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Autore: amirarcieri    08/10/2018    0 recensioni
Che cosa accadrebbe se il personaggio stesso di un romanzo cominciasse a porsi il quesito di esserlo?
One Shot scritta di getto e per divertimento. Spero abbia un impatto ilare e leggero anche su di voi.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONE-SHOT


 

 

Noi: tutti personaggi di un romanzo?”

 

 

- Saito: "Se io ti dico non pensare agli elefanti, a cosa pensi?"
Arthur: "Agli elefanti!"
Saito: "Esatto, ma non è una sua idea perchè lei sa che...” -



«Giada? Ti chiedi mai chi cazzo è che muove le pedine dei nostri passi?» chiesi così di soppiatto.
Io e Giada stavamo vedendo per la nova volta Inception e guardandolo mi era venuta in mente quest'insolita domanda.
«Giosuè comincio a preoccuparmi. È da un paio di settimane che continua sta storia e non dai segnali di migliorare. Anzi peggiori» si era vero che ultimamente mi ero comportato come uno schizofrenico ritrovatosi a corto della sua dose giornaliera, ma stavolta era una domanda sensata.
«Capisco che Inception dopo la nona volta possa procurare questo tipo di effetto collaterale, però adesso basta. Okay?» mi ultimò ridendo sotto i baffi. Sorrisi anch'io stando al gioco.
«D'accordo!» brontolai. Giada tornò a guardare il film e io feci lo stesso. Anche se in realtà fingevo. 

