voluto dirle “Tesoro, Christopher Nolan avrebbe anche potuto sceglierla per interpretare Batman nel Cavaliere Oscuro e sarebbe comunque stata la scelta più adatta!”!”

“Se lo dici tu tesoro…”
“Esatto, lo dico io. Oh, spero tanto che facciano il sequel!”

Audrey sorrise, Haze invece no, sfoggiando una lieve smorfia: cielo, lui sperava proprio il contrario… *


*


Quando Audrey aveva spento la TV annunciando di dovergli dire una cosa Henry si era messo sull’attenti, guardando la zia con occhi pieni di curiosità:

“¿Que pasa, Tìa?”
“Sabes que Haze y Yo queremos mucho, ¿no es así?” (Sai che io e Haze ci vogliamo molto bene, vero?)
“Claro.”
“Bien… Entonces ¿te gustaria que Haze viniera a vivir con nosotros? Como una familia, mi amor.”

“Oh. Eso creo…” (penso di sì) 
“Mira, mi pequeno… Haze mi pidió que me case con el. No cambiarà nada, Haze a menudo viene aquí a nosotros incluso ahora.” (Haze mi ha chiesto di sposarlo. Non cambierà niente, Haze viene spesso qui da noi anche ora)

“… ¿Ellos también vienen Sno y Duchessa?” (Vengono anche Snow e Duchessa?)
“Claro, y también Storm. ¿Estas bien para ti, entonces?”

Audrey lo guardò quasi con aria speranzosa e il bambino, dopo un istante di esitazione, annuì:

“… Sì Tìa.”

Audrey sorrise e abbracciò il bambino, mormorando che gli voleva bene mentre Henry, annuendo, le assicurava di volerle bene a sua volta.


*


“Mi mancherai tanto, fai il bravo… telefonami… comportati bene con zia Max e zio Erik, e non mangiare nulla che potrebbe aver preparato la zia! Il mio piccolino…”

“Audrey, dobbiamo andare in luna di miele, non in guerra!”  Haze alzò gli occhi al cielo mentre, dopo aver fatto stare tutti i bagagli della neo moglie nel bagagliaio ingrandendolo con la magia, l’aspettava dall’interno dell’auto. 

Audrey, che era inginocchiata di fronte ad Henry e lo stava riempiendo di baci e raccomandazioni mentre lo abbracciava teneramente, si voltò verso il marito per rivolgergli un’occhiata torva:

“Sto salutando il mio bambino, non disturbarmi!”
“Stai tranquilla Audrey, con noi lui, Snow e Duchessa staranno benone, vero piccolo?”

Max sorrise e sfiorò i capelli del bambino con le dita, che annuì e sorrise alla zia vivacemente: 

“Sì. Non preoccuparti Tìa.”
“Hasta luego mi amor, mi mancherai tanto…”


Quando, poco dopo, Audrey salì in macchina si sporse dal finestrino per salutare il nipotino finché non sparì dal suo campo visivo, e Haze fu abbastanza certo di averla sentita tirare su col naso prima di sorriderle, sfiorandole un braccio con la mano:

“Non ti eri mai separata da lui per tanto tempo, vero?”
“Mai. Saranno tre settimane molto lunghe… secondo te io gli mancherò? E si laverà i denti?! Mi sono dimenticata di scriverlo nel foglio illustrativo…”

Audrey sospirò e appoggiò la testa alla testiera del sedile, passandosi una mano sul viso mentre Haze, accanto a lei, cercava di trattenere una risata pensando al foglio chilometrico che Audrey aveva lasciato ai due amici prima di partire.

“Audrey, Max e Erik sanno che Henry deve lavarsi i denti, starà benissimo. E poi sappiamo entrambi che tu gli telefonerai due volte al giorno, quindi saprai tutto ciò che gli succederà. Ora non ci pensare e sorridi, altrimenti me ne vado in luna di miele con un’altra!”
“Provaci e ti spesso le ossa, Cappellaio. Adesso che hai pronunciato i voti non hai più scampo.”

Audrey tirò fuori i biglietti aerei dal portafoglio per controllare che tutto fosse in regola mentre Haze, sorridendo, le assicurava mentalmente che era tremendamente felice di non avere più scampo.


*
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“Haze, dove siamo?! Tutto questo non mi piace affatto!”
“Tra poco cambierai idea, fidati… e non sbirciare. Neanche tu, Henry!”

Audrey sbuffò mentre camminava su quello che aveva tutta l’aria d’essere un prato, ma non poteva esserne del tutto certa visto che non aveva idea di dove si trovassero: Haze aveva bendato sia lei che Henry prima di Materializzarsi chissà dove, e ora li stava guidando tenendo il bambino per mano e stringendo delicatamente la spalla della moglie.

“Haze, adoro le sorprese, ma non così!”
“Rilassati, siamo in una distesa d’erba, nessuno si farà male… Ecco ometto, ora puoi guardare.”

Haze si chinò per togliere il fazzoletto dagli occhi di Henry, che sbattè le palpebre un paio di volte prima di lanciare un’occhiata ammirata all’imponente edificio che aveva davanti. 

“Ooh… Tìo, dove siamo?”
“Già, vorrei saperlo anche io, posso guardare adesso?”

“Adesso sì, impaziente Signora Mallow… Benvenuta a casa.”  Haze sciolse il nodo della benda della moglie con un sorriso sulle labbra, osservandola per gustarsi la sua reazione che non tardò ad arrivare: quando Audrey potè posare lo sguardo sul maniero preceduto da un grande parco – dove si trovavano in quel momento – che aveva di fronte strabuzzò gli occhi verdi e lo guardò a bocca aperta, senza riuscire a formulare un pensiero preciso per i primi istanti.

“Che cosa… che cosa significa?!”
“Pare che mio nonno non avesse venduto proprio TUTTO. E ha deciso di regalarcelo come… dono di nozze. Ti piace?”

Haze sorrise alla moglie con aria speranzosa, sfiorandole una spalla mentre Audrey faticava ad esprimere a parole quello che provava: era piuttosto certa di non aver mai avuto una sorpresa del genere.

“Oh mio Dio… Ma è… è…”

“ENORME! POTRÒ AVERE UNA STANZA PER I MIEI GIOCATTOLI!”  Henry sorrise felice, battendo le mani con aria allegra e saltellando brevemente sul posto prima di correre dietro a Snow, che aveva iniziato a correre sul prato abbaiando e scodinzolando. 

Sentendo la voce pimpante del nipotino anche la strega parve riprendersi, portandosi le mani alla bocca prima di esclamare qualcosa con tono concitato a sua volta:

“POTRÒ AVERE UNA STANZA PER LE MIE SCARPE! OH MIO DIO! Haze, questo è… per l’amor del cielo, ma è troppo, non possiamo…”
“È quello che gli ho detto, ma lui ha insistito. L’aveva tenuto per i suoi nipoti, ha detto, e lui e mia nonna non se ne fanno nulla.”

Haze si strinse nelle spalle e Audrey lo abbracciò con slancio, mormorando che avrebbero dovuto ringraziarli per il resto delle loro vite prima che Haze sorridesse, accarezzandole i capelli e allontanò leggermente il viso dal suo per poterla guardare negli occhi:

“Non sarà necessario, sono felici di saperci qui. Anche se, in effetti, mio nonno ha posto una ferrea condizione. Che io condivido.”
“Ossia?” Audrey inarcò un sopracciglio, guardando il marito – che si era fatto improvvisamente serio – tenendogli ancora le braccia intorno al collo e assumendo, per un momento, un’espressione quasi preoccupata.

“O la riempiamo di piccoli Mallow, o non se ne fa nulla.”
Audrey rise appena, annuendo e mormorando che con calma avrebbero pensato anche a quello prima di baciarlo dolcemente. Haze però non la imitò, asserendo che lui non voleva aspettare e guardandola sorridergli con aria divertita:

“Ma tesoro, siamo sposati da un mese! Abbiamo tempo.”
“Lo so, ma per me prima è meglio è.”
“Ne parleremo, per ora abbiamo una casa gigantesca a cui pensare, non credi? Coraggio, andiamo a dare un’occhiata… Henry, vamonos!”

Audrey prese il marito per mano, conducendolo con un sorriso allegro verso l’ingresso della grande Villa, asserendo emozionata che si sarebbe divertita moltissimo a rimetterla a nuovo.
A quelle parole Haze invece sbiancò, intuendo che avrebbe dovuto trascorrere mesi sentendo la moglie parlare di tende, colori per le pareti, tappezzeria, cornici, lampade, copriletti, cuscini e soprammobili.
Forse non era stata una grande idea accettare quel regalo, dopotutto.

 
*


“Serve davvero tutta questa roba?”
“Naturalmente. Mi passi quella lanterna bianca, per favore?”   Audrey parlò con tono vago mentre confrontava due candele rustiche bianche di grandezze diverse, finendo col scrollare le spalle e metterle entrambe nel carrello già stracolmo mentre Faye le passava, dubbiosa, una piccola lanterna bianca decorativa.


“Non ero mai stata in questo posto, ma vedo che tu ti diverti…”
“Oh, non immagini quanto. Quando entro in posti de genere vengo colta da un impulso irrefrenabile di comprare tutto quello che mi capita sotto tiro… cuscini! Andiamo dai cuscini, mi servono cuscini decorativi.” 

Audrey accennò agli scaffali poco distanti stracolmi di cuscini di tutti i colori e dimensioni e Faye seguì l’amica spingendo uno dei carrelli aggrottando la fronte:

“Ma non ne abbiamo già presi sabato mattina?”
“Sì, ma me ne servono altri, ho tanti di quei divani, divanetti e letti… ok, i colori ammessi sono: bianco, beige, tortora, qualsiasi tonalità di grigio e di blu, azzurri compresi.”

“D’accordo… Haze cosa dice?”
“Haze mi lascia saggiamente campo libero. Peccato che Max non sia potuta venire oggi…”
“Già, come mai non c’è?” L’ex Tassorosso inarcò un sopracciglio mentre mostrava due cuscini dalle federe beige con disegni bianchi all’amica, che annuì con un cenno prima di parlare mentre studiava un salsicciotto grigio chiaro. 

“È stata bandita dal grande magazzino.”
“Lei COSA?!”
“Già, la sua foto segnaletica è all’ingresso del reparto arredamento, due anni fa è venuta qui e si è messa a collaudare ogni letto, divano, pouf o poltrona finché non l’hanno trascinata fuori con la forza… sì, questo mi piace, lo metterò nella stanza degli ospiti sui toni del grigio.”

“E l’hanno bandita dal magazzino?!”
“Così sembra. Henry, no, non avrai la stazione dei pompieri LEGO!”

“Ok…” Henry si incupì ma annuì dopo essere apparso da dietro lo scaffale reggendo l’enorme scatola – quasi più grande di lui – tra le manine, facendo per voltarsi e rimetterla a posto mentre Faye si mordicchiava il labbro inferiore, muovendosi a disagio sul posto:

“Beh…”
Audrey si voltò di scatto verso l’amica – così come il bambino, speranzoso –, fulminandola con lo sguardo prima di minacciarla puntandole contro un cuscino rotondo:

“Non pensarci nemmeno, Faye Jones. Sono sua zia e ti proibisco di comprargli la stazione dei pompieri! Vado a controllare l’altro scaffale, tu tienilo d’occhio, l’altra volta si era nascosto tra i pouf e non voleva più venirne fuori…”

Audrey si allontanò alzando gli occhi al cielo e Faye si avvicinò al bambino, porgendogli la mano per accompagnarlo a mettere giù la grossa scatola e parlando a bassa voce, portandosi una mano al lato della bocca con fare cospiratorio:

“Tranquillo, non ha detto nulla sul camion dei pompieri…”

Henry s’illuminò e sorrise vivacemente alla ragazza, abbracciandola per la vita e ringraziandola.


*


Haze stava camminando a tentoni, la vista coperta da un foulard, con le braccia protese in avanti mentre si faceva guidare all’interno della casa dalla moglie, che sembrava parecchio divertita:

“Non sbirciare!”
“Audrey, levami questa cosa di dosso!”
“Non ci penso nemmeno, ora tocca a me farti giocare a mosca cieca!”

Haze sbuffò, borbottando che fosse pessima visto che lo aveva quasi fatto scivolare sulle scale.
Audrey però lo ignorò, permettendogli di togliersi il foulard dagli occhi con tono allegro e quasi emozionato quando entrarono finalmente nella stanza giusta.

Haze, sollevato, lo fece, immobilizzandosi brevemente di fronte a ciò che vide: non aveva ancora messo piede lì dentro da quando avevano iniziato a mettere a posto la casa, e Audrey doveva aver fatto tutto da sola.
Le paresti erano di un brillante blu cobalto, su cui spiccavano delle librerie e mensole bianche piene di libri. Le finestre, sempre bianche, erano adorante da sottili e quasi trasparenti tende azzurre sfumate di bianco e il parquet era stato tirato a lucido.

Ad Haze, tuttavia, importò ben poco di quelle cose, così come del divanetto bianco posto su un morbido tappeto rettangolare azzurro e pieno di cuscini, o della stampa floreale che Audrey aveva appeso sopra al camino di marmo. 

La sua attenzione si catalizzò sul pianoforte a coda posto al centro della stanza con tanto di sedile bianco. 

“Ti piace? È tutta tua. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto avere un posto tuo dove venire a suonare quando ti va, senza essere disturbato.”
Haze, ripreso dallo shock grazie alle sue parole, si voltò e la strinse calorosamente in un abbraccio, mormorando che adorava la stanza e che amava lei. 

“Non ho fatto niente di che, il piano era già qui, gli ho solo fatto dare una controllata e poi ho a nuovo a posto il resto, ma mi sono divertita. Io e Max abbiamo dipinto di bianco finestre e librerie e poi abbiamo ridipinto le pareti.”
“Il blu è il mio colore preferito, grazie.”
“Ti piace il quadro?”
“Sì, abbastanza.”