A parte che lo sapevo a memoria e avrei anche potuto anticipare ogni battuta, ma continuavo ad avere per la testa quella domanda.
Mi ronzava intorno come una zanzara che si aggirava nell'orecchio la notte: insistente.
Andava e tornava nel giro di qualche secondo sempre più fastidiosa e io non riuscivo proprio a scacciarla via.
Chi cazzo era a muovere le pedine dei nostri passi?
Non è che mi avesse risposto alla fine e io continuavo a chiedermelo.
E poi sinceramente non mi sembrava una delle mie solite domande paradossali con le quali me ne uscivo di tanto in tanto.
Avevo avuto l'onore di superare i miei limiti qualche mese fa chiedendo a Puck per quale fottuto motivo tutto unito" si scriveva staccato e "staccato" si scriveva tutto unito?
Ma stavolta ero serio.
Chi cazzo era a muovere le pedine dei nostri passi?
Possibile che solo io me lo chiedessi così insistentemente?
Ero solo io quello che si poneva quesiti con un improbabile risposta se non inesistente?
Da piccolo non ero mai stato così curioso.
Il mio unico diritto era quello di giocare a basket o alla play station, ma più maturavo, più il mio cervello veniva attratto da domande che non avevo mai osato pormi durante il fior della mia fanciullezza appena sbocciata: come fa il sole ad alternasi con la luna? Perché sulla luna non c'è gravità?
E di nuovo quella domanda mi perforava il cervello come un trapano forava il muro.
Chi cazzo era a muovere le pedine dei nostri passi?
Non mi riferivo a Dio. Sia chiaro. Dio era una cosa a parte.
Dio esisteva. Questo era evidente e io gli ero fedele sotto ogni aspetto, però, mi capitava di pensare che oltre lui ci fosse un'altra entità di minore importanza che si divertiva alle nostre spalle.
Certi miei ragionamenti - per quanto infondati e futili potessero essere-  mi portavano a pensare che dietro a tutto questo ci fosse uno scrittore.
La mia era sempre un'ipotesi alternativa. 
Non mi si doveva prendere per ateo o scettico.
L'avevo già detto e lo ripetevo
Dio era una cosa a parte e io gli ero fedele.
Ma cosa sarebbe accaduto se tutti noi ci fossimo scoperti personaggi di un romanzo?
Se fossimo solo il frutto della mente contorta di un romanziere?
La risposta era semplice quanto elementare e chiunque poteva prendersi la bega di rispondere. Compreso me, che continuavo a tormentarmi come un ossesso in cerca d'acqua nel deserto.
E se ci fossimo scoperti dei personaggi di un romanzo, significava non essere mai esistiti e non avere mai avuto alcuna voce in capitolo. 
In pratica non sarebbe cambiato niente.
Eravamo condannati ad essere succubi del suo dominio in eterno.
Deglutii spaventato da quest'idea e riguardai Giada che subito avvertii il mio sguardo su di lei.
«Giosuè!» sbuffò risentita da ciò che stavo per dire perché già immaginava quale altro perché stavo per presentargli.
«Ti è mai capitato di pensare che potremmo essere dei personaggi di un romanzo?» Giada si voltò meccanicamente mostrandomi poco alla volta la sua espressione sconvolta.
«Giosuè! Perché ti chiedi queste cose? Cose non prive di senso, ma senza uno straccio di fondamento?»
«Si. Okay. sono insensate, ma pensaci» la frenai e misi muto al televisore. Tanto in qualsiasi parte fosse arrivato il film sarebbe cambiato poco.
«Pensaci!» ripetei. Giada finalmente sembrò ascoltarmi e rimase ferma a fissare il soffitto per riflettere alle mie parole.
«Significherebbe che tu saresti il personaggio principale di questo irriguardoso romanzo che si pone ossessivamente il perché di tutti i perché» lei ci scherzava e se fosse stato davvero così?
Ero sempre stato al centro dell'attenzione, ma se stavolta lo fossi stato davvero?
Il protagonista di ogni vicenda?
«Ma alla fine troverebbe le sue risposte?» chiesi per farla arrabbiare di un grado in più. Nient'altro.
Mi guardò pronta a uccidermi con la cioccolata dei suoi occhi poi prese il telecomando e ricominciò a guardare il film stufa delle mie domande angoscianti.
Il silenzio ed ecco il ritorno di quell'assillante domanda: Chi cazzo era a muovere le pedine dei nostri passi?
Io ero l'uomo del perché a tutti i perché, ma seriamente, chi cazzo era questo?
Che sesso e fisionomia aveva? 
Cosa voleva? E perché lo faceva?
Perché di tanto in tanto, se non dieci giorni su sette, non si prendeva un po' di riposo?
In fondo tutti staccavano la spina no? Perché lui no?
Amava così tanto la sua passione? Il dover puntualmente complicare l'esistenza alle proprie “creature”?
Calcolando che sapeva tutto di me, voleva dire che sapeva anche quante volte andavo a espellere e rifornire? Persino i miei pensieri?
Che alla fin fine una delle cose che più mi turbava, non era la sua identità. Quella era una cosa superficiale e trascurabile con all'incirca un peso equivalente ai due grammi. 
Il mio vero tormento era invece, la procedura da lui adoperata per decidere cosa fare delle nostre insignificanti vite.
Sapete come la vedevo io?