“Come sarebbe ABBASTANZA?! Sono gli Iris di Van Gogh!”
“E chi sarebbe?!”

“Merlino, quanta ignoranza…”


*


Un venerdì sera Audrey era tornata a casa con un gran numero di secchi di vernice, pennelli e rulli di tutte le dimensioni, asserendo che quel weekend si sarebbero dedicati alla “pittura”. 
Avevano passato il sabato ad imbiancare tutte le pareti rovinate dopo aver strappato la carta da parati o quelle a cui Audrey voleva cambiare il colore, e alla fine della giornata Haze si lasciò cadere sul divano coperto dal telo protettivo, esausto e sporco di vernice, asserendo che non avrebbe sopportato la vista di un pennello per il decennio successivo dopo quel lungo weekend.

Il mago tirò quindi un considerevole sospirò di sollievo quando, il giorno dopo, Audrey asserì di aver “chiamato i rinforzi” e Erik, Max, Faye e Quinn giunsero in loro aiuto.

Grazie alle otto mani in più e all’aiuto della magia lavorarono molto più in fretta, ma Haze stava passando un tenue color sabbia sulla parete dell’ampio ingresso quando sbuffò, asserendo che quel weekend era più faticoso di un’intera settimana di lavoro.

“Non dire così, infondo è divertente! Si stanno divertendo tutti.”
“Max e Quinn di certo, a giudicare da come si pennellano i vestiti a vicenda come dei bambini… l’unica cosa positiva è questa.”

Haze sorrise e, voltandosi verso la moglie, allungò una mano per infilare un dito sotto il passante della bretella sulla spalla della salopette che Audrey indossava, facendola scoppiare a ridere mentre dei pennelli incantati spennellavano con cura le pareti intorno a loro e Erik inseguiva Snow per riappropriarsi del suo, che il cane gli aveva rubato per giocarci.

“Non sapevo ti piacessero le salopette, se vuoi posso comprartene una per andare in giro coordinati!”
“Per carità… no, mi piacciono solo addosso a te.”  

Haze sorrise e dopo aver lasciato il pennello nel secchio infilò due dita nei passanti vuoti per la cintura della sua salopette, attirandola a sè per baciarla.
Audrey rise mentre gli accarezzava il retro del collo, asserendo che se l’avesse saputo l’avrebbe tirata fuori dal fondo dell’armadio molto tempo prima mentre Erik passava di fianco ai due sbuffando come una ciminiera:

“Chiedo scusa, voi due, potreste smetterla di amoreggiare per due minuti e tenere d’occhio il vostro cane?!”


*


Haze aveva visto suo zio e sua madre una sola volta, ma erano volti che non avrebbe mai potuto dimenticare. Ci aveva messo del tempo, ma alla fine era riuscito a trovare suo zio Wazir, che dopo la morte di Voldemort aveva vissuto per circa un anno e mezzo nascondendosi nell’ombra, ma non era bastato perché il nipote non lo trovasse, arrivando poi anche a sua madre dopo averlo costretto a dirgli dove si trovasse durante gli interrogatori.

Per anni non aveva desiderato altro che ucciderlo, e in quel periodo di assestamento gli Auror avevano ottenuto il permesso di utilizzare le Maledizioni Senza Perdono, quindi avrebbe potuto farlo tranquillamente… ma Audrey lo aveva pregato di non farlo, e non voleva deluderla o ferirla.

Processarono Wazir e Azura insieme, e Haze fu lì, in prima fila, con sua moglie accanto a tenergli la mano. Si offrì di sua spontanea volontà per testimoniare per condannarli per l’omicidio di suo padre e quando andò alla sbarra sotto invito di Kingsley Haze potè cogliere il barlume di sorpresa – e forse anche un poi di curiosità – negli occhi di Azura quando capì che quell’uomo era suo figlio, un figlio che non vedeva da quando era in fasce.

Vennero entrambi condannati a passare il resto delle loro vite ad Azkaban d Kingsley gli promise che ci sarebbero rimasti prima di lasciarlo andare con una pacca sulla spalla, quasi a volersi complimentare con lui.

Quella sera, mentre si rigirava nel letto ripensando al processo provando una strana sensazione indefinita tra il sollievo, il rammarico per non aver potuto vendicare suo padre – anche se a suo zio gliele aveva suonate di santa ragione quando lo aveva catturato – e la leggerezza di chi si è finalmente tolto un peso dalla coscienza, Haze sentì Audrey avvicinarglisi per accarezzargli la schiena e mormorargli qualcosa all’orecchio prima di dargli un bacio sulla guancia:

“Sono molto fiera di te amore. E sono sicura che lo siano anche tuo padre e Rain.”
Haze non disse nulla, limitandosi a voltarsi, prenderle la mano e poi abbracciarla, stringendola tra le braccia mentre lei gli accarezzava i capelli.

“È solo per te se non l’ho fatto. Per noi.”
“Lo so. Grazie.”


*


Audrey stava mettendo a posto il letto, sistemando con cura copriletto e cuscini decorativi, quando dalla porta socchiusa del bagno entrò Haze, appena uscito dalla doccia con i capelli ancora umidi, un asciugamano allacciato in vita e qualcosa in mano:

“Audrey… che sono queste?”
“Mh? Che domande mi fai, lo sai cosa sono!”

“Sì, intendevo che cosa ci fanno in bagno!”
“Beh, lo sai che le tengo nell’armadietto dei medicinali, no?”

Audrey sistemò un cuscino decorativo e si avvicinò al marito con un sopracciglio inarcato mentre lui, dopo aver lasciato la piccola scatola bianca, sospirava e le prendeva le mani tra le sue:

“Certo, solo che… credevo avessimo parlato di avere un figlio.”
“Lo so amore, è che è… un po’ difficile.”
“Perché? Hai cresciuto Henry, e questa volta non saresti da sola. Lo adoro, davvero, ma non vuoi diventare mamma al 100%? Avere un figlio nostro?”

Audrey sospirò, annuendo e abbozzando un sorriso quando Haze le si avvicinò, mettendole le mani sui fianchi, e iniziò a disseminarle baci sul collo e sulle clavicole, parlando tra un bacio e l’altro:

“Non vuoi avere qualche piccolo Mallow in giro per casa? E poi Henry si sente solo…”
“Non ritirare fuori la scusa del ‘io sono figlio unico, mi sentivo solo, voglio una famiglia numerosa, fallo per me’, è sleale!”
Audrey sbuffò debolmente e Haze sollevò la testa, rivolgendole un’occhiata da cane bastonato:

“Siamo sposati da quasi un anno…”
“Sei mesi, non privarci.”
“… e ci conosciamo da una vita… quanto tempo vuoi sprecare, ancora, per costruire una famiglia con il sottoscritto?”
Audrey gli prese il viso tra le mani e lo baciò, staccandosi per accarezzargli una guancia con il pollice e dirgli qualcosa a bassa voce:

“Ti devo confessare due cose.”
“Quali?”