Immaginavo una persona che la mattina si risvegliava dopo aver fatto un buon sonno risanatore di otto ore compatte, faceva colazione, si preoccupava di svolgere i suoi dovuti bisogni e poi ritrovatosi con il niente da fare tra le mani prendeva una sfera trasparente, ci gettava giù da lì una cinquantina di possibilità, si disturbava di bendarsi, successivamente legarsi le mani e dopodiché con il solo uso della bocca avrebbe deciso il destino della nostra prossima sorte.
Cazzo che coerenza. Era davvero spaventoso da realizzare. Di gran lunga peggiore di un horror di prima categoria con tanto di cervelli sfracellati e corpi marciti dal tempo.
Un po' come la scena della creazione di Frankenstein che all'apertura dei suoi occhi, così, da chissà dove, sarebbe partita quell'inquietante musichetta accompagnata dal rimbombare assordante dei tuoni.
Un brivido di freddo mi percorse la pelle.
Spaventato, mi distesi meglio con la schiena nel divano mentre cominciavo a generare un'altra ipotesi.
Sicuramente se questo irriverente scrittore esisteva non era il solo.
Certamente erano in molti di più e ognuno di loro era predestinato al suo dovuto “figlio” partorito dalla sua squilibrata mente.
Ce n'erano varie tipologie ed adesso me ne venivano giusto in mente tre: il primo, quello umile e comprensivo che faceva svolgere ogni cosa nel migliore dei modi con un tanto di “per sempre felici e contenti” di scontato per fine.
A seguire veniva quello più taccagno che pur di far tornare i conti a suo favore avrebbe stringato un po' la situazione, ma pur sempre conclusa allo stesso modo del primo.
E poi, poi c'era il mio. Il mio doveva essere il più cinico e stronzo di tutti. Il classico che in piena crisi paranoica in eccesso di ansia, riversava tutte le sue frustrazioni sul suo tanto "amato figlio”.
Era per forza così. Senza dubbio in questo modo.
Altrimenti come altro spiegare i recenti avvenimenti accaduti negli ultimi giorni?
Era sicuramente opera della sua folle mente. Si stava prendendo gioco di me con quei suoi giochetti da mago da quattro soldi.
Se la rideva alle mie spalle il grande scrittore.
Prendeva la sua fredda arma colma d'inchiostro e puntandola contro il foglio di carta faceva esplodere un colpo traboccante di fantasia - a volte spremendola con l'ultima goccia di immaginazione - per partorire vicende alquanto sconvolgenti e finire con il ridere a crepapelle dopo aver creato qualcosa che ai miei occhi risultava di assolutamente ridicolo, mentre ai suoi, di estremamente idoneo e perfetto a ciò che cercava.
Tuttavia, però, dovevo ammettere, che questi assurdi colpi di scena si alternavano con altrettanti momenti inaspettati.
Non potevo dimenticare quello che era riuscito a regalarmi. A non tenere conto di quei momenti che se pur sempre brevi, erano stati fottutamente intensi e se per averne degli altri avessi dovuto continuare a camminare a braccetto con la sfiga, allora, sarei stato anche disposto a dormirci insieme per i resto dei miei giorni. 
A sopportare a denti stretti ogni sua singola volontà.
Il film giunse ai titoli di coda e Giada mi guardò. Ricambiai il suo sguardo nella più totale tranquillità.
«Tu hai sonno?» mi disse in una semi-fase di coma.
«Suppongo di si?» risposi leggendogli il pensiero.
«Posso dormire qui? Non credo di riuscire a guidare fino a casa» mi supplicò con gli occhi socchiusi. Sembrava un ubriaca che sparava parole a vanvera sotto effetto dei componenti dell'alcol
«Per me non c'è problema. La mia casa è la tua. Lo sai!»
«Bene!» disse. Poi si alzò e cominciò a salire le scale che portavano alla camera da letto. La seguii defluire per le scale fin quando non la vidi fermarsi.
«E comunque se proprio vuoi saperlo, a parere mio, questo schizoide di uno scrittore, per quanto psicotico e imbecille sia il romanzo che sta scritturando con noi due squilibrati come protagonisti, non riuscirà mai ad avere un riconoscimento. Neanche dai tossicomani che vivono sotto i ponti. Però, ammetto che ha fegato! Un gran bel pezzo di fegato!» sorrisi divertito dalla sua confessione.
Dopo mi alzai e guardando fuori dalla finestra come per richiamare la sua attenzione, gli lasciai un messaggio parlandogli via pensiero.


"Hey, Ciao. Non so se ci incontreremo mai, se esiste un modo per farlo o se il nostro è essenzialmente un legame platonico. Ma, mio caro, mia cara, se adesso mi stai guardando e ascoltando - se non dettando le parole da dirti come ogni volta - sappi che nonostante ogni tua ingiustificata infrazione, ogni tua disfatta e insuccesso avuto, io ti sono grato per la vita che stai scritturando per me e ti supporto.

Grazie. Davvero. Spero vivamente che tu sia una donna e in particolar modo che tu sia felice" 

Mi voltai e lasciando emigrare un sorriso appagante sulle mie labbra, mi accinsi a raggiungere Giada nel mondo dei sogni.

 

Note Dell'autore: Ma ciao. Allora che dire, vi ha divertito questo mia One Shot?
Io lo faccio ogni volta che la rileggo. Che poi la cosa divertente se ci fate caso è che mi prendo per il ciapet da sola. E' fantastico no?
A presto. Spero.

 

   
 
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