Haze sorrise e Audrey gli allacciò le braccia intorno al collo quando lui la sollevò, issandosela in vita:

“La prima è che TU ti alzerai quando piangerà, di notte…”

Haze sorrise, gli occhi luccicanti, e annuì prima di darle un bacio sul collo mentre lei gli accarezzava i capelli:
“Ne discuteremo. La seconda?”
“La seconda è… che non so resistere alle richieste di un uomo in asciugamano.”

Haze rise debolmente e la moglie lo imitò prima che lui la baciasse, lasciandosi cadere sul letto con lei ancora tra le braccia.




“E sentiamo, quando bambini vorresti?”
“Almeno tre.”
Haze sorrise alla domanda di Audrey, che stesa sul letto accanto a lui gli sfiorava il petto con le dita, accoccolata sulla sua spalla mentre lui le cingeva la vita con un braccio. 
Alla sua risposta però la donna si sollevò leggermente per guardarlo in faccia, gli occhi verdi sgranati:
“Tre?! Tre compreso Henry, spero!”
“No, tre più Henry. Un maschio e due femmine.” 
Haze sorrise, gli occhi luccicanti di fronte a quella prospettiva, e sollevò una mano per accarezzarle il viso mentre la moglie, invece, sospirò gravemente e scosse il capo:
“Oh Merlino, altri tre round di nottate insonni e pannolini? … Ti amo troppo, lo sai vero?”

“Sì, lo so. E ho detto almeno tre, non tre al massimo.”
“Adesso non esageriamo, tesoro!”


*


Audrey lo aveva accolto con un bacio prima di sorridergli, prenderlo per mano e condurlo verso la sala da pranzo, che Haze trovò tirata a lucido con il tavolo elegantemente apparecchiato per due, pieno di leccornie.

“E Henry?”
“È da Max e Erik, gli ho chiesto di tenercelo per qualche ora per stare un po’ da soli. Siediti.”

Audrey fece cenno al marito di sedersi, che obbedì dopo essersi sfilato la giacca con un sopracciglio inarcato, seguendola con lo sguardo. 

“Non dovevi tornare dopo di me stasera? È mercoledì.”
“Mi sono presa mezzo pomeriggio libero per preparare la cena.”

La strega si strinse nelle spalle e quando si fu sfilata il grembiule Haze non poté fare a meno di notare che aveva indossato il SUO vestito preferito, ossia un tubino color panna con tanto di décolleté a spillo abbinate. 

“Capisco… se non fossimo già sposati giurerei che vuoi farmi la proposta, stasera.”

Haze sorrise e la moglie ricambiò mentre gli porgeva un cocktail prima di sedersi, scostandosi distrattamente gli ondulati capelli castani con riflessi biondi dietro le spalle mentre lo guardava stringendo il suo bicchiere con le dita curate, dove scintillavano fede e anello di fidanzamento.

“Quello è stato di tua competenza, amore. Su, mangiamo, altrimenti si fredda e non ho sgobbato per nulla tutto il pomeriggio.”



Quando ebbero finito di mangiare Audrey si alzò per prendere il dolce e, quando tornò, sistemò davanti al marito un piattino da dessert con sopra una scatola impacchettata.

“Che cos’è?”
“Un regalo, mi sembra ovvio.”  Audrey sorrise con l’aria di chi la sa lunga mentre posizionava l’alzata per dolci con dentro una cheesecake ai frutti bosco al centro del tavolo.

Haze prese la scatola ma non la scartò, osservando la donna con sempre maggior sospetto mentre Audrey tornava a sedersi con nonchalance, accavallando le gambe e facendo dondolare leggermente la sinistra.

“Audrey, devi forse farti perdonare qualcosa? Hai comprato un altro paio di scarpe costosissime?”
“Beh, potrei essermi fermata da Jimmy Choo sulla via del ritorno dopo aver preso il tuo regalo, ma l’ho fatto per te.”

“Ah sì? Le Jimmy Choo sarebbero per ME? Tesoro, i tacchi a spillo non sono propriamente il mio genere.”
“I tacchi sono nati per gli uomini, in realtà, ma non mi vuoi credere… In ogni caso certo, vedi… Le ho addosso proprio adesso, e si abbinano perfettamente a questo vestito, e a te piace tanto questo vestito, non è così?”

Audrey sfoggiò il suo sorriso più seducente mentre allungava una mano per sfiorare con le dita il dorso di quella di Haze, che sbuffò e ammise con un borbottio che era vero prima di abbassare nuovamente lo sguardo sul pacchetto, osservandolo con sospetto prima di rivolgersi di nuovo alla moglie:

“Cena solo per noi due, i miei piatti preferiti, ti sei messa in ghingheri e ora un regalo. Mi hai tradito per caso?”
“L’unica uomo che esiste per me al di fuori di te è un bambino di sei anni, sei al sicuro. Su, aprilo e lo scoprirai.”

Audrey sorrise, quasi impaziente, e invitò il marito ad aprire la scatola con un cenno. Haze a quel punto non poté far altro che obbedire, scartandolo e trovandosi davanti un’anomia scatola di cartone bianco. Esitò prima di sollevarne il coperchio, curioso e titubante allo stesso tempo, e quando vide il contenuto del pacchetto s’irrigidì, guardandolo imbambolato senza muovere un muscolo o emettere un fiato.

“Devo farti una confessione.” Esordi a quel punto Audrey, approfittando del suo silenzio con un sorriso sulle labbra mentre lo osservava, un po’ divertita e un po’ intenerita:

“Ho comprato due paia di scarpe l’altro giorno.”

Aveva appena finora di parlare quando Haze scattò in piedi, e un attimo dopo l’aveva già raggiunta e costretta ad alzarsi per abbracciarla, affondando il viso tra i suoi capelli profumati.

“Sei felice?” Audrey sorrise, guardandolo con gli occhi verdi luccicanti mentre Haze annuiva, faticando persino a mettere insieme dei pensieri logici per parlare. Decise, invece, di baciarla mentre le minuscole babbucce per neonati se ne stavano nella loro scatola sul tavolo per dimostrarle quanto felice l’avesse appena reso.

Si stavano ancora baciando, stretti uno tra le braccia dell’altro, quando Audrey si sentì sollevare: lasciò le labbra del marito e gli rivolse un’occhiata confusa mentre Haze, dopo averla presa in braccio, si dirigeva verso la porta della stanza a passo di marcia:

“Dove andiamo?”
“Di sopra.”
“E il mio dolce fatto con tanto amore?!”
“Non preoccuparti, te lo servo subito, il dolce.”

Audrey rise, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo nuovamente, rischiando di farlo incespicare nei suoi stessi passi.


*



“Henry? Puoi venire qui un momento? Ti dobbiamo dire una cosa.”

Il bambino, che aveva fatto per superare il salotto principale del piano terra per andare in camera sua dopo essere stato fuori a giocare con Snow, si fermò sentendosi chiamare dalla zia, annuendo prima di raggiungere Audrey ed Haze che sedevano sul grande divano color tortora.
Henry sedette accanto alla zia, che gli sorrise teneramente accarezzandogli i riccioli prima di parlare:

“Ok… Io, te e lo zio Haze non siamo una famiglia come le altre, vero?”
“No, ma ci vogliamo bene lo stesso.” Henry sorrise e la zia lo imitò, accarezzandogli una guancia prima di continuare:

“Esattamente, ed è questo l’importante. Sai quanto ti voglio bene, vero? Tantissimo. E io e lo zio te ne vorremo sempre, anche quando le cose cambieranno.”

“Perché?! Mi mandate via?!” Henry spalancò gli occhi scuri e Audrey si affrettò a scuotere il capo mentre Haze assicurava al bambino che non l’avrebbero mai fatto, e Henry parve rincuorarsi mentre la zia riprendeva la parola:

“Certo che no, sei e sarai sempre il mio bambino, ok? Ti ho cresciuto io e ti voglio bene tanto quanto ne vorrò ai tuoi… cuginetti. Vedi, mijo… Io e lo zio Haze tra qualche tempo avremo un bambino.”
“… un bambino tuo? Lo farai tu?” Henry osservò la zia con tanto d’occhio, guardandola annuire con un debole sorriso mentre Haze le sfiorava una mano con la sua.  
“Pare proprio di sì.”

“Oh. Ok.” Henry esitò, abbassando lo sguardo prima che Audrey gli prendesse il viso tra le mani, guardandolo negli occhi:

“Mijo, Tìa te ama mucho, entiendes? Siempre estaras conmigo, ¿recuerdas?”
“¿No me enviarás lejos para hacer otros ninos entonces?” (Non mi manderete via per fare altri bambini allora?”

“Claro que no, amor de mi vida… c’è spazio per tutti qui. E tu occuperai sempre un enorme spazio nel mio cuore.”

Audrey lo attirò a sè per stringerlo e dargli un bacio, immergendo la mano nei suoi morbidi riccioli prima che Henry annuisse, sorridendo:

“Ok. Quando arriva?”
“Beh, verso Marzo, c’è tempo ancora.”
“E sarà un maschio o una femmina?”
“Appena lo sapremo te lo diremo, sarai il primo a saperlo, promesso mijo.”

“Ok. Sono comunque il tuo mijo?”
“Sempre.”

“Tìa?”
“Mh?”
“Possiamo prendere un cucciolo prima che arrivi il mio cuginetto?”

Haze soffocò a stento una risata, asserendo che il bambino era un perfetto furbetto mentre Henry sorrideva angelico ancora stretto tra le braccia della zia, che alzò gli occhi al cielo e annuì:

“Va bene… ma sarà il tuo ultimo regalo da piccolo principe sul piedistallo.”
“Non ti crede nessuno, Audrey…”


*


Dopo la caduta del regime Audrey, a differenza di molte Sentinelle, non aveva iniziato a lavorare come Auror, decidendo invece di adottare uno stile di vita più “tranquillo” lavorando con le Creature Magiche. 
Haze non glie l’aveva mai detto direttamente, ma le verità era che infondo ne era felice e sollevato: non solo così non avrebbe dovuto passare la vita a preoccuparsi per la moglie, ma essere un Auror era impegnativo e sarebbe stato difficile creare una famiglia e prendersene cura se entrambi svolgevano quell’occupazione.

Audrey non aveva ancora iniziato il periodo di maternità quando il suo superiore la informò, un pomeriggio, di aver saputo che Haze era al San Mungo e che, qualunque cosa avesse fatto, aveva ricevuto una sanzione. Erano le quattro e la strega stava giusto per andare a prendere Henry a scuola, ma dovette chiamare e chiedere a sua madre di farlo al suo posto mentre andava in ospedale, chiedendo con impazienza del marito alla reception.

“Sì, Haze Mallow, è arrivato circa un’ora fa con ferite superficiali, l’altro era ridotto molto peggio. Lei è?”
“Sua moglie.”
“Sua moglie?!”   La strega seduta dietro al bancone, che doveva avere un paio d’anni in meno di lei, alzò lo sguardo dal registro per rivolgerle un’occhiata, sorpresa e allo stesso tempo quasi delusa di sapere il paziente già impegnato mentre Audrey annuiva, aggrottando leggermente la fronte:

“Sì, sua moglie. Vuole vedere l’interno della fede, per caso, o mi dirà dove posso trovarlo?”
“… Stanza 25.” 

Audrey non rispose al borbottio cupo della strega, limitandosi a rivolgerle un cenno prima di allontanarsi a passo di marcia, il ticchettio dei tacchi che echeggiava nell’ampio atrio. Da quando era incinta Haze non faceva che rimproverarla e dirle di non metterli perché avrebbe potuto scivolare, ma ogni volta lei sfoggiava la sua espressione più stizzita e supponente, replicando che “lei non cadeva”.


Quando giunse davanti alla porta giusta Audrey bussò brevemente di aprirla, indirizzando un’occhiataccia ad Haze che, invece, parve felice di vederla e le sorrise:

“Tesoro! Che ci fai qui?”
“Secondo te?! Sono venuta a prendere un idiota che ho pensato bene di sposare, si può sapere che cosa hai fatto per farti dare una sanzione?”

Audrey si avvicinò al marito e gli prese il viso tra le mani, costringendolo a voltarsi per studiare minuziosamente il taglio che aveva sulla guancia mentre Haze invece sbuffava, evitando il contatto visivo e borbottando che non era necessario che lo sapesse dal momento che stava benissimo e che potevano tornare a casa.

“Non provarci, Mallow, non usciremo da qui finché non mi dirai che cosa è successo. E ti conosco abbastanza bene da essere certa che sia stato tu a cominciare, non mentirmi.”

Audrey incrociò le braccia al petto, parlando con un tono che non ammetteva repliche, e Haze sollevò le mani in segno di resa prima di sospirare, annuendo con esasperazione:

“E va bene, d’accordo! … Ho colpito un collega.”
“Tu hai fatti CHE COSA?! Di proposito?!”
“Sì.”
“Perché? Quando?”

“Beh, Lewis non mi è mai piaciuto, e durante la pausa pranzo l’ho sentito dire delle cose che mi hanno… urtato parecchio.”
“Tipo cosa? Haze, lo sai che ti amo, ma te lo dico da anni: sei troppo impulsivo, devi contare fino a 10 prima di dire o fare qualcosa, prima o poi potresti finire col fare cose di cui potresti pentirti, o dire cose che non pensi preso dalla rabbia! Sentiamo, che cosa stava dicendo Lewis?”

Audrey inarcò un sopracciglio, studiando Haze con aria inquisitoria mentre l’Auror, invece, sembrò particolarmente interessato alla sua fede d’oro bianco quando borbottò qualcosa a mezza voce: 

“Ha fatto apprezzamenti espliciti su di te.”
“E LO HAI PICCHIATO PER QUESTO?!”
“Tu non hai sentito, mi ha dato molto fastidio. Lo sai che sono geloso.”

Audrey a quelle parole – e di fronte al tono mesto del marito – abbozzò un sorriso mentre sedeva di fronte a lui, prendendogli il viso tra le mani per poterlo guardare negli occhi castano-verdi:

“Lo so, e confesso che mi fa piacere, ma non se a causa di ciò ti metti nei guai.  Adesso però andiamo a casa, sono davvero stanca.”
Audrey sospirò, agognando il momento in cui avrebbe potuto fare finalmente un sonnellino mentre Haze annuiva, intrecciando le dita con le sue:

“Subito. E prometto che cercherò di… contenermi, anche se penso che la voglia di fare commenti sulla mia bellissima moglie gli sia passata adesso.”
“Bellissima moglie, eh? Beh, se può consolarti, la ragazza alla reception mi è sembrata molto delusa quando le ho detto di essere tua moglie. Sono sicura che fanno un mucchio di apprezzamenti anche su di te.”

“E se dovessi udirli cosa faresti, sentiamo.”  Haze abbozzò un sorriso mentre si alzava, mettendo un braccio intorno alla vita della moglie e guardandola stringersi nelle spalle:
“Da brava persona matura ed adulta quale sono non userei certo la magia per questioni simili. No, al massimo prenderei le dirette interessate per i capelli…”


*


Dopo che Haze, prima di uscire per andare al lavoro, l’aveva salutata con un bacio sulla testa e lasciandole un foglio con una lista di nomi, Audrey non si era mossa dal suo comodo giaciglio, decidendo di arrovellarsi sui nomi sotto le coperte e facendo colazione a letto: era inizio Gennaio, e niente e nessuno l’avrebbe schiodata da lì. 

Haze le aveva parlato della tradizione della sua famiglia sui nomi ispirati ai più disparati fenomeni atmosferici o naturali, e quando avevano scoperto di aspettare una bambina il mago aveva iniziato a spremerei le meningi, buttando giù una lista di nomi che soddisfacessero la tradizione dei Mallow. 
Si trattava, tuttavia, di nomi per la maggior parte molto particolari, e Audrey quasi non sapeva dove sbattere la testa.

Si stava arrovellando su quelli da scartare quando la porta della camera si aprì, permettendo ad Henry di entrare: la scuola per lui non era ancora ricominciata e il bambino, vedendo la zia sola, sorrise e ne approfittò per raggiungerla, salire sul letto e infilarsi sotto le coperte accanto a lei.

“Ciao mi amor… tieni, mangia qualcosa.”
Audrey porse al nipotino il piattino di biscotti senza staccare gli occhi verdi dalla lista, alla quale il bambino rivolse un’occhiata curiosa mentre sgranocchiava un cookie al cioccolato:

“Cosa stai leggendo Tìa?”
“Lo zio mi ha lasciato questi nomi tra cui scegliere per la tua cuginetta, ti va di aiutarmi? A te quale piace?”
Audrey mostro la lista al bambino, che dopo aver scorto quei curiosi nomi sorrise e ne indicò uno:

“Questo qui.”
“Questo dici? È un po’ particolare… però con il secondo nome che avevo in mente potrebbe stare bene.” Audrey annuì con aria assorta, cerchiandolo mentre Henry, guardandola con curiosità le chiedeva quale fosse il secondo nome. La zia però sorrise e scosse il capo, asserendo che era un segreto mentre gli arruffava affettuosamente i capelli scuri.


*


Haze guardò sua figlia, e mentre le sfiorava il viso con delicatezza si chiese come avesse potuto sua madre abbandonarlo, o come Grace avesse potuto farlo con Henry, lo stesso Henry che ora era seduto sul letto accanto ad Audrey, ben felice di poterla vedere e abbracciare dopo il lungo travaglio in cui erano rimasti separati. 
Non aveva importanza che Azura non avesse mai amato Ice: mentre Haze guardava quella minuscola bambina, fragile come un bicchiere di cristallo, pensò che mai e per niente al mondo avrebbe potuto abbandonarla. 
Quella era la sua bambina, dopotutto. 
Tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato amarla e proteggerla.

“Me la dai?”
Haze si voltò e, anche se un po’ restio, lasciò la bimba tra le braccia della madre dopo averle dato un bacio sulla fronte, guardando Audrey sorriderle mentre Henry si sporgeva per poterla guardare.

“Com’è piccola! Anche io ero così piccolo, Tìa?”
“Sì, eri uno scricciolo proprio come lei.”  Audrey accarezzò il viso del nipotino prima che qualcuno bussasse alla porta, permettendo a Max e ad Erik di entrare nella stanza.

“È permesso? L’infermiera ha detto che potevamo entrare… come stai?” 

Max sorrise all’amica, che li invitò ad entrare con un cenno. E mentre Erik si avvicinò ad Audrey per darle un bacio sulla fronte Maxine si catapultò sulla neonata, guardandola con aria adorante:

“Merlino, com’è carina! È così piccola… come si chiama? Ce lo direte, finalmente?”
“Eurus. Eurus Elizabeth Rain Mallow. Sia io che Haze eravamo decisi a tenere vive le nostre “tradizioni di famiglia” sui nomi, e Rain non poteva mancare, ovviamente.”

“Eurus sarebbe “vento dell’Est”, no? Ma Elizabeth?”
Maxine guardò l’amica con leggera confusione mentre Erik, al contrario, alzò gli occhi al cielo con aria esasperata:

“Che domande, Max… per via di Elizabeth Taylor, ovviamente.”
“Precisamente. In ogni caso… Ne abbiamo discusso, vorreste essere i padrini della bambina?”

Audrey sorrise ai due amici dopo aver rivolto un’occhiata interrogativa ad Haze, come a voler ricevere un’ulteriore conferma da parte sua. 
A quelle parole Max s’illuminò, annuendo e sorridendo mentre batteva felicemente le mani:

“Ma certo, grazie! Io sarò la zia simpatica!”
“E svanita…”
“Ehy! Tu sarai lo zio rompiscatole allora!”
“Sciocchezze, sarò lo zio super carino per cui avrà un debole.”
“La vedremo. Piccolo Henry, facciamo riposare zia Audrey? Vieni, andiamo a prendere qualcosa da mangiare di sotto.”


Max allungò una mano verso Henry, che annuì e la raggiunse, chiedendole mentre uscivano se fosse ancora il suo nipotino acquisito preferito, ricevendo un abbraccio come risposta. 


*



Quando Haze tornò a casa si precipitò in salotto salutando a malapena Audrey, sfoggiando un largo sorriso mentre raggiungeva il box di Eurus e mentre la sollevava, tenendola sopra la sua testa e dispensandole baci sul visino.

“Ciao tesorino, ti sono mancato? Tu mi sei mancata tantissimo.”  Per tutta risposta la bambina sfoggiò un sorriso sdentato, scalpitando e allungando le braccine verso di lui. Haze la prese in braccio e le accarezzò delicatamente la testa coperta da sottili capelli castani mentre Audrey spuntava sulla soglia tenendosi le mani sui fianchi e rivolgendogli un’occhiata torva:

“Ciao Audrey, come stai? Com’è andata la giornata? Oh, grazie, hai già preparato la cena anche se hai due bambini, due cani e un Demiguise a cui badare per tutto il giorno…”
“Scusa, è che non vedevo l’ora di tornare a casa e vederla.” Haze rivolse un sorriso colpevole alla moglie prima di tornare a coccolare la bambina, mentre Henry spuntava sulla soglia chiedendo allegramente cosa ci fosse per cena, seguito da Snow e Geller, che raggiunsero il mago per fargli le feste. 

“Vellutata di zucca e polpettone con le patate.”
“Ma io volevo la pizza!”
“Questa casa non è un albergo, anche se sarebbe abbastanza grande per esserlo!”


*


Quando Audrey entrò in casa venne come sempre accolta allegramente da tutta la fauna della famiglia: Snow, Geller e Green, i due Setter Irlandesi, Duchessa e anche la piccola Rhodesian Ridgeback che avevano trovato legato fuori dal Ministero un mese prima e che Audrey aveva subito portato a casa, con gran gioia del nipotino. Audrey avrebbe voluto chiamarla Phoebe come un personaggio della sua serie Tv preferita, ma Henry – visto che la zia aveva già scelto i nomi dei Setter e del samoiedo – aveva insistito per chiamarla Nana come il cane del film Peter Pan. 


Si sentì anche abbracciare per le spalle da un essere peloso e invisibile e intuì che anche Storm la volesse salutare mentre cercava di procedere in mezzo alla calca di quadrupedi:

“Emh, scusate, permesso… Eurus, tesoro, ciao! Hai fatto il sonnellino?” 

Audrey sorrise calorosamente alla figlia di due anni e mezzo, che corse da lei per abbracciarle le gambe e poi chiedere di essere presa in braccio, gli occhi verdi luccicanti:

“Va bene… papà dov’è?”
“Di là! Sta gioccando co’ Envy.”

Audrey raggiunse così il salotto del piano terra tenendo la figlia in braccio e i cani scodinzolando al seguito, alzando gli occhi al cielo quando trovo Haze ed Henry seduti sul pavimento davanti alla Tv e impegnati a giocare con “gli aggeggi elettronici”.

“Ciao, uomini di casa. Cosa fate?”
“Sto battendo lo Tìo!”

Henry sorrise allegro alla zia mentre Haze, accanto a lui, sbuffava e borbottava che non si sarebbe fatti battere un’altra volta alla formula uno. Audrey roteò gli occhi ma decise di lasciarli fare prima di appoggiare Eurus sul divano per sfilarsi scarpe e cappotto e avvicinarsi al vecchio box della bambina, dove ora stava giocando il piccolo di casa.

“Ciao ometto… Come sei stato oggi con papà e Henry?”  Audrey sorrise dolcemente al bambino, spostandosi i capelli dietro l’orecchio per evitare le andassero davanti al viso mentre si chinava verso il bambino, che alzò lo sguardo su di lei e sorrise raggiante da dietro il ciuccio e mollò i cubi di peluche per allungare le braccia verso di lei:

“Vuoi venire dalla mamma?”
Audrey sorrise e sollevò il bambino, baciandogli una guancia mentre Zephiros, sorridendo beato, appoggiava la testa sulla sua spalla.



“Ho vinto!” Henry sollevò le braccia vittorioso, sorridendo mentre Haze decretava che il suo telecomando aveva sicuramente qualcosa che non andava. Il mago, tuttavia, sembrò dimenticarsi del torto subito non appena si sentì chiamare da qualcuno che gli tirò la manica della camicia e, voltandosi, si trovò Eurus davanti.

“Papino, giochi con me adesso?”
La bambina gli rivolse un sorriso e Haze sembrò sciogliersi come neve al sole, annuendo mentre si alzava:
“Ma certo Principessa… che cosa vuoi fare?”
“Giochiamo con i peluche!”


“Sai, devo proprio farti i miei complimenti, sono stat via tutto il giorno e tu sei sopravvissuto indenne! Per altro, stanno tutti bene. Sono molto colpita.”
“Pensi che non sappia gestire tre bambini e qualche animale, Audrey? Così mi offendi!”

Haze sfoggiò l’espressione più offesa che gli riuscì, ripromettendomi di non rivelare mai alla moglie di aver chiamato la suocera e averla pregata di andare a dargli una mano.


*



“Zephiros?”
“Dorme.”
“Eurus?”
“Anche.”
“Henry?”
“Dorme da mia madre.”
“Cani, gatti e quant’altro?”
“Sistemati. E ho anche pulito la cucina, finalmente non ho niente a cui pensare!”   Audrey si lasciò cadere con un sospiro sollevato sul letto con le braccia spalancate e gli occhi chiusi, ma li aprì poco dopo, quando Haze sedette accanto a lei e si chinò per baciarla prima di chiederle qualcosa a bassa voce:

“Vado a riempire la vasca da bagno?”
“Oh, grazie amore, un bel bagno mi servirebbe proprio, sono sfinita.”
“Veramente io pensavo che potremmo… collaudarla insieme.”     Haze sfoggiò un sorrisetto prima di iniziare a lasciarle una scia di baci sul collo, facendola sbuffare debolmente:

“È per questo che hai acconsentito a prendere quella grande con l’idromassaggio, vero?”
“Secondo te perché avrei speso tutti quei soldi per una vasca?!”


*


“Sono incinta.”
“Di nuovo?!”
“Che bello, un altro frugoletto! Siete felici?”

“Haze e mia madre hanno quasi acceso i fuochi d’artificio… io sono felice, certo, ma così saremo a quota quattro bambini… non sarà facile.”
“Beh, ma Henry ormai è cresciutello, sa cavarsela. Il piccolo Henry, se ripenso a quando lo andavo a prendere all’asilo…”

Max sospirò e scosse il capo con aria malinconica e Audrey annuì con la medesima espressione:

“Lo so, stento a credere che il mio mijo abbia già 10 anni. Comunque, spero tanto che sia una bambina, ho già abbastanza uomini in casa. È tutta colpa della vasca!”
“La vasca?!”
“Sì Faye, la vasca!”


*


“D’accordo Signora Mallow, ora deve iniziare a spingere…”
“Mi eviti la paternale, questo è il mio terzo bambino, potrei scrivere un manuale d’istruzioni ormai! Piuttosto, qualcuno mi trovi mio marito ALL’ISTANTE! LUI desiderava una frotta di bambini, non gli è permesso di sparire nel nulla!”


Audrey era a tanto così dal litigare con il medico quando Haze giunse finalmente al San Mungo di corsa, imbattendosi in Erik, Max, Faye, Quinn, figli, Henry e sua suocera in sala d’attesa.

“SONO QUI! Sta bene?!”
“Sì, si sono rotte le acque mentre era con noi, l’abbiamo portata subito qui.”

“Papà, quando possiamo vedere la mamma?” Zephiros rivolse un’occhiata implorante al padre, che gli disse che avrebbero dovuto portare un altro po’ di pazienza prima di correre in sala parto su sollecitazione di un’infermiera.

“LA SMETTA DI TRATTARMI COME UNA BAMBINA DI PRIMA ELEMENTARE A CUI INSEGNARE A SCRIVERE, NON MI RISULTA CHE LEI ABBIA L’UTER- Amore, ciao!”

Audrey smise di accanirsi contro il medico quando lo vide entrare, sorridendogli con aria sollevata mente il marito la raggiungeva, con il fiato corto e preoccupato:

“Scusa tesoro, appena mi hanno informato sono corso qui… Come stai?”
Il Medimago sgranò gli occhi, allarmato, e Haze ne capì il motivo non appena Audrey gli rispose:

“MA TI SEMBRA UNA DOMANDA DA FARE ADESSO?! DI MERDA, ECCO COME! Facile per te volere trecento bambini, non li devi mica sfornare tu!”


*


Un anno dopo 


Haze teneva la piccola Dew in braccio – che sembrava molto interessata i suoi capelli e continuava a giocarci con le piccole manine – mentre tutta la famiglia si apprestava a salutare Henry.
Non sapeva chi fosse più triste per la partenza del ragazzino, se Eurus di quattro anni e mezzo – che aveva continuato a piangere per tutta la sera precedente –, Zephiros di tre o Audrey, che ora stava stritolando il nipotino con le lacrime agli occhi.

Haze non ricordava l’ultima volta in cui l’aveva vista piangere… forse guardando le repliche dell’ultima stagione di Friends.

Persino i cani sembravano giù di tono mentre Audrey mormorava raccomandazioni al bambino, invitandolo a scriverle una volta alla settimana.

“Stai tranquilla Tìa… A voi Hogwarts è piaciuta tanto, no?”
“Ma certo mi amor, è un posto meraviglioso e l’amerai, sono molto felice che tu abbia la possibilità di andarci. È solo che mi mancherai.”
“Anche voi mi mancherete… ciao ragazzi.”

Henry sorrise ai cuginetti più grandi, che lo abbracciarono contemporaneamente. Eurus gli chiese di spiegarle per fino e per segno tutto quello che avrebbe imparato una volta tornato per le vacanze di Natale e infine il ragazzino si rivolse ad Haze, sorridendogli prima di abbracciarlo:

“Ciao Tìo. Ciao Dew…” Henry lasciò una carezza sulla testa della bambina, che gli rivolse un sorriso allegro e lo chiamò con la sua vocina acuta. 

“Tato!”
“Tato sta andando via, tesorino. Salutalo, su.” Haze prese la mano della bimba e l’agitò in direzione del cugino, che salì sul treno prima di sporgersi dal finestrino e sorridere alla famiglia:

“Ci vediamo a Natale! Hasta luego Tìa!”
“Hasta luego mijo… Te quiero mucho!”


Audrey tirò su col naso quando l’Espresso per Hogwarts spariìdalla sua vita, rivolgendosi al marito e facendogli cenno di darle Dew:

“Tesoro, puoi darmi la bambina? Ho bisogno di un bambino da abbracciare.”
“Ci siamo noi Mamy!” Zephiros abbracciò la madre, imitato da Eurus, e Audrey sorrise ai figli – gli occhi verdi ancora lucidi – mentre annuiva e Haze le sistemava un braccio intorno alle spalle:

“Lo so… vi voglio bene, tesori miei.”


*



Eurus Elizabeth Rain2_B056_D1_F-8_EC2-45_F7-80_C2-5_C584_D5_F7_FEF, Zephiros Humphrey100673_D7-3765-459_B-_BC1_D-2_B13933_F3004, Dew Katharine FA3_FE423-6_A79-46_B2-811_F-_AF3_D49_CD2_D59e Levanter James Mallow 51468_EA0-5_EF3-42_A5-_AB99-3712_D4_FFE412
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“Non è un amore?”
Audrey sorrise dolcemente mentre teneva il piccolo Levanter tra le braccia, che ricambiava il suo sguardo con i grandi occhi chiari e giocherellava con i capelli della madre.
Haze, seduto accanto alla moglie sul divano con Dew sulle ginocchia, sorrise e annuì:

“Lo è. E grazie a lui noi uomini siamo in maggioranza, quindi ben venga.”
Haze sorrise, pensando con soddisfazione a tutto il tempo in cui aveva cercato di convincere Audrey ad avere un altro figlio. Alla fine la donna aveva acconsentito, ma lo aveva avvertito di non fare programmi per un quinto bambino, perché in quel caso avrebbe preso i cani e sarebbe scappata come aveva fatto sua sorella prima di lei: in pratica, Levanter sarebbe stato il loro quarto e ultimo figlio.

“Le femmine sono meglio! A parte te papino.” Dew, di quattro anni, rivolse un sorriso adorante al padre, che ricambiò prima di darle un bacio tra i boccoli color miele, mormorando che lei era il suo adorato angioletto.

“Sì, pianificate pure il vostro matrimonio, io vado a vedere cosa stanno combinando i due scalmanati… ¿¡EURUS, ZEPHIROS, QUE PASA?!”

“HA COMINCIATO LEI!”
“NON È VERO, LUI HA NASCOSTO LA MIA BARBIE!”

I due fratelli fecero la loro comparsa nella stanza sbraitando e additandosi a vicenda, mentre Audrey alzava gli occhi al cielo e Haze, dal canto suo, ripensava agli scenari molto simili che avevano visto lui e Rain come protagonisti molti anni prima.

“Zephiros, lascia stare le cose di tua sorella! Haze, tiragliela fuori, per favore.”
Audrey sospirò e Haze appellò la bambola con un incantesimo non verbale, facendo sfrecciare il giocattolo nella stanza, inseguito dal cucciolo di Setter Gordon che Haze aveva regalato alla moglie per il suo ultimo compleanno.

“Oh, eccoti qui, piccolo mio!”
“Non dovresti dirle ad Anter queste cose?”

Audrey ignorò il marito, sorridendo al cucciolo quando la raggiunse scodinzolando, sollevandosi sulle zampe posteriori per mettere quelle anteriori sulle sue ginocchia.
Dew, alla vista del cagnolino, sorrise e scivolò dalle ginocchia del padre per abbracciarlo, e la sua risata cristallina riempì la stanza quando Chandler le leccò il viso.

Chandler è un amore!”
“Poverino, che nome infelice…”
“Chandler è il mio personaggio preferito di Friends e non si tocca, chiaro?!”

“Sì Signora.”








*: Musical, 2008, Meryl Streep… ovviamente si parla di “Mamma Mia”



………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Ed eccomi anche con la prima OS… il titolo è un riferimento ai versi del “Cimitero Marino” di Paul Valéry “s’alza il vento, bisogna tentare di vivere” visto che, in un certo senso, ora i nostri ragazzi possono cominciare a vivere davvero. 

La prossima OS sarà sui penso sui Penter e arriverà tra una settimana circa, prima purtroppo non potrò scriverla visto che sarò all’estero… intanto spero che questa vi sia piaciuta, ed ecco anche le immagini dei componenti pelosi della famiglia Mallow, quasi tutti ispirati alla Disney o a Friends:

Snow 
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Duchessa 
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Geller e Green
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Nana
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Chandler 
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A presto! 
Signorina Granger 
   
 
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